Storia dell’ipnosi
10. James Braid e la nascita dell’ipnosi. — 11. L’età d’oro dell’ipnosi. — 12. La scuola della Salpétrière.
In Inghilterra si era intanto sviluppato un movimento mesmerico particolarmente attivo che riconosceva in John Elliotson il suo caposcuola. Le ricerche di questo gruppo si erano indirizzate allo studio e all’applicazione dell’anestesia magnetica, senza rimettere però in discussione la base concettuale della teoria presentata da Mesmer.
Una radicale revisione teorica fu invece operata da James Braid, medico di Manchester.
Capitolo I / Storia dell’ipnosiIn collaborazione con Francesca OrtuSommario: 1. Introduzione. — 2. Dal «magnetismo» al «magnetismo animale»: la teoria fluidica. — 3. Mesmer e la fluidità animale. — 4. Il periodo viennese e il magnetismo. — 5. Il periodo parigino. — 6. L’inchiesta. — 7. Il marchese di Puységur e il sonnambulismo artificiale. — 8. L’abate Faria e il sonno lucido. — 9. Il rapporto Husson e la nuova scomunica accademica. — 10. James Braid e la nascita dell’ipnosi. — 11. L’età d’oro dell’ipnosi. — 12. La scuola della Salpétrière. — 13. Il problema criminologico-legale. — 14. Liébeault, Bernheim e la scuola di Nancy. — 15. Freud e l’ipnosi nel periodo prepsicoanalitico. 10 – James Braid e la nascita dell’ipnosiIn Inghilterra si era intanto sviluppato un movimento mesmerico particolarmente attivo che riconosceva in John Elliotson il suo caposcuola. Le ricerche di questo gruppo si erano indirizzate allo studio e all’applicazione dell’anestesia magnetica, senza rimettere però in discussione la base concettuale della teoria presentata da Mesmer. Una radicale revisione teorica fu invece operata da James Braid, medico di Manchester (42). Braid iniziò nel 1841 lo studio del sonnambulismo artificiale: studio di cui rese note le conclusioni nel 1843 nella Neurohypnalogy. In esso Braid introduceva i termini neuroipnotismo o ipnosi e dimostrava che i fenomeni ipnotici dipendono esclusivamente da «un’impressione sui centri nervosi». L’ipotesi del fluido si rivelava quindi una ipotesi superflua, insostenibile da un punto di vista scientifico. Le modificazioni dello stato di coscienza caratteristiche delle stato ipnotico dipendono, secondo Braid, dall’eccitazione dell’immaginazione, che giunge a un punto tale che «essi vedono, odono e si comportano come se tutte le impressioni che passano per la loro testa fossero la realtà; essi sono pieni di queste idee, ne sono posseduti ed agiscono di conseguenza, per quanto pazze esse siano» . Braid in definitiva riteneva che i diversi fenomeni osservabili dipendano da un affaticamento del sistema nervoso, «affaticamento prodotto dalla contemplazione prolungata di un oggetto luminoso situato un po’ al di sopra degli occhi, in modo da provocare uno strabismo convergente». Denominò quindi come «ipnotici» i fenomeni osservati in questo stato, a sottolineare l’analogia con il sonno, fatto derivare anch’esso da un affaticamento del sistema nervoso. Proposta quindi una interpretazione fisiologica del fenomeno, cerca di smontare una delle obiezioni più gravi mosse all’uso della trance ipnotica considerata come uno strumento di corruzione morale. «Sono certo che l’ipnotismo, indotto con il metodo esposto in questo trattato non è soggetto a questa critica. Ho dimostrato con esperienze pubbliche e private che nel periodo di eccitazione il giudizio rende il paziente ancora più circospetto di quanto non sia in stato di veglia… passano dallo stato di insensibilità e di rigidità a quello di mobilità e di esaltazione della sensibilità a causa di un movimento un po’ brusco o di un soffio d’aria… Infine non è possibile determinare lo stato ipnotico senza il consenso della persona» (43). L’ipnosi appare inoltre a Braid molto meno pericolosa di certi farmaci di uso corrente «ciò che non si deve mai perdere di vista è la differenza tra uso ed abuso. È l’uso dell’ipnosi, il suo uso appropriato quello che noi prendiamo in considerazione» (44). L’importanza di Braid non è soltanto di tipo teorico: egli propone, e descrive con