Il Viaggio attraverso la Grande Opera /2.1

MassoneriaLa costituzione nei Commentari esoterici del linguaggio Minore e del linguaggio Maggiore – La Personalità, l’Ego e la Triade

E’ stato detto, in ogni antico paese avente il diritto di chiamarsi civile, una Dottrina esoterica, un sistema denominato Saggezza e coloro che si dedicarono al suo studio ed al suo insegnamento furono dapprima chiamati Saggi. Pitagora chiamò questo sistema: Gnosi o Conoscenza delle cose che esistono.

Il Viaggio attraverso la Grande Opera /2.1

di Athos A. Altomonte

La costituzione nei Commentari esoterici del linguaggio Minore e del linguaggio Maggiore

L’introduzione al concetto di «linguaggio formale » è già stata esposta in un articolo pubblicato su Esonet.it dal titolo Evoluzione del linguaggio formale, che suggeriamo al lettore come prologo a questo capitolo.

Da un Commentario esoterico :

«…esisteva, ci è stato detto, in ogni antico paese avente il diritto di chiamarsi civile, una Dottrina esoterica, un sistema denominato Saggezza e coloro che si dedicarono al suo studio ed al suo insegnamento furono dapprima chiamati Saggi. Pitagora chiamò questo sistema: Gnosi o Conoscenza delle cose che esistono. Sotto la nobile denominazione di Saggezza, gli antichi maestri e saggi dell’India, i magi di Persia e di Babilonia, gli Hierophanti d’Egitto e d’Arabia, i veggenti ed i profeti d’Israele, come i filosofi greci e dell’Occidente, riunirono tutte le conoscenze che ritenevano essenzialmente divine e ne classificarono una parte, quella da trattenere tra loro, come esoterica e l’altra parte, quella da elargire, come essoterica ».

Si costituì così, la Tradizione dell’Ordinamento iniziatico nei Catechismi Maggiori e in quelli Minori.

Il «sapere » della Tradizione, dopo aver superato il filtro iniziatico d el «riconoscendo sarai riconosciuto », viene di norma trasmessa, da Iniziato a iniziato, solo oralmente, con quel metodo sottile e personale che, nei Misteri viene detto «le labbra all’orecchio e la parola sull’alito».

Eccezione alla Regola, sono le espressioni maturate negli ideogrammi (detti anche Hierogrammi, da Hierofante, Iniziatore), i contenuti (sintetici) dei Simboli. I Simboli arcaici della Tradizione che espongono universalmente quell a che, oggi, viene chiamata «la Grande Opera », non sono davvero molti, e tutti i susseguenti, furono il frutto di scomposizioni sempre più relative, operate dalle gerarchie minori degli iniziati, per trasmettersi quei significati, a livelli sempre meno sintetici ed in termini sempre più prolissi, ma accessibili alle loro capacità.

Tra i principali simboli arcaici alcuni sono stati raccolti e pubblicati nell’articolo: Esempi di linguaggio ermetico-simbolico.

Con l’avvento dei linguaggi pittorici (nella cultura popolare eredi degli ideogrammi), seguiti nella loro evoluzione da quelli letterali, furono dimenticati gli ideogrammi (oggi sono chiamati simboli-pensiero) ed allora i simboli divennero muti ed osservati solo nella loro forma esteriore. Non si deve mai dimenticare che nel simbolo, la geometria degli spazi interni è riducibile a Numero – «il Numero è l’Anima della Forma» – ed il Numero in Suono.

Anche la “trasmissione orale” ha continuato la sua opera, consentendo non solo di mantenere integro il patrimonio iniziatico (dell’Umanità), ma di svilupparlo considerevolmente. Arricchendolo con l’apporto offerto dal lavoro congiunto dei Membri delle (7) Scuole iniziatiche, sorte per sopperire con il loro Insegnamento, alle divergenze che nascono dai diversi linguaggi della mente (inferiore) dell’uomo. La via che conduce all’iniziazione è considerata settuplice ma in realtà è una sola. Sette sono le colorazioni di massima della mente umana per i sette livelli, da fisico a monadico, contenuti nell’Uomo. Sette, allora, saranno le sue interpretazioni della Realtà, come sette dovranno essere i Sentieri che lo riconducono alla sintesi Una, d’una visione universale.

