Calma Interiore – Responsabilità – Saggezza
È possibile pervenire ad un punto in cui nulla di ciò che avviene può turbare la calma interiore; in cui è conosciuta e sperimentata la pace che oltrepassa ogni intendimento, perché la coscienza è centrata nell’Ego, che è la pace stessa, essendo la sfera della vita buddhica (piano della mente egoica).
Estratti dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D. K. Sommario: Calma Interiore – Responsabilità – Saggezza Calma InterioreAvere pazienza. La costanza è una delle caratteristiche dell’Ego. L’Ego persiste, sapendosi immortale. La personalità si scoraggia, sapendo che il tempo è breve. Al discepolo nulla accade se non ciò che fa parte del piano e quando il movente e l’unica aspirazione del cuore sono l’adempimento della volontà del Maestro e il servizio all’umanità, ciò che avviene ha in sé i semi della futura attività e prepara le condizioni per il prossimo passo avanti. Ciò chiarifica molte cose e può offrire al discepolo un appoggio nei momenti in cui la visione è offuscata, la vibrazione è inferiore a quella che potrebbe essere, il giudizio annebbiato dai miasmi prodotti dalle circostanze del piano fisico. Per molti, gran parte di ciò che si presenta nel corpo astrale è frutto di antiche vibrazioni e non ha reale fondamento; si deve perciò combattere per dominare la situazione astrale affinché dalle attuali ansie e preoccupazioni possano scaturire fiducia e pace, e la violenta azione e reazione sia trasmutata in tranquillità. È possibile pervenire ad un punto in cui nulla di ciò che avviene può turbare la calma interiore; in cui è conosciuta e sperimentata la pace che oltrepassa ogni intendimento, perché la coscienza è centrata nell’Ego, che è la pace stessa, essendo la sfera della vita buddhica; dove l’equilibrio è conosciuto e sentito e vi regna, poiché il centro della vita è posto nell’Ego il quale è essenzialmente equilibrio; dove la calma regna indisturbata perché il divino Conoscitore tiene le redini del governo e non permette al sé inferiore di recare disturbo; dove viene raggiunta la beatitudine basata non sulle circostanze dei tre mondi, ma sulla realizzazione interiore di un’esistenza separata dal non-sé, che perdura quando il tempo e lo spazio e tutto ciò che essi contengono non esistono; esistenza che è conosciuta quando tutte le illusioni dei piani inferiori sono state sperimentate, vissute, trasmutate e trascese; che permane quando il piccolo mondo dello sforzo umano si è dissipato, è scomparso ed è visto come un nulla, e che è basata sulla conoscenza che Io Sono Quello. Tale atteggiamento ed esperienza sono possibili per tutti coloro che persistono nel nobile sforzo, considerano tutte le cose di poco valore pur di giungere alla meta e procedono fermamente sul loro cammino nonostante le circostanze, con gli occhi fissi sulla visione, l’orecchio attento alla voce del Dio interiore che risuona nel silenzio del cuore, i piedi ben saldi sul sentiero che conduce alla porta dell’iniziazione, le mani protese per dare aiuto al mondo e subordinando l’intera vita al servizio. Allora tutto ciò che avviene è per il meglio; malattie, opportunità, successi e fallimenti, sarcasmi e macchinazioni dei nemici, mancanza di comprensione da parte di coloro che ama, tutto ciò avviene per essere utilizzato ed esiste per essere trasmutato. La continuità di visione, di aspirazione e di contatto interiore è considerata più importante di tutto il resto. Questa continuità è il fine da perseguire nonostante le circostanze e non a causa di esse. Nel suo progresso l’aspirante non solo equilibra le paia di opposti, ma gli si rivela il segreto del cuore del fratello. Diviene una forza riconosciuta nel mondo, un uomo sul quale si può fare assegnamento per il servizio. Gli uomini si rivolgono a lui per ricevere aiuto ed egli comincia a far risuonare la propria nota affinché sia udita fra i deva e fra gli uomini. A questo stadio lo fa servendosi della penna, in campo letterario; della parola tenendo conferenze e insegnando; della musica, della pittura e delle altre arti. In un modo o nell’altro raggiunge il cuore degli uomini e aiuta e serve l’umanità. Equilibrio perfetto. È il dominio completo sul corpo astrale, sì che nella vita del discepolo i turbamenti