esattezza, un metodo d’induzione della trance che dimostrava senza possibilità di equivoco, che tra il paziente e l’ipnotista non si verificava alcun passaggio di fluido. Così Braid descrive il procedimento adottato: «Prendete un oggetto splendente qualsiasi… tenetelo alla distanza di 20-25 cm. dagli occhi al di sopra della fronte ed in una posizione tale che il soggetto, per guardarlo, debba fare necessariamente un grande sforzo con gli occhi e con lo spirito. Si osserva che, a cagione dell’azione convergente degli occhi, le pupille dapprima si contraggono, poco dopo si dilatano… i globi oculari devono essere mantenuti nella stessa posizione e lo spirito fisso alla sola idea dell’oggetto che sta sopra agli occhi. Accadrà in genere che gli occhi si chiuderanno con un movimento vibratorio, cioè spasmodico . Siccome l’esperienza riesce nei ciechi, così io credo che l’impressione non si trasmette tanto per mezzo del nervo ottico, quanto per mezzo dei nervi sensitivi, motori simpatici e per mezzo dello spirito… io sono convinto, che i fenomeni sono unicamente provocati da un’impressione prodotta sui centri nervosi dalla condizione fisica e psichica del paziente, esclusa ogni altra forza proveniente direttamente o indirettamente da altri» (45). Braid nota inoltre l’efficacia dell’ipnosi nella cura dei disturbi funzionali: «Possiamo, mediante l’ipnosi, guarire rapidamente numerosi disturbi funzionali, intrattabili o incurabili con la medicina solita… questi disturbi, non accompagnati da modificazioni patologiche nella struttura degli organi, sono considerati affezioni nervose e si pensa dipendano dallo stato particolare del sistema nervoso» (46). Occorre notare che è soprattutto con Braid che i fenomeni che stiamo studiando vengono fatti rientrare nell’ambito delle esperienze comuni e consce. Già qualche anno prima invero Alexandi Bertrand nel 1823, evidenziando il ruolo fondamentale che la suggestione svolge nell’ipnosi, dichiarava esplicitamente che i fenomeni psicologici che si verificano durante lo stato magnetico non sono fenomeni eccezionali, ma normali, o al limite che possono essere osservati in altre varie situazioni (47). Braid riformulò più volte la propria teoria sull’ipnosi. Quel finale, formula dei principi analoghi a quelli delle moderne teorie che definiamo scettiche, che descriveremo arrivando al fenomeno ipnotico. 1) Non è necessario che il soggetto fissi un oggetto alla lue L’ipnosi può essere fatta al buio e con un cieco. Al soggetto semplicemente si dice di chiudere gli occhi, senza che abbia fissato a lungo; 2) l’ipnosi si realizza solo se il soggetto sa cosa ci si aspetta da lui e si uniforma volontariamente alle richieste dell’ipnotista; 3) la volontà non è intaccata, si ha aumento di valori morali, il crimine suggerito è impossibile da ottenere; 4) la mente sana è la più facile da influenzare, la più difficile è quella isterica; 5) esistono importanti differenze fra l’ipnosi e il sonno normale; 6) la suggestione è il mezzo usato per provocare i fenomeni e non è sufficiente per spiegarli. __________ (42) BRAID J., Neuroypnology: thè Rationale of Nervous Sleep Considerei in Relation with Animai Magnetisme, Illustrateci by Numerous Cases of its Succesfu Application in thè Reliei and Cure of Disease, Churchili, London, 1843. (torna al testo) (43) BRAID J., Neuroypnology, cit. da VEITH I., L’Histoire de l’Hysterie, Seghers, Parigi, 1973, 223. (torna al testo) (44) BRAID L, op. cit. (torna al testo) (45) BRAID J., in GILLES DE LA TOURETTE, op. cit., 68. (torna al testo) (46) BRAID J., in VEITH L, op. cit., p. 225. (torna al testo) (47) BERTRAND A. J. F., Traile du Sonnambulisme et des Differentes Mefications qu’il Presente, Dentu J. G., Paris, 1823. (torna al testo) __________ 11 – L’età d’oro dell’ipnosiCome abbiamo visto la storia dell’ipnosi si sviluppa, fin dai suoi inizi, secondo due filoni distinti: il primo sottolineava l’importanza dell’elemento fisiologico, l’esistenza del fluido, l’azione dei magneti svalutando, o quanto meno confinando sullo sfondo l’importanza