(segue Perfezione – Ultimo grado della Massoneria – XIV grado)
(segue Perfezoine – Ultimo grado della Massoneria – XIV grado) CommentariCiò che colpisce, in primo luogo, quando si studia il rituale del XIV Grado, è la cura con la quale è stato redatto. In altri casi, Francken sembra indicare una specie di canovaccio, lasciando agli officianti la cura di completare e di interpretare delle semplici indicazioni. Qui, al contrario, tutto è completo, esplicito, definito. Questo rituale è molto lungo. La sistemazione e la decorazione della Loggia sono descritti con minuzia. L’Apertura è concepita in modo tale da mettere gli astanti in grado di partecipare alla Tornata. Questa si apre e si chiude con una preghiera e solamente tra i Gradi precedenti, il Grado di Cavaliere dell’Arco Reale ne aveva una. La cerimonia di Iniziazione è ben equilibrata. Essa inizia con una tegolatura approfondita del candidato, interrogato sull’insieme dei Gradi precedenti, con l’intenzione evidente di fargli avvertire l’unità del Rito. Il Giuramento è anche il più dettagliato che abbiamo incontrato, definisce esaurientemente i doveri del candidato. Ma, soprattutto, prevede questa Libagione, vera comunione sotto le due specie, e questa Consegna dell’Anello, che insieme annunciano il Grado di Rosa+Croce. La Leggenda del Grado è molto istruttiva, ci ritorneremo, quanto all’epoca della redazione del quaderno e quanto a coloro che l’hanno voluto redigere. Essa chiude il ciclo, conducendoci da Salomone al XVIII secolo, senza dimenticare l’epopea delle Crociate. L’istruzione, molto sviluppata, riprende i Gradi precedenti come principali elementi della Leggenda. Essa termina in modo sorprendente: quando ci si aspetta di sentir parlare di nuovo delle Crociate, è improvvisamente questione del Tempio ora profanato e l’inaspettata replica “Lo spegnerò!” rievoca irresistibilmente l’iniziazione del XVIII Grado. Anche la chiusura della Loggia, spesso così sintetica nel nostro Manoscritto, è qui sviluppata armoniosamente. È possibile individuare la data di redazione del quaderno di Perfezione da parte di un gruppo e non di un solo uomo. In effetti, se ci atteniamo all’ipotesi di una redazione sotto l’egida del Gran Consiglio dei Principi di Gerusalemme, questa ha avuto luogo necessariamente tra il 1755, data della Creazione del Consiglio, ed il 1761 o 1762. In effetti, la Leggenda del Grado racconta l’alleanza dei Grandi Eletti e Sublimi Massoni con gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Questi, in seguito, diventeranno i Cavalieri di Rodi e poi i Cavalieri di Malta. All’epoca della distruzione dell’Ordine del Tempio, i beni secolari di quest’ultimo vennero loro devoluti. Ora, per quelli che, a partire dal 1760, reinventarono la storia dei Templari, l’Ordine di Malta era, precisamente, il nemico al quale bisognava far restituire il maltolto. Potremmo assicurarcene esaminando i primi rituali di Kadosch. Il Gran Consiglio non intendeva affatto limitare la sua opera di sintesi alla Massoneria Simbolica che, per lui, terminava al XIV Grado. Molto velocemente, si interessò ad altri Gradi: Cavaliere d’Oriente, Rosa Croce e, appunto, Kadosch. Quest’ultimo Grado poneva qualche problema, nella misura in cui, rompendo con la tradizione salomonica, sostituì la vendetta di Jacques de Molay a quella di Hiram. Come dire che ebbe degli oppositori in seno allo stesso Gran Consiglio. Le dimissioni di Pirlet non ebbero altra causa. Ora queste dimissioni risalgono al 1762. Si può dunque pensare che il Gran Consiglio era, nella sua maggioranza, acquisito nel nuovo Grado di Kadosch da questa data, e senza dubbio qualche mese prima. Ma allora, i Cavalieri del Tempio avrebbero dovuto essere sostituiti ai loro avversari Ospidtalieri nel rituale del XIV Grado se questo non fosse stato elaborato, precisamente, prima del 1761 o 1762. Un altro elemento interessante si ritrova nel Catechismo. Mentre la Leggenda del Grado non si sofferma molto sugli episodi biblici, liquidando in un corto paragrafo il periodo che va da Salomone a Nabucodonosor, il Catechismo, invece, espone dettagliatamente gli elenchi reali e descrive ampiamente il divenire dell’ultimo re di Giuda. È istruttivo interrogarsi sull’ampiezza di questo sviluppo. Non si trattò, semplicemente, di arricchire un rituale già molto lungo. Non poteva