Coloro che ci hanno preceduto, i nostri Maestri Passati, affabulavano che la prima Loggia fu eretta nel Paradiso Terrestre, e che il 1° Sorvegliante era Adamo, ad assistere quell’ineffabile Maestro Venerabile che era Adonai. Ebbene, questi narravano, nel contempo, una novellina ingenua e una verità fiammeggiante. Ciò che dall’eterico empireo proviene, e da cui gli uomini traggono forza e vigore, è mito e metastoria assieme, più reale del cosiddetto reale, più materico della materia bruta, più spirituale e vicino a Dio del divino Metatron.
Il simbolismo massonico e la tradizione pseudo egizia
di Vittorio Vanni
Sommario: L’Egitto sacro, l’Egitto eterno – L’Egitto nell’immaginazione simbolica della Massoneria / Le origini / L’egittomania massonica / Napoleone in Egitto / Gli antesignani – Cagliostro ed il Rito Egiziano – Appunti d’analogie simboliche della massoneria egizia – Bibliografia
Vieni a me ogni giorno, tu che sei l’acqua della giovinezza.
Possa tu ringiovanire il mio cuore con la fresca acqua di corrente!
Possa tu acconsentire che io abbia il potere sull’acqua così come la Potenza!
Goyon, Pap.Louvre n. 3 279,53-54
L’Egitto sacro, l’Egitto eterno.
Nei grandi cicli cosmici, negli eoni infiniti del tempo illusorio, gli universi che sembravano eterni alla vita effimera dell’uomo, gli imperi la cui potenza si estendeva su tutta la terra, le civiltà dimenticate, la cui profondità scientifiche e spirituali elevavano la terra materica ai cieli eterei, tutto è scomparso, scompare, scomparirà. Nel teatrino dei superni, che tirano i fili pesanti come catene della povera marionetta che è l’uomo, innumeri quinte contingenti sono crollate. Dai canovacci superbi dalle grandi trame le parole sono scolorite, cadute come foglie d’autunno, disperse dal vento della storia. Ma come un filtro dalle fittissime maglie metafisiche, che raccoglie i resti del biblico agnello sbranato dal leone, la Massoneria permane, conserva, trasmette.
Una Massoneria dimentica, degenerata, di rango decaduto, povera negli uomini e nelle idee. “Nobiltà è manto che s’accorce, che il tempo, va d’attorno con le force” così come diceva il grande iniziato sdegnoso, il fiorentino spirito bizzarro. Purtuttavia, la Massoneria contiene in sé, come in uno scrigno dai sette segreti, il lume perenne dei Rosacroce, la fiaccola che non sarà mai posta sotto il moggio. Noi conosciamo il suo nome dell’altro ieri, non conosciamo quello di domani. “Ma che cos’è un nome? Una rosa, anche se non si chiamasse rosa, emanerebbe sempre il suo dolce profumo.” Così diceva un altro grande iniziato, il Frater Lucis et Tenebris.
Coloro che ci hanno preceduto, i nostri Maestri Passati, affabulavano che la prima Loggia fu eretta nel Paradiso Terrestre, e che il 1° Sorvegliante era Adamo, ad assistere quell’ineffabile Maestro Venerabile che era Adonai. Ebbene, questi narravano, nel contempo, una novellina ingenua e una verità fiammeggiante. Ciò che dall’eterico empireo proviene, e da cui gli uomini traggono forza e vigore, è mito e metastoria assieme, più reale del cosiddetto reale, più materico della materia bruta, più spirituale e vicino a Dio del divino Metatron. A chi domandava a Giordano Bruno il perché della sua religiosità prisca ed aliena dai paradigmi religiosi del tempo suo, del riferimento costante all’Egitto, Giordano rispondeva che “nell’Egitto erano in esilio i miei dei…”. Tutti coloro che percorrono la strada della conoscenza hanno in sé un Egitto interiore, in cui abita tutto ciò che è nobile, bello, giusto e vero, gli dei siderei del proprio Intelletto, quel cielo infero e ctonico che ognuno, nella sua solitudine, deve attraversare. Non sono soltanto le pietre vive dei grandi monumenti che ci rimangono dell’Egitto, non la sua arte naif e raffinatissima assieme, non le mummie dal corpo di pietra, integro da umidori e putrefazioni. Dall’Egitto, di fronte al quale i Greci si sentivano adolescenti, ci rimane soprattutto il senso dell’Heka, la magia, quella forza spirituale che investe di sé ogni attimo, anche il più ordinario e materiale della nostra vita.
