Come svelare i misteri della Cabala /10

Studi BibliciNel principio vi è l’Ain, cioè, un periodo di riposo. L’aspetto negativo regna sovrano. Da ciò emana la volontà divina o movimento, l’Ain Soph, che continua a sorgere per emanazioni. Si condensa la prima e sorge la luce infinita, l’Ain Soph Aur che equivale alla frase biblica “Sia fatta la luce”.

Come svelare i misteri della Cabala /10

di Anonimo – Traduzione da testo spagnolo a cura di Giuseppe Barbone

Brevi concetti su Dio e sulla creazione

Nel principio vi è l’Ain, cioè, un periodo di riposo. L’aspetto negativo regna sovrano. Da ciò emana la volontà divina o movimento, l’Ain Soph, che continua a sorgere per emanazioni. Si condensa la prima e sorge la luce infinita, l’Ain Soph Aur che equivale alla frase biblica “Sia fatta la luce”. Questa luce si riunisce in un punto di condensazione. È l’incoronazione della manifestazione sorta dal riposo, che alcuni chiamano caos. La corona, Kether, è il Dio pristino, l’Io sono. Il suo nome è Ehjeh.

A Kether arriva la luce intrisa di Saggezza Infinita, cioè, di azione divina che passa dal non manifesto al manifesto. Questa saggezza di Kether si proietta da sola, come il principio giusto di un raggio o un lampo è proiettato nei punti successivi che lo compongono. Questa proiezione ha una serie di condensazioni, nove. Il più vicino a Kether è Chokmah, saggezza. Dio cambia livello ed ora si chiama YAH.

Continua l’azione divina e Chokmah si proietta e si condensa in Binah, l’intendimento o intelligenza. Dio completa il suo triangolo di manifestazione e si chiama IHVH, il tetragramaton o nome sacro di quattro lettere. Con una Yod ad indicare un Principio, una H il mondo di sopra ed un’altra H il mondo di sotto. La V rappresenta il punto di unione tra i due mondi. È Israele che passa nel mezzo, o tesi, antitesi e sintesi. I giorni della creazione non sono ancora iniziati. Tutto proviene dall’acqua, per questo motivo Binah è rappresentato dalla lettera Mem che simbolizza l’acqua. Tutto proviene dalla Sacra Trinità, dal triangolo supremo: Kether, Chokmah, Binah; dove Dio dice:Io Sono Quello Che Sono, Ero e Sarò. Ora verranno i sei giorni dalla creazione ed il settimo del riposo.

È una proiezione di Binah che crea la natura e tutto l’universo, sorge il primo giorno. Tutto è pronto: Kether è il davar, la parola nascosta, la prima vibrazione, il verbo. Chokmah è il soffio che viene dallo Spirito. Binah è l’acqua nata dall’aria o soffio generato dal davar.

Con questa materia prima sorge il primo giorno della creazione o proiezione di Binah, chiamato Chesed, dove Dio si chiama AL’o EL. Segue la proiezione ed appare Geburah e Dio trasforma il suo nome in quello di ELOAH, è il secondo giorno della creazione. La Saggezza Infinita o movimento dell’Essere continua e crea il terzo giorno della creazione il cui attributo è Tiphereth, l’equilibrio, la bellezza. Dio regna sulla natura che ha creato maschio e femmina. Per questo motivo qui prende il nome di ELOHIM che alcuni traducono in “i déi” applicando il plurale a “molti déi” quando, sebbene è vero che deve usarsi il plurale, lo stesso indica la doppia natura di Dio. Questa creazione ha l’effetto della ruota degli angeli che intervengono nella natura.

Il quarto giorno della creazione è Nezach o vittoria, dove Dio assieme il nome di JHVH SABAOT. Questa sephira è la settima partendo da sopra. Ma un altro modo di “leggere” è dal basso verso l’alto, come la scala da risalire. In questo senso troviamo una curiosità che può essere motivo di studio per i cristiani che si iniziano nella cabala. Si parla dell’Apocalisse di San Giovanni nella parte dove scrive le sue lettere alle Sette Chiese. In tutte queste lettere menziona la parola vittoria o vincitore, o dice “a colui che vince…”, che può essere relazionato con Nezach.

