Meccanismo della Conoscenza

Domande e RisposteÈ corretto sostenere che noi dobbiamo ricordare, piuttosto che professare che noi dobbiamo mutare, e che sarà il “ricordo del Sé” ad indurre il mutamento (l’oro alchemico è già in noi, solamente ricoperto da una patina di sporcizia: la mente…)?

Meccanismo della Conoscenza

di Athos A. Altomonte

D: È corretto sostenere che noi dobbiamo ricordare, piuttosto che professare che noi dobbiamo mutare, e che sarà il “ricordo del Sé” ad indurre il mutamento (l’oro alchemico è già in noi, solamente ricoperto da una patina di sporcizia: la mente…)?

R: Mi sembra che la “letteratura” esoterica o quella (cosiddetta) “iniziatica” debbano sottostare a molti limiti, come ad esempio:

a) quello che può essere pubblicato e quello che non può esserlo;

b) i limiti dell’estensore e quelli determinati dalle motivazioni interiori (desiderio di affermazione, sopravvalutazione e gratificazione di sé, ricerca di quattrini o di notorietà, ecc.);

c) l’uso di linguaggi specializzati (solo ermetico, solo simbolico, solo alchemico, solo massonico, ecc.), invero limitanti perché centripeti e per questo spesso fuorvianti.

Ma prestando attenzione e approfondendo i significati psichici di ogni termine, si può sempre raggiungere un significato radicale, che corrisponde sempre, nonostante l’uso dei linguaggi di superficie (exoterici). Il significato radicale è il punto d’unione per la “torre di babele” dei linguaggi di superficie, anche di quelli di “carattere” misteriosofico o mistico.

Premesso questo, caro amico, vengo a quanto hai scritto, che proprio in forza di questa premessa posso dirti perfettamente attinente alla questione.

Ma, poi, tutto va proiettato in una progettualità operativa (come si fa?).

Il meccanismo della conoscenza, per usare un termine exoterico, è duale.

Considerando una parte lenta e limitante legata alla memoria (la ragione fisica) ed un’altra, invece, veloce e spontanea (dunque non sottoposta alle lentezze della ragione fisica) che non corrisponde alla memoria (biochimica), ma all’intelligenza (elettrica neuronale) che, con l’espansione (e velocizzazione) delle sinapsi, permette una interazione sempre più diretta tra mente e coscienza, fino al cosiddetto risveglio interiore (ricordo della propria coscienza straordinaria).

Anche se quanto è stato accennato è assolutamente relativo data la brevità dell’esposizione, è sufficiente per far riconoscere un indirizzo comune. Quello del risveglio interiore come “ricordo” di potenzialità latenti. Un evento su cui, anche se attraverso termini diversi, concordano tutte le tradizioni minori, anche se limitate e limitanti.

Una volta accettato l’assunto del “risveglio di sé”, questi ci appare come un meccanismo di conoscenza e, di conseguenza, un fattore determinante di mutamento della personalità. Anche se resta ancora da vedere come è possibile “attivarlo” attraverso i propri aspetti volitivi.

Il “ragionamento” potrebbe cominciare dall’affermazione che, con la ragione fisica, oltre un certo punto non si avanza. Perciò, prima di porre in atto una qualsiasi “strategia”, bisogna accettare il principio della conoscenza impersonale (affermazione del fatto in sé), che supera i limiti del sapere egocentrico (questo mi piace, questo non mi piace) e passionale (a questo credo a quest’altro no).

Per pensare ad una “strategia d’avanzamento” (espansione di coscienza), si deve riconoscere l’effettivo punto evolutivo del ricercatore (l’effettivo punto d’inizio), l’effettive doti (mentali) e l’effettive qualità (energetiche). Infine, i mezzi su cui contare, per “ri-costruire” il collegamento tra la coscienza ordinaria e, per così dire, la coscienza straordinaria.

L’azione del collegare tra loro (ricerca dell’Unità) più parti della coscienza (subconscio, conscio, superconscio), exotericamente viene chiamato: il cammino iniziatico. Che è un percorso interiore fatto a maglie sempre più strette, di cui, se non si prende coscienza, cioè non se ne notano i restringimenti, si può credere di essere arrivati alla fine di un percorso che, invece, è solo il limite di una nostra barriera.

In conclusione, accettata la tesi che la conoscenza iniziatica non sia un aspetto della memoria, né la summa culturale nozionistica od enciclopedica, che molti amano esporre, può considerarsi come il risultato di un risveglio. Il cui significato, però, a scanso di equivoci (che sono la colonna portante dell’esoterismo generico), andrebbe determinato con chiarezza, possibilmente in termini credibili, e non come affermazione di un dogma misterico. Parlando inizialmente, ad esempio, di vocazione e di tendenza interiore, d’intuito e d’intelligenza intuitiva, poi di empatia e d’intelligenza empatica. Così, una volta varcato il limite dell’intelligenza empatica, si giunge nello spazio iniziatico della Ragion pura e della Gnosi, che sarà necessario qualificare con esattezza, per non cadere nella solita “adorazione del termine” e dei suoi significati exoterici.

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