I doni della magia sono quegli stessi che i Re portarono al fanciullo ermetico che la stella conduceva. Dovitia, Sapientia, Potentia. Ma ben pochi, oltre ad Alessandro, seppero vedere tali doni in Diogene, che nella sua botte viveva nudo come il più povero dei poveri, che si nutriva di sole e fame. Chi non necessita di niente è più ricco di Mida; si possiede solo ciò che si è superato e poi donato. Per gli Egizi, prima di Socrate e Platone, tutto è vita. Ogni pietra ha una sua gelata ed immota intellettualità, ogni pianta la sua fremente sensibilità e coscienza. Ogni ente parziale ha la sua anima, così come ogni ente universale, e tende dalla sua molteplicità all’Uno che tutto in sé possiede, intelligenza, moto, amore e morte, come categorie assolute, come potenzialità impotenziate, potenzianti e potenziate. L’uomo, per gli Egizi come per noi, è il risultato di un equilibrio momentaneo di forze sempre cangianti di tono e polarità. Queste forze siamo costretti a subirle passivamente. Non vi è sforzo o devozione o volontà quietistica nell’accettare obbligatoriamente il gioco infantile degli dei. Non vi è obbligo morale in ciò, ma solo la presa di coscienza di una realtà da cui non possiamo esulare.
Il vasaio della nostra creta ci ha torniti così come siamo, pronti a contenere ciò che in noi viene immesso. Che non ci tormenti con la pena ed il rimorso inutile di una natura che lui stesso ha formato. La conoscenza, l’Heka degli Egizi, la magia della nostra vita quotidiana, non ci libera dalle contingenze, dal dolore, dalle malattie, dalla morte. La magia è intendimento sottile, invisibile agli occhi altrui e spesso anche ai nostri, e si rivela con un gioco ambiguo, una casualità da cui dovremmo indurre causalità, divinare da una realtà simbolica una realtà metafisica.
Ed anche identificare la casualità stessa, astrarne la valenza, saper vedere, così come si vede una tela di ragno, le sottili linee delle forze sempre motili che si attraggano e si respingono, con amori e ripulse improvvise. Ma anche intravedere, dall’angolo esterno del ciglio, le fragili ed evanescenti entità lunari e veneree, tanto buone, materne e vicine all’uomo, quasi visibili e materiche; ma anche tanto inutili e stucchevolmente dolci, da fuggire soffrendo, come da un cane randagio che ti segue e ti guarda con dolore e speranza, come da un bambino scalzo e triste di cui non potrai mai guarire la fame, come da un amore nuovo ed infruttuoso che può sostituire, stupidamente, uno antico ed altrettanto infruttuoso.
Per gli Egizi, come per noi, non esiste la distinzione fra vivi e morti. La monade umana, in qualsiasi stato d’esistenza o di non-esistenza vive solo in relazione alla capacità di assorbire il potere del “Neter” [1][2] delle cose o degli Dei, perché conoscere il nome è la conoscenza stessa.
Per questo gli Egizi vivevano eternamente nelle loro tombe, per questo i morti credevano di vivere una vita fittizia. L’Egitto cercato e ritrovato, la terra d’esilio degli Dei di Giordano Bruno, dov’è dunque, o meglio che cosa è? Ermete lo svela:
“Tu dunque ignori, egli diceva ad Asclepio, che l’Egitto è la copia del cielo o, per meglio dire, il luogo dove si trasferiscono e si proiettano qui, sulla terra, tutte le operazioni che le forze celesti governano e mettono in opera? Anzi, per dire tutta la verità, la nostra terra è il tempio del mondo intero”. – (Asclepio, 24)
Macrocosmo e microcosmo si identificano, interagiscono, si speculano innamorati come Narciso alla fonte, come la Venere del Tiziano allo specchio. Così, nel silenzio di una campagna sperduta e lontano dagli occhi curiosi del volgo, l’iniziato sparge i suoi semi nei solchi, rincalza le piantine teneramente spuntate, rompe con fatica le dure zolle della terra scura. Né l’asino né il bue che lo accompagnano, né la massaia feconda che lo accoglie, nel desco e nel letto, la sera sapranno che il contadino silente smuove i mondi e gli universi con i suoi gesti parchi; che crea le cause parziali e finali del tempo, dello spazio e del modo delle creature, nel mentre raccoglie il frutto dei suoi campi.
