Le seguenti “Spiegazioni Preliminari” furono compilate da H. P. B. durante una grave crisi, o meglio una serie di crisi, che la S. T. attraversò tra 1889 e 1890. La slealtà all’interno della S. E. stessa e persistenti ed inesorabili attacchi alla S. T., specialmente in America, resero necessario toccare un tasto nuovo e cercare di rientrare nei ranghi della S. E.
Istruzioni Segrete per Probandi – Istruzione III (Parte 1)
di Helena Petrovna Blavatsky
S. E. T. Istruzione n° III
Le seguenti “Spiegazioni Preliminari” furono compilate da H. P. B. durante una grave crisi, o meglio una serie di crisi, che la S. T. attraversò tra 1889 e 1890. La slealtà all’interno della S. E. stessa e persistenti ed inesorabili attacchi alla S. T., specialmente in America, resero necessario toccare un tasto nuovo e cercare di rientrare nei ranghi della S. E. Nel periodo della ristampa delle Istruzioni a Londra negli anni 1890-91, alcune parti di queste “Spiegazioni Preliminari” che trattavano l’argomento, furono omesse di proposito dagli allievi di H. P. B. che si erano nominati Editori. Essi ritennero queste parti di carattere troppo personale. Quando questo avvenne H. P. B. era troppo malata per sorvegliare i lavori e per decidere; come lei stessa disse dopo, molto fu fatto contro il suo volere. Le “Spiegazioni Preliminari” sono quindi ora stampate esattamente fedeli all’originale.
Spiegazioni preliminari alla III parte delle istruzioni
Fratelli e Sorelle di Teosofia:
molti di voi che, arruolatisi nella S. E., si aspettavano di ricevere i giornali almeno ogni due mesi, ma hanno ricevuto solo quelli di Gennaio-Febbraio e Marzo-Aprile, devono essersi sentiti delusi, forse anche seccati. Di questo sono sinceramente dispiaciuta, ma lo stato di cose in America, slealtà all’inizio e ancora maggiore slealtà recentemente ed il tradimento di un elemento che è entrato a far parte della S. E. con l’obbiettivo preciso di impossessarsi dei suoi presunti segreti e sconvolgere la Società Teosofica ed, eliminando me, eliminare la S. E., tutto ciò ha messo un freno inevitabile agli insegnamenti.
Avete letto nella mia “lettera aperta” a tutti i Teosofi la storia vera e triste di un ex-fratello che, per motivi personali o quant’altro, ha acconsentito a compiere la missione di Giuda. Sebbene egli abbia fallito nello scoprire quello che così diligentemente si era proposto di cercare venendo a Londra, ci ha da allora causato gravi danni, spacciando falsità e calunnie per fatti reali ed è perfino riuscito ad allontanare da noi diversi uomini onorevoli. (Da quando ho scritto questo testo altri due membri prominenti di Boston sono stati sconvolti dagli sforzi della nostra “lega” di nemici ed hanno abbandonato il campo, dibattendosi tra le false notizie ricevute). Come potevo, quindi, continuare, in tali circostanze? Eppure avevo cominciato a preparare gli studi numero III, che vi sarebbero stati inviati molto tempo fa, se un terzo ostacolo non fosse intervenuto.
Si rese necessaria una completa organizzazione ed il nostro Fratello W. Q. Judge, insieme con alcuni membri del Consiglio Americano della S. E., gentilmente si prestò a prendersene cura. Ma le frecce avvelenate dei nostri perseveranti nemici si sono rivolte contro di lui; e so che in parte è dovuto allo stesso lavorio calunnioso e clandestino, se molti di voi hanno rifiutato di obbedire alle nuove regole che egli ha emesso a nome mio. Delle ragioni principali, comunque, per lo stallo nell’insegnamento, pochi sono venuti a conoscenza, tranne quelli più vicini a me ed ora voglio informarvene. Sapevo fin dall’inizio che un corpo così grande ed in crescita come la S. E. non poteva restare tale senza avere i suoi traditori, segreti e palesi.
Sapevo che il compito intrapreso mi avrebbe portato calunnia e travisamento; che di sicuro avrebbe creato un’enorme quantità di cattivi sentimenti tra i membri del corpo principale (exoterico) della S. T., che si sarebbero alla fine riversati, in particolare se non esclusivamente, su di me. Tutto è avvenuto come avevo previsto. Ma se questa è la causa principale per il ritardo nella consegna delle istruzioni, non è l’unica. C’è stato un ostacolo più serio – per me il più amaro di tutti.
Ho ricevuto due lettere ed un rimprovero dai Maestri. Questi mi hanno raggiunto in un modo tale da non lasciare speranze sulla serietà della faccenda. Entrambe le volte ho ricevuto una lettera molto chiara, banalmente mandata per posta dalla frontiera Sikkhim, una a marzo e l’altra ad agosto. L’ultima non mi ha lasciato la più lieve speranza che avessi frainteso o esagerato i fatti. Nella loro prima i Maestri erano seccati e nella seconda, che mi è giunta al momento della notizia del tradimento di K. A. Lane da New York, il disappunto era divenuto più ovvio.
Era la fine di agosto e mi fu intimato di sospendere gli studi Numero III fino ad ulteriori sviluppi; poi di rendere note ai membri di entrambi i continenti le parti dei contenuti della lettera dei Maestri che si riferivano alla S. E., senza omettere di mostrare quanto erronea e pericolosa fosse stata la mia condotta nella S. E. sin dagli inizi.
Ero stata avvertita dal Consiglio e dai miei amici fidati del pericolo nell’ammettere tale numero di persone sparse in tutto il mondo, che non mi conoscevano se non per sentito dire e che io non avevo modo di studiare se non tramite la loro aura e la loro fotografia. Mi resi conto io stessa di quel pericolo, ma non avevo modo di evitarlo, dato che il “Libro della Disciplina e delle Regole” dice che: “A nessuno sarà rifiutata l’ammissione o la possibilità di imparare la Verità e quindi di migliorare la propria vita, per la sola ragione che uno o perfino tutto il suo prossimo pensano male di lui.”
Questa è la regola. Perciò maggiore è il numero di aspiranti che prendono l’impegno, maggiore è la possibilità di aiutare le masse. Un membro della S. T. può essere completamente inadatto per la Scienza maggiore e non afferrare mai gli insegnamenti di Occultismo e Filosofia Esoterica; eppure, se ha la vera scintilla e la fede nella presenza reale del Sé Superiore, egli rimarrà fedele al suo impegno e cercherà di modellare la sua vita in armonia con le regole della S. E. e di conseguenza diverrà più nobile e migliore in ogni caso.
