L’equazione evolutiva e il ”dio dell’ordine”

Scienza ed EsoterismoIn questo secondo articolo, parleremo invece della concezione einsteiniana di un “dio dell’ordine”, più adatta e più compatibile con l’evoluzione spirituale tramite l’evoluzione biologica in questo mondo fisico, piuttosto che con la concezione di un “dio dei miracoli”, propria delle maggiori religioni classiche.

L’equazione evolutiva e il “dio dell’ordine”

di Francesco Di Noto

Nel precedente articolo L’equazione evolutiva (vedi articolo) abbiamo parlato dell’evoluzione bio-psichica e spirituale.

In questo secondo articolo, parleremo invece della concezione einsteiniana di un “dio dell’ordine”, più adatta e più compatibile con l’evoluzione spirituale tramite l’evoluzione biologica in questo mondo fisico, piuttosto che con la concezione di un “dio dei miracoli”, propria delle maggiori religioni classiche.

Scrive infatti il Prof. Mikio Kaku, cosmologo, nel suo libro “Iperspazio” (Macroedizioni, a pag. 496):

«…Tuttavia gli scienziati sono di norma piuttosto riluttanti e preferisco non entrare in merito a questioni metafisiche, su Dio e il suo creato. Secondo me uno dei problemi principali sta nel fatto che col termine “dio” possiamo indicare molte cose diverse, a seconda della mentalità delle persone, e il fatto che al termine “dio” si associano molte altre cose, non dette, non fa che arricchire un simbolismo nascosto che complica ulteriormente le cose.
Per chiarire meglio la questione, trovo personalmente opportuno differenziare almeno due significati del termine “dio”; penso che sia oltremodo utile fare un distinguo tra il “dio dei miracoli” e il “dio dell’ordine”. Quando gli scienziati fanno ricorso al termine “dio”, di solito si riferiscono al “dio dell’ordine”. Per esempio, uno dei principali eventi, un’autentica rivelazione dell’infanzia di Einstein, ebbe luogo allorché lesse il suo primo libro di scienze. Einstein si rese immediatamente conto che gran parte di quanto gli era stato insegnato a proposito della religione non poteva essere vero. Nonostante ciò, Einstein continuò a credere per il resto della sua vita alla presenza di un misterioso ordine divino, capace di pervadere l’universo. La sua missione, era solito dire, consisteva nello svelarne i pensieri, giungere a determinare se nel creare l’universo tale misterioso ente divino avesse avuto qualche altra opzione. Dai suoi scritti possiamo vedere come Einstein si riferisca ripetutamente a Dio, chiamandolo col termine affettuoso di “Grande Vecchio”. Quando si imbatteva in qualche insolubile problema matematico. Einstein se ne usciva con un: “dio è astuto, ma non perverso!”.
Credo si possa dire, senza tema d’errore, che buona parte degli scienziati credano nell’esistenza di una qualche forma di “Ordine cosmico” universale (il Tao dei cinesi? N.d.A.). Tuttavia, per chi non faccia parte della comunità scientifica, il termine “dio” riporta quasi inevitabilmente al “dio dei miracoli”, e ciò è all’origine della scarsa comunicazione tra scienziati e non scienziati. Il “dio dei miracoli” è infatti solito intervenire nelle faccende umane, eseguendo gesta mirabolanti, distruggendo le città dei malvagi, sbaragliando le armate del nemico, facendo annegare l’esercito del Faraone, fino a vendicare il male fatto al giusto e al nobile. Se gli scienziati e i non scienziati non riescono a comunicare in materia di questioni teologiche, ciò è dovuto soprattutto al fatto che si parlano addosso, riferendosi a due concezioni di dio completamente diverse. Ciò è a sua volta dovuto alla matrice della scienza, che si basa sull’osservazione di fenomeni riproducibili, mentre i miracoli, per loro definizione, non sono eventi ripetibili a piacimento. Capitano solo una volta in tutta l’esistenza (e solo se siamo davvero meritevoli!). Di conseguenza il “dio dei miracoli” si pone, in un certo senso, ben oltre le competenze della scienza. Con ciò non si intende che i miracoli non possano accadere, ma solo che non rientrano in ciò comunemente definiamo con “scienza”».

Perfettamente d’accordo, tranne che sull’ultimo punto: anche i miracoli al limite possono ricondursi in qualche modo all’ordine, sebbene si tratti ora di un ordine super o extrafisico, dal quale proverrebbe, tra l’altro, l’energia per i miracoli (specie per quelli che causano improvvise e apparentemente inspiegabili guarigioni) e quindi a un “dio dell’ordine”, come vedremo in un articolo successivo.

Concludiamo questo dicendo che le menti più razionali fanno giustamente fatica a capire un qualsiasi “dio dei miracoli”, per le numerose contraddizioni che la faccenda comporta, e quindi ci rinunciano, preferendo il “dio dell’ordine”, con un ordine beninteso basato su leggi naturali e indagabile scientificamente, con osservazioni naturali ed esperimenti di laboratorio, e soprattutto anche teoricamente, e quindi anche e soprattutto razionalmente e matematicamente. Il motto della scuola pitagorica era “Tutto é numero” e Galilei rincarava la dose: “La natura è scritta con simboli matematici”, ossia: il “dio dell’ordine” usa anche la matematica per progettare e realizzare questo e/o altri mondi, che solo così possono essere stabili nel tempo, seppure in continua evoluzione, regolari nel funzionamento, e pertanto infine anche intelligibili alla scienza umana, pur con tutti i suoi limiti. Anzi il dio dell’ordine è identificabile con l’ordine stesso, che si evolve lentamente verso livelli superiori o inferiori di ordine: l’ordine fisico dell’attuale universo sembra evolvere verso un livello minore di ordine, mentre l’elemento “coscienza” sembra invece evolversi verso un livello superiore, vedi L’equazione evolutiva e il principio sintropico e Sintropia e aldilà già su questo stesso sito. In tal modo, ordine fisico e coscienza sono visti entrambi in termini evolutivi sia pure contrapposti (il primo si involve mentre la seconda si evolve), in un prossimo ciclo tutto ciò sarà probabilmente al contrario.

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