Nell’ordinamento iniziatico, sorse l’abitudine di rivolgersi all’immaginario dell’uomo comune, con termini che evocavano immagini pittoriche di facile lettura.

L’esperienza aveva ormai insegnato che il metodo più efficace per impressionare delle menti istintive, con concetti di cui rimanesse poi il ricordo, era l’uso del “mito meraviglioso” e del “mito drammatico” trasmessi attraverso i linguaggi figurati. Questi linguaggi vennero usati per illustrare concretamente episodi comuni ad ogni Psiche umana, ma che rimanevano normalmente inavvertiti al livello della sua mente istintuale. Ad esempio, la sfera dell’effimero, del mutevole e dell’irragionevole, venne indicata a quegli uomini con il termine di Mondo di Chaos o, ancor meglio, Acque del Mare di Chaos. Questo termine ancora oggi colpisce, più di altri, l’immaginario del giovane iniziato, che può percepire così, epidermicamente, la sensazione di movimento, fluttuante ed instabile, di chi si altalena tra posizioni di giudizio ed ideologie conflittuali ed emotivamente poco evolute.

La Personalità, l’Ego e la Triade

L’uomo, con la coscienza ancora immersa in questo fluido mondo di sensazioni, è ancora sottoposto al dominio emotivo di quella parte di mente, che interagisce con l’istinto della sua forma-animale. Questo livello di sensazioni è chiamato dagli esoteristi astrale ed esprime un habitat d’emotività oscura ed instabile, che lo rende incapace di discriminare*, considerando ciò dal “punto di vista” dell’Ego.

Il Libero Arbitrio nell’uomo in questo momento evolutivo, si esprime fortemente limitato da tutte le colorazioni emotive (astrali), che sorgono per la sua intensa coesistenza con gli istinti della propria forma-animale. Allora, e sino al completo sviluppo della parte alta di Psiche nella coscienza ordinaria (di veglia) della Personalità, quello è chiamato il (piccolo) Libero Arbitrio.

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* Disciminazione – I Commentari esoterici indicano la capacità di poter discriminare, come un segno distintivo dell’Iniziato. Questa facoltà è legata alla comprensione della Legge di Discriminazione.

Ecco al riguardo tre commenti significativi: «…la discriminazione è una facoltà della mente concreta che esercita i corpi inferiori a discernere fra illusione e realtà, fra Sé e non-sé. Segue un periodo, che occorre superare, in cui l’attenzione dell’Ego è necessariamente accentrata sul sé minore e sui suoi veicoli, e allora le vibrazioni della Triade, le Leggi dell’evoluzione macrocosmica e il controllo da esercitare sul fuoco a servizio del divino, sono temporaneamente negletti. Quando si sa distinguere di colpo la verità in ciò che si vede e scegliere la realtà in modo automatico, si impara l’azione gaudiosa e si apre la via della beatitudine. Allora l’occultismo diventa possibile, poiché la mente concreta ha servito il suo scopo, ed è ora non il padrone, non il carceriere, ma lo strumento e l’interprete».

«È opportuno soffermarsi sulla discriminazione, primo mezzo di liberazione. Basata sulla realizzazione della dualità essenziale della natura, considerata come generata dall’unione dei due poli dell’Assoluto-spirito e della materia, la discriminazione è dapprima un atteggiamento mentale, da coltivare assiduamente. La premessa del dualismo è accettata come base logica per il lavoro ulteriore e la teoria deve essere controllata e verificata. L’Apprendista assume l’attitudine del polo superiore (lo spirito, che si manifesta come anima o guida interiore) e negli eventi quotidiani discrimina tra forma e vita, fra corpo e anima, fra manifestazione inferiore (fisica, emotiva e mentale) e Sè reale, che ne è la causa…»

