Immersione nella materia /1

Letture d'Esoterismo OrientaleGli Angeli “ribelli”, un’allegoria universale

Ci sono due «Cadute» in Teologia: la ribellione e la “Caduta” degli Arcangeli, e la “Caduta” di Adamo ed Eva.
In Occultismo, entrambe sono considerate effetti karmici, ed entrambe appartengono alla legge dell’evoluzione intellettuale e spirituale da una parte, fisica e psichica dall’altra.

Immersione nella materia /1

a cura di Adriano Nardi

Estratti dalla Dottrina Segreta di H. P. Blavatsky

Gli Angeli “ribelli”, un’allegoria universale

Ci sono due «Cadute» in Teologia: la ribellione e la “Caduta” degli Arcangeli, e la “Caduta” di Adamo ed Eva. Così, le Gerarchie più basse come le più alte sono imputate di un supposto crimine. L’attributo “supposto” è il termine corretto, perchè in entrambi i casi l’accusa, è fondata su un malinteso. In Occultismo, entrambe sono considerate effetti karmici, ed entrambe appartengono alla legge dell’evoluzione intellettuale e spirituale da una parte, fisica e psichica dall’altra.

La “Caduta” è un’allegoria universale. Essa pone ad un estremo della scala dell’Evoluzione la “ribellione”, cioè l’azione dell’intelletto, o coscienza separata, che cerca l’unione con la Materia; e all’altro, l’estremo inferiore, la ribellione della Materia contro lo Spirito, o dell’azione contro l’inerzia spirituale. E lì sta il germe di un errore che per oltre 1800 anni ha portato effetti così disastrosi sull’intelligenza delle società civili. Nell’allegoria originaria è la Materia – quindi gli Angeli più materiali – che era vista come conquistatrice dello Spirito, gli Arcangeli che “caddero” su questo piano.

[…] Sono gli adoratori del guscio exoterico (il sistema che ha degradato questi Dei in demoni – n.d.c.) che attribuiscono a disobbedienza, a ribellione, lo sforzo e l’autosacrificio di coloro che cercano di aiutare gli uomini a tornare al loro stato originale di divinità, mediante sforzi autocoscienti; e sono questi adoratori della forma che degli Angeli della Luce hanno fatto dei Demoni.

[…] I supposti “Ribelli”, dunque, erano semplicemente coloro che, obbligati dalla legge del Karma a bere la coppa del fiele fino all’ultima goccia, dovevano incarnarsi di nuovo, e così delle statue proiettate dai loro fratelli inferiori, farne entità pensanti responsabili. Si dice che alcuni hanno rifiutato, non avendo in sé i materiali necessari – cioè un corpo astrale – perché erano arupa (senza forma – n.d.c.).

Il rifiuto di altri si riferisce al fatto che erano stati Adepti e Yogi di lunghi Manvantara (periodo di manifestazione – opposto di Pralaya, dissoluzione o riposo – applicato a vari cicli, in particolare a quello definito Giorno di Brahma, 4.320.000.000 anni solari – n.d.c.) precedenti: un altro mistero. Ma più tardi, come Nirmanakaya*, si sacrificarono per il bene e la salvezza delle Monadi che aspettavano il loro turno, e che altrimenti avrebbero dovuto attardarsi per innumerevoli età in forme irresponsabili, semianimali, anche se in apparenza umane. Può essere una parabola e un’allegoria nell’allegoria. La sua soluzione è lasciata all’intuizione del lettore, se appena legge ciò che segue con occhio spirituale.

