Trishna, lo stimolo o il desiderio dell’esistenza

Letture d'Esoterismo OrientaleL’idea di un Dio Personale, che salva l’umanità è assurda per i buddhisti. L’idea di Dio ha la sua interpretazione secondo i buddhisti in accordo alla legge del Karma e con la comprensione della necessità dello sforzo personale per la propria liberazione…

Trishna, lo stimolo o il desiderio dell’esistenza

di Helena Roerich
a cura di Adriano Nardi

(tratto da L’Insegnamento originario del Buddha – Ed. Synthesis – titolo originale: Foundations of buddhism)

L’idea di un Dio Personale, che salva l’umanità è assurda per i buddhisti. L’idea di Dio ha la sua interpretazione secondo i buddhisti in accordo alla legge del Karma e con la comprensione della necessità dello sforzo personale per la propria liberazione…

Chi è che dà forma alle nostre vite? È Ishvara un creatore personale? Se Ishvara fosse il creatore di tutti gli esseri viventi, essi si dovrebbero sottomettere in silenzio al potere del loro creatore. Sarebbero come terrecotte modellate dalle mani del vasaio e se fosse così, come sarebbe possibile praticare la virtù? Se il mondo fosse stato creato da Ishvara non esisterebbero cose come le calamità, o il dolore, o il peccato, perché tutte le azioni pure o impure avrebbero origine da Lui. Se non fosse così vi sarebbero altre cause distinte da Lui ed Egli non sarebbe l’Autoesistente. Quindi possiamo vedere che il pensiero di Ishvara deve essere respinto…

Se l’esistenza esternamente mutevole dell’uomo esclude l’ipotesi di una entità costante, non soggetta a cambiamenti, allora l’Universo, questo complesso di complessi, può essere spiegato interamente senza la necessità o perfino la possibilità di introdurre in esso un Essere eterno ed immutabile…

Due cose erano condannate in special modo da Buddha: 1) l’anima eternamente immutabile; 2) la distruzione dell’anima dopo la morte. Entrambe queste dottrine venivano negate dalla concezione causale, che stabilisce che tutti i dharma sono contemporaneamente cause ed effetti. Buddha negava l’esistenza di un’anima immutabile nell’uomo e in tutto, perché egli vedeva nell’uomo solo incostanza e variabilità.

La tesi della continuità del flusso dei fenomeni e la formula della causalità della concezione esclude l’esistenza dell’anima eternamente immutabile, individuale e anche universale.

La connotazione della parola “anima” è assolutamente inammissibile per un buddhista perché il pensiero che l’uomo possa essere un’entità separata da tutti gli altri esseri e dall’esistenza dell’intero universo non può essere provata né dalla logica e nemmeno sostanziata dalla scienza. “In questo modo nessuno è indipendente. Tutto ciò che esiste dipende da cause e condizioni…”, “…ogni cosa dipende da altre cose e queste ultime a loro volta dipendono da altre cose” – (Bodhicaryavatara, v.6, p.23-61)

Buddha ha costantemente insegnato che non esiste un «Io» indipendente e che non esiste nessun mondo separato da esso. Non vi sono cose indipendenti, non vi è una vita separata, tutte le cose sono indissolubilmente correlate. Se non esiste un «Io» separato non possiamo dire che questo o quello è mio e perciò l’origine della proprietà viene distrutta.

Se si deve respingere il concetto di un’anima umana permanente ed indipendente, cosa è allora che dà ad un uomo il suo senso di responsabilità permanente? La risposta sarà: trishna, o il desiderio di esistere. Un essere che ha generato cause di cui ha la responsabilità e che ha questo desiderio, rinascerà in accordo al suo karma.