Il Nilo straripa con misura. Il contadino mangerà lieto il suo pane e le sue oche e berrà la birra quotidiana ed il vino, a volte, la sera. Carestia e siccità squasseranno la sua casa, e lo renderanno famelico, lacero e mendico. Ma i “Nomi” che sono in lui, mormoreranno all’antico avversario la potenza e la gloria dell’eterno sole, la terra accoglierà ancora e morti e semi, germogliando angeli e dei. Accingiamoci quindi al simposio, nel verde raggio del sole del tramonto del cielo di Kemi, nel tabernacolo verde di Memfi. Il vino prezioso delle oasi ammonie sarà versato da fanciulle-gazzelle dai grandi occhi scuri e bistrati. Il capretto gira lentamente sul fuoco debole del legno di palma. Il fico e il dattero attendono i golosi. La conoscenza è complessa, la verità è semplice.
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1. “Quanto a noi [gli Egizi] non usiamo termini semplici, bensì suoni assolutamente pieni d’efficacia” Trattato, XVI, 2. ^
2. Nome, ma anche facoltà o potere del divino. ^
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L’Egitto nell’immaginazione simbolica della Massoneria
Le origini
Le fonti dell’immaginario egizio si possano rintracciare in Giamblico [3], in Plutarco [4], in Platone [5], in Proclo [6]. L’ammirazione sconfinata che la Grecia classica portò all’Egitto si riverberò sull’Occidente intero. La devozione isidea si portò fino alle Gallie, nella città dei Par-Isis, nella lingua latina nella parola iris-iridis (l’iride, la pupilla, colei che abita nello sguardo profondo). Si ravvivò nei templi diffusi in tutta Europa, abitati da sacerdoti egizi cialtroni e ciarlatani, in cui l’Iniziato si avvolgeva come in un mantello d’invisibilità.
Chi leggeva i Misteri o gli Oracoli Caldei o De Iside ed Osiride era trascinato in un universo simbolico, nell’arcano operante, nella visione dell’individuo che può indiarsi, di un Dio che può individuarsi.
Le conoscenze dell’Egitto, dal basso medioevo al Rinascimento si limitavano per lo più alla lettura dei classici. Le crociate esportarono violenza, sangue, sofferenze inutili, e non importarono conoscenza, ma solo l’oricello, la pianta che, mescolata all’orina, imporporava i manti dei ricchi e dei potenti. Ma il Concilio di Firenze, (1450) che vide lo spodestato ed esiliato Impero d’Oriente collegarsi all’Occidente colto e mercantile dei Medici, fece tornare Toth-Ermete [7] in tutte le chiese cristiane. S’insegno così ai poveri cristi di un’umanità oppressa e prevaricata come ci si può schiodare dall’ignoranza, dalla superstizione, dal fanatismo.
Il Corpus Hermeticum fu tradotto dal greco in latino, per la prima volta, da Marsilio Ficino (1471) ed ebbe ben trentadue edizioni. Le verità universali dell’Egitto si compararono, e si videro eguali a quelle, altrettanto universali, dell’Europa indoeuropea proveniente dall’Oriente, dalla sapienzialità greco-romana, da quella celtica, da quella dei popoli nordici. L’andamento rettilineo del tempo e della storia, che il cristianesimo aveva imposto, s’interruppe, la circolarità del tempo riprese il suo corso nel grande anno platonico, nell’Eone eterno. Il Gran Dio Pan era risorto, gli antichi dei ritornavano.