Il quinto giorno della creazione corrisponde alla sefira Hod, gloria. Dio è chiamato ELOHIM SABAOT. Fin qui non abbiamo ancora il pronome “he” che si usa in relazione all’uomo che appare nel sesto giorno della creazione. È necessario perciò un nuovo equilibrio in un altro livello, in quello della fondazione o stabilità delle cose. Questo equilibrio è quello esprime la sephira Yesod, dove Dio riceve il nome di: Il CHAI, l’uomo è la fondazione e l’equilibrio delle cose.

Il settimo giorno, quello del riposo, è quando il regno che Dio ha stabilito si nomina Malkuth che vuole dire anche rettitudine. Qui Dio si chiama ADONAY che vuole dire Signore.

Con la creazione dell’universo e dell’uomo che non è altra cosa che i movimenti dell’Essere manifesto, nascono le dimensioni che lo Yetzirah stabilisce nel numero di cinque che si producono biforcandosi in dieci direzioni. Chiama universo quello che noi chiamiamo spazio, anno quello che chiamiamo tempo, ed anima quello che chiamiamo uomo.

Questo è il sistema penta dimensionale che alcuni mostrano mettendo cinque sephirot di fronte ad altre cinque. In uno spazio continuo le tre dimensioni creano le seguenti sei direzioni: sopra/sotto; nord/sud; est/ovest. In un continuo temporale una dimensione crea le seguenti due direzioni: principio (passato) e fine (futuro). Nel continuo spirituale c’è anche una dimensione che crea le due seguenti direzioni: bene e male.

Pertanto, sei direzioni corrispondono allo spazio, due al tempo e due all’uomo o alla mente dell’uomo. Anche in questa presentazione rimane implicito l’aspetto della dualità, cinque di fronte a cinque. Lo Yetzirah lo stabilisce come le dieci dita delle mani ed un’alleanza nel mezzo.

L’alleanza

Chokmah

Binah

Kether

Malkuth

Nezach

Hod

Geburah

Chesed

Tipheret

Yesod

Alcuni studenti di cabala, studiando l’albero dal basso come se fossero livelli di coscienza da raggiungere, stabiliscono che l’unione di Saggezza ed Intendimento crea Conoscenza ed hanno inventato un’undicesima sephira al quale hanno dato il nome di Da’ath. Non c’è dubbio che la mente umana è prodiga nelle invenzioni di cose, perché la prima fonte delle emanazioni è, come abbiamo visto, il Sepher Yetzirah, il quale stabilisce in vari passaggi che sono solo dieci. Per calcare questo, la sezione 1:4 di detto libro nella versione Gra esprime la cosa seguente: “Dieci sephirot del nulla, dieci e non nove, dieci e non undici, intendere con saggezza e con intendimento. Esamina con essi e scruta da essi. Fa’ che ogni cosa si erga sulla sua essenza e fate in modo che il Creatore si senta nella sua casa.”

Questo si interpreta come se il Creatore si trovi fuori dalla nostra portata. Puoi risalire le sephirot, troverai dieci scalini, oltre ad essi c’è Dio. Per questo motivo è ineffabile, l’Ain Soph, l’infinito. Se fossero nove, penseresti che Kether è Dio. Kether è la Sua corona e Malkuth il Suo regno. Kether non è Dio, Egli si trova più in là. Se fossero undici penseresti di poter arrivare a lui attraverso Kether.

Anche la precedente sezione dello Yetzirah ci indica un lavoro da realizzare: “Esamina con esse e scruta da esse”. Scrutare è ottenere la conoscenza ultima. Sta dicendoci che saliamo sull’albero, delle sephirot, che scaliamo ed aumentiamo la nostra coscienza, cioè, che meditiamo su esse. Esaminare le cose da un livello di coscienza più profondo, è vedere le cose nella loro stessa luce, è sperimentare l’Essere. La visione profetica si intende in questo modo. D’altra parte, la meditazione, cambia il punto di vista di colui che medita, elevandolo. Da lì la frase di questa stessa sezione che dice: Fa’ che ogni cosa si erga nella sua essenza. Con ciò si ottiene anche che il Creatore si senta nella sua casa. Cioè che noi, benché umani, manifestiamo la luce che portiamo dentro tale quale è la Sua Immagine.

