I Cattivi Compagni e i Cattivi Massoni

Domande e RisposteScrivi: «…i fratelli massoni di una loggia specifica che preferisco nel rispetto delle vostre comunioni massoniche magari diverse…» E poi: «…la Massoneria e la sua storia sacra centenaria…»
Hai messo il dito nella piaga, come si suol dire, sollevando la questione della divisione dei massoni, che come o scritto sono diventati: Fratelli coltelli.
A tale proposito, sono convinto che le “alte ragioni massoniche” che hanno frantumato l’unità della Massoneria italiana (aggiungendo un altro primato negativo alla storia del nostro paese), e le “alte ragioni massoniche” che ancora oggi tengono “ben differenziati” i Suoi lembi, sono quanto di meno sacro e, in verità, d’indegno si possa immaginare per un nobile destino.

I Cattivi Compagni e i Cattivi Massoni

di Athos A. Altomonte

Approfitto di questo saluto, per farti osservare una grave incongruenza, non tua ma di tutti noi, apparsa nel tuo messaggio.

Scrivi: «…i fratelli massoni di una loggia specifica che preferisco nel rispetto delle vostre comunioni massoniche magari diverse…» E poi: «…la Massoneria (la M maiuscola, doverosamente, lo aggiunta io) e la sua storia sacra centenaria…»

Ebbene, caro Amico, hai messo il dito nella piaga, come si suol dire, sollevando la questione della divisione dei massoni, che come o scritto sono diventati: Fratelli coltelli.

A tale proposito, sono convinto che le “alte ragioni massoniche” che hanno frantumato l’unità della Massoneria italiana (aggiungendo un altro primato negativo alla storia del nostro paese), e le “alte ragioni massoniche” che ancora oggi tengono “ben differenziati” i Suoi lembi, sono quanto di meno sacro e, in verità, d’indegno si possa immaginare per un nobile destino. Un tradimento all’Ideale di tale portata, che può aver pari solo in un piccolo partitino politico.

Allora direi che, ed immagino che anche tu sarai d’accordo, prima di vantare iniziazioni ridicole, affermandoci partecipi ad una Catena Fraterna che non è nemmeno provinciale, dovremmo tutti recitare un “de profundis”; poi, dopo qualche momento di vergogna fare un bell’esame di coscienza e solo dopo, magari, appellarci al principio iniziatico calpestato dagli interessi “politici” di una certa risma di massoni.

Allora probabilmente cominceremo ad assomigliare a veri massoni e meno a “complici” di “Cattivi Compagni” che hanno ucciso Hiram, nelle sembianze dell’unità massonica.

D: «… mi permetto di pensare che questo stato di cose sia originato dalla mediocrità, della quale come Italiani siamo egregi rappresentanti… …la mia testimonianza diretta è che i Fratelli delle Obbedienze “più riconosciute a livello internazionale” siano quelli che con più facilità tendono a distinguere tra “Fratelli” e “fratellastri”, perdendo così il senso ecumenico della Fratellanza…»

R: Concordo con le tue parole, che sono l’evidente Manifesto dei nostri “controsensi paesani”.

Paesani, perché pur sentendoci tanto internazionali, chi ci guarda dall’esterno ci giudica in tutt’altro modo. Un po’ “pulcinella” direi. E questo l’ho imparato a mie spese, negli anni che ho ricoperto il ruolo, per non scoprire troppo le carte, diciamo di “Primo Dirigente” di ragioni massoniche estere.

Per decenni commissioni e rappresentanze della “diversità massonica” italiana, sono andate a “perorare separatamente” la propria legittimità nelle anticamere magistrali di “fratelli forti”, come gli americani, ad esempio. Il loro “fraterno sparlare” che calpestava il “diritto ad esistere” degli altri “frammenti” di Massoneria, non ha certo deposto a favore di un’immagine di serietà ed intelligenza. Anzi, tutt’altro.

Per anni ho assistito ai retroscena di “pellegrinaggi”, in cui postulanti italiani cercavano “riconoscimenti”, bada bene, mai concessi a nessuna fazione proprio perché fazione e non rappresentanza dell’intera nazione massonica. Ma i postulanti venivano comunque accolti con sorrisi d’indulgenza, abbracci e pacche sulle spalle. A queste “fraterne effusioni” in separata sede seguivano “parole di compatimento” e giudizi di fratelli marginali, né molto seri né molto intelligenti. E l’atteggiamento ad oltranza di “fratelli e fratellastri” ha portato ai livelli più bassi la nostra credibilità iniziatica.

Piuttosto, per chi ci osserva dall’esterno, l’inaffidabilità è il segno distintivo della schiatta italiana: sempre ondivaga, melliflua e cortigiana. E la storia è sempre lì a ricordarcelo. Ed anche se qualcuno oggi vorrebbe cambiare i nostri libri di storia, questo non muterebbe il giudizio politico che il mondo occidentale (ed oggi non più solo quello) ha su di noi, perché nessuno potrà cambiare i libri di storia delle altre nazioni.

D: «Certe manifestazioni, però, secondo me hanno carattere ciclico: un giorno potrebbe accadere che ci si riunisca nuovamente ad uno per far fronte comune dinanzi ad un pericolo di ordine superiore… non trovi?»