La tradizione rusicruciana rivendica la successione egizia. Michele Mayer, nel suo Silentium post clamores (1617) scrive che:
“I Rosacroce sono i successori dei collegi dei bramini indù, degli Egiziani, degli Eumolpidi di Eleusi, dei Misteri di Samotracia, dei Magi di Persia, dei Gimnosofisti di Etiopia, dei Pitagorici e degli Arabi.”
Il mito dell’Egitto tornò nella cultura europea, influenzando il pensiero di Giordano, Bruno, Spinoza, John Toland, e l’abate Attanasio Kircher che con il suo Oedipus Ægypiacus (1652), influenzò a sua volta sia l’estetica della metafisica che il gusto popolare. Le grandi vie della tradizione esoterica, che sembrano una ragnatela impazzita di cammini labirintici, hanno un’unica origine e una medesima meta.
Per chi non possiede il filo d’Arianna, la complessità apparente delle teorie tradizionali crea a sua volta dei falsi miti. Vi è dunque verità nel mito della trasmissione attraverso i secoli delle dottrine esoteriche dell’antico Egitto?
Molto spesso, nel campo metastorico, tutto ciò che è vero è nel contempo falso e viceversa. Nei testi delle Piramidi vi è una testimonianza notevole dell’attività religiosa delle varie caste e confraternite sacerdotali, ma non vi sono tracce di una componente Misterica, che purtuttavia doveva esserci, perché ogni exoterismo contiene in sé un’esoterismo.
I Misteri non appartengono tanto all’Egitto faraonico, quanto all’Egitto alessandrino, città tanto egiziana, quanto greca, che ebraica (nel periodo classico della cultura alessandrina, dal II secolo a.C. al IV sec. d.C. un terzo della popolazione era ebraica).
Denis Labouré [8] afferma che “…non è all’Egitto faraonico che fanno riferimento i testi ermetici ed i riti massonici egiziani. Come la Gerusalemme Celeste o la Mecca del Corano, ogni rivelazione sacralizza la terra dove avviene e ne fa il centro simbolico del mondo. Allo stesso modo, la rivelazione ermetica sopravviene al centro di un universo – simbolico più che geografico – incarnato nella terra d’Egitto, descritta nel Corpus Hermeticum come cuore della creazione, focolaio attivo della rivelazione.”
L’egittomania massonica
L’Egittomania dilaga nella cultura europea, assieme alla prima diffusione delle Logge Massoniche. L’Abate Terrasson pubblica, nel 1721 un romanzo pseudo-iniziatico, Sethos o Vita tratta dai monumenti e aneddoti dell’antico Egitto, falsamente tradotto dal greco, in cui le antiche iniziazioni egiziane erano narrate in modo fantasioso. Interi passi del libro concordano con il rituale massonico, che è quindi l’ispiratore della cosiddetta ritualità egizia, e non viceversa. In particolare coincidono, punto per punto, il rituale d’iniziazione in 1° grado, con le prove elementari.
Nel 1728 Rameau intitola uno dei suoi balletti La nascita di Osiride. Nel 1770 due tedeschi, von Hymmen e von Köppen pubblicarono un’imitazione del testo del Tarisson, altrettanto fantastica, il Crata Repoa [9], fondamentale per lo studio della nascita e della simbologia della massoneria egizia.
Nel 1777 Court de Gébelin [10], erudito e massone, parlò, nei suoi libri, dell’Egitto e dei suoi misteri. Ignaz Von Borg, il Maestro Venerabile della Loggia di Mozart, nel 1789 fondò il Journal für Freimauer e nel primo numero scrisse un lungo articolo sui misteri egizi, che probabilmente influenzò il librettista del Flauto Magico mozartiano, il Fratello Shikaneder. L’Origine de touts les cultes de la religion universelle (1794) del Dupuis, formalizzò e sistematizzò una teoria che ebbe grande diffusione, quella della derivazione del rituale massonico da quelli dei Misteri antichi.