dell’elemento psicologico. Il secondo, che trovava in Deslon uno dei caposcuola, proponeva la creazione di una «medicina d’immaginazione» (48). Il contrasto tra fluidisti e animisti caratterizzerà tutto il dibattito della metà del XIX secolo; successivamente si trasformerà in una opposizione tra i sostenitori di un’ipotesi fisiologica e i sostenitori di un’ipotesi psicologica. Braid si inserisce nel dibattito dimostrando l’inesistenza di una qualsiasi sostanza trasmessa dall’ipnotizzatore all’ipnotizzato: i fenomeni ipnotici erano ottenibili semplicemente stimolando i centri nervosi. In tal modo riconduce ad una base sicuramente fisiologica lo studio dei fenomeni ipnotici, elaborando una metodologia di analisi nettamente distinta da quella dei magnetizzatori. Dopo un periodo di silenzio, successivo alla «scomunica» del 1840, l’ipnosi si pone nuovamente al centro del dibattito scientifico alla fine dell’800 con gli studi di Charcot e con la polemica che contrappose Charcot e la scuola della Salpètrière a Bernheim e alla scuola di Nancy. Charcot sosteneva la prevalenza dell’elemento somatico e riteneva fondamentale, nell’induzione dello stato ipnotico, la stimolazione fisica: i fenomeni suggestivi, di cui per altro non si negava la realtà, assumevano un’importanza di secondo piano rispetto agli indici «obiettivi, somatici» (49). La suggestione si trova invece al centro dell’interpretazione sostenuta dalla scuola di Nancy, secondo cui «l’ipnosi è semplicemente suggestione, e la suggestione può essere ottenuta senza sonno, quest’ultimo è anzi un fenomeno da attribuirsi alla suggestione, che esalta la suggestione, ma non è indispensabile per la riuscita della suggestione» (50). Mentre Charcot poi riteneva che la trance costituisse uno stato di coscienza peculiare, la scuola di Nancy sosteneva che l’ipnosi potesse ricondursi allo stato psicologico normale. Anche qui troviamo un contrasto, che ritroveremo studiando i differenti paradigmi teoretici attuali (51). __________ (48) Per una discussione approfondita del termine «immaginazione» vedi CHERTOCK L., From Suggestion to Metapsychology, in Brit. J. Med. Psychol., 1968, 95. (torna al testo) (49) Babinski ad esempio scrive: «i caratteri somatici sono di fondamentale importanza… possono svilupparsi indipendentemente da qualsiasi forma di suggestione» . Citato in CHERTOCK L., Theories of Hypnosis, in Amer. J. Psycho 1967, 62. (torna al testo) (50) CHERTOCK L., L’Hypnose depuis le premier Congres International, 1 Presse Medicai, 1965, 149-150. (torna al testo) (51) SARBIN T. R., ANDERSEN M. L., Role-Theoretical Analysis of Hypnoi Behavior, in GORDON E. (a cura di), Clinical and Experimental Hypnosis, MacMill; Company, New York, 1967, 319. (torna al testo) __________ 12 – La scuola della SalpétrièreLe teorie sostenute dalla scuola della Salpétrière possono essere ricondotte fondamentalmente al pensiero del neuropatologo Jean Martin Charcot, figura per molti versi contraddittoria. Esponente rigoroso della teoria organicista, apre di fatto la via ad una psichiatria dinamica, portando ad accettare la realtà dei fenomeni ipnotici, quelle stesse autorità accademiche che dal 1784 negavano loro la dignità di oggetto scientifico. Il punto di partenza della ricerca di Charcot sull’ipnosi può esser considerato lo studio della isteria post-traumatica, cui venne riconosciuta una etiologia prevalentemente psichica. «Qual’è la causa dei fenomeni isterici?» si chiede Charcot «Si tratta forse di una lesione cerebrale? Soltanto una lesione o cerebrale può produrre simili disturbi. A livello della corteccia sono localizzabili i disturbi della sensibilità… Vi è soltanto una malattia in cui si manifestano disturbi di questo genere: l’isteria… Nell’isteria vi è quindi una lesione corticale che però non è una lesione organica. Non si tratta né di rammollimento cerebrale, né di emorragia, né di nessun altro tipo di lesione grossolana… Si tratta di una lesione dinamica… Sono sicuro di poter riprodurre questi disturbi nelle persone colpite da grande isteria che sono, al