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* Esotericamente, Nirmanakaya, benché letteralmente significhi un corpo trasformato, è tuttavia uno stato di coscienza. La forma è quella dell’Adepto o Yogi che entra, o sceglie, quella condizione post mortem, a preferenza dello stato di Dharmakaya o dell’assoluto stato nirvanico. Egli fa così perché l’ultimo Kaya (corpo) lo separerebbe per sempre dal mondo della forma conferendogli uno stato di egoistica beatitudine, di cui nessun altro essere potrebbe partecipare; l’adepto verrebbe così escluso dalla possibilità di aiutare l’umanità oppure i deva. Quale Nirmanakaya, invece, l’adepto abbandona dietro di sé soltanto il suo corpo fisico e ritiene ogni altro principio, all’infuori del kamico, perché egli durante la sua vita, lo ha espulso via dalla sua natura per sempre, ed esso non potrà mai più resuscitare nel suo stato post mortem. Così, invece di entrare in una beatitudine egoistica, egli sceglie una vita di propria abnegazione, un’esistenza che finisce solo col ciclo di vita, allo scopo di poter aiutare l’umanità in una maniera visibile ed anche più efficace.
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Quanto ai Modellatori o “Progenitori” – quegli Angeli che, nelle leggende exoteriche, obbedirono alla legge – essi devono essere quelli che possedevano il fuoco creatore fisico. Essi potevano solamente creare, o piuttosto rivestire, le Monadi umane dei loro Sé astrali, ma non potevano fare l’uomo a loro immagine e somiglianza. “L’uomo non deve essere simile a noi” dissero gli Dei creatori, associati con la fabbricazione dell’animale inferiore, “deve essere superiore” (v. Genesi e Platone, Timeo).

Il loro creare gli uomini ricavandoli dalla loro Essenza divina significa, esotericamente, che furono loro a diventare la Prima Razza, e così condivisero il suo destino e parteciparono alla sua successiva evoluzione. Essi non vollero semplicemente perché non potevano, dare all’uomo quella sacra scintilla che arde e si espande nel fiore della ragione e dell’autocoscienza umana, giacché non la possedevano. Questa cura fu lasciata a quella Classe di Deva, che in Grecia fu simbolizzata con il nome di Prometeo; a quelli che non avevano nulla a che fare col corpo fisico, ma tutto con l’uomo puramente spirituale.

Ogni classe di Creatori fornisce all’uomo quello che ha da dargli: una gli costruisce la forma esterna, un’altra gli dà la sua essenza, che in seguito diventa il Sé superiore dell’uomo, in seguito agli sforzi personali dell’individuo; ma essi non potevano fare uomini come loro stessi: perfetti, perché senza peccato; senza peccato, perché non avevano che un primo abbozzo, pallido e vago, degli attributi, tutti perfetti – dal punto di vista umano – puri, candidi e freddi, come la neve vergine. Dove non c’è sforzo, non c’è merito. L’umanità “della terra terrestre” non era destinata ad essere creata dagli Angeli del primo Alito Divino. Per questo si dice che essi avevano rifiutato di creare, l’uomo doveva essere formato da Creatori più materiali*, che, a loro volta, potevano dare solo quanto avevano nella loro natura, e non di più. Obbedienti alla legge eterna, gli Dei puri non potevano proiettare fuori di sé che delle ombre di uomini, un poco meno eterei e spirituali, meno divini e perfetti che loro stessi, ma pur sempre ombre. Così, la prima Umanità fu una pallida copia dei suoi Progenitori; troppo materiale, anche nella loro etericità, per essere una gerarchia di dèi; troppo spirituali e puri per essere Uomini: dotati di una perfezione, sia pure negativa (nirguna).

La perfezione, per essere realmente tale, deve nascere dall’imperfezione, l’incorruttibile deve uscire dal corruttibile, avendo questo come veicolo, base e contrapposto. La Luce assoluta è Tenebra assoluta, e viceversa. In realtà, nel regno della Verità non vi  è né Luce né Tenebra. Bene e Male sono gemelli, sotto il dominio di Maya. Separateli, isolando l’uno dall’altro, e spariranno entrambi. Nessuno esiste per se, giacché ciascuno per venire in esistenza deve essere generato e creato  dall’altro; entrambi devono essere conosciuti ed apprezzati, prima di divenire oggetti di percezione; quindi, nella mente mortale, devono essere divisi.

