Nascita, Vita, Morte. Considerazioni basilari sull’iniziazione

Letture d'EsoterismoNascita, vita, morte, tre grandi iniziazioni – Crescere equivale ad iniziarsi – Iniziazione elitaria, sociale, edonista: tre dimensioni in cui crescere – Psicosintesi, approccio ad una moderna prassi iniziatica – Il Principio dell’Autoiniziazione – Il Principio del Diorisma – Aspetti conclusivi – Appendice: Tre tesi sulla morte

Nella vita, diceva Eduardo De Filippo, gli esami non finiscono mai. Ne consegue che nemmeno le prove finiscono, sinché non sopraggiunge l’ultima grande iniziazione della «morte fisica». Scorgere nella vita il vero sentiero iniziatico rende estremamente ampio e raffinato il concetto d’iniziazione, che finisce per svilupparsi attraverso tre gradi: nascita, vita, morte dell’interprete.
Se per molte culture si tratta di passaggi definitivi, per la Dottrina iniziatica nascere, vivere e morire, sono stati apparenti di uno stesso percorso che nella materialità tornano a ripetersi, fino alla completa manifestazione fisica della coscienza sottile.

Nascita, Vita, Morte.
Considerazioni basilari sull’iniziazione

di Athos A. Altomonte

Sommario: Nascita, vita, morte, tre grandi iniziazioniCrescere equivale ad iniziarsiIniziazione elitaria, sociale, edonista: tre dimensioni in cui crescerePsicosintesi, approccio ad una moderna prassi iniziaticaIl Principio dell’AutoiniziazioneIl Principio del DiorismaAspetti conclusiviAppendice: Tre tesi sulla morte

Nascita, vita, morte, tre grandi iniziazioni

Nella vita, diceva Eduardo De Filippo, gli esami non finiscono mai. Ne consegue che nemmeno le prove finiscono, sinché non sopraggiunge l’ultima grande iniziazione della «morte fisica».

Scorgere nella vita il vero sentiero iniziatico rende estremamente ampio e raffinato il concetto d’iniziazione, che finisce per svilupparsi attraverso tre gradi: nascita, vita, morte dell’interprete.

Se per molte culture si tratta di passaggi definitivi, per la Dottrina iniziatica nascere, vivere e morire, sono stati apparenti di uno stesso percorso che nella materialità tornano a ripetersi, fino alla completa manifestazione fisica della coscienza sottile.

Questo traguardo è sia un progetto d’ordine generale che individuale chiamato «sacralizzazione della materia». In entrambi i casi comporta il contatto tra la dimensione materiale e quella spirituale. Nel caso individuale, è lo sviluppo mentale a fungere da medio tra due dimensioni di coscienza, la fisico-animale legata al corpo fisico, e la sottile irradiata dal nucleo spirituale che Platone ha chiamato, monade.

Dagli ermetisti questo progetto viene chiamato Grande Opera. Ma la sacralizzazione della (propria) materia può essere raggiunta più rapidamente dall’individuo, attraverso un processo chiamato Iniziazione. Interessando tanto l’uomo che il pianeta, la Grande Opera può dirsi molteplice seppure unica. E ciò si spiega partendo dal presupposto che l’uomo, non è il corpo che fa muovere ma il pensiero che lo anima. Secondo questo postulato, dunque, sacralizzando se stessi, ovvero, elevando la qualità della propria sostanza psico-coscienziale, gli iniziati sacralizzano anche la sostanza materia del pianeta che usano, dunque, sacralizzano il pianeta stesso. Eccoci tornati al progetto molteplice seppure unico, per cui «sacralizzare la materia» è un progetto che coinvolge sia il pianeta che il singolo individuo.

