Le costellazioni dello zodiaco in alchimia /4

AlchimiaBilancia – Scorpione – Sagittario

Nel nostro esame dei bassorilievi della cattedrale gotica di Notre Dame de Paris eravamo giunti al segno della Vergine, in prossimità dell’entrata. Ora dovremo di nuovo allontanarci e ricominciare il cammino dalla parte opposta del portale, per esaminare i due bassorilievi che si riferiscono alla Bilancia. Muoveremo quindi di nuovo verso l’entrata della cattedrale, man mano che prenderemo in esame i segni successivi.

Le costellazioni dello zodiaco in alchimia /4

di Alessandro Orlandi

Nel nostro esame dei bassorilievi della cattedrale gotica di Notre Dame de Paris eravamo giunti al segno della Vergine, in prossimità dell’entrata. Ora dovremo di nuovo allontanarci e ricominciare il cammino dalla parte opposta del portale, per esaminare i due bassorilievi che si riferiscono alla Bilancia. Muoveremo quindi di nuovo verso l’entrata della cattedrale, man mano che prenderemo in esame i segni successivi. Come è avvenuto per i primi sei segni dello zodiaco, anche la seconda serie di sei segni è preceduta da due bassorilievi “fuori opera”, che riassumono il senso del percorso che attende l’adepto. Il primo raffigura Abramo (cfr. fig. 16) in procinto di sacrificare suo figlio Isacco, mentre un angelo gli ferma la mano. Il secondo (cfr. fig. 17) ci mostra Nimrod davanti alla Torre di Babele, raffigurato nell’atto di lanciare un giavellotto verso il sole. Il primo bassorilievo ci dice che l’alchimista deve sacrificare all’opera tutto se stesso, la carne della sua carne, così come un padre sacrificherebbe un figlio a Dio, ogni volizione diretta verso l’esterno, ogni forma-pensiero. Il secondo ci mostra come l’alchimista debba difendere l’athanor respingendo come avverso alla sua Opera tutto ciò che provenga dal “sole esteriore”. Anche le cose che prima venerava, in quanto oggetti o entità esteriori, devono ora essere respinte e rigettate.

Fig.16 e 17

Bilancia

La sostanza che si cerca è come la sostanza da cui la si vuole ottenere. Nulla di estraneo entra nella nostra Opera, essa non ammette e non riceve nulla che provenga da altrove”

Huginus a Barma, Il Regno di Saturno trasformato in oro

“Nei giorni in cui Eva si trovava in Adamo la morte non c’era; la morte sopravvenne allorché Eva fu separata da lui. Se rientra in lui, se egli la prende in sé, la morte non ci sarà più”.

Vangelo gnostico di Filippo

“Il mentale deve essere raffrenato nel cuore fintanto che non giunga alla distruzione; questa è la conoscenza, questa è la liberazione; tutto il resto non è che prolissità libresca… Colui la cui mente è così assorta come acqua in acqua, fuoco in fuoco, etere in etere, costui è completamente emancipato. La mente è per i mortali la sola causa di vincolo e liberazione; se aderisce agli oggetti dei sensi lo è di vincolo. Quando essa è vuota da ogni oggetto, la si chiama liberazione”.