Le lettere: classificazione e relazione con l’Albero della Vita

Tipo Nome Ubicazione nell’albero
Madri AlefMem

Shin

sentiero orizzontale
Doppie BetGimel

Dalet

Kaf

Phe

Rosh

Tau

sentiero verticale
Elementari HéVau

Zayin

Chet

Tet

Yod

Lamed

Nun

Samek

Eyin

Tzadi

Qof

sentiero obliquo

“Giochi” ghematrici

Quando nel Pentateuco ed in alcuni altri libri, troviamo un sostantivo, possiamo fare una doppia lettura attraverso la ghematria. Cioè, sommando tutte le lettere del nome, vediamo che il suo valore si trova tra l’1 ed il 9, o tra il 10 ed il 90, oppure tra il 100 ed il 900. Possiamo ottenere perfino nomi che si trovano tra il 1000 ed il 9000. Questo ci indica il piano nel quale si trova, cioè di quale livello di creazione si sta parlando attraverso il sostantivo. Dopo, applicando la riduzione teosofica, qualunque sia il suo valore totale, ci darà sempre un numero tra l’1 ed il 9. Questo indica il momento della creazione. Chiaro sta che stiamo parlando di simbolismo e frequentemente di un livello nel quale la nostra mente non ha una realtà che possiamo verbalizzare. Pertanto, in questi casi, la speculazione deve lasciare il passo alla meditazione.

Se facciamo alcuni esempi, oltre a quelli già fatti nelle pagine precedenti, potremo vederlo più chiaramente. Il nome Elohim si scrive in ebraico: alef (1), lamed (30), he (5), yod (10), mem finale (600) = 646. Come vediamo, la cifra totale corrisponde all’ordine delle centinaia, cioè, al livello che abbiamo chiamato Yetzirah, creare qualcosa da qualcosa. Pertanto, Elohim è il Dio creativo di Yetzirah. Orbene, facendo la riduzione: 6+4+6 = 16; da cui 1+6 = 7, col quale, otteniamo l’idea di semente. Pertanto, il valore totale indica il piano o mondo di creazione ed il valore ridotto, il livello nel piano archetipo. Il più vicino all’uno indica che quello che ci viene mostrato è meno denso, più vicino alla prima vibrazione o Principio.

Proseguiamo con gli esempi; utilizzeremo ora il nome di JHVH, che appare anche nell’atto creativo. In ebraico si scrive con quattro lettere, questo esempio lo ripetiamo per mostrare la differenza tra JHVH ed Elohim:

yod = 10   he = 5   vau = 6   he = 5   Totale = 26; il quale indica che Yahveh crea in Briah, creare qualcosa dal nulla a differenza di Elohim che crea in Yetzirah. Riducendo il 26 abbiamo il valore 8 che rappresenta l’archetipo della concrezione materiale. Non deve interpretarsi come la realtà materiale, bensì l’archetipo di tutto l’universo che ancora crea ma non realizza.

Eva in ebraico si scrive con tre lettere che si possono tradurre come “Aicha”, il femminile di Ish:

alef = 1   yod = 10   shin = 300   Totale = 311; così capiremo che Eva si trova nel mondo yetzirático o livello di creazione denominato “qualcosa di qualcosa, o piano cosmico”. Riducendo 3+1+1, dà 5. Questo numero (5), lo intendiamo come simbolo del soffio di vita. Ella è pertanto, la madre dei figli di Dio e dei figli degli uomini.