La funzione di socio della S. E. e gli “impegni” inviati, accettati e firmati non costituiscono garanzia di alto successo, né questi impegni hanno lo scopo di trasformare ogni studente in un Adepto o un mago. Sono semplicemente i semi in cui si cela la potenzialità di ogni Verità, il germe di quel progresso che sarà l’eredità solo della settima Razza perfetta. Una manciata di tali semi mi fu affidata dai custodi di queste Verità ed è mio dovere di seminarli dovunque veda la possibilità di crescita. È la parabola del Seminatore messa in pratica ancora una volta ed una nuova lezione da trarre dalla sua applicazione. I semi che cadono nella terra buona porteranno frutti per cento volte tanto e quindi ripagheranno lo spreco dei semi caduti al di fuori, su cuori di pietra e tra i rovi delle passioni umane.
È dovere del Seminatore di scegliere il terreno migliore per il raccolto futuro. Ma egli è ritenuto responsabile, solo laddove la sua capacità sia direttamente connessa con i fallimenti che ad essa siano dovuti; è il Karma dell’individuo che riceve i semi che ha chiesto, che ripagherà o punirà coloro che falliscono nei loro doveri verso il loro Sé Superiore. La natura si dibatte continuamente, perfino nei suoi regni cosiddetti inorganici ed inanimati, verso il progresso e la perfezione per la generazione; ancora di più la natura dell’uomo cosciente e pensante! Ognuno di noi, se la sua natura non è abbastanza produttiva o profonda di per sé, può prendere in prestito e derivare materiale per il terreno dai semi stessi che riceve. Ed ognuno di noi, con poco sforzo, ha i mezzi per evitare il sole cocente e per costringere i semi a piantare radici o evitare che i rovi li soffochino. Per cui il mio errore non è stato di accettare subito le richieste di ammissione alla S. E. Né tanto meno ho peccato nell’accettare uomini di cui non ero sicura, nonostante ci fosse la possibilità di riconoscere la loro natura ed io l’ho avuta in quasi tutti i casi. Non ho peccato in questo, ripeto, come alcuni pensano, poiché le regole ci insegnano ancora una volta che la grande etica insegnata nella scuola Aryasanga non è a beneficio o per la perfezione dei santi, ma precisamente per i peccatori che hanno bisogno di aiuto morale ed intellettuale. In che cosa, dunque, ho fallito nel mio dovere? Semplicemente questo, come mi è stato dimostrato: ho cominciato a dare insegnamenti Orientali a coloro che non avevano alcun rapporto con la disciplina Orientale; ad Occidentali che, se fossero stati particolarmente portati per le leggi di quella disciplina così poco familiare a gente nata Cristiana, ci avrebbero pensato due volte prima di associarsi alla S. E.
Essendo stato loro insegnato ad affidarsi al Salvatore ed ai capri espiatori, invece che a sé stessi, non hanno mai smesso di pensare che la loro salvezza e la futura incarnazione dipendano interamente da sé stessi e che ogni trasgressione contro lo spirito Santo (il loro Sé Superiore), non sarà perdonato nella loro vita attuale – o nella loro prossima incarnazione; poiché il Karma è là per sorvegliare le loro azioni e perfino i pensieri. In breve, ho cominciato ad insegnar loro lo spelling prima di insegnare le lettere dell’alfabeto Occulto. Invece di mettere in guardia coloro che firmavano i loro impegni, che rompendoli e rendendosi colpevoli di ciò che avevano giurato di evitare, incorrevano nelle responsabilità più pericolose, che avrebbero portato presto o tardi alle più terribili conseguenze; invece di dimostrare loro ciò, tramite esempi concreti della loro vita e di quella di altre persone, li ho lasciati fare.
Invece di questo avvertimento, avevo dato loro la conoscenza preliminare che porta ai segreti più nascosti della natura e all’antica Saggezza-Religione – che solo pochi possono apprezzare. Ho inoltre trascurato di prepararli mettendoli in prova per dodici mesi o qualcosa del genere, dando loro la possibilità di perdersi inconsciamente. In conseguenza di questo ci siamo ritrovati così tanti membri che non si sono preoccupati di altro che di nuove istruzioni con cui divertirsi e diversi apostati che hanno causato gravissimi danni alla S. T. ed ancora di più alla S. E. Questo è il risultato e la conseguenza della mia trascuratezza nel conformarmi alle regole e nel metterle in pratica; ed ora lo confesso, in tutta umiltà, a tutti i miei amici che leggeranno questo scritto. Come sono vere queste parole nella lettera del Maestro:
“L’esperienza prova fin troppo chiaramente che qualsiasi allontanamento dalle regole onorate dal tempo per il governo e le istruzioni della disciplina, che si adattano agli usi e ai pregiudizi occidentali, è una condotta fatale.” “Per prima cosa, all’allievo può essere insegnato come comportarsi rispetto al mondo, al suo insegnante, alla scienza sacra ed al proprio Sé Interiore” , la lettera aggiunge, citando un aforisma orientale, che: “La superficie increspata dell’acqua non riflette altro che immagini rotte”. Il Maestro intende che, finché gli studenti non hanno imparato a gestire il loro mondo delle passioni e restano ignoranti della Verità, le loro menti impreparate percepiranno tutto nella luce del loro giudizio terreno, non di quello puramente esoterico e spirituale.
“Come ci si può aspettare, allora”, chiede, “che vedano tutto tranne le Verità rotte che tale giudizio certamente suggerisce e distorce ancor più? La violazione di antichi usi non può che scaturire in male”. Come sono vere queste parole lo dimostra il nostro caso. Poiché della violazione di quegli usi onorati dal tempo che proibiscono di parlare in pubblico o davanti a masse ignoranti di cose sacre, proprio noi, i due Fondatori, siamo colpevoli; e cos’altro ha portato alla S. T. e agli aspiranti, anche prima che la S. E. fosse fondata, se non dolore e scandalo?
Nella cieca stoltezza, senza autorizzazione e riflessione, noi, Col. Olcott ed io, i maggiori responsabili, abbiamo sollevato alcuni dei veli della Verità, abbiamo dato fuggitivi scorci delle leggi segrete della Natura e dell’Essere ad un pubblico cieco, ignorante, dominato dai sensi, e dunque abbiamo provocato l’odio, aumentato lo scetticismo ed eccitato l’attività malevola di molti nemici che, altrimenti, ci avrebbero lasciato in pace. Ah, amici, era una legge saggia ed una restrizione prudente, quell’antica regola che teneva la conoscenza sacra, ma pericolosa (pericolosa perché è a doppio taglio), confinata ai pochi impegnati da un voto che, se rotto, li portava quasi alla perdizione. Ma questi pochi correvano il rischio maggiore.
Alcuni dei Teosofi, recentemente quasi adoratori della S. T. e specialmente dei suoi Maestri, hanno perso o stanno perdendo inconsciamente il proprio equilibrio morale; alcuni a causa delle parole velenose sussurrate nelle loro orecchie dai traditori, mentre altri spargono ai quattro venti le loro buone possibilità Karmiche e si trasformano in nemici amari e privi di principi. Ci si poteva aspettare questo dal pubblico grossolano, ma da amici, fratelli ed associati! Beh, da quello che sembra, per i membri della S. E. è per la maggior parte, se non del tutto, colpa mia; ed è per una sete amara che il Karma mi costringe a bere dalla sua coppa di ferro.