(Il gusto) «Egli poi finalmente gusta e discrimina, poiché il gusto è il grande senso che comincia a predominare durante il processo discriminatorio, che ha luogo quando la natura illusoria della materia è in via di essere compresa. La discriminazione è il processo educativo cui il Sé si assoggetta nel processo di sviluppare l’intuizione, facoltà con la quale il Sé riconosce la propria essenza in, e sotto tutte le forme. La discriminazione riguarda la dualità della natura, il Sé ed il non-sé, ed è il mezzo per distinguerli nel processo di astrazione. L’intuizione riguarda l’unità (la sintesi) ed è la capacità del Sé di venire in contatto con altri sé, non una facoltà con cui entrare in contatto con il non-sé».
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L’istinto, sorto per esaudire le pulsioni, le necessità e i desideri elementari della materia-forma-animale, è riuscito a sviluppare una propria determinazione “intelligente” condensandosi in quella sfera emotiva chiamata astralità.

Attraverso questa sfera di coscienza relativa, che scopriremo nell’Albero Sephirotico effondersi dalla Sephirà di Malkuth (Elemento Terra, il Mondo fisico), si è potuto affermare il moto di vita della materia verso l’esterno. Con un moto attrattivo e repulsivo, che si manifesta nell’apparenza d’un profondo e spesso cieco egocentrismo individuale, la vita della materia comunica interattivamente con i mondi esterni sino a costituire, reciprocamente, i mondi di sensazione in tutte le forme ed in ogni Regno di Natura.

Nel  Regno Umano questo strumento si è dimostrato insuperabile per realizzare l’emancipazione e l’esteriorizzazione del sé inferiore (la Personalità). Elemento del tutto proteso verso la concretizzazione della propria emotività. In questa fase, con le risposte ottenute ai suoi stessi stimoli, il sè personale forma quel “corpo” psichico chiamato mente inferiore (fisico-concreta) o mente soggettiva.

Questa fase evolutiva per la Personalità, profondamente fisiologica ed egocentrica, è necessaria perch‘essa ottenga il predominio sugli elementi fisici ed emotivi del proprio veicolo.

Diversamente, per il Sé o Ego, questa fase ( come vedremo nel capitolo “Ordo ab Chao”) procede, dall’oscurità di Chaos.

Poiché la Personalità lentamente si rigenera, ricevendo “dall’alto” la spinta continua d’un onda emotiva d’ordine superiore, essa considera questa fase certamente evolutiva, ma la Triade* soffre questa fase di individualizzazione nell‘Opera personale, anche se temporanea,come un sacrificio ed una involuzione di parte di sé. Inoltre, comporta l’incognita d’un investimento energetico a favore d’una Personalità che, essendo sino al suo adombramento un elemento fortemente soggettivo ed indisciplinato, avviene sempre “a scatola chiusa”.

L’Opera personale comporta per ogni Sé, l’anticipare nei preliminari del Progetto individuale d‘ogni singola sfera d’uomo, una parte del proprio corpo sovramundano. Questo atto di sacrifizio, per il bene dell’Umanità, viene tradotto dalla simbologia tradizionale con lo psicodramma iniziatico della «caduta dello Spirito nella materia che, senza più coscienza della propria vera natura, sale con dolore sulla croce dell’incarnazione a cui viene infisso con i chiodi dei 4 elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco, 4 elementi che concorrono a comporre la Forma dell’uomo)».

Quelle “parti” di Sé che ogni Triade d’uomo, fa discendere nella propria incarnazione è chiamata dagli Iniziati d’Occidente, Psiche; e la capacità di riconoscersi (nel Sé) che man mano essa risveglia nella Personalità a cui è legata, si realizza con un susseguirsi di stadi coscienziali. Quei livelli emotivi, investiti da una sempre maggiore tensione, formano quell’entità coagulante di psichismo inferiore chiamata mente, che, prima appare reattiva all’istinto ed alle necessità della Forma fisica, poi è attratta dal manifestarsi d’una propria sfera inferiore e ragionevole, ed infine reagisce all’autoriconoscimento di quella sfera intuitiva e trans-personale, che è la propria sintesi psichica.