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* Nonostante tutti gli sforzi in senso contrario, la teologia cristiana – che si è compromessa accettando il racconto esoterico ebraico delle creazioni dell’uomo, che interpreta letteralmente – non può trovare una scusa ragionevole per il suo “Dio Creatore”, che produce un uomo privo di mente e di sensi; né può giustificare la punizione che segue un atto, del quale Adamo ed Eva potevano protestarsi non responsabili. Infatti, se si ammette che la coppia ignorasse il bene ed il male prima di mangiare il frutto proibito, come si poteva pretendere che sapesse che la disobbedienza è male? Se l’uomo primitivo era destinato a restare una creatura semintelligente, anzi priva d’intelligenza, allora la sua creazione era senza scopo ed anche crudele, essendo effettuata da un dio onnipotente e perfetto. Ma Adamo ed Eva, si vede anche nella Genesi, sono creati da una classe di Esseri divini inferiori, gli Elohim, che sono indicati come “gelosi” delle loro prerogative personali di creature ragionevoli intelligenti, che non vogliono permettere all’uomo di diventare “come uno di noi”. Questo risulta evidente, anche attenendosi al senso letterale della Bibbia. Gli Gnostici, dunque, avevano ragione di considerare il Dio degli Ebrei appartenente ad una classe inferiore, materiale e non molto santa di abitanti del Mondo invisibile.
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Nondimeno, giacché la distinzione illusoria esiste, occorre un Ordine inferiore di Angeli creatori per “creare” Globi abitati – e specialmente il nostro – e per trattare la materia su questo piano terrestre. Nella filosofia del periodo storico, gli Gnostici sono stati i primi a pensare così, ed a ideare vari sistemi su questa teoria. Così, nei loro schemi di creazione si trovano sempre i loro Creatori occupare un posto al più basso gradino della scala degli Esseri Spirituali. Per loro, coloro che hanno creato la nostra Terra e i suoi mortali, erano posti proprio al limite della materia mayavica (mondo fenomenico), e si insegnava ai loro seguaci – con gran disappunto dei Padri della Chiesa – che per la creazione di queste razze miserabili, in senso spirituale e morale, che ornano il nostro Globo, non si poteva dare la responsabilità ad alcuna alta Divinità, ma solo ad Angeli di una Gerarchia inferiore, nella quale classe essi relegavano il dio degli Ebrei Geova.

In tutte le antiche cosmogonie si fa menzione di umanità differenti dalla nostra. Platone, nel Fedro, parla di una razza di uomini alati. Aristofane, nel Convito di Platone, parla di una razza androgina con corpi tondeggianti. Nel Pimandro, tutto il regno animale ha i due sessi. Così si dice:

Il circuito essendo stato chiuso, il nodo fu sciolto… e gli animali, che erano ugualmente androgini, furono sciolti (separati) insieme con l’uomo… perché… le cause dovevano produrre degli effetti sulla terra.

Il Commentario dice:

I Figli di Mahat sono gli attivatori della Pianta umana; sono le Acque che cadono sul suolo arido della vita latente, la Scintilla che vivifica l’Animale umano. Sono i Signori dell’eterna Vita Spirituale… All’inizio (nella Seconda Razza) alcuni (dei Signori) soffiarono solo la loro essenza nei Manushya (uomini), e alcuni stabilirono la loro residenza nell’uomo.

Ciò prova che non tutti gli uomini divennero incarnazioni dei “Divini Ribelli”, ma solo alcuni di loro. Gli altri avevano il loro quinto Principio semplicemente attivato dalle scintille gettatevi, il che spiega la grande differenza tra le capacità degli uomini e delle razze. Se i “Figli di Mahat”, parlando allegoricamente, non avessero saltato (o valicato?) i mondi intermedi nel loro slancio verso la libertà intellettuale, l’animale uomo non sarebbe mai stato in grado di elevarsi dalla Terra, e raggiungere coi soli suoi sforzi la sua meta finale. Il pellegrinaggio ciclico avrebbe dovuto compiersi attraverso tutti i piani dell’esistenza, in uno stato di parziale, se non totale incoscienza, come nel caso degli animali.

È grazie a questa ribellione della vita intellettuale contro l’inattività morbosa del puro spirito, che noi siamo quel che siamo: uomini pensanti autocoscienti, con le capacità e gli attributi degli Dei in noi, per il bene come per il male. Quindi i Ribelli sono i nostri Salvatori. Che il filosofo rifletta bene su questo, e più di un mistero gli diverrà chiaro. È solo mediante la forza attrattiva dei contrasti, che i due opposti – Spirito e Materia – possono cementarsi tra loro sulla Terra, e, fusi nel fuoco dell’esperienza e della sofferenza autocosciente, trovarsi uniti nell’Eternità. Questo rivelerà il significato di parecchie allegorie finora incomprensibili, e qualificate con leggerezza come “favole”.

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