Un esempio di questa simbiosi è l’alimentazione. L’uomo si nutre con elementi appartenenti a regni inferiori (minerale, vegetale, animale), che usa per produrre energia altamente specializzata come le forme pensiero (idee), e questo eleva gli elementi assimilati nelle forme specializzate in cui vengono trasformati. Lo stesso metodo, in forma ancora più elevata, può usare l’uomo per sublimare se stesso, usando i propri aspetti per costituire forme di vita-pensiero e di coscienza più poliedriche e raffinate. Ed è questo un altro fondamento dell’iniziazione, per cui sviluppando la mente con una operazione detta precipitazione psichica, la parte ignea della coscienza sottile viene attratta nella dimensione della coscienza fisico-animale illuminandola.

Il senso pratico ci spinge a concentrare questo trattato sul “vivere” come percorso iniziatico, piuttosto che sulla dimensione di coscienza antecedente la nascita e quella che segue la morte del corpo fisico. Queste tre dimensioni, nell’uomo possiamo dire che sono accomunate da uno stesso aspetto, la paura. Infatti, l’ostacolo maggiore del “viaggio dell’uomo”, è la paura di nascere, la paura di vivere, la paura di morire. La stessa paura di cui si nutrono tutti i fantasmi dell’umanità.

Crescere equivale ad iniziarsi

Parleremo dei tre modelli iniziatici che meglio si caratterizzano in iniziazioni pratiche; iniziazioni simboliche; iniziazione reale.

Sin dalla nascita il cucciolo, animale o umano che sia, viene simultaneamente iniziato alla vita cosciente, alla propria razza, al nucleo allargato ed al nucleo ristretto a cui appartiene: branco o famiglia. Subito viene letteralmente bombardato da impulsi e sensazioni che contribuiscono a formarne l’individualità. Ogni dettaglio appreso influenza e modifica le sue decisioni, finanche l’indirizzo della propria vita. Accidentalità, tendenze, decisioni, opportunità, attenzione si sommano alle doti e alle deficienze personali dando ad ognuno un percorso unico e irripetibile. Un percorso dove la quantità delle prove saranno proporzionali alla sensibilità, all’intelligenza e al coraggio dell’individuo, e il loro superamento sarà decisivo per la qualità della crescita.

Sul concetto di crescita sono nate molte interpretazioni. Tante e varie che molti finiscono per confondere le utilità del progresso tecnologico con i valori della civiltà. In senso stretto, crescere comporta, lo sviluppo di corpo, mente e coscienza fisica slegati dalla realtà interiore, oppure, che la coscienza sottile e la mente superiore diventino l’apice di se stessi, e di conseguenza il traguardo del proprio progresso. Ecco il grande distinguo.

Un sentiero di vita viene contrassegnato da una lunga serie di libere scelte, che producono un grandissimo numero di piccole iniziazioni la cui qualità asseconda pregi e difetti del protagonista. Pur nella sua unicità, come ogni altro essere vivente, l’essere umano possiede caratteristiche che lo accomunano a particolari gruppi, per affinità, simpatie ed affetti. L’attrazione verso un genere piuttosto che un altro dipende dalla condizione mentale che può essere condivisa oppure che respinge. E quando queste attrazioni si moltiplicano, finiscono per generare specifiche aree d’appartenenza, che diventano le tante “dimensioni” dove gli uomini vivono, crescono e muoiono; spesso senza cognizione delle dimensioni circostanti.

Riconoscersi in dimensioni particolari e partecipare a frazioni di sapere comune (convenzioni), potrebbe sembrare un fattore accomunante, e quindi positivo. In realtà, comporre compartimenti mentali differenti non è solo un aspetto separativo, ma spesso diventa causa di conflitti, che solo marginalmente possono essere controllati da ammortizzatori sociali, come regole e sanzioni.

La conflittualità si accentua contro chi non si capisce, non si conosce e in generale verso chi è ritenuto diverso, pertanto, considerato una minaccia alla stabilità del gruppo sociale.

