Che introduce ai 12 Yoga dell’Illuminazione interiore
Le parole di un testo sacro o appartenente alla Tradizione iniziatica, possono essere interpretate in senso exoterico (morale) o esoterico (misterico).
Il senso morale è dato da una lettura (valutazione) rigidamente letterale del testo, il senso misterico invece, e cioè occulto, è dato dallo studio esoterico delle parole e della disposizione che assumono nel testo (come per la kabbalah ebraica). E dipende dalla capacità del lettore distinguerle ed apprezzarle entrambi.
Il ricercatore è soprattutto uno studioso. Perciò gli viene insegnato a non sottovalutare né i primi né i secondi significati. Tantomeno “simpatizzare” per uno ignorando l’altro. Sia la versione exoterica che quella esoterica sono veicoli di conoscenza. Tuttavia, pur essendo minore il veicolo exoterico e maggiore quello esoterico, sia l’uno che l’altro vanno riconosciuti, perché, solo così il ricercatore potrà porsi in relazione, e contemporaneamente, tanto con il versante exoterico che con il versante iniziatico dell’Idea. Infatti, ogni pensiero, per essere davvero completo, deve racchiudere in sé entrambi gli “emisferi di consapevolezza”. Questo è il “senso esoterico” che ogni Aspirante dovrebbe voler raggiungere. Allora seguiamone un esempio, leggendolo attentamente per, poi, analizzarlo. Iniziamo da una frase del Maestro D. K.: «…La frase “colui che medita” si riferisce all’anima. Arjuna, il discepolo, rinuncia alla lotta e consegna le armi e le redini del comando a Krishna, l’anima, e coglie alfine la sua ricompensa, vede cioè la forma divina che vela il Figlio di Dio, che è egli stesso…». Arjuna:
Krishna:
Al di là del contesto “metaforico” in cui è stato collocato il dialogo interiore che avviene tra un sé impermanente e l’Entità divina, vengono indicati con estrema chiarezza i termini d’un insegnamento “occulto”. Per farlo emergere, però, bisogna scomporre il testo e rilevare le “parole chiave” che svelano la natura profonda del dialogo: basato sul canone dell’Azione Intelligente. Chissà che “leggendo in chiaro”, certe indicazioni si possa intuire come la Via che conduce al Principio spirituale dell’Umanità è fatta d’Azione e non di sdolcinature poetiche. Ogni parola è una porta che si “apre” su di un mondo di significati diversi da quelli del loro più stretto senso letterale. “Per chi ha occhi per vedere”, ogni parola è il seme di un pensiero, i cui significati risultano spesso invisibili. Che vengono portati in superficie (vedi Frammenti di una realtà iniziatica – Postulato sul significato di esoterismo di superficie ed esoterismo del profondo) solo dalla comprensione profonda della parola che lo trasmette. La parola, dunque, è una sorta di codice d’accesso ad asserzioni iniziatiche, invisibili all’occhio profano, perché confuse nel testo che le protegge. Codici, ma sarebbe più corretto definirli canoni, che sfuggono alla lettura superficiale, tanto da restare ignoti e, perciò “segreti”. Il lavoro, già annunciato, sui “Linguaggi dei Raggi” si muove in questa direzione. Affrontando in chiave esoterica l’uso dei linguaggi che sono riconducibili ai 7 temperamenti umani. I linguaggi, sono solo “contenitori exoterici” attraverso cui vengono trasmesse molte “chiavi” dell’Insegnamento vivente. Siccome leggere e pensare sono correlati, dovremmo considerare la capacità esoterica di leggere un testo, alla stregua di un vero e proprio strumento iniziatico. Scomporre un testo significa accendere la propria Attenzione su quanto viene rappresentato da ogni singola parola, così da Focalizzare la mente a penetrarne i significati profondi. Entrare all’interno delle parole (semi di un pensiero profondo), a differenza del semplice pensare, è il procedimento esoterico della “Meditazione occulta”: per cui riconoscendo ciò che si legge, si giunge a vedere il pensiero (v. visualizzazione) di chi ha “architettato” l’Idea ed i suoi perché. Se l’Idea fosse l’espressione di un Maestro, allora, attraverso l’uso della parola si potranno comprendere le sue intenzioni nei nostri confronti. E questo, per un Discepolo, non è davvero cosa da poco. Con la giusta educazione, allora, è possibile ravvisare in un testo tutti i “pensieri seme” che vi sono disseminati. Per aprirli, e guadagnarsi, così, l’accesso ai significati occulti di ogni testo sacro. Vediamo come, attraverso la scomposizione delle parole chiave dette da Arjuna (il Discepolo) e da Krishna (il Maestro spirituale), possiamo scoprire alcune parole, che sono la chiave per accedere ai significati meno appariscenti del testo. Parole che, al contempo, sono anche l’indicazione per determinati tipi di Yoga che, qualcuno, componendo quel dialogo “ci ha voluto comunicare”. Per facilitare il lettore, segnaleremo con un asterisco ogni riferimento ad uno Yoga, lasciando poi alla sua intuizione trovare le diverse corrispondenze con i dodici Yoga, che sono riportati più avanti. Parole di Arjuna: 1 … atteggiamento della mente* … azione* … 2 … mente confusa (v. Maya) , … parole … cammino … percorrere – per incontrare … Parole di Krishna: 3 … eroe* (v. via eroica) … vie (sono) due : disciplina della conoscenza mediante ragione* …(e) … disciplina dell’Azione* mediante lo Yoga (in sanscrito: Unione o Ponte N.d.R.). 