trattarsi, manifestamente, che di dare agli impetranti degli elementi culturali che, evidentemente, mancavano loro. Ora, cosa fanno gli autori dei quaderni? Si accontentarono di presentare una specie di sommario del Libro dei Re… La logica vuole allora che gli impetranti non fossero, per la maggior parte, familiari con la Bibbia. Non sono né Ebrei né Protestanti ma, certamente, dei Cattolici che, in questa epoca, non leggevano la Bibbia. Di più, sono dei Cattolici francesi, poiché il Rito Scozzese non è nato né in Italia né in Spagna… Tutto sommato, i redattori non hanno fatto che riprendere la lunga tradizione operativa che obbligava a descrivere dettagliatamente la filiazione che univa la Libera Massoneria della loro epoca ai costruttori del Tempio. Una tale preoccupazione non si può concepire se non esistono Gradi superiori a quelli che si descrivono o se si considerano questi Gradi in tutt’altra ottica. Infine, una lettura attenta di questo rituale fa apparire una pluralità d’autori. Certi passaggi della Leggenda evocano le lotte fratricide dell’epoca. Ma, soprattutto, il Catechismo, con il calcolo della data della distruzione del Primo Tempio e più particolarmente con il brano concernente il campo d’Ornan e la sua allusione alla “Historia Orientalis” del cardinale de Vitry [22], porta la firma dell’erudito che diresse la stesura del XII Grado. Qualche appunto deve esser fatto sul testo stesso. Prima di tutto, si nota la presenza, sull’Altare dei Profumi, di un piccolo mastello da muratore, che figura, inoltre, sull’emblema del Grado. Si tratta di un recipiente di legno rettangolare nel quale i massoni operativi preparavano la calce. Questo Utensile, passivo, deve essere associato alla Cazzuola, attiva. Essi sembrano essere, non si sa per quale motivo, scomparsi dal nostro attuale simbolismo. Tutto un passaggio della Leggenda che descrive la degenerazione della Massoneria, “Questi disordini addolorarono i Perfetti Massoni, per fortuna poco numerosi, che tentarono, con tutte le sofferenze immaginabili, di arrestare il contagio. Ma tutti i loro sforzi furono completamente infruttuosi; il Mestiere degenerò sensibilmente, le iniziazioni diventarono troppo facili, i Gradi furono accordati troppo velocemente, i tempi di passaggio tra i Gradi furono ridotti, si arrivò anche a non osservarne alcuno. Alla fine, i candidati furono scelti senza tenere conto dei loro meriti, i Massoni preferirono i divertimenti allo studio, i cambiamenti pullularono, apparvero nuove dottrine, che sostituirono l’antica, alla quale, tuttavia, si era tenuti ad aderire.” “Tutto questo condusse a dispute, a dissensi, a discussioni in cui i cuori si infiammavano e, alla fine, ad una divulgazione volontaria dei nostri Lavori che afflisse i nostri cuori e per la quale la Massoneria perse i tre primi Gradi”
suona come un eco della lotta tra gli Antichi ed i Moderni, in Inghilterra, e ricorda le dispute tra Laconardi e Antilaconardi in Francia. È interessante notare che, per i contemporanei, le divulgazioni del Segreto Massonico che ebbero luogo nella metà del XVIII secolo sono giudicate volontarie e come esito delle lotte tra fazioni rivali. Si noterà anche che, ai tempi delle Crociate, l’alleanza si fa tra Massoni e Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Non si tratta dunque dell’Ordine del Tempio, come ci si poteva aspettare secondo le abitudini moderne, ma degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che divennero poi i Cavalieri di Rodi e successivamente i Cavalieri di Malta. Questo punto è tanto più curioso che, nello stesso Rito di Perfezione, Francken, riportando i Giuramenti del Kadosch, indicherà per il settimo ed ultimo Giuramento “… di considerare sempre come nostri nemici i Cavalieri di Malta”… Vi è là una evidente incoerenza nella serie dei rituali, incoerenza che non si può spiegare se non ammettendo date di redazione dei quaderni molto differenti. Questo può anche essere l’indicazione del fatto che i primi redattori del quaderno non aggiunsero alcuna fede alla pretesa filiazione templare, che alcuni tentavano allora di promuovere. In effetti, se si ricorda che la Loggia Madre Scozzese aveva giustamente scelto come titolo distintivo San Giovanni di Gerusalemme, si comprende meglio questo passaggio del rituale. Si capisce meglio perché i gradi d’Eletto