La diversità invero è solo una illusione basata su presupposti empirici, come le antiche credenze, le differenti lingue ed i costumi particolari, che seppure fortemente radicati nelle coscienze popolari, non li rende più veri di altri. È comune buon senso affermare che la separatività sia un fattore negativo, un prodotto di coscienze opache. Più sottile è affermare che sia un aspetto controiniziatico, superabile solo esercitando il senso altruistico, tollerante ed intelligente, che permetta di accrescere l’armonia del pensiero piuttosto che la sua pre-potenza.

Elitaria, sociale, edonista: tre dimensioni in cui crescere

“Consci Te Stesso”, era inciso sui frontoni dei templi. Ma oggi, la scelta dell’area di crescita dipende da conoscenze fittizie. Come il modo in cui ci si vede e si vorrebbe essere visti, oppure dal modello in cui ci si identifica. Nei fatti, però, nessuno conosce mai veramente la propria identità, e fatto interessante, uno dei corollari dell’iniziazione è riappropriarsi della memoria della propria identità sottile. Solo dopo aver conosciuto ed essere stato riconosciuto dalla propria controparte sottile, che certa cultura chiama angelo custode altra spirito guida, l’iniziato potrà valersi del Libero Arbitrio.

L’elite iniziatica scelse come via di crescita la somma di molti fattori maturati parallelamente. Questo processo comincia col raggiungere la padronanza del corpo, liberando la mente dalle influenze delle emozioni più primitive. La libertà di mente e coscienza è l’aspetto che maggiormente attrae la coscienza sottile verso i piani più esterni. Dando atto ad una unione da cui procede la “conoscenza” di cui tanto si parla.

Diversa è la storia di coloro che interpretano la propria crescita come quantità di notizie memorizzate, o successo professionale e sociale. Il che opacizza la crescita rendendola mercantile stabilendone il valore attraverso la monetizzazione dell’uomo. È questo il campo delle iniziazioni simboliche, che accordano poteri virtuali, segnati da simboli esteriori, che con la loro sontuosità non riescono a mascherare la pochezza interiore, rivelata dai pensieri e dalle parole.

Le coscienze più infantili, invece, collegano la propria crescita ad uno stadio di massima efficienza fisica, oppure esaltano le bellezze del proprio corpo allo scopo di raggiungere una forma fisica particolarmente seducente. Questa è la dimensione della spensieratezza, di quanti spostano verso il futuro il pagamento del debito di vita che, senza cadere in falsi moralismi, possiamo credere che verrà preteso con gli interessi.

Per descrivere gli aspetti basilari dell’iniziazione, si dovrebbe cominciare col dire che l’iniziazione è dentro di noi, non fuori, e che il vero maestro è la voce dell’anima dentro di noi, non fuori. Fuori si trovano istruttori che scelgono i propri allievi secondo precisi canoni, e che mai sono scelti o si fanno scegliere. Tanta cautela è motivata dal fatto che, accettando un allievo, l’istruttore si unisce al suo destino, e questo potrebbe non rivelarsi un bene. È dunque essenziale che l’istruttore conosca le motivazioni profonde che spingono qualcuno a domandare di accedere in una dimensione che non sia solo teorica. Perché, certi esperimenti possono fare davvero male.

Psicosintesi, approccio ad una moderna prassi iniziatica

Capire le dimensioni interiori non è facile. E per chi appartiene alla cultura occidentale (positivista) la Psicosintesi potrebbe rivelarsi una preziosa fonte d’informazioni ed una buona raccolta di norme. La Psicosintesi è una scienza “terapeutica” perché, in fondo, tra mente e anima siamo tutti squilibrati e “liberi”, sì, di sbagliare.