4 Non è astenendosi dall’azione (non-azione)*… conquista … libertà dell’atto* (v. “Atto di Volontà” spirituale o “Libero Arbitrio” dell’Ego superiore, che molti postulanti confondono con la “libertà di scelta” dell’io inferiore N.dR.); … la rinuncia* … perfezione*. 5 Perché, … senza compiere un’azione ; esseri umani … costretti all’azione. 6 Colui che si astiene dall’agire … è un falso seguace della Via*. 7 Grande è …. che, libero da ogni attaccamento* , con la mente controlla armonicamente le proprie facoltà* , percorre la via dello Yoga dell’Azione* (v. anche Raja Yoga) 8 L’azione (Volontà di azione, 1° Raggio) intelligente (3° raggio) è superiore all’inazione della Devozione (il 6° Raggio) … 9 … azioni sacrificali , … azioni pure e disinteressate e libere dal desiderio* (dell’altrui approvazione N.d.R.). Ogni Aspirante ha il compito di “esercitarsi” al senso occulto delle parole. Cominciando dal suo significato exoterico, si raggiunge attraverso l’analogia il senso esoterico e misterico (v. canoni della scienza iniziatica) ch’è celato all’interno di ogni parola. Questo invito, apparentemente personale, in realtà viene “ripetuto e poi ancora ripetuto” ad ogni occasione dai Maestri di Saggezza. Ed ora affrontiamo la conclusione “ufficiale” di questo nostro breve percorso, con: Le 12 Filosofie Yoga sono i «12 Stadi dell’Illuminazione interiore»Le 12 Filosofie Yoga (Unione o Ponte) sono i «12 Stadi di Illuminazione» attraversando i quali l’umanità, o il singolo iniziato, da coscienza materiale ritorna ad essere un essenza spirituale. Sarebbe necessario conoscere dei 12 «Yoga», quanto meno i significati più comuni. Così da comprenderne gli scopi ed il loro utile impiego. Ne daremo una breve esposizione a cominciare dai più antichi: 1) Hata Yoga; è l’unione della mente con la forza vitale, attraverso l’utilizzo di 40 asana (posizioni) del corpo fisico. 2) Laya Yoga; è l’unione dei centri del corpo eterico e la coscienza fisica, che attiva e purifica i 6 centri spinali (chakra), risveglia Kundalini (il Fuoco Serpentino dormiente nel coccige), che dirige nella “risalita” verso la mente.
3) Bhakti Yoga; è l’unione con l’ideale divino attraverso la devozione ed il culto.
4) Karma Yoga; è l’unione al Principio spirituale attraverso l’Atto di Servizio disinteressato ed impersonale. È un passo importante per il devoto (v. Bhakti Yoga) entrare in questo spirito di Servizio, così da spostare la propria devozione dall’asse personale a quello del Servizio non condizionato dalle aspirazioni personali. La via dell’azione senza azione o non-azione è anche servire senza desiderio di ricevere riconoscimenti. 5) Jnana Yoga; è l’unione attraverso la saggezza ch’è consapevolezza di: vedere che tutto ciò che muta è illusorio o illusione; sentire che in ogni forma vivente dimora l’unico Sé (Dio); vedere la differenza tra reale e irreale (v. discriminazione e Libero Arbitrio), sentire il distacco per il mondo mutevole, per il mondo dei pensieri mutevoli, andando verso il mondo delle Idee dove regnano i principi immutabili, che si possono raggiungere sviluppando l’intelletto, l’intuizione, per poi realizzare la fusione con la Conoscenza del Sé superiore (il sapere per contatto) . I suoi “strumenti” sono l’intelligenza attiva (3° raggio), l’amore (2°raggio) e la volontà (1°raggio). 6) Raja Yoga; che significa “ Unione Regale” (in occidente Ars Regia) è l’unione, attraverso il pieno potere dell’intelletto (v. Siddhi) sulla “propria materia” col Signore Interiore (v. Monade spirituale). Si basa sui cosiddetti «Quattro Punti d’Osservazione» (i 4 stadi di sviluppo occulto) descritti anche da Patanjali. Il pieno sviluppo psichico è l’essenza della Psicologia Esoterica. Serve a percepire la “Consapevolezza dell’Anima” e a raggiungere la parte della nostra coscienza che viene chiamata: Angelo Solare. Gli strumenti che il raja yogi (l’Iniziato) usa comunemente oltre la visualizzazione profonda, sono la respirazione e la concentrazione del prana (energia vitale), che trasforma in energia da utilizzare per la costruzione e l’invio di “forme pensiero”.