Ma il nome di “Aicha” è utilizzato solo dopo il capitolo V del Genesi, mentre nel capitolo IV è usato il nome Eva, che in ebraico sarebbe:

He = 5   vau = 6   alef = 1   Totale = 12; questa Eva del capitolo IV non sembra che fosse la stessa perché ci troviamo nel livello delle decine, cioè, nel Briah, o beriyah, mentre la riduzione ci indica un 3, 1+2, cioè, il movimento. Detto movimento si sta riferendo alla qualità volitiva di Adam, all’attrazione che sente verso l’Eden. Questa è un modo per spiegare quello che la fisica moderna spiega altrimenti con un altro linguaggio.

Da parte sua, Set, si scrive con una shin, 300, ed una tau, 400, col quale otteniamo 700, cioè, ritorniamo al livello yetziratico, mentre la riduzione ci indica di nuovo la semente, questo sembra essere il significato nascosto della seconda generazione sorta da Set-Eva.

Abbiamo ignorato alcuni nomi in quanto non li abbiamo nella loro versione ebraica, non vogliamo quindi rischiare di includerli facendo errori di traduzione. Si è detto che le vocali dei nomi ebraici traducendoli non corrispondono all’originale. Pertanto, per “giocare” con la ghematria è necessario, se non si domina l’ebraico, avere per lo meno davanti un dizionario bilingue. Per fare gli esempi precedenti sono ricorso alla Bibbia bilingue delle Edizioni Sinai.

Continuando il gioco delle lettere, con la mentalità occidentale si crea un “aggancio” che può appassionarci continuando a scoprire alcuni significati. Questo è lo stratagemma utilizzato dai sacerdoti ebraici per svegliare l’intelligenza dello studente e indirizzarla verso i testi sacri. Tutto è un buon montaggio per tenerci occupati con pensieri che hanno a che vedere con Dio e la creazione. Ma il mantenere la coscienza focalizzata verso questi temi, fa sì che il nostro essere interno ci informi attraverso “scintille” di luce, in sonni o in meditazione, o in piccoli “flashes” che sorgono come nuove idee che arrivano da dentro. Se accettiamo questo gioco e lo facciamo coscientemente, possiamo combinare la speculazione con la meditazione. Si devono anche contrastare le idee affinché prevalga l’igiene mentale e non credere a tutto; perché alcune cose non procedono da uno stato di coscienza profondo bensì dalle nostre necessità psicologiche.

Gli scritti ebraici sono la legge. La legge è il cuore dell’esistenza del paese ebraico. Per rappresentare questo dal punto di vista della ghematria, si dice che la prima lettera del Genesi è la bet (scritta in mezzo) alla fine sarebbe v, mentre l’ultima è lamed. La prima nel nome “berechit”. L’ultima è la “l” dal nome Israele (Israel). Invertite leggiamo lev. Lev significa cuore. Col risultato che viene detto che la legge è il cuore dell’esistenza. D’altra parte, lev, formata da L (30) più B (2), è uguale a 32, uguale al numero dei sentieri: 10 pre-numeri o sephirot e 22 consonanti ebraiche. Pertanto, torniamo a rimarcare che tutto si trova tra l’alef e la tau. Questa è la legge e questo il cuore dell’esistenza.

Abram si iscrive con un’alef, una bet, una rosh ed una mem finale. La somma dà 703, livello yetzirático, mentre la riduzione è uguale a 1. L’uno è il principio delle cose, ma affinché esista una creazione visibile ad occhi umani abbiamo bisogno della dualità, il due, il quale produce il tre o primo triangolo della creazione. Con Abram la creazione rimane nascosta, per questo motivo con questo nome non c’è discendenza. Nel Genesi il nome di Abram è invertito ad Abramo, cioè le stesse lettere precedenti più una ebraica di valore 5, in modo che Abramo somma 708 (continua ad essere lo stesso livello di yetzirah), ma la sua riduzione passa a 6; 7 + 0 + 8 = 15, da cui 1+5 = 6 il cui significato ontologico è congiunzione, che possiamo intendere come l’intersezione del mondo nascosto col mondo visibile.