Molti sommi teologi affermano che l’uomo sia in possesso del Libero Arbitrio, ma non è così. L’uomo possiede solo la “libertà di scelta” e di commettere errori, che sono il lievito del pane della conoscenza (vedi Il Primo Centro Occulto dell’Iniziazione). Scelte di cui immancabilmente poi ci pentiamo, a dimostrazione che non venivano dal Libero Arbitrio. La condizione di errore dura finché la mente non sarà collegata con l’Ego superiore. Possiamo dire, allora, che sia l’Ego superiore il nostro Libero Arbitrio. Ed il saperlo, certamente facilita il viaggio.

La Psicosintesi non è un rimedio universale, ma chiarisce cosa sia l’interiorizzazione e come si attui l’introspezione, o analisi fantasmatica. Cioè il famoso VITRIOL, di cui nessun esoterista sa spiegare come si pratica. VITRIOL, è la discesa e la risalita attraverso le diverse realtà interiori. E intendo sottolineare il termine «realtà» e non sogni o illusioni.

Noi viviamo in una dimensione di coscienza estremamente limitata detta coscienza di veglia; ma esiste una dimensione detta sub-conscio, densamente popolata di forme pensiero rimosse, che Socrate chiamava i demòni (buoni) e dèmoni (malvagi) interiori, che vanno liberati per recuperare l’energia pensiero, e riutilizzarla in forme più efficaci. Ma esiste anche un’enorme dimensione, sconosciuta ai più chiamata super-conscio, paragonabile ad un cielo interiore coi suoi abitanti. Una dimensione che dobbiamo scoprire, perché è li che si stipulano le migliori “alleanze”.

Queste dimensioni vanno poi unite usando la volontà, ch’è il collante di entità tanto diverse (dei testi sulla psicosintesi, v. Atto di Volontà). Tutto questo serve a configurare le condizioni necessarie affinché il piccolo io personale (la personalità), possa “ricevere” la coscienza superiore, l’Ego superiore o Sé, prodotti dall’anima. In termini moderni, è questa l’esatta descrizione dell’Iniziazione, che veniva ri-velata (velata due volte) da simboli e metafore.

L’Iniziazione, quindi, è la trasformazione che per la legge per cui “il simile maggiore attrae il simile minore” consente al piccolo io personale di unirsi all’Ego superiore. Unione che alcuni hanno chiamato nozze alchemiche, o matrimonio celeste.

Per costruire le condizioni che consentano il contatto (vedi Ars pontificia in I due volti della Massoneria), sono necessarie due operazioni. La Trasmutazione dell’io fisico (la personalità), che comincia dal dis-integrare (staccare, distacco) mente e coscienza dall’io fisico. Questo elemento coscienziale è solo un residuo della coscienza sottile che, nella sua solitudine, ha maturato la convinzione di esercitare il comando sulla propria vita, mentre è solo un figurante, oltretutto provvisorio. Questo senso di dominio, che in certi uomini diventa delirio d’onnipotenza, è da considerare la Grande Illusione, da cui bisogna affrancarsi, liberandosi degli egocentrismi del piccolo io. E le contraddizioni dell’io personale ed impermanente diventano macroscopiche quando appare nella coscienza l’aura mentale dell’Ego superiore.

Il Principio dell’autoiniziazione

Prescindendo dalle iniziazioni pratiche e professionali, e partendo dal presupposto che l’iniziazione a cui c’interessiamo prevede una metamorfosi permanente della coscienza dell’iniziando, si può pienamente affermare che nessuna Organizzazione umana, neanche le più nobili e religiose, è in grado di trasmettere iniziazioni che non siano rappresentative, simboliche e virtuali. Per oltrepassare la fase di stallo che sorge con questa affermazione, non possiamo che addivenire al fatto che trattando d’Iniziazione, in realtà, si debba parlare di auto-iniziazione. E più precisamente, di iniziazione discendente, se si usa la metafora che l’Iniziazione è l’unione dell’alto con il basso. Bisogna distinguere, perciò, l’iniziazione, dal pubblico riconoscimento fatto da pari.