Maitreya Upanisad, VI, 3

L’inizio del segno zodiacale della Bilancia coincide con l’equinozio di autunno, con il momento dell’anno in cui il tempo destinato alle ore di buio supera il tempo destinato alle ore di luce. Questo elementare dato di fatto, legato al cammino apparente del sole nel cielo e al volgere delle stagioni, è suscettibile di due diverse interpretazioni. Ricordiamo che, parlando del segno zodiacale del Leone, abbiamo tracciato una divaricazione tra il significato profano di quel segno e quello ermetico. Questa divaricazione si amplifica e diviene decisiva nel segno della Bilancia. Se infatti, si segue il nostro viaggiatore, il raggio di sole ermetico, senza che l’”artificio” alchemico gli sia stato applicato nei segni del Leone e del Cancro, potremo attribuire al fenomeno astronomico dell’equinozio autunnale il suo significato abituale: superato il culmine delle ore destinate alla luce nel Cancro, per la legge di enantiodromia nei segni del Leone e della Vergine le ore destinate all’oscurità avranno guadagnato lentamente terreno ed ora, nel segno della Bilancia, supereranno quelle destinate alla luce. Questo stato di cose ci indurrà ad associare alla Bilancia una serie di fenomeni naturali quali il tramonto, il declino cui sono destinate tutte le cose, ma anche il punto in cui le nostre energie disperse nel mondo sotto forma di proiezioni sono diventate più forti, più potenti di quelle che conserviamo dentro di noi come “umido radicale”. Da questo punto di vista si comprende allora per quale motivo la Bilancia venga associata al rapporto con l’esterno, con gli altri, con coloro che nel corso della nostra vita scegliamo come nostri partner. Se, invece, quel viaggiatore solare ha animato la Terra Vergine, attivando lo Specchio dell’Arte, il segno della Bilancia ci indicherà l’ingresso dell’adepto in una nuova dimensione dell’essere, l’inizio della seconda parte dell’Opus alchemicum, per dirla con l’alchimista Ireneo Filalete, l’ingresso al palazzo chiuso del Re. Il viandante ora sa che gli ostacoli che sbarrano la strada dell’uomo impedendogli di conseguire ciò che egli crede di volere non sono altro che il riflesso della sua ignoranza di se stesso. Il mondo è uno specchio fedele nel quale gli Dei che non abbiamo saputo riconoscere ci appaiono come mendicanti cenciosi. Nel segno della Bilancia si rende manifesta all’uomo di conoscenza la sua “anima esterna”, la parte di lui che, consciamente o inconsciamente, egli ha vincolato a ciò che lo circonda. Si tratta della massima espressione del potere di Venere: legare la luce e il calore del senso alle forme del mondo. È ancora in questo segno che manifesta il problema di conciliare il matrimonio esteriore con quello interiore, del sapere ciò che l’amore o l’odio per entità esterne muove e trasforma al nostro interno. La Bilancia simboleggia l’incontro di ogni essere con ciò che gli corrisponde all’esterno, se poi da questo incontro scaturirà un rapporto armonioso oppure un aspro scontro, questo dipenderà dal suo grado di consapevolezza. Altri insegnamenti a proposito della Bilancia si potrebbero trarre dal mito riferito da Platone nel Convivio, in cui si narra che all’inizio dei tempi gli uomini avevano forma sferica ed erano esseri completi, che furono tagliati ciascuno in due metà separate e che, da allora, ogni metà cerca disperatamente il suo complemento… La simbologia di questo segno è anche collegata con la capacità dell’artista di cogliere il nesso tra la totalità e una sua parte, il carattere di un uomo attraverso un trascurabile dettaglio del suo comportamento. Questa straordinaria capacità di “vedere” propria degli esteti consente loro di percepire la disarmonia, il segno della negatività e della discordia al loro primo manifestarsi, di pesare la piuma leggera come se già fosse il pesante macigno che essa preannuncia. Infine a questo segno viene associata la capacità di comporre i contrasti, di cercare una via di mediazione tra gli opposti.

Prendiamo ora in esame i due bassorilievi che si riferiscono alla Bilancia.

Fig. 18 e 19 [1]

Nel bassorilievo superiore è raffigurata una donna seduta che reca nel cartiglio un athanor (ormai quasi completamente abraso) e ha nella mano destra una pietra su cui concentra tutta la sua attenzione. Ad Amiens nel cartiglio ci sono una corona e un albero e la donna ha in mano una testa di bue. A Chartes nel cartiglio c’è una corona e la donna stringe in mano uno scettro.

Nel bassorilievo inferiore (lo stesso con piccole differenze a Notre Dame, Chartres ed Amiens) un uomo sta per varcare la porta di un palazzo. A terra giacciono un paio di scarpe ed un mantello.