La fondazione, nel 1784 a Parigi, della “Loggia Madre dell’Adattamento dell’Alta Magia Egizia”, da parte di Cagliostro, il primo e già maturo inserimento in massoneria della ritualità, o pseudo ritualità egizia merita un’analisi ed un capitolo a parte. La Massoneria Egizia di Cagliostro fu vista con diffidenza dalla Massoneria cosiddetta “ortodossa”, sia per l’incredibile personalità del Balsamo, molto discussa ai suoi tempi, sia per la particolare “esoticità” del suo rituale, sia per un’effettiva “alienità” del Rito, che consisteva più in un simbolismo ermetico legato a pratiche operative di tale contesto, che a finalizzazioni effettivamente latomistiche.
Non si può comunque dimenticare che l’accettazione dei successivi riti d’ispirazione egiziana da parte della Massoneria di deve, in particolar modo, a Alexandre Lenoir [11]. Che, in occasione della sua allocuzione ai Fratelli del Sovrano Capitolo Metropolitano del Rito Scozzese, dichiarò che “…le antiche teogonie hanno avuto origine in Egitto. Per dimostrare l’antichità della Massoneria, le sue origini, i suoi misteri ed i suoi rapporti con le antichissime mitologie, risalirò agli Egizi. È, infatti, opportuno parlare delle cause prima degli effetti”.
Alexandre Lenoir era uno storico ed un archeologo, ma la sua trattazione ha un vero e proprio sapore mistico. La sua interpretazione dei misteri egizi aveva, naturalmente, carattere gnostico e neoplatonico. Il più antico fra gli dei, il Sole, muore nella sua incarnazione umana, discende agli inferi e quindi risorge e risale al cielo. L’aria e la terra sono impersonati da Iside (A Tentyra è, infatti, raffigurata col corpo che abbraccia il firmamento e con le braccia e le gambe che toccano il suolo.)
La grande Piramide non era la tomba del faraone, ma il sepolcro di Osiride. Le sue proporzioni erano calcolate in base alle misure della terra e del cerchio di declinazione descritto dal sole durante gli equinozi. Il monumento è costruito in modo che in determinati momenti il sole e la luna sembrano posati sulla sua vetta, come su un basamento; l’astro-dio, nel suo declinare sembra sprofondare all’interno dell’edificio dove rimane rinchiuso fino alla primavera, quando compare allo stesso punto e alla stessa ora.
A sua volta, anche Iside ricompariva anch’essa in quel punto a mezzanotte. Gli arcani dell’Universo erano racchiusi in queste allegorie; alcune di queste sono state fatte proprie dalla Massoneria moderna che non si è limitata ad imitarle, ma ne ha ricreato il mistero, e ne celebra ancora, ai nostri giorni, i riti millenari, come se ancora fossero svolte nelle profondità della piramide di Cheope. L’estetica di questo momento di sincretismo fra massoneria e mondo egizio fu rappresentata da Jaques Lequeu (1752-1825), pittore ed architetto visionario, che rappresentò l’interno della grande piramide secondo il gusto romantico, con labirinti e sotterranei gotici. Nelle sue raffigurazioni le cerimonie di iniziazione facevano uso di “bevande dell’oblio” e lo scenario era animato da statue allegoriche del fuoco, dell’acqua, della sapienza.
In Inghilterra, la Massoneria di Rito Egizio sembra ancora attecchire prima che in Francia. Nel 1783 George Smith, Gran Maestro della Conte di Kent, scrive [12]:
“L’Egitto, da cui provengono tutti i nostri simboli e misteri, fu in passato il più glorioso di tutti i paesi. Secondo le loro credenze gli eroi-dei principali del loro pantheon, Osiride ed Iside, rappresentano teologicamente l’Essere Supremo e la natura universale e, fisicamente, i due grandi astri, il sole e la luna, la cui influenza abbraccia l’intera natura. L’origine stessa della Massoneria risalirebbe all’Egitto primordiale: gli Egizi delle epoche più remote fondarono un gran numero di logge; essi tenevano però accuratamente celati i loro segreti massonici.” E ancora:
“Tutti questi sodalizi avevano un unico colore simbolico. I sacerdoti egizi di Iside erano vestiti con un grembiule di cotone bianco come la neve. Noi, come massoni, indossiamo il simbolo dell’innocenza, lo stesso grembiule bianco. Anche i druidi erano vestiti di bianco.”