Se avessi, invece di mostrare tale speranzosa fiducia e certezza nella inviolabilità della parola d’onore delle persone e quasi una fiducia cieca, che la sacralità del loro impegno fosse prova della garanzia della buona fede di ogni membro impegnato; se avessi, invece di ciò, seguito le linee Occulte della disciplina orientale, le cose che sono accadute non sarebbero mai successe. Ma non mi sono mai permessa di immaginare che un doppio impegno di tale santità, come quello preso nel nome del Sé Superiore potesse essere mai rotto, quantunque poco potesse valere la “parola d’onore più sacra” di una persona. Anche nei pochi casi in cui un’aura scura ed infausta intorno al viso di una fotografia mi avesse avvertito chiaramente, anche allora ho cercato di sperare a tutti i costi. Non potevo credere che alcun uomo o donna fosse capace di tale tradimento deliberato. Ho rifiutato come un pensiero maligno e peccaminoso, l’idea che la depravazione conscia potesse rimanere in buon rapporto con un uomo, dopo che egli aveva firmato tale sacra promessa; ed ho imparato ora, per la prima volta, che effettivamente esiste la possibilità di quella che alcuni Teosofi hanno chiamato in modo veritiero “solo un impegno a parole”.
Se avessi seguito rigidamente le regole avrei senza dubbio perso i due terzi dei nostri membri impegnati – quelli che hanno firmato come se firmassero una qualunque circolare – ma allora, almeno, quei pochi che sarebbero rimasti fedeli ai loro voti fino alla fine, avrebbero avuto più benefici di quelli che ne hanno avuti ora. Avendo omesso la precauzione del periodo di prova non ho che me stessa da biasimare; quindi io dovrei anche essere la prima a soffrirne, per mano dell’inesorabile legge Karmica. Di questo, corazzata come sono diventata grazie agli ingiusti attacchi quotidiani, non mi sarebbe importato; ma quello che deploro innanzitutto – con un’amarezza che pochi di voi comprenderanno – è il fatto che un tale numero di uomini e donne onesti, buoni e sinceri, debbano soffrire per le colpe di pochi. Infatti, sebbene ci sia solo un peccato di omissione da parte mia, sento che la colpa è dovuta alla mia trascuratezza. Guardate! Il mio Karma è apparso come un avvertimento quasi sin dall’inizio della S. E.
Avevo cominciato bene. Diversi di quelli che sapevo inadatti a prendere l’impegno erano stati rifiutati all’inizio. Ma ho dimostrato di essere incapace di resistere alle loro preghiere, quando alcuni di loro mi hanno detto che era la loro “ultima possibilità nella vita”. La “febbre dell’impegno” ha reso le loro promesse di breve durata. Una ruppe i suoi voti soltanto quattro giorni dopo aver firmato il suo impegno, rendendosi colpevole del tradimento e della slealtà più nera verso il suo Sé più ricco. E quando non potetti più tenerle nella S. E., sia lei che la sua amica, esse riempirono l’intera Società di calunnie e menzogne. “Come mai la povera H.P.B., senza il supporto dei Maestri non è assolutamente in grado di riconoscere i suoi amici dai suoi nemici?”; questa domanda aleggiò ancora una volta nei circoli Teosofici, sia qui che in America.
Fratelli, se giudicate dalle apparenze e dal punto di vista mondano avete ragione; ma se vi prendete la briga di guardare dentro le cause che producono i risultati esterni, scoprirete che vi siete decisamente sbagliati. Che non dovreste essere ingiusti con me; lasciatemi spiegare cosa intendo. Per esempio, date per scontato (voi che ancora avete dubbi nel cuore) che sto facendo il lavoro di un vero Maestro vivente. E se lo sono, di certo non mi sarebbe stata affidata tale missione a meno che non mi fossi irrevocabilmente impegnata con le leggi dell’Etica, della Scienza e della Filosofia che Essi insegnano. Qualsiasi cosa accada, devo obbedire a queste leggi e regole anche di fronte alla condanna a morte.
Ora se la legge, anche nella comune legislatura, dice che nessuno dovrebbe essere condannato prima che la sua colpa sia provata o sia manifesta, e questa legge è ancora più rigida nel nostro Codice Occulto; ho io il diritto – in casi speciali quando vedo che una persona ha i germi o perfino una inclinazione netta verso il male, l’inganno, l’ingratitudine o la vendetta, che insomma non è un uomo o una donna affidabile, ma che d’altra parte è onesto e sincero, per il momento, nel suo interesse verso la Teosofia e l’Occultismo, ho io il diritto, vi chiedo, di negargli la possibilità di diventare un uomo migliore, solo perché ho paura che un giorno possa rivoltarmisi contro? Non dirò di più.
Sapendo, come so, che nessuna forza terrena può distruggere la S.T. e le sue verità, anche se possono, e lo fanno, colpire la mia personalità esteriore, quel guscio che ho solennemente giurato di usare come scudo per la causa che servo, ho il diritto, credete, solo per pura vigliaccheria ed autodifesa, di rifiutare a chiunque la possibilità di trarre beneficio dalle verità che posso insegnargli e che possono farlo migliorare?
Che molti siano chiamati ma pochi siano scelti, lo sapevo fin dall’inizio; ma colui che dice la verità è scacciato da nove città, come dice un vecchio adagio; e che l’uomo (e specialmente la donna) che predica nuove verità, sia di religione che di scienza, è lapidato e fatto martire da coloro che non li accolgono con piacere – tutto ciò è quello che ho contrattato, e non più di questo. Lasciate che vi dia un esempio di vita reale.
Quando la nota Madame Coulomb venne da me a Bombay con suo marito a chiedere cibo e un tetto, nonostante io l’avessi incontrata al Cairo e la conoscevo come una donna sleale, cattiva e bugiarda, le diedi tutto ciò di cui aveva bisogno come consideravo mio dovere. Ma quando, con l’andar del tempo, vidi che mi odiava, invidiava la mia posizione e la mia influenza e mentre di fronte mi adulava, mi calunniava con i miei amici, la mia natura umana si ribellò.
Eravamo poveri allora, più poveri di ora, sia la Società che noi stessi, e mantenere due nemici ci sembrò dura. Allora mi rivolsi al mio Guru e Maestro, che viveva a tre giorni di distanza da Bombay, e lasciai al suo discernimento se fosse giusto e teosofico mantenere tali serpenti nella casa; poiché lei, se non suo marito, minacciava l’intera Società. Sapete la risposta che ricevetti? Queste sono le parole testuali; la risposta comincia con un aforisma dal Libro dei Precetti:
“Se trovassi un Serpente affamato che striscia nella tua casa alla ricerca di cibo e per paura che ti morda, invece di offrirgli latte lo abbandonassi alla sofferenza e alla fame, ti allontaneresti dal Cammino della Compassione. Agiresti da codardo ed egoista. Dici nel tuo messaggio che sei minacciata personalmente ; devi ancora imparare che fino a che ci sono tre uomini meritevoli della mensa del Signore nella Società Teosofica essa non potrà mai essere distrutta .