Qual è il palazzo misterioso nel quale l’adepto sta per entrare? Se, come abbiamo detto fin qui, la Bilancia rappresenta le forme esteriori “interiorizzate”, l’entrata nel palazzo prefigura l’acquisizione della capacità di percepire gli aspetti “sottili” della realtà e di interagire con essi. La Pietra che nel bassorilievo superiore la donna stringe in mano può esercitare il suo potere sul mondo. La corona, o lo scettro, così come l’albero della vita, presenti nei bassorilievi di Amiens e Chartres, significano che la prima Opera è stata portata a termine e che l’alchimista, impadronitosi di mercurio, zolfo e sale, può dare inizio alla cottura del “compost”. Per ciò che riguarda la testa di Bue, nella simbologia medievale era collegata alla colonna Joakim del Tempio di Salomone, ossia alla stabilità, al bianco, alla Luna. Fulcanelli fa anche notare che molti autori sostengono che l’Opera debba iniziare sotto il segno del Toro per indicare che la prima Opera al bianco dev’essere già stata portata a termine e la Pietra dev’essere stabile (concordemente col fatto che in astrologia la Luna è esaltata in Toro). La testa di Bue indica quindi qui che la prima Opera, al bianco, è compiuta e che le sei coppie di bassorilievi che ci accingiamo ad esaminare si riferiscono alla seconda Opera, al rosso, il cui scopo è rendere attiva la Pietra, conferirle la Forza. Infatti questa seconda serie si chiude con il sesto bassorilievo superiore che raffigura un leone, emblema dell’altra colonna del Tempio di Salomone, Boaz, la Forza, legata al color rosso e al Sole. Leone e Toro sormontano, tra l’altro, i due pilastri dell’entrata del portale occidentale di Chartres, essotericamente simboli degli evangelisti Luca e Marco. Le due colonne del Tempio di Salomone raffiguravano quindi, rispettivamente, la realizzazione della prima e della seconda Opera, Stabilità e Forza, che sorreggono l’entrata del Tempio interiore. Fulcanelli descrisse il personaggio che sta per varcare la porta del palazzo come l’Adepto pronto a varcare la porta del Palazzo Misterioso (il Mondo) “dopo la scoperta dell’agente che opera il reincrudimento, rianima le corporificazioni e rende vivi i metalli morti”. Dice anche che quel personaggio era anticamente colorato in verde e rappresentava il solvente, mentre il Palazzo era colorato in rosso. Le scarpe ed il mantello che l’uomo depone all’entrata sembrano indicare che, per essere ammesso all’interno, egli deve deporre la sua personalità profana, le vesti di cui si rivestiva e che lo rendevano riconoscibile all’esterno, l’identità sociale, e le scarpe, il veicolo che lo guidava verso méte terrene nella vita precedente il momento dell’iniziazione, della realizzazione della prima Opera. La cottura del “compost” nel vaso ermetico è dunque preceduta da una morte iniziatica, da una rinuncia totale alla propria identità profana.

Scorpione

“Ciò che uccide la vita non muore, ciò che dà la vita, non vive”

Chuang Tzu

“Ma non devi considerare ciò solo rispetto agli uomini, se vuoi apprendere più facilmente; ma anche rispetto agli animali e alle piante; e universalmente di tutte le cose che abbiano generazione si deve vedere se ciascuna non si generi che dal contrario suo, poniamo che ci sia: il bello per esempio è contrario al brutto, il giusto all’iniquo; oh ce n’è tanti contrarii! Consideriamo dunque se tutto ciò che ha un contrario non si generi che da quello… Ora parlami anche tu similmente della vita e della morte: non dici che essere morto è contrario a esser vivo?
– Io sì.
– E che nasce uno dall’altro?
– Sì.
– Che è, dunque, quel che nasce dal vivo?
– Il morto.
– E dal morto?
– E l’altro: – Il vivo, non si può non convenirne. Dunque, o Cebete, dai morti nascono i vivi.”

Platone – Fedone – XV e XVI

“Una natura si delizia di un’altra natura, una natura conquista un’altra natura, una natura domina un’altra natura”.