R: Non riesco ad immaginarmi un evento, anche terribile, che non possa essere fagocitato dalla nostra cara, vecchia arte di arrangiarsi “di” italiani.

Per antonomasia l’italiana è “brava gente”. Non è un popolo rivoluzionario, piuttosto si adatta ad ogni forma di potere. Che sia laico o papalino, comunista o fascista; l’italiano è di massima un mediocre, che preferisce adattarsi, e che se può evita di reagire.

Acutamente E. Flaiano scrisse: «Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori.»

Perciò, tornando alla Massoneria di “noi di qui”, mi sembra improbabile che gli interessi di “greppia” (fig. facile guadagno, soldi) possano sfociare mai in una soluzione fraterna, cioè massonica. Perché troppi aspetti sono carenti o assenti. Infatti, competenza iniziatica, virtù interiore, forza d’animo, temperanza, modestia ed intelligenza formano una convergenza utopistica. Per non parlare dell’Ideale d’ordine superiore, a cui credo tu ti riferisca, che certi bottegai non conoscono nemmeno come ipotesi.

Si potrebbe attendere un “miracolo”, altro prodotto italiano di largo consumo, ma non saprei proprio dire quale santo potrebbe servire alla bisogna.

D: «…sono d’accordissimo con il Tuo discorso ma mi chiedo… Tutti gli Italiani sono mediocri? … PS: sono prossimo ormai ad essere iniziato presso un’Obbedienza che non vanta riconoscimenti internazionali… e sinceramente ne sono lieto!»

R: Cominciando dalla fine, ti assicuro che nessuna Obbedienza Italiana è, oggi, ufficialmente riconosciuta da quelle Obbedienze che, storicamente, posseggono Patenti ricevute da autentici Ordini iniziatici. Ovvero a dire, Obbedienze che non abbiano fabbricato da sé i documenti della propria genealogia e scritta da sé la propria storia.

Non nego che molte Obbedienze oltralpe ci conoscano e ci parlino, ci mancherebbe, non sono guidate da stolti come chi, da noi, rinnega l’imprescindibilità di vincoli fraterni.

Ma tra l’essere conosciuti e l’essere riconosciuti iniziaticamente, ce ne corre!

Dunque, chi tra le Obbedienze nostrane vanta riconoscimenti, ebbene, mente sapendo di mentire: e può millantarli solo con degli sprovveduti o dei malinformati.

Poi, per rispondere sulla nostra ben nota mediocrità, vorrei che ti soffermassi sui simboli in cui s’identificano molti popoli. Che hanno posto sui propri glifi “animali arditi“: come l’orso, l’aquila bifronte, il leone.

Per noi italiani, invece, è stata scelta una donna prosperosa. Che lascia supporre come, in realtà, i Fratelli d’Italia si sentano piuttosto Figli di mamma.

E dal volume delle poppe disegnate, è verosimile che quel modello si adatti all’immaginario di una donna materna, dall’amore vigile, compiacente e fin troppo consolatorio. E, con le dovute eccezioni, questo modello risponde alle caratteristiche di molti, troppi, di noi. Che identificherei con lo stereotipo, assai mortificante direi, fatto da comici dell’avanspettacolo come Alberto Sordi.

Ma in quello stereotipo, purtroppo, c’è del vero. L’italiano qualche volta è eroe, ma più spesso è vile e voltagabbana. Anche se, paradossalmente, qualche volta riesce a trovare il proprio riscatto nel melodramma, ha una storica propensione al baratto. Cambiando spesso opinione e bandiera, perché, da popolo di gran navigatori: sappiamo bene come assecondare il “vento”.

Non ci piace rischiare o metterci in discussione. Né ci piace competere. Piuttosto preferiamo raccomandarci, perché l’autorità ci è padre. Ma ancora di più ci piace essere raccomandati. Perché, nostra madre non ci ha mai abituati a cercare soluzioni oltre la circonferenza della sua gonna, ch’è il simbolo dell’autorità materna.

Una volta grande, però, il Figlio di mamma vorrebbe che sua madre fosse sostituita da sua moglie. Povera donna, che invece di un uomo si trova a dover accudire un bambino, irresponsabile, capriccioso, noioso e spesso inutile.

In più, e lo dico da soldato estremo, siamo notoriamente militari da operetta. E questo non sarebbe il peggio, se non fossimo anche dei politici piuttosto mariuoli.

E se siamo qualcosa di più o di meno che importa? Tanto la filosofia rimane la stessa: “ogni scarrafone è bello a mamma sua“.

Nemo profeta in Patria. Ma a dare fastidio ai tanti Figli di mamma, c’è la minoranza dei grandi italiani. Illustri, quindi da maltrattare, perché coi loro pregi abbassano di livello la media nazionale: che sappiamo tutti quel che è.

Ai quei “seccatori” viene indicata sempre la via più conveniente, cioè, la porta di casa. Espatriando in altri paesi, i “diversi” di solito ottengono grandi successi ed alti riconoscimenti, anche quando si mettono solo a produrre del vino. Così, per i Figli di mamma, l’onore è salvo, anche se la faccia resta quella che è….

L’importante è continuare a restare nella media nazionale: tra le migliori del terzo mondo.

Fraternamente

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