Negli Antichi Precetti si legge che nessuno può iniziare altri che se stesso. In realtà un Consesso iniziatico non trasmette iniziazione, ma ne riconosce il conseguimento, dopo aver accertato il superamento delle “prove” che il neofito ha affrontato vittoriosamente.

In pratica, le prove consistono nell’ottemperare a doveri che producono espansioni di coscienza e dolorose trasmutazioni interiori. Non è difficile accorgersi che il solitario superamento delle prove, vela il Principio dell’autoiniziazione che si manifesta nella volontà di superare se stessi, le proprie debolezze, le proprie paure, resistendo ad ogni forma di desiderio.

L’auto-iniziazione, principio di autosufficienza, è stato sempre osteggiato dalle gerarchie mondane, che basano il proprio potere sul conferimento di ordinamenti virtuali.

L’autoiniziazione è anche conosciuta come iniziazione discendente perché, la luce della coscienza animica illumina la forma mentis inferiore iniziandola “a Sé stessa”.

Il Principio del Diorisma

Accanto al Diritto iniziatico si accosta il Principio del Diorisma per il quale l’unica forma d’elitarismo ammessa ed accettata tra Iniziati sta nel riconoscimento di eccezionali capacità che, lungi dall’essere considerate poteri personali, diventano patrimonio comune della Fratellanza.

Il Principio del Diorisma è un concetto platonico, e sta a significare distinzione, divisione. Nel caso d’un iniziato indica il criterio di meritocrazia che potremmo definire: il principio della selezione naturale applicato alla sfera iniziatica . Selezione che in questo caso, sarà solo d’ordine intellettuale, basato sulla capacità dell’iniziato di realizzare l’Opera personale e di manifestare congruamente i principi che è stato educato a riconoscere nei frutti dell’operatività, della costanza, dell’intelligenza e, soprattutto, della volontà, che tende verso l’Apice della Piramide gerarchica, vista come Monte dell’Iniziazione.

Aspetti conclusivi

Gli aspetti necessari a raggiungere l’Iniziazione sono conosciuti come trasmutazione di se stessi [v. alchimia mentale Dalla conoscenza alla liberazione mentale; e collegamento, o ponte (v. Ars pontificia) con la nostra identità reale (v. Ars regia].

L’impostazione giusta è di smettere d’immedesimarsi con l’io personale, perché è solo un “ombra dell’Idea che ci anima”. Cominciando ad immedesimarsi nell’esistenza che vive dentro di noi, e di cui sentiamo spesso “la voce silenziosa”, anche se poi non vogliamo sentirla per seguitare le rovinose “libere scelte”.

Viene un giorno in cui si capisce che quell’esistenza è la nostra vera identità. E senza accorgersene, questa scoperta ci fa incamminare verso la sua “luce”. Da qui, l’idea di Viandante che lascia l’ombra in cui è restato tanto a lungo da essersi dimenticato della luce da cui è venuto.

Il Viandante è entrato nell’ombra volontariamente, aderendo al progetto di “sacralizzare la materia” perché è un costruttore, un angelo pioniere e non decaduto. È quella antica identità ch’egli deve riconquistare, ma questa volta nella coscienza fisica, per riprendere coscienza spirituale nella forma corporea. Ma nulla avviene finché la coscienza fisica resta isolata. Per rompere l’isolamento è necessario “costruire” un collegamento, o ponte, con la coscienza superiore il cui centro egoico è la sola entità mentale in contatto con l’anima. Si tratta, dunque, di sapere dove e come costruire il collegamento (o ponte) tra la coscienza fisica e la coscienza sottile. A questo argomento abbiamo dedicato molti lavori, a cominciare dall’alchimia mentale.

Appendice

Tre tesi sulla morte

La scienza iniziatica afferma la continuità di coscienza, riconoscendo nella morte solo il compito di ri-creazione della coscienza. La scienza riconosce che «nulla si perde, nulla si distrugge», mentre per legge divina si tiene per vera la persistenza eterna. Fra le molte teorie, tre sono quelle note a chiunque:

1.