I vostri due Karma (il suo ed il tuo) vanno in due direzioni opposte. Dovresti tu, per l’abietta paura di ciò che può capitare, mescolare i due (Karma) e diventare come lei?
Sono senzatetto ed affamati; ospitali e nutrili, dunque, se non vuoi partecipare al suo Karma.”
Da allora mi sono sempre comportata su questo principio di cercare di aiutare tutti, indipendentemente da ciò che io personalmente ho da soffrirne. Non è perciò l’incapacità totale di discriminazione in me, ma qualcosa di diverso, che mi ha costretto a lasciare da parte tutti i pensieri di possibili conseguenze, in questo caso di selezione di membri adatti per la S. E. No; ho peccato su di un livello differente. Ho trascurato di trarre vantaggio dalla mia esperienza personale, ho permesso a me stessa, in questo caso, di essere guidata più da una delicatezza facilmente compresa e riguardo per il sentimento occidentale, che dal mio dovere. In poche parole mi sono impegnata ad applicare agli studenti occidentali le rigorose regole e discipline della scuola Orientale; impaurita di vedere qualsiasi mia richiesta di rigida sottomissione alle regole, fraintesa come desiderio di pretendere dispotica autorità papale.
(Nota) – e proprio perché ho sempre evitato di esercitare la mia legittima autorità nella S. E. e per questo ho peccato, sono ora punita per mano di un membro onesto e sincero della S. E. che si è appena dimesso e sta ora denunciando, con un documento scritto e firmato, coloro che si pregia di chiamare i miei “adoratori personali” per “l’adorazione di un’eroina” e di richiamare la S. T. da parte mia, “Guarda il tuo dio – inchinati ed adoralo!”. Questo è estremamente ingiusto e spero che non sia mai vero. La protesta ha origine dall’improvvisa riluttanza di questo membro, la cui natura bella e sensibile è stata manipolata in quella direzione dai nostri nemici, di sottomettersi alle regole decise dal Consiglio della S. E. Americana – regole assolutamente obbligatorie da seguire per i membri impegnati e che devono essere obbedite o sarò costretta a rinunciare alle istruzioni Esoteriche completamente.
Ora chiedo: un membro che ha firmato una volta il suo impegno senza protestare, perché dovrebbe obiettare a ripetere ciò alla sua Loggia, i cui membri devono impegnarsi l’un l’altro per sicurezza comune e reciproca? Lavoro karmico da tutte le parti, la “febbre dell’Impegno” sale.
Leggete i vostri impegni e il Memorandum Preliminare e studiateli; poi, trovando l’entità di autorità che mi avete conferito nel firmare l’impegno – dite onestamente chi di voi, se qualcuno c’è, può lamentarsi non solo che io abbia abusato, ma persino usato quell’autorità su un praticante. In un solo caso – quello di un amico che sicuramente non fraintenderà le mie azioni – ho insistito che dovesse vivere per un certo periodo in America. E per sottolineare ancora di più questo punto, che ho appena sentito da diversi di quei membri in cui ripongo piena fiducia, che l’impegno com’è articolato ora rischiava di diventare lettera morta, l’ho immediatamente cambiato; di questo vi informo ora. Le clausole 2 e 3 ora dichiarano:
2) Mi impegno a supportare davanti al mondo intero il movimento Teosofico ed i suoi leader e membri di cui mi fido ciecamente; in particolare ad obbedire, senza cavillare o ritardare, l’ordine dato attraverso il Capo di Sezione su tutto ciò che concerne i miei doveri Teosofici ed il mio lavoro esoterico, per quanto riguarda il mio impegno verso il mio Sé Superiore ed il lavoro della mia coscienza.
(Nota) Dato che questa condizione potrebbe essere abusata, la decisione sarà nelle mani di sette membri della S. E. come arbitri, quattro dei quali saranno scelti dal Probando e tre dal Capo di Sezione. La regola di cui sopra sarà incorporata nel Mem. Preliminare).
3) Mi impegno di non dare ascolto senza protestare ad alcuna affermazione maligna che sia falsa o non provata, contro un fratello Teosofo e di astenermi dal condannare gli altri.
(Nota) – Le clausole 2 e 3 nell’impegno originale erano formulate come segue:
2) “Mi impegno a supportare davanti al mondo il movimento Teosofico, i suoi leader ed i suoi membri; ed in particolare ad obbedire senza cavillare o ritardare agli ordini del Capo della Sezione Esoterica per tutto quello che riguarda il mio rapporto con il movimento teosofico”.
3) “Mi impegno a non dare ascolto senza protestare ad alcuna affermazione maligna su un fratello Teosofo e di astenermi dal condannare gli altri.
Ho fatto questo perché credo che sia giusto spiegare il vero spirito dell’impegno. Ma è esattamente la mia riluttanza a guidare qualcuno più di quanto sia strettamente necessario, che ora si è dimostrata essere produttrice di male ed è lì che sta la mia colpa. Come la stessa lettera dice riferendosi a me:
“ Hai parlato loro prima che il loro orecchio fosse educato ad ascoltare ed hai mostrato loro cose, prima che l’occhio dello studente fosse preparato a vedere. E solo per questa ragione, ascoltando seppur indistintamente e vedendo ognuno a suo modo, più di uno si è rivoltato ed ha cercato di lacerarti per i tuoi sforzi.”
Ed ora spero sinceramente che voi – almeno alcuni di voi – impariate una lezione dalla mia debolezza e mostriate il vostro apprezzamento per questo, non giudicandomi troppo duramente, se ora in qualche modo cambio la mia condotta. Infatti devo farlo o abbandonare completamente gli insegnamenti Esoterici, per quelli che in ogni caso non concordano con questa sistemazione. Per evitare di ripetere l’errore, questo è ciò che propongo di fare. Ogni documento sarà inviato come in passato, solo che apparirà come un supplemento degli insegnamenti di Etica, che impartirà le regole della Disciplina e le leggi del Discepolato, come nel caso di tutti i Probandi.
Quelli che accettano il nuovo sistema dovranno studiare l’ultimo o non potranno ricevere più insegnamenti da me. Poiché come dice il Libro della Disciplina nelle Scuole di Dyzan: “Non parlare dei misteri con il volgo comune, né l’amico casuale od il nuovo discepolo. Con occhio cauto alle possibili conseguenze, conserva gelosamente nel tuo petto gli insegnamenti ricevuti, finché trovi un ascoltatore che comprenderà le tue parole e condividerà le tue aspirazioni.” Questo non vuol dire che sei libero di ripetere quello che hai imparato a chiunque tu ritenga corrispondere a questa descrizione, ma che puoi scambiare opinioni con i tuoi condiscepoli che sono impegnati come te.
Non posso far altro, credo, che dare alcuni dei precetti orali e scritti dal libro sopra menzionato e come indicato dal Maestro.