Dall’unico e identico complesso di elementi (i dharma) nascono infinite combinazioni di skandha, di elementi, che si manifestano al tempo opportuno come una personalità e dopo un periodo definito di tempo appare come una seconda, una terza, una quarta e così di seguito all’infinito. Ciò che accade non è una trasmigrazione, ma una trasformazione senza fine di un complesso di dharma o elementi, ossia un continuo raggrupparsi di elementi, i cui substrati formano la personalità umana.

Sulla qualità della nuova combinazione di skandha, gli elementi della nuova personalità, ha grande influenza l’ultimo desiderio prima della morte da parte dell’ultima personalità; esso dà la direzione al flusso liberato.

Nel Buddhismo un uomo viene guardato come un’individualità, costruita da numerose esistenze, ma che si manifesta solo in modo parziale in ogni nuova apparenza sul piano fisico.

L’esistenza individuale, che consiste di un’intera catena di vite che iniziano, continuano e terminano per ricominciare di nuovo all’infinito, viene paragonata ad una ruota o ad un anno di dodici mesi che si ripete invariabilmente. La catena dei dodici nidana non è più una catena, ma la ruota della vita con dodici raggi. Una volta posta in rotazione la ruota della vita e della Legge non si ferma mai: “La ruota della Legge benevolente nella sua rotazione inarrestabile schiaccia incessantemente la paglia senza valore e la separa dai grani dorati. La mano del karma dirige la ruota, le sue rivoluzioni demarcano il battito del suo cuore”.

Tutti questi mutamenti della forma e dell’esistenza portano ad una meta: il raggiungimento del Nirvana. Ciò significa lo sviluppo pieno di tutte le possibilità contenute nell’organismo umano. Ma il buddhismo predica la conoscenza e la creazione del buono indipendentemente da questa meta o altrimenti vi sarebbe egoismo assoluto e una tale speculazione sarebbe condannata fin dall’inizio alla disillusione. Come viene detto il Nirvana è il massimo del distacco, la rinuncia completa di tutto ciò che è personale per amore della verità. Un uomo ignorante sogna e lotta per il Nirvana, senza alcuna comprensione della sua vera Essenza. Creare il bene avendo come scopo il conseguimento di risultati o condurre una vita disciplinata per ottenere la liberazione, non è il nobile sentiero indicato da Gautama. La vita deve trascorrere senza pensiero di compenso e tale vita è la più grande. Le condizioni del Nirvana devono essere raggiunte dall’uomo durante la vita fisica…

Il buddhismo non ammette la differenza tra il mondo fisico e psichico. La realtà attribuita all’azione del pensiero è dello stesso ordine che viene attribuito alla realtà degli oggetti come conosciuti dai nostri sensi.

Il buddhismo guarda tutti i fenomeni esistenti come una sola realtà. Dal punto di vista fisico e psichico questi fenomeni sono dharma, oggetti della nostra conoscenza. Sia nel nostro interno che nel nostro esterno veniamo a contatto solo con il dharma, perché sia nell’esterno che nell’interno non esiste altro che dharma. La parola «dharma» è una delle più significative e una delle più difficili da tradurre nella terminologia buddhista. Il dharma è un fattore multiforme, un fattore di coscienza, con una proprietà inerente di espressione definita. I nostri organi ci danno le sensazioni che vengono trasformate in dharma per mezzo dell’azione della percezione. Le idee, le immagini e i processi intellettuali sono per prima cosa dharma.

Ciò che, colore, suono e forma sono per occhi ed orecchi, tale è il dharma per la coscienza. Essi esistono per noi per mezzo dei loro effetti. Il colore blu esiste solamente se riceviamo la sensazione del blu.

È usanza chiamare dharma lo stesso Insegnamento del Buddha perché dharma significa anche legge. I fenomeni soggettivi ed oggettivi sono in continuo mutamento. Essi sono reali, ma la loro realtà è momentanea perché tutto ciò che esiste non è che una parte dello sviluppo eternamente in evoluzione – dharma che appaiono in un istante per mutare nel successivo. La dottrina dell’eterno flusso di tutte le cose era una caratteristica talmente fondamentale dell’Insegnamento che questo fu anche chiamato “Teoria della Distruzione Istantanea”.