Papiro di Ostane

Nel simbolismo del segno dello Scorpione è celato il segreto che la Natura custodisce più gelosamente: quello della morte e della generazione. Abbiamo visto che, nel segno della Bilancia l’uomo viene messo di fronte alla sua “anima esterna”. Se poi questo confronto è destinato a tradursi in un matrimonio iniziatico o in un matrimonio “profano”, questo dipenderà dalla consapevolezza acquisita nei segni precedenti. Nello Scorpione si verifica un fenomeno che ha più la parvenza di un miracolo che di un accadimento ordinario: la luce, l’energia, l’attenzione che irradiava dall’Io si risveglia nel mondo circostante, in tutto ciò che era stato precedentemente oggetto di proiezione e di investimento emotivo, nell’”anima esterna”, nelle forme-pensiero solidificate nel percorso precedente, fino a diventare luce, energia, attenzione di ciò che si trova al di fuori dell’Io.

È ciò che accade ad una donna incinta mentre prende forma l’embrione che cresce nel suo ventre.

Il senso di identità trasmigra da “qui” a “li”, dalla fonte agli oggetti delle proiezioni, dalla parte cosciente dell’uomo al suo corpo di sogno o Doppio, dalle intenzioni alle azioni, dall’amante alla persona amata. Concordemente con ciò lo Scorpione viene messo in relazione con la capacità di influenzare o plagiare il prossimo, con le eredità di ogni genere, con il sesso in quanto attività generatrice, con la forza creatrice degli artisti e di coloro che sanno infondere “vita propria” alle loro opere, con l’Ombra, il lato notturno che accompagna ogni uomo, con la capacità di stabilire un contatto col mondo dei morti, con l’Occultismo e le facoltà paranormali. Infine, ciò che più ci interessa, con la possibilità di animare le forme-pensiero con le nostre energie. È considerato la dimora notturna del pianeta Marte. Nello Scorpione l’energia vitale, il raggio solare che stiamo inseguendo nel suo viaggio attraverso lo Zodiaco, fluisce verso l’esterno, verso l’Altro.

Il segno è quindi legato anche alla morte, alla disgregazione, alla putrefazione, all’autodistruzione.

Qui si amplia il solco tra l’interpretazione “iniziatica” e quella “profana” dei segni dello zodiaco. Immaginiamo di attraversare Cancro, Leone, Vergine e Bilancia mettendo in atto l’artificio di cui abbiamo parlato in precedenza, cioè l’”inversione” tra Cancro e Leone e il riconoscimento delle proprie proiezioni. La trasformazione scorpionica consisterà allora in una vera e propria iniziazione, simile a quella che devono subire gli sciamani prima di acquisire i loro poteri, smembrati in mille pezzi, dilaniati negli oggetti delle proiezioni e poi magicamente ricostituiti e rinati a nuova vita, caratterizzata dall’acquisizione del Doppio, della parte di loro che giace smembrata nel mondo, mero supporto, “attaccapanni” delle proiezioni. Non parliamo qui, evidentemente, del concetto psicanalitico del termine “proiezione”, ma siamo invece immersi nel pensiero magico, nella convinzione che esista una legame energetico reale tra l’uomo e la sua “anima esterna”. [2]

Nell’interpretazione “profana” del segno questa esperienza di smembramento sarà una vera e propria esperienza di morte, un “risvegliarsi” e rispecchiarsi negli oggetti delle proiezioni senza riconoscere se stessi, il che equivale a tentare di ricomporre il proprio volto mentre si riflette nei frammenti di uno specchio rotto in mille pezzi. Nella interpretazione “iniziatica” del segno la purtrefazione e lo smembramento assumono, invece, il significato di una purificazione, di una separazione alchemica della parte nobile dell’uomo da quella immonda e destinata a perire. La reintegrazione successiva è una resurrezione, una rigenerazione dalla quale l’uomo esce con la consapevolezza che l’intero universo giace addormentato nelle profondità del suo cuore.

Veniamo ora ai bassorilievi di Notre Dame e delle altre cattedrali gotiche.

A Notre Dame e a Chartres il bassorilievo superiore ci mostra una donna che reca nel cartiglio un grifone alato, ad Amiens nel cartiglio è raffigurato un dromedario.