Quelle “parti” di Sé o Psiche sono dette in alcune tradizioni minori «Angeli decaduti» e sino al loro risveglio nelluomo, queste non risponderanno più all’Entità primigenie che vollero emanarle: “i Figli di Dio”**, Monadi od anche “Figli del Padre” o Dyaus Pitar di cui è scritto: «il Padre nel Figlio ed il Figlio nel Padre la cui sposa è la Terra (la Forma e gli elementi che sono le figlie sue)».

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* Triade – Diviene una consuetudine, per il ricercatore, incontrare di sovente, termini diversi per indicare uno stesso elemento. In questo caso esamineremo tre sinonimi: Anima, Corpo animico e Triade.

Con il termine Anima, nella Dottrina Esoterica, s’intende indicare quella “porzione di tessuto energetico” che la Monade proietta di sè stessa nella materia “per animarla”, da qui il termine di “anima”.

Questa, detta anche “vero Sé” o “Ego”, è un elemento energetico di coscienza superiore che lega l’essenza dell’uomo macrocosmico immanifesta (la Monade), a quella dell’uomo microcosmico manifesta nel mondo delle forme (la Personalità o Ego inferiore), creando tra le due sfere di coscienza un baricentro egoico che porti l’inferiore a potersi riconoscere in un solo elemento, chiamato Spirito (della Monade).

Quando l’Anima, elemento percettivo della Monade, viene di volta in volta, retratta dalla materia, la Forma di cui questa si era rivestita, torna, con ogni suo elemento, fisico, eterico e gassoso ai propri “bacini” naturali, ma rivalutati per l’uso che ne è stato fatto da un entità intelligente d’ordine superiore.

Per Corpo animico, va inteso la consolidazione di “quel tessuto energetico” emesso dalla Monade, per l’uso reiterato che se n’è fatto nella materia e per il “sommarsi” in esso, di tutti quegli elementi che – presenze reattive nate nella sintesi di tutte le esperienze mondane – gli provengono dall’attività delle diverse “Personalità”, che s’avvicendano nella sfera inferiore della sua esistenza e, precisamente, quella della Forma. Il Corpo animico, inoltre, contiene quella che potremmo definire “una propria memoria sintetica”, una sorta di mente o Ragion Pura che troviamo, a seconda delle scuole, indicata, tra gli altri, con i termini sinonimi di Corpo Causale o Psiche.

Triade è un termine ermetico, usato per indicare un fattore esoterico di grande importanza per determinare una qualità cosmica dell’Elemento animico. Quello di contenere, riflettendolo, il “Modello Trinitario” di manifestazione. Da questo il termine Triade. Questa infatti contiene e mantiene una triplice forma di manifestazione, usando la medesima chiave di costruzione che, nel Catechismo Minore Mistico, viene detta la SS.Trinità.

I tre Elementi cosmici che si esprimono nella Triade sono, l’Aspetto Volontà (energia dinamica, detto il I Aspetto cosmico, il Padre), l’Aspetto Amore (attrattivo, detto il II Aspetto cosmico, la Grande Madre, lo Spazio che è stato recentemente modificato dalla chiesa d’Occidente nel termine “il Figlio”),§ l’Aspetto Attività Intelligente o Moto (l‘attività intelligente del moto dell’Energia Una. Esso crea infatti la forma ad ogni tipo ed elemento di manifestazione).

Il III Aspetto ci interessa in modo particolare perché, su questo si articola gran parte dell’Opera personale dell’Iniziato. Infatti, questo Aspetto della Trinità cosmica, si riflette nel microcosmo uomo, creando quell’Elemento attivo ed intelligente che conosciamo come Psiche o Corpo della Psiche. Il III Aspetto cosmico è stato da sempre indicato, essendo il risultato o l’effetto della coniugazione tra i primi due Aspetti, come il (loro) Figlio. È scritto in un Commento esoterico che: «il Figlio, non è che la sostanza vergine plasmata. Quindi il Figlio e la Grande Madre non sono che “stati” della stessa Sostanza. Quando si comprende che la Madre è l’immagine riflessa del Padre, si riscopre l’Unità fondamentale della Trinità apparente, manifesta».