I dharma (i portatori trascendentali di qualità definite) vengono convogliati nel flusso del mutamento eterno. Le loro combinazioni definiscono le specificazioni di oggetti ed individui. Solo ciò che è al di là delle combinazioni è immutevole. Gli antichi conoscevano un solo concetto integrale, incondizionato ed eterno: il Nirvana.

Ogni dharma è una causa, perché ogni dharma è energia. Se questa energia è inerente in ogni essere cosciente si manifesta in due modi: all’esterno come causa immediata del fenomeno; all’interno come un mutamento di chi l’ha generata e col contenere in sé stessa le conseguenze rivelate nel futuro prossimo o distante.

Arriviamo a vedere che l’organismo fisico e psichico di un uomo non è altro che la combinazione di cinque gruppi di aggregati o skandha, che sono divisi in qualità fisiche: forma o rupa, sensazione o vedana, percezione o samjna, forze o samskara, coscienza o vijnana. Tutte queste cinque qualità sono instabili e duali. I samskara sono le inclinazioni e i poteri creativi, che spiegano i dharma presenti da quelli precedenti e che indicano quale dei dharma presenti prepara quelli del futuro.

“I samskara sono le accumulazioni lasciate dalle sensazioni precedenti e comunicano il loro profumo alle sensazioni future”. Da questa definizione di samskara (skandha) è chiaro che questo gruppo di elementi appare come quello che assorbe tutte le peculiarità degli altri skandha. Vijnana- skandha e in parte anche samjna, comunicano il loro colore o carattere alle altre combinazioni e perciò appaiono come la causa, che definisce la prossima esistenza nel senso degli impegni e delle inclinazioni.

Rupa è come un piatto; vedana è come il cibo sul piatto; samjna è come un condimento; samskara è come il cuoco e vijnana è come colui che mangia.

Nessun elemento trasporta sé stesso da un’esistenza alla successiva, ma nessuno passa a nuova esistenza senza aver avuto la propria causa nell’esistenza precedente. Quando la vecchia coscienza cessa la sua esistenza, ha luogo una nuova nascita. Si deve comprendere che la coscienza presente non nasce dalla vecchia, ma che lo stato attuale è risultato delle cause accumulate nell’esistenza precedente.

Non vi è trasmissione da una vita alla successiva, ma solo un riflesso apparente, una solidarietà.

L’uomo che semina non è quello che raccoglie, eppure allo stesso tempo non è un altro uomo.

Il contenuto della coscienza consiste di dharma. I dharma sono pensieri. Questi pensieri sono altrettanto reali quanto i quattro elementi degli organi dei sensi perché dall’istante che una cosa viene pensata già esiste. L’uomo è un complesso di combinazioni e ad ogni istante la sua natura è definita dalla qualità e dalla quantità delle particelle di cui è formato. Ogni mutamento nella sua combinazione fa di lui un nuovo essere. Ma questo mutare non esclude la continuità perché il moto degli skandha non avviene per caso o al di fuori della legge. Sospinti nell’eterno flusso e riflusso gli aggregati si muovono da una direzione all’altra, perché le condizioni di ogni nuova combinazione sono definite da una causa e questa causa è la qualità della causa precedente. Ogni successiva combinazione raccoglie il frutto della combinazione precedente e pianta i semi che porteranno frutto nella combinazione futura.

L’uomo è un complesso di combinazioni ed allo stesso tempo è il legame. È il complesso perché ad ogni istante contiene un gran numero di skandha; è il legame perché tra due successive condizioni vi è allo stesso tempo differenza e solidarietà. “Se non vi fosse la differenza il latte non si tramuterebbe in latte cagliato. Se non ci fosse solidarietà non occorrerebbe latte per avere latte cagliato”.