Nel bassorilievo inferiore, invece, a Notre Dame un uomo incontra un re incoronato, a Chartres una immagine simile ci mostra l’incontro tra un uomo e una figura in vesti regali, raffigurati mentre uno dei due consegna qualcosa all’altro. Ad Amiens un uomo sembra chiedere consiglio a un alto prelato. [3]

Fig. 20 e 21

Il dromedario è quell’animale che può fare molta strada e attraversare il deserto senza mai aver bisogno di bere acqua. Questo ci indica cosa attende l’adepto, l’alchimista. In questa fase del lavoro di cottura del compost, il riferimento alla siccità significa che bisogna trovare la forza di continuare il lavoro senza aver bisogno di rispecchiarsi all’esterno, senza ricercare conferma dei risultati ottenuti (e questo corrisponde alla chiusura ermetica del Vaso alchemico di cui parlano i testi e, dal punto di vista sociale, a quell’”attraversamento del deserto” che fa parte di ogni percorso iniziatico). Fulcanelli interpreta il grifone come emblema dell’unione tra fisso e volatile, della congiunzione tra lo Zolfo e il Mercurio e riconosce nell’immagine sottostante la rianimazione del Mercurio e il lento scioglimento dell’Oro filosofico. Infatti una delle due figure viene interpretata come “il vecchio”, cioè, appunto, Mercurio, e l’altra, il Re, raffigura lo Zolfo che deve incontrarsi col Mercurio per conferirgli la fissità e “fermare” le sue qualità prodigiose. Tenendo presente ciò che abbiamo detto sullo Scorpione, uno dei significati possibili che il Mercurio può assumere è quello di raffigurare il nostro Doppio energetico, che da smembrato e volatile che era, si unifica e diviene consapevole di se stesso.

Il dono che lo Zolfo dà al Mercurio è allora la capacità di vedere l’aspetto sottile delle cose, un intero universo, invisibile al profano, che si dispiega davanti agli occhi stupefatti dell’iniziato.

Sagittario

“Se, elevato lo sguardo, si considerano con intelligenza i segni del Cielo e, abbassando lo sguardo si indagano i tratti della Terra, si conoscono i rapporti dello scuro e del chiaro. Risalendo fino agli inizi e perseguendo le cose fino alla fine, si conoscono le dottrine di nascita e morte. L’unione di seme e forza opera le cose, la dipartita dell’anima produce l’alterazione: da questo si conosce lo stato degli spiriti che se ne vanno e di quelli che se ne ritornano. Divenendo con questo l’uomo simile al Cielo e alla Terra, egli non entra in contrasto con essi. La sua saggezza comprende tutte le cose ed il suo senso ordina il mondo intero. […] Egli gode del cielo e conosce il destino, per questo è libero da preoccupazioni. Egli si accontenta della sua situazione ed è genuino nella sua benignità. Per questo egli è capace di esercitare amore.”

I Ching, Ta Ciuann (Il Grande Trattato) cap. IV

“Egli si discioglie dalla sua schiera. Sublime salute” Mediante dissolvimento segue accumulazione. Questa è una cosa alla quale la gente comune non pensa.”

I Ching, 59, La Dissoluzione, linea mutevole

“Colui il quale ciò conosce, costui conosce tutto: tutte le direzioni dello spazio gli portano il loro tributo. Egli si riconosce identico al cosmo: questa è la condizione pratica – questa è la condizione pratica”.

Chandoghia Upanishad, II, XXI, 4

 

Nei segni della Bilancia e dello Scorpione abbiamo visto come possa esistere una putrefazione “profana”, che conduce il principio di identità a frammentarsi come le gocce del mercurio tra gli oggetti delle proiezioni e che esiste anche una putrefazione “iniziatica”. Quest’ultima, attraverso uno smembramento e una rinascita, rianima il Doppio, il corpo sottile che giaceva inconsapevole di sé, disperso nel mondo come il corpo di Osiride dopo che Seth lo disperse, dopo averlo smembrato in quattordici pezzi.