7) Agni Yoga; è lo Yoga del Fuoco, e significa l’unione del sé (transpersonale) con il Fuoco delle Idee spirituali. In altre parole: questo Yoga è la filosofia che porta all’illuminazione interiore e, quindi, spirituale. Il Maestro M. insegna che: «l’Agni Yoga guida per la via più semplice, e se qualche giovane domandasse, infine, cos’è l’Agni Yoga, i Discepoli possono rispondere ch’è percepire ed applicare alla vita l’elemento fuoco, che tutto abbraccia e che nutre il seme dello spirito» , inoltre, egli aggiunge: «tutte le forme di Yoga precedenti, emanate dalle Fonti più alte, si basano su una specifica qualità della vita. Ma ora che incombe l’Età del Maitreya, occorre uno Yoga che comprenda tutta l’essenza della vita, che tutto contenga senza nulla escludere». Poi, torna a dire: «….come quei giovani che nella leggenda biblica si sacrificarono eroicamente gettandosi nella fornace ardente, ma uscendone incolumi e diventando, così, potenti; è proprio l’elemento fuoco che da il nome a questo Yoga del Sacrificio di sé. Mentre in altre forme di Yoga i pericoli diminuiscono con l’esercizio, in questo aumentano. Il fuoco, infatti, elemento che tutto collega, si manifesta ovunque, e quindi consente di realizzare le energie più sottili della vera essenza umana ch’è d’origine spirituale. Il fuoco non estranea dalla vita ma, come una guida sicura, conduce ai mondi lontani. Inoltre, cos’altro se non il Fuoco (dello spirito) inonda l’immensità dello spazio? Contempliamo sorridendo, allora, la vita infuocata». Paragonando le diversi Filosofie Yoga, il Maestro M. così si è espresso: «Esaminiamo somiglianze e divergenze tra l’Agni Yoga e quelli che l’hanno preceduto. Quando il Karma Yoga agisce con gli elementi della terra ha molti punti di contatto con l’Agni Yoga, ma quando l’Agni Yoga porta a realizzare “mondi lontani” (dimensioni più sottili), la distinzione si fa evidente. Raja Yoga, Jnana Yoga e Bhakti Yoga, sono tutti estranei alla realtà che li circonda, e pertanto non possono partecipare all’evoluzione del futuro. Beninteso, un agni yogi (l’Iniziato) deve essere già stato un perfetto bhakti yogi e poi un jnana yogi, così che lo sviluppo delle sue forze spirituali ne facessero anche un raja yogi. L’Agni Yoga supera il punto d’arrivo degli Yoga precedenti, poiché è diretto all’esplorazione dei regni superiori, come quello intuitivo, animico, monadico, e quello divino ch’è dentro ogni Uomo, nel pianeta, nel sistema solare e nel cosmo. Agni Yoga è anche il processo di costruzione della parte più interiore dell’Antahkarana (il ponte interiore). La prima parte, che va dalla personalità all’Anima, è costruita con la migliore sostanza mentale (l’intelletto). La seconda parte dell’Antahkarana, che va dalla personalità pervasa dall’Anima alla Triade spirituale, è costituita con sostanza di luce. La “sostanza di luce” è formata dal quarto e terzo etere. Ricordo che il piano Buddhico (piano intuitivo) è la sostanza fisica del Logos Planetario (v. Anima Mundi). Lo scopo principale di questo Yoga, dunque, è quello di elevare la consapevolezza dell’Adepto fino a raggiungere quella della Triade spirituale, così, da venire in contatto con le Fonti del Fuoco che sono sul pianeta: che alcuni insegnamenti chiamano Shamballa, altri Torre oppure, Isola Bianca. Questo è lo Yoga della Nuova Era, con cui è bello preparasi ai compiti dell’evoluzione futura, senza ripudiare le conquiste spirituali del passato. Non ci sono innovazioni di cui fare vanto, poiché è solo il combinarsi degli elementi che “rigenera” le possibilità.» Per concludere, gli Yoga superiori Raja ed Agni comprendono tutti gli Yoga che li precedono, tanto da rendere superata la loro utilizzazione. Come epilogo, riproponiamo una sintesi dell’intero percorso. Il Bhakti Yoga è la via del cuore, incentrato com’è sullo sviluppo del sentimento e della devozione, anche religiosa. È lo yoga del sentimento e del cuore, ma anche del corpo astrale, in cui stimola la sottomissione dei desideri e delle emozioni, portandoli “ai piedi” dell’Amato bene, visto e conosciuto nel