Saray si scrive con una shin, una rosh ed una yod. In senso letterale Saray significa principessa, ma applicando la ghematria vediamo che somma 510, che troviamo anche nel livello yetzirático, quindi riducendo la somma abbiamo un valore di 6, quello della congiunzione. Con Sarah che letteralmente significa madre di re, la yod viene tramutata con la ebraica, cambiando il suo valore in 505, mantiene il livello ma cambia il senso o l’idea poiché Sarah si riduce a 1.

Isaac si scrive in ebraico con una yod, una tsadé, una het ed una qof, la somma è 208, livello yetzirático, mentre la riduzione diventa 1. Suo figlio, Jacob, si scrive con una yod, una zain, una qof ed una bet. La somma è 119 e la riduzione dà 2. È col due o la dualità che la creazione inizia a moltiplicarsi. Vi rammentiamo che Jacob è il padre delle dodici tribù dell’Israele.

Possiamo continuare a fare esempi come i precedenti, perché abbiamo davanti un’infinità di nomi che possiamo usare senza uscire dal Genesi. In realtà, i nomi dei coniugi, delle città o luoghi, come di tutta la discendenza, partendo da Adam possiamo portarli all’addizione e riduzione teosofica o ghematria per confrontarli con le nove idee basilari che sono espresse nel piano chiamato Atziluth. Alla fine questo lavoro ha tutte le lettere posizionate nei tre piani con le nove idee basilari. Con questo quadro davanti ed un Bibbia bilingue potete trovare il significato nascosto di ogni sostantivo del Genesi.

La creazione nella dimensione umana

Il Sepher Yetzirah ed il Genesi stabiliscono che la creazione si produce attraverso la parola. La parola di passaggio, il nostro nome e tutto quello che nominiamo sono un simbolo della nostra creazione umana. Dio parla, dice “sia fatta” Lei la luce o “brulichino” Lei le acque. L’essere umano, nel suo livello, fa esattamente la stessa cosa. Un nome che non abbiamo ascoltato prima non produce nella nostra mente nessun ideogramma, ignoriamo cosa e chi sia e non riusciamo ad immaginare niente a meno che lo associamo ad una creazione realizzata anteriormente. Se quello che ascoltiamo è stato registrato nella nostra mente in precedenza, lo colleghiamo subito nella nostra memoria al significato. Possiamo dire che in quel momento creiamo. Se è così, possiamo dire che l’essere umano crei ogni volta che nomina qualcosa; atto creativo, benché sia a livello umano, è anche dimezzato dalla parola. “Come ti chiami?”, “come chiami tu tale cosa?”, sono domande abituali nella nostra attività quotidiana. Sembra sia necessaria per noi l’identificazione delle cose, l’etichetta del nome. Nominare le cose è crearle. Ma normalmente domandiamo anche, “questo a cosa serve?” Le risposte possono essere varie: per volare, per scrivere, per tenere, etc. Questo vuole dire che la creazione non è completa se non diamo una applicazione alla cosa creata. La funzione di quella cosa creata è rappresentata dal piano che abbiamo denominato Assiah.

La prima manifestazione della creazione si può rappresentare con un triangolo, da questo, dall’unione di due cause opposte e complementari ne nasce una terza. A questo triangolo gli applichiamo l’idea di creazione, con il tre ci rendiamo conto che qualcosa è stato creato. Ma questa creazione non si completa fino a che la mente umana non la applica, col risultato che il quattro è la funzione delle cose create. Una matita che non scrive sarà un’altra cosa, un regolo che non misuri non sarà un regolo; affinché un bicchiere sia tale ha bisogno della sua funzionalità di bicchiere altrimenti sarà un fermacarte, etc.; l’applicazione della cosa è il quarto livello di creazione. In questo modo benché il tre è il simbolo della creazione, è il quattro che include la dimensione umana, col risultato che col quattro si rappresenti la materia.