volevano che i loro membri avessero la qualifica di Cavalieri. Infine, conviene sottolineare il carattere sacerdotale dell’iniziazione al XIV Grado. Salomone vi detiene il triplo potere. Egli è, forse più pienamente che in tutti gli altri Gradi, il Tre Volte Potente Maestro. Con questa constatazione, notiamo che la Tornata si apre e si chiude con delle Preghiere di grande ispirazione massonica. Nella più pura tradizione operativa, vivere la Massoneria è onorare Dio. Ma più sorprendente è forse il cerimoniale di iniziazione del nuovo Grande Eletto: i suoi occhi, le sue labbra e il suo cuore sono unti di “l’Olio Santo con il quale furono unti Aronne il pio, Davide il penitente e Salomone il saggio”. Vi si ritrovano i segni del triplice potere sacerdotale (Aronne), reale (Davide), e profetico (Salomone). La cerimonia continua con ciò che bisogna ben riconoscere come una comunione sotto le due specie, la condivisione del Pane e del Vino e la consegna dell’Anello. Sappiamo che l’Anello rappresenta, per i Cristiani, il simbolo del legame fedele e liberamente accettato. Non sono queste le caratteristiche dell’impegno massonico? Senza dubbio, è il pegno di un matrimonio mistico con la Massoneria e il suo carattere sacro è anche precisato dall’esortazione “Promettetemi, mio caro Fratello, di non separarvi mai da questo anello prima della vostra morte e di donarlo allora a vostra moglie, o al vostro primogenito oppure al vostro migliore amico”. Come in un annuncio di ciò che avverrà più tardi nella Cena dei Cavalieri Rosa+Croce, tutti i Fratelli si dividono il Pane e il Vino. La libagione rituale, consistente nello spargere la rimanenza del vino, dà forza alla cerimonia evitando l’aspetto blasfemo per i Cristiani. Notiamo infine che il Manoscritto comprende due citazioni finali. La prima, “fine dell’ultimo Grado dell’Antica Massoneria” riguarda solamente il XIV Grado ma stabilisce bene il suo posto. Essa precisa che, nel pensiero dei redattori del quaderno, l‘Antica Massoneria, la Massoneria Salomonica, non si limitava ai tre Gradi di Andersen ma andava ben oltre. In questo contesto, la nozione di Grado appare puramente artificiale: l’adepto segue una via che deve condurlo inevitabilmente sino al termine normale, poiché questa via è una riattualizzazione del mito di fondazione e che questo mito non sarebbe stato cambiato. In questo senso, l’innovazione andersoniana appare per ciò che è, una rottura con la Tradizione iniziatica. Pertanto, tutta la Massoneria che si limiterà ai tre Gradi simbolici potrà essere un’arte di vivere, un Ordine di Società, ma non sarà un Ordine Iniziatico Tradizionale. La seconda citazione “finis Coronat Opus” merita un’analisi. Ognuno sa l’importanza data nella Massoneria Operativa alla Leggenda dei Quattro Coronati. Dal Poema Regius agli Statuti di Ratisbona, i testi fondamentali lo ricordano. Scrivere finis Coronat Opus, è contemporaneamente sottolineare un limite, quello dell’Antica Massoneria, ed annunciare altro. Noi non sappiamo se questa citazione si trova sul testo di Morin o se è stata aggiunta da Francken. Nella misura in cui figura nel Manoscritto del 1783, viene da pensare che sia una aggiunta. In ogni caso, è un limite e ciò che seguirà non potrà essere della stessa natura. Questo Grado, limite dell‘Antica Maestria, si è molto diffuso. Corona lo Scozzesismo bordelese sotto il nome di Grande Eletto Perfetto. È identico al Grande Eletto di Londra. Nello Scozzesismo marsigliese, ha il nome di Perfetto Scozzese vero di Scozia. Altri esempi si possono fare. Questo fascio convergente di Gradi che coronano dei sistemi che sembrano essersi sviluppati quasi indipendentemente gli uni dagli altri deve significare certamente qualche cosa! Ricordiamo che le Logge Madri nascondevano gelosamente i loro rituali. Per convincersene, basta pensare alla reazione di Lamolère de Feuillard [23]: “Malgrado le nostre precauzioni, lo scozzesismo è arrivato qui [24], Ne sono desolato, ma era evitabile?” Per noi, questa convergenza si può spiegare solo attraverso una fonte comune anteriore… __________ Note22. Jacques de Vitry, cardinale, predicatore della crociata contro gli Albigesi, morì a Roma nel 1240. (torna al testo) 23. Vedi A. Bernheim, Villard de Honnecourt, X (1973), p. 42. (torna al testo) 24. A Versailles, nel 1747. (torna al testo) |