Molti discutono di separazioni e di diversità iniziatica. Dimenticandosi che se ciò accade in settori che si autocertificano come fraterni, vuol dire che qualcosa non quadra.
Se a separare certi massoni non possono essere i principi iniziatici che illuminano lo spirito della Massoneria, allora, non resta che cercarne le cause altrove. Nell’errore umano, ad esempio, oppure in condizioni o regole dal risvolto exoterico. Ma questo problema non tocca solo la Massoneria.
Seguendo i canoni di una “anatomia” occulta ma verosimile, riconosciamo nella testa il centro di comando, che giudica, decide, agisce, comunica e soprattutto produce pensieri.
Molti discutono di separazioni e di diversità iniziatica. Dimenticandosi che se ciò accade in settori che si autocertificano come fraterni, vuol dire che qualcosa non quadra. Se a separare certi massoni non possono essere i principi iniziatici che illuminano lo spirito della Massoneria, allora, non resta che cercarne le cause altrove. Nell’errore umano, ad esempio, oppure in condizioni o regole dal risvolto exoterico. Ma questo problema non tocca solo la Massoneria. L’affannarsi a disconoscersi come Fratelli colpisce in eguale misura le gerarchie di comando di entrambi i fronti dei linguaggi iniziatici, cioè, degli Ordinamenti misteriosofici e mistici. I cui vertici pongono molta cura nel frapporre non solo steccati, ma scomuniche e muraglie cinesi tra gli appartenenti ad una stessa “Via” iniziatica. A che possono servire le separazioni, ci si domanda, e la risposta più verosimile è che le suddi-visioni servano a creare suddi-ti. Tutto qui. Mi è stato detto che questo fare è dato dalla mediocrità iniziatica. E che la mediocrità iniziatica è “un riflesso del contingente stato generale dell’umanità”. Allora, se le cose stessero così non si tratterebbe più d’iniziati, ma di mediocri cittadini. Così i conti tornerebbero, anche se la questione è più complessa e non credo possa risolversi in una battuta. Piuttosto, se la suddivisione fosse di natura iniziatica, questo cambierebbe la prospettiva e la questione non sarebbe più solo politica. Ecco un coefficiente con cui cambiare la prospettiva. Nell’economia del Corpus Massonicum, ad esempio, come in ogni altro “corpo”, anche non iniziatico, la parte amministrativa corrisponde all’addome, che assume i nutrimenti, mentre la parte politica è l’intestino, che distribuisce l’energia assunta per garantire le funzioni degli organi vitali. Premesso che ogni parte contribuisce alla vita del “Corpo”: addome, arti, orecchie ed occhi sono “enti” al servizio di cervello e cuore. Seguendo i canoni di una “anatomia” occulta ma verosimile, riconosciamo nella testa il centro di comando, che giudica, decide, agisce, comunica e soprattutto produce pensieri. Il cuore, invece, è il centro del sentimento e, quindi, del senso di equilibrio e di giustezza. Dunque, il capo è la sede del volere, mentre il cuore è la sede del senso di giustezza chiamato amore: e la loro interazione, e soltanto la loro interazione, rende la volontà “sapiente”. Il ventre è la sede delle emozioni. In senso esoterico rappresenta chi si nutre di passioni, viscerali appunto. Dimora di foghe ed istinti non illuminati dall’intelligenza, che “discende” dal capo. E se nel costruire una gerarchia si confonde l’addome con la testa, cioè, il cervello con lo stomaco, allora, i guai sono garantiti. Ed anche se potrebbe sembrare di primo acchito un paradosso, proprio una scelta del genere potrebbe essere stata la causa remota di tanta confusione iniziatica. Ma riconoscere i propri limiti è un atto di coraggio, cercare di correggerli è una questione d’intelligenza e discutere gli errori comuni è sempre un atto dovuto. Per questo, chi riconosce gli errori che hanno trasformato gli Ordinamenti iniziatici (e pure la Massoneria) in tanti orticelli, continua a discutere, perché, per