§ Aspetto Madre per la Chiesa d’Occidente – Solo recentemente, la chiesa d’Occidente, nel voler cancellare dalla sua dottrina l’elemento femminile e con esso la donna, sostituì il termine di Figlio, alla Grande Madre ed al posto del Figlio installò il concetto di Spirito Santo. Così facendo, si volle affermare anche nel metafisico il paradosso d’un valore politico e cioè, quello della supremazia della Forma (concreta) maschile su quella femminile. Confondendo in una mistificazione clamorosa, l’elemento energetico positivo, dell’Aspetto della Volontà cosmica, detto, per una visione antropomorfica elementare, “il Padre”, con le caratteristiche sessuali maschili della Forma fisica, d’essenza squisitamente animale.
Si potrebbe aggiungere che i vertici di quella Gerarchia non miravano certamente ad una guerra con il sesso, tanto è vero che, in altri momenti, i suoi membri mostravano di gradirlo. Piuttosto, erano interessati a mantenere a sè, alla morte d’ogni principe o gerarca, ogni loro possesso, in titoli, denaro, terreni ed immobili. Dopo 500 anni di crescita politica, fu scatenata dalla chiesa di Roma una nuova dottrina che, tra l’altro (fu cancellato il criterio di reincarnazione, salvando solo quello di – una – rinascita, ripromettendsi di poterlo utilizzare come potere di casta) deleggittimasse la presenza della donna nell’ambito d’ogni potere maschile e (giungendo a negare ch’ella possedesse un’anima) con particolare veemenza in quello del clero (AD. 553 II Concilio di Costantinopoli). In realtà, il vero obiettivo era deleggittimare i figli nati dalla sua unione con i propri membri. Figli che potessero reclamare il trapasso ereditario di titoli e beni. Storicamente è inconfutabile come, ogni qualvolta fu possibile, quei figli invisibili furono riassorbiti da quella stessa Gerarchia e posti in livelli che fossero adeguati alla dignità paterna.
Nacque la regola del celibato.
Non è stato mai possibile trovare a questa regola una vera e concreta ragione teologica. Contraddetta anche dalla lettura intelligente dei Vangeli, questa ragione semplicemente non è mai esistita, nè dentro, nè fuori ai Sacri Testi dell’Umanità. Sono però esistite delle logiche di potere politico e di assi ereditari che, con questa regola, furono salvaguardate. Alla morte d’ogni membro questa regola faceva riconvergere un Potere sempre maggiore ai vertici di quella Gerarchia che, abbandonato ormai l’insegnamento del Suo Primo Maestro, stava costituendo su questa terra un proprio impero.

Un termine che viene molto spesso confuso per un sinonimo dei precedenti è animo.

Animo, anima materiale ed anima mortale, stanno ad indicare il campo delle sensazioni (il Corpo Eterico) e quello delle emozioni (il Corpo Astrale). Queste, sono due aree energetiche dell’habitat psicologico umano che operano interattivamente tra lui ed il mondo esterno. La coscienza dell’uomo non potrebbe percepire nulla di quanto posto all’esterno della propria forma fisica, senza quei due “conduttori”. Questi due campi, si dissolvono contemporaneamente a tutti gli altri elementi aggregati alla forma solida, tornando così, come ogni altro, ai propri “bacini” naturali al compimento di quell’evento che viene chiamato disgregazione o morte del veicolo (della sola forma, perché per gli altri elementi dell’uomo la morte non esiste). Per chi volesse operare un collegamento con gli elementi tradizionali della cultura mistica occidentale, questo campo di sensazione risulta essere il nephesch biblico, spirito mortale «della materia» dell’uomo. Per completare questa nozione si può aggiungere, anche se evidente, che il nephesch o animo altro non sono che, l’essenza reattiva della Personalità.

Possiamo allora semplificare del tutto il concetto affermando che, il nephesh è la Personalità (mortale).

** I Figli di Dio“la Creazione sta bramosamente aspettando la manifestazione dei Figli di Dio” – S. Paolo, romani, VIII 19
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