“1. – Per l’onesto discepolo il suo Insegnante prende il posto di Padre e Madre, poiché costoro gli danno il corpo e le facoltà, la sua vita e forma casuale; l’Insegnante gli mostra come sviluppare le facoltà interiori nell’acquisizione della Saggezza Eterna.”
“2. Per il Discepolo ogni Compagno Discepolo diventa un Fratello ed una Sorella, una parte di sé. (Quindi sarai in pieno accordo con tutti gli esseri viventi; ama gli uomini come se fossero tuoi allievi fratelli, discepoli di un Insegnante, figli di una dolce madre. Vedi No. III nella Voce del Silenzio, p. 49). Poiché i suoi interessi ed aspirazioni sono i loro, il suo benessere si intreccia al loro, il suo progresso aiutato od ostacolato dalla loro intelligenza, dalla loro moralità e dal loro comportamento, attraverso l’intimità portata dal loro essere condiscepoli.”
“3. – Un condiscepolo non può ricadere nell’errore o uscire dalle righe, senza provocare conseguenze per quelli che stanno saldi nel legame empatico tra sé stessi e le correnti fisiche tra loro e l’Insegnante.”
“4. – Maledizione al disertore, maledizione anche a tutti quelli che aiutano a portare la sua anima al punto dove la diserzione si presenta, davanti agli occhi della sua mente, come il minore di due mali. Oro al crogiuolo di colui che sopporta il calore che fonde della prova, e lascia che solo le scorie del suo cuore siano bruciate; sarà maledetto dall’azione Karmica, colui che getta scorie nella fucina del Discepolato per lo svilimento dei suoi allievi compagni. Così come le membra di un corpo, così i discepoli sono l’uno per l’altro, e per il Capo ed il Cuore che insegnano e li nutrono con il corso della Verità.”
“5. – Come gli arti difendono la testa ed il cuore del corpo a cui appartengono, così i discepoli devono difendere dal dolore la testa ed il cuore del corpo a cui appartengono.”
Prima di continuare, lasciatemi spiegare, per non essere fraintesa ancora una volta, che per “Insegnante” io non intendo me stessa – visto che io non sono altro che l’umile portavoce del vero Insegnante – né scrivo ciò di cui sopra con l’intento di stimolare alcuno a difendere la mia personalità, ma in verità per chiarire, una volta per tutte, che difendere la S. E. e la Teosofia (il cuore e l’anima del corpo visibile della S. T.) è dovere di ogni buon Teosofo, specialmente della S. E. Dunque è suo “sacro dovere” di proteggerli dagli attacchi e difendere ogni fratello, se sa che è innocente, e cercare di aiutarlo moralmente se sa che è colpevole. Né la clausola 5 intende dare l’idea di aggressione come migliore strada da prendere, poiché resistenza passiva ed un fermo rifiuto di dare retta ad ogni calunnia su qualcun altro, nel caso di membri, come di sconosciuti o di ex-compagni, sarà sufficiente, in alcuni casi, per sconfiggere completamente cospirazione e malevolenza.
Ed ora, sperando che non sia più possibile alcun fraintendimento, riassumo le Regole, citando alcuni altri punti dalla suddetta lettera. Erano un commento all’Articolo 5 e li cito testualmente:
“E se gli arti devono difendere la testa ed il cuore del corpo, allora perché non dovrebbero fare lo stesso anche i Discepoli verso i loro Insegnanti come rappresentanti della Scienza della Teosofia che contiene ed include la “testa” del loro privilegio, il “cuore” della loro crescita spirituale? Dicono le Scritture: – Colui che pulisce lo sporco con cui il corpo del genitore possa essere stato infangato dal nemico, non ama i suoi genitori né onora sé stesso. Colui che non difende il perseguitato e l’indifeso, colui che non dà il suo cibo a chi ha fame, non attinge acqua al suo pozzo per l’assetato, è nato troppo presto in forma umana.”
“Guarda la verità davanti a te: una vita pulita, una mente aperta, un Cuore puro, un intelletto attivo, una percezione spirituale scoperta, una fratellanza per i condiscepoli; una prontezza a dare e ricevere consigli ed istruzione, un leale senso di dovere verso l’Insegnante, un’obbedienza volenterosa agli ordini della Verità, una volta posta la nostra fiducia nell’Insegnante e creduto che lui ne sia un messaggero; una tolleranza coraggiosa verso l’ingiustizia personale, una dichiarazione coraggiosa dei princìpi, una valorosa difesa di coloro che sono ingiustamente attaccati ed un occhio costante all’ideale del progresso e della perfezione umana che la scienza segreta (Gupta Vidya) descrive. – Queste sono le scale dorate i cui gradini devono essere saliti dall’allievo per arrivare al Tempio della Saggezza Divina. Parla di ciò a coloro che si sono offerti al tuo insegnamento.”
Queste sono le parole dei grandi Insegnanti ed io non faccio altro che obbedire ad uno di questi nel ripeterle a voi. Ciò che si trova nella lettera, io, H. P. B., ora lo dico a voi nelle parole autentiche, che sono: “Pensa; e pensando, Prova; l’obbiettivo vale sicuramente tutti gli sforzi possibili.”
Molto di ciò che si trova nel Libro della disciplina, lo potete trovare nei frammenti che ho appena tradotto dal “Libro dei Precetti d’Oro” e pubblicati per il beneficio dei “Pochi”. Queste regole sono vecchie come il mondo. Ed erano queste, come ora capisco, che avrei dovuto stampare nella mente di coloro che si rivolgevano a me per istruzione. Questo dovere lo conoscevo bene, eppure ho mancato di assolverlo. Non mi scuserò dicendo che ho dimenticato di farlo, perché non sarebbe vero, ma dico e confesso che l’ho saltato, a causa di uno stupido riguardo per i pregiudizi occidentali e le abitudini di pensiero.
Sapevo che un codice di etica preliminare che sia obbligatorio ed effettivo per discepoli orientali, avrebbe irritato e perfino offeso i sentimenti di molti praticanti americani ed europei. Anche quando incompresa, giudicata dalle apparenze, avvilita, calunniata e perseguitata, ho avuto paura di colpire la Società, costringendo diversi, se non molti, dei nostri membri a tagliare i loro legami con essa, se pensavano che le regole fossero troppo esigenti. Per la prima volta nella mia vita, mi sono comportata da vigliacca nelle mie previsioni e quasi una traditrice verso i miei doveri, con tale compromesso, con la mia coscienza. Perciò, sebbene la prima ad essere punita, non mi lamento e spero solo che nessun altro soffrirà per la mia debolezza.
Questa è la seconda ed ultima lettera in rapporto con la S. E. di cui parlo. La prima ha avuto effetto per coloro che volevano ricevere gli insegnamenti orientali e dovevano conformarsi alle regole orientali; avrei fatto meglio a sospendere le mie istruzioni prima di averli informati, ricordandogli anche la Regola 3 del loro Impegno, che, se non avevo il coraggio di imporla, avrei fatto meglio a cambiare, poiché provocava solo ai membri di diventare Infedeli ai loro voti. Questo mi fu ripetuto al Consiglio degli Esoteristi, che fu dato segretamente all’ufficio R.F.J. e pubblicato.