tempo stesso, fortemente ipnotizzabili» (52). Partendo dalla convinzione che i presupposti teorici non possono nascondere la realtà dei fenomeni clinici, basandosi proprio su un metodo di indagine anatomo-clinica, giungeva a postulare, in tutti i casi in cui non fosse riscontrabile una lesione organica alla base del disturbo, l’esistenza di una lesione funzionale «dinamica» sempre localizzata nel sistema nervoso. Charcot riteneva anzi che il progresso nelle tecniche di indagine anatomica avrebbe dimostrato inconfutabilmente la realtà della lesione funzionale. Secondo questa interpretazione apparivano quindi identici i meccanismi responsabili dell’isteria e dei disturbi sottesi da una base organica ben dimostrabile: si giunge così ad ammettere che nella paralisi isterica la lesione dinamica interessi la stessa area anatomica responsabile dell’insorgenza dei disturbi osservabili nelle paralisi organiche. Il metodo anatomo-clinico, si articola in due momenti fondamentali: la ricerca della differenza e lo studio del reperto anatomico. I casi simili vengono confrontati l’un l’altro in modo tale da evidenziarne le differenze; dalla identità dei sintomi viene dedotta l’identità delle sindromi. L’esattezza della diagnosi trova definitiva conferma nell’esame del reperto anatomico: l’anatomia patologica permette cioè di ricucire i sintomi osservati clinicamente. Per usare le parole di Charcot: «Ad un certo momento diviene possibile, confrontando osservazioni diverse, identificare un certo numero di tratti fondamentali che ci permetteranno, in seguito, di riconoscere il disturbo» (53). L’esistenza di una lesione anatomica permette quindi di raggruppare, gli elementi sparsi, in precedenza divisi dal metodo della differenziazione: i diversi sintomi manifestati dal paziente si trasformano in attributi della lesione. Così quest’ultima, raggruppando alcuni sintomi ed eliminandone altri, viene ad assumere il valore di elemento costitutivo della malattia. Questo metodo, applicato alla osservazione delle malate isteriche e/o epilettiche che affollavano il reparto di Charcot, finisce per collocare, l’una accanto all’altra, la convulsione isterica e la convulsione epilettica. Così, pur se l’analisi metteva in evidenza delle differenze, isteria ed epilessia finivano per configurarsi come sindromi simili, appartenenti alla stessa categoria. Anzi «più da un lato si accumulavano differenze, più dall’altro divenivano necessarie le assimilazioni. Se in un caso (epilessia) si constatano lesioni anatomiche, anche nell’altro (isteria) si identificheranno necessariamente lesioni puramente dinamiche ristabilendo così quel parallelismo tra le due serie che rendeva a sua volta possibile stabilire le differenze» (54). In base ad un ragionamento «circolare» di questo tipo diventava necessario avanzare l’ipotesi della dipendenza delle sindromi isteriche da lesioni dinamiche localizzate a livello corticale. Muovendosi quindi in una linea segnata dall’esigenza di una classificazione nosografica, il problema della diagnosi differenziale tra paralisi organica e funzionale, facendo ricorso all’ipnosi (considerata più uno strumento di indagine sperimentale che una tecnica terapeutica), Chacot dimostra l’etiologia psicologica della paralisi post-traumatica e più in generale dell’isteria, che viene così ricondotta nell’ambito della ricerca clinica ufficiale (55). Il 13 febbraio 1887 Charcot presentava alla Accademia delle Scienze una relazione sui diversi stati nervosi determinati dall’ipnotismo nelle isteriche: il criterio obiettivo era costituito dal livello di eccitazione neuromuscolare. L’interesse prevalente di Charcot nello studio dell’ipnotismo e dell’isteria era rivolto, come abbiamo già accennato, alla individuazione di segni diagnostici e fisici facilmente individuabili (56), i soli che rendessero possibile una discriminazione tra il fenomeno patologico «genuino» e i casi di simulazione. Identificare i casi di simulazione sembrava di primaria importanza non solo da un punto di vista scientifico ma anche, come vedremo, da