Nel segno del Sagittario questo “bambino filosofico” si sviluppa come un essere indipendente, che deve stabilire un suo rapporto con l’universo che lo circonda. Si tratta di uno stato di cose molto simile, speculare, a quello già visto nel segno dei Gemelli: in quel caso si trattava di differenziarsi stabilendo delle categorie di interpretazione necessarie per discriminare le coppie di opposti e paragonare le cose tra loro, stabilendo così una “soggettività”, un modo individuale di percepire se stessi in relazione al mondo e il mondo in relazione a se stessi.

Nel Sagittario, invece, interno ed esterno si sono dissolti. Il Bambino Filosofico, il Doppio rianimato nel segno dello Scorpione, deve riorganizzare il caos secondo l’Ordine Cosmico e lasciare che ogni sua parte venga afferrata da ciò che le corrisponde. Egli è chiamato a scorgere la legge invisibile scritta nel cosmo e nei ritmi della Natura e su quella legge modellare se stesso.

Così come tante piccole azioni contribuiscono a formare un grande effetto visibile, molteplici gocce d’acqua costituiscono il corso di un fiume e innumerevoli particelle d’aria possono dare vita a un vento impetuoso, ogni archetipo, ogni principio generale, si manifesta attraverso le sue mille esemplificazioni. Così per afferrare l’archetipo della nascita e quello della morte nella loro numinosità, mentre si manifestano in modo impersonale nel mondo attraverso le leggi della Natura, sarà stato prima necessario sperimentare molte piccole nascite e molte piccole morti nostre “personali”, prendendo coscienza del ciclo vitale delle nostre proiezioni. Un archetipo può quindi prendere vita e “discendere” in noi solo dopo molte sue concrete manifestazioni. L’ascesa verso gli archetipi, verso la realizzazione spirituale, verso i contenuti non individuali del Sé, può dunque avvenire in un solo modo: attraverso una discesa totale e incondizionata nelle dimensioni più materiali e concrete della nostra esistenza. Per sapere cos’è un fiume bisogna sperimentare alcune delle gocce d’acqua che lo costituiscono, per vivere l’Amore Mistico bisogna aver prima amato con passione e conosciuto il trasporto dei sensi e la sofferenza della fine, la vera nobiltà d’animo appartiene solo a chi abbia sperimentato e riconosciuto in se stesso le pulsioni più basse ed animali.

La via per riconoscere le “direzioni universali” ed obbedire alla Legge inscritta nel loro ordito è duplice ed ambigua, apparentemente contraddittoria: occorre attraversare l’aspetto più materiale e concreto dell’esistenza proprio per poter giungere all’essenza spirituale di cui parlano il mistico, il filosofo e l’illuminato. È per questo motivo che il Sagittario viene rappresentato con l’immagine di un Centauro, metà uomo e metà animale, legato sia alla Terra che al Cielo, nell’atto di scagliare una freccia verso l’alto. Egli è chiamato ad armonizzare, ad integrare la sua parte celeste e spirituale con quella bestiale e terrestre, perché ognuna di queste due nature è legata intimamente all’altra e la rende possibile. Per questi motivi al segno del Sagittario vengono associati il misticismo e la religione (da religo – legare insieme), la filosofia, la legge e la morale, i viaggi, fisici o mentali, verso ciò che è lontano.[4] Dal punto di vista della concatenazione tra cause ed effetti si può anche dire che nel Sagittario gli effetti delle azioni individuali si collegano a quelli delle azioni collettive, ciò che accade quando un singolo voto contribuisce ad eleggere un deputato. Così le forme-pensiero individuali sono sospinte verso le forme-pensiero collettive che loro corrispondono, frutto della interazione tra molte persone. Si tratta dei cosiddetti “eggregori”. Se la costellazione simbolica di cui stiamo parlando è il frutto di un cammino inconsapevole, se tra Cancro e Leone non è stato messo in atto l’”artificio” di cui abbiamo parlato, allora sarà l’Ombra racchiusa negli oggetti delle proiezioni a misurarsi con le direzioni universali e gli effetti saranno mania di grandezza, ipertrofia dell’io, esagerazione ed iperbole, autoritarismo, presunzione, generalizzazioni affrettate e giudizi non meditati e non richiesti su questioni poco conosciute, acquiescenza verso i pregiudizi del proprio ambiente, scambiati per Norme Universali. L’uomo sarà vissuto dalle forme-pensiero anziché viverle consapevolmente e si metterà inconsapevolmente al servizio degli eggregori da esse generati.