Guardate, tutti voi, il lavoro del pronto Karma che mai fallisce: se non mi fossi allontanata dalle antiche Regole del Libro della Disciplina, tale triste circostanza non si sarebbe verificata, perché non vi sarebbe stato bisogno di un documento come quello formulato dal Consiglio. Poiché la Regola dice ai Chela: “Se non potete mantenere questo impegno, rifiutate di prenderlo, ma una volta che vi siete legati alla promessa, portatela a termine, anche se doveste morire per essa.” Ed all’Insegnante: “Al Discepolo che si dimostra riluttante o inavvertitamente sleale alla lettera e allo spirito più di due volte, tu non dovrai ricordarglielo; alla terza volta lo separerai dal Corpo”. Per esempio, chiedigli di dimettersi o espellilo.
Sfortunatamente in generale, ma fortunatamente in questo caso, ogni manciata di fango gettata alla S. T. non poteva danneggiare nessun altro che me stessa, sono vincolata a far rispettare questa regola; mi sono sentita molto riluttante anche a passare un messaggio in cui fossi personalmente coinvolta. Ma dopo la seconda lettera non potevo rimanere in silenzio; è la legge e devo prendere questa opportunità per chiedere ad ogni membro impegnato della S. E., che si sente incapace di permettere di essere sottoposto a tale disciplina, di dimettersi. Conoscendo, infatti, come conosco io, il libero americano ed il libero britannico, come potrei dire loro, per esempio: “L’ufficio di Insegnante è sempre stato considerato molto solenne e responsabile tra i nostri antenati asiatici, e gli allievi hanno sempre esercitato obbedienza e lealtà. Questo è ciò che dovete dir loro incitandoli a studiare Manu.” (dalla lettera).
E come potevo sperare di far loro comprendere che per Insegnante si intendeva il Maestro e non me stessa, quando sapevo che molti di loro, conoscendo me e fortunatamente non avendo ragione di dubitare della mia esistenza, ancora dubitavano di quella dei Mahatma, con l’eccezione di pochi? Questa è la mia unica scusa. Incapace di trasmettere la mia sicura conoscenza della realtà dei Mahatma, come uomini nella coscienza dei Teosofi e perfino dei membri impegnati, negli ultimi quattordici anni ho sempre evitato di spingere questa realtà su di loro. Eppure, non volendo giocare la parte del corvo vestito da pavone, ho dovuto affermare l’esistenza di Maestri che mi hanno insegnato tutto ciò che so.
Eppure, essendo le regole del Discepolato così severe sul soggetto delle relazioni personali ed altrui tra gli Insegnanti e gli allievi, non ho scelta. Un Guru è sempre stato considerato il benefattore del chela, poiché insegnava ciò che era più prezioso delle ricchezze od onori terreni, ciò che il denaro non può comprare e che riguarda il benessere dell’anima degli allievi e la futura felicità o dolore.
Eppure il Guru non è il solo mostrato alla considerazione del chela, ma anche tutti coloro che aiutano il discepolo in un modo o nell’altro a continuare e progredire negli studi. Qui devo dire alcune cose al riguardo. Ed ancora una volta non sono io stessa ad essere coinvolta, ma parlo di altri “aiutanti”.
Nel caso peggiore, posso sempre prendermi cura di me stessa e veramente non ho bisogno della difesa di nessun altro, sebbene sarò sempre grata a coloro che me l’hanno offerta. Ma intendo “Aiutanti” come William Q. Judge; ed ora faccio appello a coloro che rimarranno fedeli al loro impegno a fare il proprio dovere verso entrambi, quando arriverà il momento, e specialmente verso il loro fratello americano. Entrambi sono minacciati ed entrambi sono odiati da alcune persone ingiustamente, quanto me da alcuni nemici senza princìpi che si definiscono ancora Teosofi. (Nota: Sembra esserci un’omissione in questo paragrafo che comunque è testualmente riprodotto dal manoscritto – NdA)
L’ingratitudine è un crimine nell’Occultismo e lo dimostrerò citando il caso di W.Q. Judge. Egli è uno dei tre fondatori della S. T., gli unici tre rimasti fedeli alla Causa. Mentre altri sono diventati disertori o nemici, lui è sempre rimasto fedele al suo impegno originale. Se qualcuno vuole conoscere i sentimenti dei Maestri verso di lui, che legga ciò che uno di loro scrive sulla fedeltà del Col. Olcott e il loro apprezzamento in una lettera pubblicata in Mondo Occulto.
Sebbene forti pressioni siano state usate per irritare lui ed i suoi associati (Judge con loro) in favore di un altro – un nuovo arrivato – e tutti i tipi di prosperità siano stati promessi alla S. T., il Mahatma “K. H.” ha rifiutato chiaramente, dicendo che l’ingratitudine non è mai stata un suo difetto. Ora ciò che il Col. Olcott ha fatto in India ed Asia, W. Q. Judge lo ha fatto in America. Egli è il resuscitatore della Teosofia negli U.S.A. e sta lavorando al meglio delle sue capacità e dei suoi mezzi e con grande sacrificio per la diffusione del movimento; ora è abominevolmente attaccato e fatto vittima di complotti, da colui che non ha mai fatto nulla per la S. T. e anzi sta cercando di distruggerla. Dall’inizio, questo nemico della causa, sebbene non abbia mai creduto nei Mahatma, nei loro poteri o perfino nella loro esistenza, ha lavorato con un obiettivo; di conseguenza ha vantato per oltre due anni il suo meraviglioso rapporto e poteri con i nostri Maestri. È stato lui a pubblicare la vergognosa millanteria sotto il nome del maestro K. H. nel Chicago Tribune; lui a far credere a tutti coloro disposti a farlo, che era in comunicazione regolare con gli “Adepti”. Ed ora, quando il suo obbiettivo – di governare dispoticamente l’intera Sezione Americana – è stato sconfitto; quando la prima smentita da uno dei Maestri (K. H.) di aver scritto un solo rigo ad alcuno in Inghilterra o in America negli ultimi cinque anni lo hanno mostrato come un mentitore, e che né il signor Judge, né io lo avremmo aiutato ad ingannare il pubblico o ci saremmo uniti in una cospirazione ancora più calunniosa verso i Teosofi, ora si rivolta, ripudia i Maestri ed i Mahatma, e cerca di sostituirli con alcuni adepti fittizi nelle Montagne Rocciose, e quindi rovina la Causa.