Ancora un altro esempio: fisiologicamente l’organismo umano cambia del tutto ogni sette anni eppure quando il signor X ha quarant’anni è identico al giovane X di diciotto anni; tuttavia a causa della costante distruzione e ricostruzione del suo corpo e dei mutamenti nella sua mente e nel suo carattere è un uomo differente. Un uomo anziano è la precisa conseguenza dei pensieri e delle azioni della precedente fase della sua vita. In modo analogo la nuova personalità, essendo la vecchia individualità in una forma mutata, in una nuova combinazione di skandha o elementi, raccoglie giustamente le conseguenze dei pensieri e degli atti delle sue precedenti esistenze.

La coscienza e i suoi eternamente mutevoli contenuti sono una sola cosa. “Non esiste un ‘Io’ permanente che rimane immutabile… È necessario che l’embrione muoia affinché nasca un bambino; la morte del bambino è necessaria per la nascita del fanciullo e la morte del fanciullo produce il giovane”. (Ciksshasamuccaya, p.358)

Si è soliti paragonare un’esistenza umana ad una collana in cui ogni perla è una delle manifestazioni fisiche. Ma forse è più chiaro concepire questa evoluzione come una mistura complessa in cui con ogni nuova incarnazione terrena viene aggiunto un nuovo ingrediente che naturalmente muta il carattere dell’intera mistura.

Ogni nuova manifestazione è limitata dall’elemento fisico, rupa-skandha

L’energia che è impegnata nella creazione di un nuovo essere e che è diretta dal karma è detta trishna, lo stimolo o il desiderio dell’esistenza.

Questo stimolo, quando è imbevuto dell’essenza dell’Insegnamento, sorge di fronte a noi non solo come il massimo principio cosmico, ma anche come il massimo e il più bello dei misteri cosmici. E Gautama Buddha, che ci ha additato incessantemente il flusso eterno delle nostre vite, ha così asserito l’universalità e quindi l’infinità di questo stimolo, che molti cattivi interpreti dell’Insegnamento hanno tentato di sopprimere in sé stessi; ma lo spirito igneo del Maestro poteva distruggere solamente concezioni piccole, espandendole all’Infinità. E il Nirvana è la porta che ci introduce al ritmo del massimo, igneo, creativo ed eternamente in espansione flusso dell’Esistenza infinita.

L’Insegnamento del Buddha è un richiamo igneo incessante alla comprensione della bellezza e dell’unità della grande creatività dell’Esistenza infinita.

I dati scientifici contemporanei danno conferma alla teoria del karma esposta nel buddhismo. La scienza contemporanea insegna che ogni generazione umana è erede delle caratteristiche distintive della generazione precedente, non solo nella massa ma anche nei casi individuali.

La psicologia è del tutto associata con quella attenzione particolare e intensa che il buddhismo dà al processo del pensiero, alla purificazione e all’espansione della coscienza del discepolo. Buddha indica il pensiero come un fattore primario dell’evoluzione e nel buddhismo i processi psicologici sono connessi strettamente alla fisiologia.

La filosofia del buddhismo può essere chiamata come l’analisi degli elementi separati attratti in combinazione dalla formazione di un definito flusso individuale.

Il flusso individuale è accumulato e nutrito dalle innumerevoli manifestazioni dell’uomo sulla terra, sugli altri piani e sugli altri mondi. Assorbendo il carattere di ciascuna manifestazione, questo flusso è gonfio di possibilità, trasformandosi ed autocontenentesi eternamente. La vera individualità, la vera immortalità è contenuta nella realizzazione del vero «Io», che è costruito da innumerevoli combinazioni di manifestazioni umane. Nel buddhismo l’uomo non è un pigmeo pietoso, come lo è nella concezione occidentale, ma è il Signore dei Mondi. Essendo parte del Cosmo, come Esso non ha limiti alle sue possibilità.

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