emotivi vengono superati, debellati o almeno molto ridotti. Significa inoltre, a livello superiore, la capacità di agire liberamente ai livelli buddhici (il piano della mente intuitiva, n.d.c.), perché totalmente esenti (con l’equilibrio che ne consegue) da tutti gli influssi e impulsi motivati dai tre mondi. Questa qualità denota, se vi riflettete profondamente, uno stato astratto della mente; nessuna imperfezione può creare disturbo. Sicuramente vi renderete conto che, se foste del tutto liberi da qualsiasi reazione emotiva, la vostra chiarezza mentale e la vostra capacità di pensare in modo chiaro ne sarebbero molto accresciuti, con tutto ciò che ne consegue. Naturalmente, l’equilibrio perfetto del discepolo iniziato e quello del Maestro sono diversi, poiché uno concerne l’effetto o il mancato effetto dei tre mondi, e l’altro l’adattamento al ritmo della Triade Spirituale; il primo tipo di equilibrio deve nondimeno precedere quello successivo; ecco perché ho preso in considerazione questo argomento. Questo equilibrio perfetto (possibile a ciascuno di voi) si consegue escludendo tutte le attrazioni, gli impulsi, gli stimoli esercitati dalla natura astrale o emotiva, nonché praticando ciò che in precedenza ho chiamato “divina indifferenza”. ResponsabilitàDal punto di vista della scienza esoterica, il senso di responsabilità è la prima e dominante caratteristica dell’anima. Un discepolo quindi, intraprenderà il compito presentato in questa indicazione, nella misura in cui è in contatto con l’anima, ed è quindi una personalità infusa dall’anima e sotto la sua direzione. SaggezzaLa saggezza è il frutto dell’Aula della Saggezza (vedi Significato esoterico delle Tre Aule d’Apprendimento). Riguarda lo sviluppo della vita entro la forma, il progresso che lo spirito compie mediante i veicoli o corpi sempre mutevoli e le espansioni di coscienza che si succedono di vita in vita. Si riferisce all’aspetto vita dell’evoluzione, poiché la saggezza riguarda l’essenza delle cose e non le cose stesse, è l’apprendimento intuitivo della verità, indipendentemente dalla facoltà di ragionamento; è l’innata percezione che può distinguere tra vero e falso, tra reale e irreale. Ed è più di questo, poiché è anche la crescente capacità del Pensatore di penetrare sempre più nella mente del Logos, di comprendere la vera essenza del grande scenario dell’universo, di vederne l’obiettivo e armonizzarsi in misura sempre maggiore con quanto è superiore. Per il nostro scopo attuale (studiare alcuni aspetti del Sentiero della Santità nei suoi diversi stadi) possiamo dire che la saggezza è la realizzazione del “Regno di Dio in noi” e la conoscenza del “Regno di Dio fuori di noi”, nel sistema solare. Possiamo anche dire che è la graduale fusione del sentiero del mistico con quello dell’occultista (nel senso di chi scinde il velo dell’apparenza per indagare l’essenza, n.d.c.): l’erigere il tempio della saggezza sulle basi della conoscenza. La saggezza è la scienza dello spirito, come la conoscenza lo è della materia. La conoscenza è separativa e oggettiva, mentre la saggezza è sintetica e soggettiva. La conoscenza divide, la saggezza unifica. Cosa s’intende allora per comprensione? La comprensione può essere definita la facoltà del Pensatore nel Tempo di avvalersi della conoscenza quale base per la saggezza, ciò che gli consente di adattare gli aspetti della forma alla vita dello spirito, di afferrare i lampi d’ispirazione che gli giungono dall’Aula della Saggezza e collegarli ai fatti pertinenti all’Aula dell’Apprendimento. Questo concetto può essere espresso anche nel modo seguente: la saggezza si riferisce all’unico Sé, la conoscenza al non sé, mentre la comprensione è il punto di vista dell’Ego, o Pensatore, o il rapporto fra i due. Nell’Aula dell’Ignoranza predomina la forma, l’aspetto materiale delle cose. In essa l’uomo è polarizzato nella personalità o sé inferiore. Nell’Aula dell’Apprendimento il sé superiore o Ego cerca di dominare la forma fino a che, per gradi, si stabilisce un punto d’equilibrio in cui l’uomo non è dominato né dalla forma né dall’Ego. In seguito l’Ego si afferma sempre più fino a che, nell’Aula della Saggezza, impera sui tre mondi inferiori e l’innata divinità dell’uomo assume crescente dominio. |