Avendo inutilmente cercato di eliminarmi e non trovandomi malleabile, ora stringe le sue grinfie velenose sul fratello Judge. Egli ha stupefacente ed indomita energia, una vendicatività sempre all’erta ed una grande autonomia di fondi. Queste sono accuse pesanti che possono apparire “non teosofiche” a molti; ed effettivamente lo sarebbero se fossero un pericolo solo per alcune unità della Società. Ma è la Società stessa, o la Causa, così cara e sacra a molti di noi, che è minacciata – anzi, attaccata; e per salvarla, io per prima, non esiterò un momento ad essere considerata non teosofica venti volte davanti al mondo intero. Poiché, comprendete: a meno che non uniamo le nostre forze contro questo nemico, non possiamo vincere, e nemmeno avere un’ora di pace e sicurezza per, o nella, Società. Lui è ricco e noi siamo poveri; lui non ha scrupoli e noi ci sentiamo legati dai nostri impegni e dal dovere teosofico. Lui mente con una facilità degna dell’ammirazione dei figli di Loyola; e noi Teosofi sosteniamo che chiunque menta per conquistare un nemico o per salvare sé stesso dalla condanna, non è degno di chiamarsi tale.
Ci attacca con ogni mezzo disponibile e con un gioco sporco; noi possiamo solo stare sulla difensiva e sconfiggerlo con la verità e nient’altro che la verità. Eppure quella verità non deve essere nascosta poiché, a causa del suo odio implacabile e la sua alleanza con ogni nemico che ci ha attaccato, apertamente o segretamente (parlo per conoscenza), il nome della Teosofia e la sua Società diventerebbe presto una parola che suscita obbrobrio.
Il Fratello Judge si rifiuta di difendersi, ancora più di quanto io ho rifiutato di difendermi dopo la cospirazione Coulomb. Nessuno che si ritenga innocente lo farebbe mai. Ma è forse una ragione sufficiente per lasciarlo indifeso? È nostro sacro dovere di appoggiarlo in ogni modo. Facciamo che la nostra protesta sia su una pura linea difensiva, invece di essere aggressiva. Poiché se lo spirito della vera Teosofia non permette che sia usata aggressività, pure chiede in alcuni casi difesa attiva ed impone a tutti noi il dovere di prendere un interesse attivo nel benessere di un fratello, specialmente di un fratello perseguitato, come il signor Judge ora. È forse parte del ruolo di “Fratello-Compagno” di rimanere indifferente ed inattivo, quando uno ha fatto così tanto per la nobile e sacra Causa, è avvilito per causa sua e quindi per quella di ogni Teosofo; quando è scelto dal nemico come l’obbiettivo di tutti gli attacchi menzogneri e dannosi di coloro che desiderano distruggere la Società per costruire sulle sue rovine un’altra, un Corpo fittizio con lo stesso nome, e per conservarvi un idolo dai piedi d’argilla ed un cuore pieno di egoismo e male, per l’ammirazione e l’adorazione degli sciocchi creduloni? Possiamo permettergli di raggiungere questo obbiettivo, quando vogliono assicurarsi il successo rovinando il carattere di questo campione estremamente altruista della nostra S. T.? Mettetevi al posto della vittima e poi comportatevi come pensate si comporterebbero dei Fratelli in simili circostanze. Protestiamo, dico, tutti; protestiamo con parole e fatti. Lasciamo che chiunque possa tenere una penna in mano, metta alla berlina ogni bugia detta sul nostro amico e fratello, in ogni caso in cui sappiamo si tratti di una bugia.
Voi professate tutti di voler acquisire conoscenza esoterica, ed alcuni di voi – quelli che credono nei Maestri benedetti – di voler vincere il riguardo dei nostri insegnanti. Sappiate dunque, Fratelli, che essi hanno riguardo solo per coloro che cambiano il loro comportamento per seguire le regole a cui faccio cenno, con il permesso del nostro Maestro, nella “Voce del Silenzio” nei trattati 2 e 3.
La reputazione della S. T. sta nel vostro saperla conservare e prospererà a seconda che voi la riguardiate o la trascuriate. Ma dovete ricordare che anche la vita della S. E., dipende da quella del Corpo. Il momento che la S. T. cadrà in America (non può morire in India, o anche in Europa, fino a che il Colonnello o io siamo vivi) a causa della vostra apatia o superficialità, ogni membro della S. E. che non ha fatto il suo dovere cadrà con essa. Da quel giorno non ci sarà più speranza di acquisire vera conoscenza segreta orientale fino alla fine del XX secolo.
Se mi venisse chiesto che tipo di protesta sulla linea difensiva assumerei, e mi fosse ricordato che né il Fratello Judge acconsente a rendere il suo cammino un campo di controversia, né la maggioranza di giornali quotidiani o settimanali acconsente a pubblicare tali lettere da Teosofi – rispondo chiaramente e sinceramente: ci sono mezzi per farlo, ma non c’è la volontà né l’energia per compiere ciò che si richiede per questo, tra i membri americani della S. E. ed i Teosofi, che rifiutano perfino di supportare il Cammino come dovrebbe essere fatto.
Eppure guardatevi intorno, miei fratelli e sorelle. Non c’è setta, corporazione o Società, per quanto insignificante ed inutile, e molto più piccola del nostro Corpo Teosofico, che non abbia il suo organo riconosciuto. Avventisti, Scienziati Cristiani, curatori di menti, Swedenborghiani, artigiani, e chiunque altro, hanno i loro quotidiani, settimanali e mensili. Un settimanale o perfino mensile di sole quattro pagine è meglio di niente; ed anche se non ne avessimo un assoluto bisogno ora come organo difensivo, servirebbe sempre per la diffusione dei nostri insegnamenti Teosofici, la popolarizzazione della Teosofia e dell’Etica orientale per l’intelligenza delle masse. Né il Cammino di Lucifero – la minore di tutte [tra le pubblicazioni, n.d.r.] le Teosofiche sono per le masse. Per comprenderli richiedono lettori istruiti ed, in molti casi, alti metafisici; e perciò nessuna di queste riviste potrà mai diventare popolare.
Ciò di cui i vostri Teosofi americani hanno invece bisogno, sono estratti ed un giornale settimanale meno costosi possibile. Facciamo un organo in cui difendere la Causa da attacchi insidiosi, da malintesi e bugie e che insegni la verità alla gente, e presto il nemico non avrà alcun potere su di noi. Insegniamo al comune lavoratore la verità e presto, nelle chiese, ed avremo presto salvato la metà dell’umanità delle nazioni civilizzate, poiché il Cammino è più semplice per il povero ed il semplice di cuore che per l’istruito ed il ricco. “Osserva,” scrive il Maestro, “che il primo dei gradini d’oro che porta al Tempio della Verità è – una vita pulita. Questo significa una purezza di mente, cuore e spirito.”
E quest’ultima si trova più facilmente nelle classi povere di campagna, che tra i dotti e ricchi. Che l’occhio del Maestro è su di voi, Teosofi, è dimostrato dalle seguenti righe scritte dalla stessa penna: “Molti di loro (voi) violano una o più di queste condizioni (del cammino giusto) eppure si aspettano di essere istruiti sulla Saggezza e Scienza più alta, la Saggezza degli Dei. Come l’acqua pura versata nel secchio del barbone è insudiciata ed inadatta ad essere bevuta, così è la Verità Divina quando è versata nella coscienza di un sensualista, di uno dal cuore egoista e dalla mente indifferente ed inaccessibile alla giustizia e compassione.” “C’è un’antichissima massima, molto più antica del tempo dei Romani o dei Greci, più antica degli Egizi o dei Caldei. È una massima che tutti dovrebbero ricordare e seguire nella loro vita, ed è che una mente pura e Sana richiedono un corpo puro e Sano. Ogni Adepto deve curarsi di avere purezza di corpo. La maggior parte di voi lo sa”.