Il materialismo postula l’espressione e l’esperienza di una vita cosciente fintanto che esiste e dura la forma tangibile, ma insegna che dopo la morte e la disintegrazione del corpo non resta un ente consapevole, vivente, identificato. Il senso dell’«io», di una personalità distinta dalle altre, scompare con la forma; non è che la coscienza totale delle cellule corporee. È una teoria che pone l’uomo allo stesso livello degli altri regni naturali; basa sull’insensibilità dell’uomo comune alla vita, quando priva di veicolo tangibile; ignora qualsiasi evidenza contraria e afferma che l’«Ego», cioè l’entità immortale, non esiste perché non lo si può né vedere né toccare. Ma oggi quelli che sostengono questa teoria non sono più così numerosi come nell’epoca vittoriana e materialistica.

2.

L’immortalità condizionata, proposta da alcune scuole teologiche ristrette a pochi intellettuali, caratterizzati da un certo egoismo, sostiene che il dono dell’immortalità è concesso solo a chi è pervenuto a un certo livello di coscienza spirituale, od osserva una serie di precetti teologici. Alcuni, di notevoli doti intellettuali, dicono talora che il supremo bene dell’uomo è una mente colta e preparata, e chi la possiede vive in eterno. Ma condanna tutti quelli che giudica recalcitranti o spiritualmente negati alle sue particolari certezze teologiche a una pena eterna o all’annientamento, proprio come il materialismo, e nello stesso tempo postula una forma d’immortalità. Ma il cuore umano ha una sua bontà innata, e pertanto sono ben pochi coloro, vendicativi e a tal punto privi di giudizio, che accettano questa dottrina: naturalmente fra questi dobbiamo annoverare quegli uomini, incapaci di pensare, che evadono ogni responsabilità mentale e ciecamente si affidano a una teologia. L’ortodossia cattolica non riesce a sostenere le sue tesi di fronte all’indagine chiara e ragionata; fra gli argomenti che ne demoliscono i cardini sta il fatto che essa postula un eterno futuro, ma senza un passato; quel futuro dipende solo dalle azioni della vita episodica presente, e non spiega affatto le differenze che si notano fra gli uomini. È una teoria che può sostenersi solo nell’ipotesi di una divinità antropomorfa, che in pratica dà un presente, con un avvenire, ma senza passato; che ciò sia ingiusto è largamente ammesso, ma la volontà di quel Dio è imperscrutabile e non la si discute. Milioni di uomini aderiscono a questa credenza, ma essa non è più così salda come solo cento anni fa.

3.

La dottrina della reincarnazione, è sempre più popolare in Occidente; ritenuta vera (nonostante molte aggiunte e interpretazioni puerili), è un insegnamento che ha subito gravi distorsioni, come accadde a quello del Cristo, del Buddha o di Sri Krishna, da parte di teologi dalla limitata visione mentale. Le grandi verità di un’origine spirituale, di una discesa nella materia, da cui si risale mediante ripetute incarnazioni nella forma, sino a che questa esprima a perfezione la coscienza spirituale che l’abita, e di una serie di iniziazioni a compimento di tale ciclo, sono oggi accettate e ammesse con prontezza senza precedenti. Tali sono le soluzioni date al problema dell’immortalità e persistenza dell’anima umana; rispondono alle eterne domande: donde veniamo? dove andiamo? perché?

Fra non molti anni il fatto della persistenza e dell’eternità dell’esistenza sarà uscito, dalla zona di dubbio, per entrare nel regno della certezza. Nessuno dubiterà che l’abbandono del corpo fisico impedisca all’uomo di continuare ad essere un’entità cosciente. Si saprà che perpetua la propria esistenza in un mondo retrostante quello fisico. Si saprà che è ancora vivo, desto e consapevole.

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