cuore. Diventa, così, la sublimazione di tutti gli amori inferiori. E tutti i desideri divengono prigionieri di un’unica brama: quella di conoscere il volto amorevole della Divinità e l’amore di Dio. Fu la scienza iniziatica dell’ultima razza madre, quella Atlantidea, mentre il Raja Yoga è la massima scienza della civiltà Ariana. Il Bhakti Yoga faceva di un alto Iniziato un Arhat (Maestro di Compassione) e lo guidava verso la quarta iniziazione. Mentre il Raja Yoga conduce alla Soglia della quinta iniziazione. Entrambi gli Yoga affrancano l’Adepto dal ciclo delle rinascite, ma il Raja Yoga lo rende libero di servire come Mago bianco nella Grande Opera di « Sacralizzazione della Materia ». Questo antico Yoga trova uno sviluppo ancora attuale, nell’animo di chi riesce a concepire la devozione, non più come un sentimento personale o come un’espressione di fede per una religione particolare, ma come sentimento altruistico e onnicomprensivo, che porta la devozione a crescere, sino a diventare la Devozione immateriale per un Ideale astratto e soprattutto impersonale. Il Karma Yoga ha specifico rapporto con l’attività fisica e con l’espressione di tutti gli impulsi interiori. Nella forma più semplice ed antica è stato lo yoga della razza Lémure, che assieme all’Hatha Yoga, si rivolgeva a studenti dalla ragione ancora poco evoluta, per insegnare loro a controllare coscientemente il coordinamento del corpo fisico, ch’erano ancora incapaci di dominare. Ciò avveniva attraverso pratiche fisiche, che permettevano il controllo dei diversi organi e dell’intero meccanismo fisico. Il Laya Yoga, invece, si addentra nei misteri del corpo eterico e dei suoi centri di forza (i chakra). S’interessa di distribuire le sue correnti vitali e cura il risveglio del fuoco serpentino (v. kundalini). Il Karma Yoga conduce ancora al dominio della condizione fisica, ovvero, di tutti quegli aspetti che sono in relazione con la Legge di Causa-Effetto (v. Karma). Se considerassimo il corpo umano diviso in tre parti, non potremmo mancare di osservare che: Il Karma Yoga nella sua evoluzione risveglia i quattro centri posti sotto il diaframma. Il Bhakti Yoga nella sua evoluzione trasmuta e trasferisce le energie inferiori nei due centri sopra il diaframma, e cioè nel cuore e nella gola. Il Raja Yoga nella sua evoluzione sintetizza tutte le forze vitali dei centri sottostanti nel chakra della testa (il centro coronale), che ridistribuisce in ordine alle priorità dell’Ego superiore o Sé. Il Raja Yoga è la scienza della quinta razza (l’attuale) e s’incentra sullo sviluppo delle facoltà latenti (siddhi) della mente (non del cervello), attraverso l’uso intelligente della volontà. È lo Yoga della sintesi intellettuale, che opera allo sviluppo intellettivo dell’umanità. È la scienza della mente e della volontà diretta ad uno scopo preciso: quello per cui l’essere umano abbandona il proprio “essere profano”, che sottomette volontariamente al Potere interiore dell’Anima. Ecco che, il Raja Yoga coordina la triplicità inferiore dell’uomo, aiutandolo a diventare uno strumento dell’anima. Includendo ed utilizzando tutti i risultati realizzati dagli antichi Yoga. È la sintesi dell’opera evolutiva individuale e conferisce all’uomo la corona di Re del proprio regno. Ma, già s’intravedono gli effetti di un altro Yoga, rivolto all’essenza della vita, che tutto contiene, che nulla esclude. Questo è l’Agni Yoga. Uno Yoga che agisce sulla manifestazione del fuoco, datore di vita e artefice di volontà. È chiamato allo Yoga del Fuoco colui ch’è capace di costruire se stesso e la propria vita, secondo una disciplina che non appare all’esterno. Che coopera con i mondi lontani e ch’è capace d’intendere i fondamenti dell’evoluzione. Ma quello che caratterizza la Scuola delle “Vesti Rosse” è l’accensione dei fuochi di conoscenza, che consente ai loro Discepoli d’interagire con le energie più sottili e sviluppare, così, la conoscenza-diretta e la “conoscenza per contatto” con l’Anima. Già molti Adepti lavorano all’avvento dell’Agni Yoga, che sarà la “scienza” della prossima Sesta razza. |