Eppur sapendolo, quanti pochi vivono in questo modo! Preferirei non dire se la lettera include in questo rimprovero i Teosofi in generale o solo gli Esoteristi. Ne nomina un po’, ma questa è un’informazione personale per me; nel frattempo, ci sono le parole indirizzate a tutti.
“Nonostante sia stato loro detto ripetutamente di questa conditio sine qua non sul Cammino della Teosofia e del Chelato, quanti pochi vi hanno prestato attenzione. Guardate quanti di loro sono indolenti al mattino e perditempo di sera; ingordi, che mangiano e bevono per il piacere sensuale che provano; indolenti negli affari; egoisti nel tenere presenti gli interessi del loro prossimo (fratelli); che prendono denaro in prestito da Fratelli-Teosofi, si arricchiscono sulle spalle dei poveri e non lo restituiscono; sono pigri negli studi ed aspettano che gli altri pensino per loro ed insegnino; non si negano nulla, neanche i lussi, per poter aiutare fratelli più poveri; dimenticano la causa in generale ed i suoi volontari che lavorano sodo e sono perfino corrotti, colpevoli di immoralità segreta in diverse forme. Eppure definiscono sé stessi Teosofi; parlano con estranei di ‘Etica Teosofica’ e cose del genere, con una tronfia presunzione nel cuore”.
Ahimè! Se queste parole si riferiscono alla S. T. in generale, alla freddezza ed indifferenza egoista di molti dei membri al futuro della Causa a cui appartengono, ma che non si sforzeranno di servire, non si riferiscono anche ad alcuni Esoteristi, se non a tutti? Non troviamo tra loro invidia ed odio per i loro colleghi, sospetto e calunnia? Chi di voi che sta leggendo è pronto a dire che nessuna delle colpe menzionate sopra non lo riguarda? Ah, amici, fratelli e molti di voi amati collaboratori, davvero, davvero poco sapete delle eterne, immutabili condizioni dello sviluppo dell’anima e principalmente delle inesorabili leggi occulte: Credete all’Insegnante dalla cui lettera cito, se non credete a me, che: “Anche se una persona con le colpe di cui sopra dovesse riempire il mondo con la sua carità e rendere il suo nome noto in ogni nazione, non avanzerebbe nelle Scienze Occulte, ma scivolerebbe continuamente indietro. Le sei e dieci virtù trascendentali, le Paramita, non sono soltanto per Yogi e sacerdoti completamente maturi, ma per tutti coloro che intraprendono il Cammino”.
Se, spiegando questo, aggiungo che dolce gentilezza verso tutti gli esseri, rigida onestà (non secondo il codice mondano, ma secondo l’azione Karmica), abitudini virtuose, sincerità rigida e temperanza in tutte le cose; che solo queste sono le chiavi che aprono le porte della felicità terrena e della beatitudine di mente; e che si adattano all’uomo di carne che si evolve nello Spirito-Ego perfetto – molti di voi si sentiranno, ho paura, di prendermi in giro per questo.
Potreste pensare che sto portando carbone a Newcastle e che ognuno di voi sa questo almeno quanto lo so io. Potreste sottolineare, forse, che sto dando un tono troppo alto al mio ruolo di “insegnante”, trattando voi, uomini e donne adulti ed intelligenti, come scolaretti.
Ed alcuni di voi potrebbero pensare che è inutile per me insegnarvi ad essere “buonisti” invece di continuare con le mie istruzioni e darvi spiegazioni su “quell’occulto guazzabuglio di colori e suoni ed i loro rapporti con i princìpi umani”, come alcuni di voi si sono già lamentati. Ma lo dico di nuovo, che se siete ignoranti sul vero valore occulto di tali ritrite verità contenute nel “sermone di mia nonna”, come potete sperare di capire la scienza che state studiando? Può un elettricista, per quanto familiare con il campo elettrico e le sue correnti variabili, applicarle su sé stesso o sul corpo di un altro essere umano, a meno che non conosca anche l’anatomia umana e sia un buon dottore allo stesso tempo, senza rischiare di uccidere il suo paziente o sé stesso?
Qual’è il vantaggio di sapere tutto dei rapporti occulti tra le forze della natura ed i princìpi umani se, rimanendo deliberatamente ignoranti di sé, rimaniamo anche ignoranti di ciò che influenza più o meno ogni principio diverso? Sapete che facendo morire di fame, per così dire, un principio o un centro, alle spese di un altro principio o centro, potremmo perdere il primo e colpire fatalmente il secondo?
Che costringendo il nostro Ego Superiore (non il Sé, badate bene) a rimanere inattivo e in silenzio, cosa facilmente raggiungibile iper-nutrendo il Manas inferiore fino al Kama Rupa, rischiamo il completo annichilimento della nostra personalità presente?
Siccome questo potrebbe essere messo in discussione da membri che non sono molto ferrati nelle dottrine esoteriche Teosofiche, per rendere il mio significato più chiaro, accompagnerò questa spiegazione che è divenuta necessaria con un documento su questo soggetto nelle prossime Istruzioni, che spiega il caso in questione. Lasciate che la terribile possibilità di perdere la propria anima, non un caso raro, e garantita inoltre dall’esperienza di una lunga serie di insegnanti veggenti e chiaroveggenti, sia nota a tutti. Questo dogma delle scuole Interiori è stato spesso accennato nella nostra letteratura, eppure finora mai spiegato. Ciò può essere fatto solo a coloro che si sono impegnati a non rendere noti i suoi dettagli.
Coloro che vogliono ancora rimanere membri lavoratori della S. E. riceveranno quindi le loro Istruzioni quanto più regolarmente possibile. Il N° III è pronto e sta per essere stampato in molteplice copia; sarà inviato a breve. Ed ora devo concludere.
Per alcuni di voi, ne sono certa, questa lettera diventerà una lettera d’addio di una separazione. Quindi posso ringraziarli da ora per la fiducia dimostratami e di cui mi hanno onorata, anche se per pochi mesi; così auguro loro “Buona fortuna” in qualche altra scienza meno carica di disciplina e regole. Ma a coloro che nessuna avversità può scoraggiare, purché li conduca alla Verità Eterna, rivolgo le parole del grande poeta americano le cui labbra sono ora fredde e mute: “verso l’alto ed avanti sempre di più!”.
Che questo sia il motto della S. E. applicato alla Morte dell’Egoismo e del Peccato attraverso l’alba splendente della resurrezione della Scienza Divina ora nota come Teosofia.
H. P. B.