Gli esseri umani creano attraverso vari passaggi che pensiamo separati nella nostra prospettiva temporanea, ma che sono uniti da un punto di vista cosmico. Se ci riferiamo al Pensiero, Parola ed Opera, dalla nostra prospettiva umana sono separati dal tempo, ma da una prospettiva cosmica tutto sta succedendo in un solo tempo. Se pensiamo di costruire una barca, l’idea è il primo punto del triangolo, dopo facciamo il disegno, riuniamo i materiali, li assembliamo, etc.; questo equivale alla seconda punta del triangolo. Finalmente abbiamo la barca costruita, abbiamo raggiunto la terza punta del triangolo. Quindi mettiamo la barca in acqua per navigare, con questo passaggio siamo arrivati al quarto livello di creazione. Ovvero pensiero, parola ed opera si basano sull’applicazione che facciamo di ciò che abbiamo creato, nella funzionalità risultante dalla nostra creazione. Questo processo che lega pensiero, parola e opera, dirigendolo verso di noi, contribuisce alla nostra auto-creazione. Allora possiamo dire che siamo ciò che pensiamo. Dirigendo il nostro pensiero alle relazioni con gli altri, il risultato sociale di pensiero, parola ed opera, si esprimerà come etica.

Nel Sepher Yetzirah l’azione del pensiero corrisponde col piano di emanazioni chiamato Atziluth. L’azione della parola corrisponde col piano di creazione chiamato Briah. Il terzo livello o piano dell’opera è in relazione con la formazione chiamato Yetzirah. Il quarto livello, quello della funzione della cosa o effetto dell’applicazione umana lo chiamiamo Asshiah. In tutti i livelli c’è una sostanza inerente, l’Ain Soph o Saggezza Infinita.

Visualizziamo continuamente o pensiamo ad idee in modo cosciente o incosciente, a volte in forma positiva, altre in modo negativo. Se ci procuriamo una scottatura alla mano, invece di visualizzare la mano senza scottatura, ci concentriamo sul problema, sulla scottatura, la quale scatena i passaggi della creazione che in questo caso è negativa. Se starnutiamo o ci punge la gola, non ci concentriamo solo sul fatto ma creiamo uno stato febbrile pensando a ciò che accade. Questo meccanismo che giorno per giorno creiamo è il sistema di come noi umani creiamo situazioni sconvenienti per noi stessi, perché da quando c’è un pensiero c’è creazione, il pensiero è l’uno, il sentirsi malato è il quattro. Se tenessimo presente questo, dovremmo utilizzare il nostro pensiero in maniera costruttiva e conveniente per noi stessi e per gli altri. Quando uno osserva qualcosa dovrebbe concentrarsi sul fatto senza anticipare gli avvenimenti, ed in ogni caso, creare un pensiero positivo nello stesso momento. Se voi starnutite, non pensate subito al peggio.

Nel cosmo non esiste passato, presente o futuro, lì c’è tutto, tutto è, in modo che i pensieri positivi scateneranno i passaggi della creazione positiva che possiamo formulare in ogni momento. Se avete un problema, visualizzate la soluzione, non concentratevi sul problema, questo esiste già, è già stato creato, ora la soluzione è creare l’azione contraria e positiva, pertanto non continuate ad alimentare il problema già esistente, create, ricreate ciò che desiderate.

Un’altra cosa da tenere in considerazione è la relazione tra credere e creare. Vi rendete conto di ciò che la mente umana sta creando attraverso le proprie credenze negative? Se credete nel diavolo o in qualunque cosa che vi spaventi, se credete di essere incapaci di realizzare qualunque cosa o se credete in entità astratte che possono farvi del male, etc., con la vostra immaginazione, con i vostri pensieri state creando fino al livello quattro, questa funzione o effetto della creazione, ricade negativamente su di voi. Praticamente tutta l’esistenza è un atto di auto-creazione. Pertanto, la prima cosa che bisogna fare è togliersi di dosso tutte le credenze negative, rieducarsi fino al punto di accettare ciò che si conosce o non si conosce, ma mai accettare a priori qualcosa i cui effetti sono negativi per noi o per gli altri.

Il pensiero è una forza creativa potente, e crea sempre, in un senso o in un altro. Crea quando si aspira con forza e determinazione, e crea quando pensiamo di non meritare quello che stiamo chiedendo. Crea sempre, il risultato sarà in funzione, o la conseguenza di quello che si è pensato.

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