principio, non se ne possono accettare le motivazioni di natura profana. I fatti vanno seguiti senza parteggiare per alcuno. Perché il torto è di tutti i litiganti, senza attenuati né aggravanti. E senza dimenticare l’aspetto etico, per cui parteggiare significa essere di parte, cioè, accettare le divisioni. Significa anche essere complici e compartecipi della volontà di dividere ciò che non dovrebbe essere separato, per non intaccare l’identità di un Ordine. Altrimenti si segue un comportamento contro-iniziatico, da rigettare, poiché lede il principio d’universalità di concetti come la Comunione della Fratellanza iniziatica. Parlando d’iniziazione, anch’io credo che sia una conquista interiore. Il risultato di un lavoro costante ed intelligente che segmenta la rozzezza della prima pietra (l’io fisico). E per questo mi allineo con quanti giudicano l’iniziazione come un frutto interiore. Un frutto che un’educazione appropriata può aiutare a crescere e di cui una metamorfosi intellettuale può accelerare i processi. Ma a nulla può servirle un atto amministrativo, che si esaurisce in un titolo accordato per via burocratica, dopo il pagamento di un sostanzioso obolo. E sarebbe un errore credere o lasciarsi convincere del contrario. Quindi, nessuna doglianza da rivolgere all’Istituzione iniziatica, ma molte all’indirizzo degli uomini che si vorrebbero appropriare del suo “Corpo”. Vogliono solo il “Corpo”, perché non ne capiscono l’anima. E questo è più terribile dell’atto in sé. E non consola sapere inviolabili i Misteri rituali. Anche la Massoneria contiene e preserva ad occhi profani brani di “antichi misteri”, che vengono esposti pubblicamente solo in forma exoterica. Mentre il resto resta ri-velato (velato due volte) nelle geometrie invisibili dei Templi, nei suoni inaudibili, nei passi, nei gesti e nelle parole rituali. E non basta sedersi in uno scranno elevato, perché se ne “dischiudano” i significati. Questo sancisce una distinzione che esula dagli ostacoli che separano fratello da fratello. Una distinzione fatta di tre gradi, che sono reali, come reali sono le parole rituali. L’elevazione iniziatica non è una cerimonia, ma l’acquisizione interiore di una coscienza spirituale. Mentre la Luce è la coscienza superiore che illumina la mente fisica e produce l’intelligenza astratta. Con questo metro di misura, si realizza che la base di ogni Piramide iniziatica, senza differenza tra mistica e misteriosofica, è composta da quanti vivono ancora nell’ombra di una ragione oscura e passionale. La parte centrale è accessibile a chi segue la guida della mezza Luce, ovvero, chi si lascia condurre dalla saggezza dell’intelligenza. L’apice, inavvertibile perché silente, è di quanti hanno raggiunta la Luce piena, composto da quanti hanno saputo conquistarlo, ritrovando la pienezza della coscienza sottile. La Luce interiore non è una metafora, esiste, e può essere raggiunta da ogni postulante disposto a lasciarsi alle spalle i propri metalli (preconcetti). La luce interiore viene rappresentata exotericamente da una “lampadina”, accesa in Loggia dal maestro venerabile, all’atto dell’accettazione di un nuovo apprendista. Ma l’atto simbolico non va preso alla lettera. Deve restare una rappresentazione virtuale di una realtà incompiuta alla quale, per trovare piena realizzazione, si deve aggiungere ciò che il rito exoterico lascia solo intendere. Ogni rito exoterico è solo l’indicazione di un percorso, dove l’accettazione nell’Ordine è l’inizio del cammino, e la Luce interiore segna la fine del viaggio materiale. Resta cosa scegliere tra una iniziazione apparente ed una reale. La prima semplice, sicura ed inutile, l’altra difficile, incerta ma comunque vera, anche se il traguardo viene raggiunto in parte. Questa è una scelta delicata perché segna il futuro del viaggiatore, e per questo viene lasciata al giudizio di ognuno. |