Narrano i poeti che, allorquando per il diluvio universale furono scomparsi i primi abitatori del mondo, soli restarono Deucalione e Pirra che ardevano del pio e nobile desiderio di rigenerare l’umanità.
Narrano i poeti che, allorquando per il diluvio universale furono scomparsi i primi abitatori del mondo, soli restarono Deucalione e Pirra che ardevano del pio e nobile desiderio di rigenerare l’umanità. Costoro consultarono l’oracolo venendo a sapere che avrebbero visto realizzato il loro desiderio se avessero preso le ossa della madre e le avessero scagliate a tergo. Il responso li gettò in balia della tristezza e della disperazione perché frugare i sepolcri con la superficie della terra resa eguale dal diluvio era un’impresa disperata: ma al fine compresero che dall’oracolo erano indicati i sassi (perché la terra è considerata madre di tutti). La favola sembra racchiudere il mistero della natura e pare correggere un errore insito nell’animo umano. Infatti l’umana imperizia pensa di poter generare nuove forme delle cose e nuovi esseri della natura dalla putredine dei loro resti (come la Fenice risorgeva dalle proprie ceneri); ma ciò non può avvenire in alcun modo perché materiali di tal fatta hanno già esaurito il loro cammino e sono del tutto impossibilitati a dar vita a nuove cose. Pertanto bisogna risalire ai principi più comuni. |