Veniamo ora alla fase alchemica indicata dai due bassorilievi che corrispondono a questo segno zodiacale. Nelle tre cattedrali di Notre Dame, di Amiens e di Chartres il primo bassorilievo rappresenta una donna che reca nel cartiglio un ramo di quercia (o di ulivo). A Notre Dame la donna stringe anche un pezzetto di legno, una doga, nell’altra mano. Nel secondo bassorilievo a Notre Dame sono raffigurati due fanciulli che lottano tra di loro e lasciano cadere un vaso e una pietra. Ad Amiens un uomo e una donna lottano e lasciano cadere, rispettivamente, un vaso (o forse un sacchetto) e un fuso con una conocchia. Infine, a Chartres, un uomo e una donna lottano lasciando cadere un vaso e una pietra e dietro le spalle della donna si intravedono un fuso e una conocchia. [5]

Fulcanelli interpreta sia il ramo che la doga come provenienti da una quercia e sostiene che qui si tratta della costruzione del Vaso filosofico, che Flamel paragonava all’impresa di Cadmo, che inchiodò il serpente Pitone (il serpente delle “direzioni individuali” dell’anima!) ad una quercia, e che molti autori paragonano alla rianimazione del tronco disseccato di una vecchia quercia.

Fig. 22 e 23

Qui l’esistenza individuale si scontra con il Nomos, con la Legge Divina, nella misteriosa interazione che si è stabilita tra l’Io e il suo Doppio. Toccando il centro di sé l’uomo viene a contatto con l’Anima Mundi, trova in se stesso l’eco delle cose più vicine e delle galassie più lontane. Da questo conflitto e dalla successiva integrazione tra Io e Doppio, l’alchimista ottiene simultaneamente il Vaso e la Pietra che gli serviranno per portare a termine la seconda Opera. Nella figura di destra i due fanciulli lasciano effettivamente cadere un vaso e una pietra. A proposito di questo bassorilievo Fulcanelli parla di “azione dell’acqua pontica sulla rozza materia e realizzazione del mercurio animato”, cioè della costruzione di un Vaso capace di contenere la natura paradossale che ora la Pietra ha acquisito. Il fuso e la conocchia ci riconducono invece alle figure mitologiche delle Moire e delle Parche, [6] le dee che secondo i greci filavano il destino degli uomini. Che l’alchimista entri qui in contatto con le forze che forgiano il destino?

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Note

1. La virtù rappresentata è qui la Perseveranza, il vizio l’Incostanza. La figura inferiore viene interpretata come un monaco che lascia il convento. (^ torna al testo)

2. Per approfondire questo concetto cfr. James Frazer, “Il ramo d’oro”. Ho sviluppato questa idea in Dioniso nei frammenti dello specchio, op. cit., cap. IV, L’anima esterna: la musica e il mondo alla rovescia. (^ torna al testo)

3. La virtù rappresentata è qui la sottomissione, il vizio la ribellione (l’incontro con il re o con il prelato viene interpretato come una ribellione all’autorità). (^ torna al testo)

4. Il Sagittario è anche la dimora diurna di Giove, il pianeta che governa i processi di integrazione e ampliamento della coscienza. Quello di poter scorgere e seguire la sua stella è forse l’unico vero dono che ogni Viandante riceve sin dall’inizio del suo viaggio su questa terra. (^ torna al testo)

5. Qui la virtù rappresentata è la concordia (il ramo in tal caso viene interpretato come un ramo di ulivo) e il vizio è la discordia. (^ torna al testo)

6. Le stesse dee che indicarono a Perseo la Via per giungere alla caverna segreta ove si celavano Medusa e le sue sorelle. (^ torna al testo)

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