un punto di vista medico-legale. Secondo Charcot è un fatto incontestabile che la percentuale più alta di soggetti ipnotizzabili si trovi tra gli isterici e in quei soggetti caratterizzati da un temperamento nervoso, e cioè in «soggetti in cui l’isterismo non chiede che di manifestarsi» (57), come è dimostrato dal fatto che il grande ipnotismo, l’unico che meriti la qualifica di scientifico, è stato osservato solo negli isterici. Charcot riteneva inoltre che solo negli isterici potessero svilupparsi i veri fenomeni ipnotici. Indicativo del tipo di logica usata è il seguente passo di Gilles de la Tourette: «Non che l’ipnotismo sia isterismo, tutti gli ipnotici non sono isterici e tutti gli isterici non sono ipnotici, ma l’ipnotismo si innesta sull’isterismo come sul tronco più favorevole al suo più completo sviluppo… è sulla base di ciò che si chiama grande isterismo che Charcot ha stabilita la dottrina del grande ipnotismo, l’ipnotismo a tre fasi… È dunque permesso pensare che vi è una grande affinità fra questi due stati. In ogni caso, se l’uno è una malattia, è impossibile che non lo sia anche l’altra, giacché hanno sintomi comuni. Senza dubbio, si possono avere ipnosi pure, ipnosi incomplete, ipnosi progredenti più o meno verso lo stato normale come avviene dello stesso isterismo, della follia e di tutte le malattie in generale, ma il tipo puro è una nevrosi caratterizzata» (58). Secondo Charcot è dunque possibile individuare tre stati distinti: la letargia, la catalessi e il sonnambulismo, dotato ognuno di caratteristiche proprie, riconducibili tutti allo stesso stato nervoso, il che permette di comprendere l’esistenza di stati intermedi. Il criterio differenziale usato per distinguere i tre stati ipnotici è, come abbiamo già detto, l’eccitabilità neuromuscolare. a) Lo stato catalettico è quello che si osserva più di frequente anche al di fuori di una situazione ipnotica! (ad esempio in occasione di una forte emozione o di uno spavento causato da un forte rumore). Il suo sintomo più evidente è costituito dalla immobilità del soggetto: gli occhi sono spalancati, la fisionomia impassibile e inespressiva, i movimenti respiratori deboli. Nel soggetto in stato catalettico è abolita inoltre la sensibilità generale: si trova in balia dello sperimentatore anche se una qualsiasi modificazione ambientale può farlo uscire dal suo stato. b) Lo stato letargico è caratterizzato dalla flaccidità degli arti, dalla chiusura delle palpebre, dalla respirazione irregolare e dalla più completa mancanza di sensibilità. Il soggetto è completamente in «balia dello sperimentatore; essendo completamente abolita la coscienza; questo stato è singolarmente propizio alla perpetrazione di attentati sopra la persona» (59). c) Lo stato sonnambolico è caratterizzato dalla flaccidità degli arti, dalla insensibilità completa, da una ipereccitabilità paradossale e dalla comparsa di alcuni fenomeni psicologici specifici, quali l’esaltazione della memoria e dell’intelligenza. Il manifestarsi dell’amnesia al risveglio, le analogie che presenta con il sonnambulismo naturale, isterico ed epilettico, la facilità di passare dal sonnambulismo naturale a quello artificiale sono tutti argomenti a favore degli stretti rapporti tra lo stato ipnotico e lo stato isterico (60). La differenza fondamentale tra i due stati, per gli allievi di Charcot, consiste semplicemente nel diverso atteggiamento del soggetto nei confronti dello sperimentatore. Nel sonnambulismo isterico lo sperimentatore «non può interrompere o modificare il corso delle idee del paziente… Inoltre non esiste alcun fenomeno somatico simile alla contrattura sonnambolica dell’ipnosi… Il sonnambulismo ipnotico, oltre che dai segni somatici, è caratterizzato dalla totale mancanza di attività spontanea del soggetto, che è passivamente docile a tutte le suggestioni» (61). Il nucleo della ricerca di Charcot è costituito dalla analisi dello stato di coscienza specifico degli isterici, cioè dalla analisi dei fenomeni di dissociazione psichica. Nella sua teoria ipnosi e isteria sono strettamente legate, al punto che l’ipnosi viene considerata una nevrosi isterica artificialmente indotta. «L’ipnosi è uno stato nevrotico artificiale o sperimentale in cui le diverse manifestazioni compaiono e scompaiono a seconda delle necessità di studio, in base alla volontà dell’osservatore» (62). L’ipnotizzabilità diviene così un indice della disposizione alla isteria, alla tendenza cioè a mettere in atto meccanismi di dissociazione mentale. In taluni soggetti lo stato ipnotico può costituire lo stato normale, cioè lo stato di base caratterizzato da un alto livello di suggestionabilità: il che favorisce l’effetto patogeno di un trauma qualsiasi che si verifichi in tale situazione. «In alcuni soggetti, e forse in molti di più di quanti comunemente si crede, è possibile trovare allo stato di veglia le manifestazioni sia psichiche che somatiche dello stato ipnotico senza che sia necessario indurre in essi uno stato ipnotico. Sembra che l’ipnotismo che per altri è uno stato artificiale, sia per loro, per queste straordinarie creature (le isteriche), uno stato ordinario, normale… Queste persone dormono proprio quando sembrano più sveglie, si muovono come in un sogno, pongono sullo stesso piano la realtà obiettiva e il sogno» (63). Charcot dimostra così la consistenza scientifica dell’ipnosi, un disturbo del funzionamento nervoso assimilabile all’isteria. Diverse analogie lo provano: il fatto che negli isterici sia facile indurre l’ipnosi e che l’anamnesi possa dimostrare in tutti i soggetti ipnotizzabili una isteria in stato latente, un temperamento nervoso. La scarsa accuratezza delle anamnesi spiegava, secondo gli allievi di Charcot, il fatto che non sempre si notasse la coincidenza tra ipnosi e isteria. In chiara polemica con la scuola di Nancy scrive ad esempio Gilles de La Tourette: (64) «Facciamo prima di tutto quest’osservazione generale, che questi autori nelle loro opere non riferiscono gli antecedenti dettagliati dei loro soggetti, mentre coloro che sostengono che gli ipnotici sono quasi tutti isterici, nevropati, in una parola, non temono di appoggiare la loro parola ad osservazioni molto concludenti» . L’ipnosi appare quindi assimilabile ad un vero e proprio disturbo mentale caratterizzato da una particolare situazione psicologica e da indici fisiologici facilmente evidenziabili, quali, ad esempio, il restringimento del campo visivo e i disturbi della sensibilità, riconducibili, data l’identità postulata tra ipnosi ed isteria, ad una tendenza ereditaria costituzionale alla dissociazione mentale (65). Appare quindi evidente come, da un lato l’impiego dell’ipnosi nello studio dell’isteria abbia profondamente influenzato la teoria etiologica di questa sindrome, così come definita da Charcot e co me d’altro lato, la scelta delle isteriche come soggetti privilegiati abbia influenzato il modo di concepire il meccanismo responsabile dei fenomeni ipnotici. Se i fenomeni isterici infatti possono essere ricondotti all’ipnosi, risulta ulteriormente confermata l’identità fra le condizioni che rendono possibile l’insorgenza della sindrome isterica e quelle che rendono attuabile l’induzione della trance. Rispetto a quest’ultimo punto, in polemica con la scuola di Nancy, Charcot sostiene: «Secondo gli autori di questa scuola l’ottanta per cento di voi signori sarebbe più o meno ipnotizzabile, potrebbe cioè presentare, successivamente ad opportune manovre il sonno ipnotico, che del resto non differirebbe da quello normale». «Non sarebbe allora indicato praticare su di voi, a scopo dimostrativo questa ipnotizzazione di massa e quindi, approfittando della suggestionabilità così sviluppata in voi portarvi a sostenere queste posizioni, che di conseguenza verrebbero accettate acriticamente e rimarrebbero nel vostro pensiero fissate dal meccanismo della suggestione post-ipnotica? Il buon senso, come la semplice osservazione, si sollevano contro tali insinuazioni». «Che tra di voi si trovino due o tre nevropatici, questo lo vedo bene, ma non credo proprio che il loro numero sia pari all’ottanta per cento. Non tutti possono essere ipnotizzati allo stesso modo e nel sonno ipnotico, che tra parentesi non è sonno naturale, non è possibile ricondurre tutti i fenomeni alla suggestione. La suggestione, a causa dell’abuso che di questo termine è stato fatto, è divenuta una specie di Deus ex machina, di cui sarebbe meglio diffidare» (66). __________ (52) CHARCOT J. M., Paralysie hystero traumatique, in CHARCOT J. M., L’Hystérie, Textes choisis et présenteés par Trillat E., Toulouse, Privat, 1971, 93. (torna al testo) (53) CHARCOT J. M., L’Hystérie…, cit, 12. (torna al testo) (54) TRILLAT E., in CHARCOT J. M., op. cit., 14. (torna al testo) (55) Come dice lui stesso «La paralisi istero-traumatica … possiamo riprodurla artificialmente in alcune circostanze… Poter riprodurre uno stato patologico è di estrema importanza perché possiamo avere in mano completamente la teoria quando sì riesce a padroneggiare un mezzo per riprodurre i fenomeni morbosi…. Non ho bisogno di dirvi in quali condizioni è possibile riprodurre gli attacchi isterici che designiamo come psichici perché è proprio agendo sulla immaginazione del soggetto che riusciamo a riprodurli… Le isteriche ipnotizzabili sono pazienti che presentano quei fenomeni che abbiamo indicato di grande ipnotismo, stato che differisce in effetti dall’ipnotismo in generale… Notate come questi soggetti sono preziosi per l’interpretazione dei fenomeni isterici. Ciò che noi otteniamo in loro è proprio la paralisi dell’isteria, la paralisi istero-traumatica», CHARCOT J. M., La Paralysie Hystero-traumatique, in L’Hystérie, cit., 99-103. (torna al testo) (56) «Non intendiamo dire, scrive il suo seguace De La Tourette, che la scoperta e la descrizione dell’ipnotismo si deve a Charcot ed alla scuola della Salpétrière, ma affermiamo, senza temere smentite, che prima del 1878 nulla esisteva di veramente scientifico su questo soggetto. Tutte le descrizioni sì aggiravano sul grado più o meno profondo di sonno, gli stati si confondevano tutti in un vero caos. Del resto non si possedeva alcuna base fissa di classificazione e di studio. Per stabilirla era necessario ricercare se nell’ipnotismo, come in tutte le malattie, non esisteva un insieme di fenomeni naturali, sempre uguali a se stessi, indipendenti dalla volontà del soggetto e pertanto impossibili a simularsi, cose di non piccola importanza. Charcot trovò questa base nei fenomeni neuro-muscolari dei quali esistono tracce anche nel rapporto Husson e che del resto non sfuggirono a Braid e ad Azam. L’interpretazione di questi fenomeni doveva essere fecondissima e permettere all’ipnotismo di prendere ormai nella scienza il posto che fino ad allora gli era stato negato», DE LA TOURETTE G., op. cit., 82. (Il corsivo è nostro). (torna al testo) (57) DE LA TOURETTE G., op. cit., 55. (torna al testo) (58) lbid., 61. (torna al testo) (59) DE LA TOURETTE G., op. cit., 93. (torna al testo) (60) Ecco ad esempio come Paul Blocq, allievo di Charcot, riporta in uno schema riassuntivo la classificazione dei fenomeni sonnambolici: (61) CHARCOT J. M., Legons du Mardi, citato da Chertock, in L’Hypnose depuis le Pemier Congrès, La presse medicale, 1965, 1500. (torna al testo) (62) CHARCOT J. M., op. cit. (torna al testo) (63) CHARCOT J. M., Lec,ons sur les Maladies du Système Nerveux, in Charcot, Oeuvres Complètes, Progrès Medicai, Parigi, 1893, 357. (torna al testo) (64) DE LA TOURETTE G., op. cit. (torna al testo) (65) Come puntualizza Andersson il concetto di ereditarietà a cui fa riferimento Charcot, si allontana notevolmente dal concetto analogo sviluppato dalla teoria della ereditarietà di Mendel. La discussione del problema dell’ereditarietà, come viene portata avanti per tutto il XIX secolo, è caratterizzata da sfumature di carattere speculativo per quanto si riferisce alla ereditarietà delle caratteristiche mentali. La ricerca di Ribot sulla «ereditarietà psicologica» influenza il pensiero di Morel e di Magnan. (66) CHARCOT J. M., Clinique des Maladies du Sistème Nerveux, 1893, 166. (torna al testo) |