Secondo Thomas Paine (1737-1809), che nel suo libro [13] sulla Massoneria cita il passo precedente, la funzione di tramite fra l’antica massoneria e quella moderna sarebbe stata svolta dai druidi, i quali, perseguitati dai cristiani in Italia, in Gallia, ed in Gran Bretagna ed Irlanda, si sarebbero riorganizzati clandestinamente:
“Si formò così un’associazione in cui tutti i membri, volendo evitare il nome di druidi, assunsero quello di massoni; sotto questo nuovo nome essi celebravano i riti e le cerimonie dei druidi, vale a dire i riti e le cerimonie geroglifiche di un culto solare simile a quello dei sacerdoti di Eliopoli in Egitto.”
Thomas Paine era americano, e divenne cittadino francese per decreto dell’Assemblea Nazionale del 1793, e membro della Convenzione. Il suo libro uscì postumo a Parigi nel 1812, proprio mentre Lenoir teneva, sotto lo stesso titolo, le proprie conferenze all’assemblea generale massonica. Il testo fu tradotto da Nicolas Bonneville, con una prefazione che lo descriveva come “un’importante contributo ed un completamento all’Origine di tutti i culti del Dupuis.” Anche il Bonneville scrisse un breve componimento scenico che descrive il rituale particolare d’ammissione fra i “Francs Cosmopolites” (1793) la Festa del Vascello degli antichi Franchi.
È un testo in versi che presenta tutte le speculazioni dell’autore sulla Natura-Iside-Osiride-Gesù-Nave-Fuoco e sui loro emblemi. La nave degli antichi Franchi che proietta e conserva la verità è il vascello d’Iside. Tutto questo s’inserisce con l’idea che identificava la religione degli egizi con quella dei Parisii (la stirpe celtica che abitò Parigi).
L’identificazione d’Iside a patrona di Parigi ebbe una sua ufficialità (dal 1811 al 1814) per mezzo di un decreto di Napoleone; Iside prende così posto sulla prua della sua nave nello stemma della città di Parigi. La figura ieratica era tratta da quella della Mensa Isiaca che, scoperta a Roma nel 1525, adesso appartiene al Museo Egizio di Torino.
Questa raffigurazione particolare oggi si ricollega ad un culto tardo-isiaco italiano. Louis Petit Radel, (archeologo e storiografo di Parigi, direttore della Biblioteca Mazarino) che compose l’emblema, prese l’Iside dalla riproduzione della Mensa Isiaca dell’edizione olandese del Pignoria (1670), con la dea sulla nave rivolta a sinistra.
La stella che la sovrasta fu tratta invece dalla Vergine Celeste del portale di Notre Dame. Queste raffigurazioni araldiche non ebbero però lunga vita; il 14 aprile 1814, per decreto del Governo provvisorio, tutti gli emblemi, monogrammi e stemmi che avevano caratterizzato l’epoca napoleonica furono soppressi e la dea egizia non tornò più al suo posto.
Napoleone in Egitto
La decifrazione simbolica di Champollion (da 1822) distruggerà radicalmente molti aspetti del mito dell’Egitto e li ricreerà progressivamente su basi nuove.
Napoleone imbarca la sua armata d’Egitto nel maggio 1798, con 355 navi e 38.000 uomini. Il suo fulmineo genio militare conquista, il 1 settembre, la mitica Alessandria e sbaraglia i mamelucchi di fronte alle piramidi. Ma Napoleone aveva con sé anche un altro tipo d’armata, un esercito di scienziati, per lo più massoni e già “carichi” del mito dell’Egitto. Le loro relazioni, scritti, studi, schizzi di un materiale iconografico archeologico formano il primo grande corpus d’egittologia. Si crea il mito dell’iniziazione massonica di Napoleone un cerchio iniziatico copto-egizio, presso le piramidi. La storia, in realtà, ci porge soltanto l’iniziazione massonica di Napoleone in Egitto, in una loggia militare dell’armata francese.
Numerosi testi geroglifici sono copiati manualmente e portati in Europa. Il capitano Bouchard trova una stele d’immensa importanza, la stele di Rosetta. Questa stele contiene un decreto in tre lingue, in geroglifico, in egiziano demotico e in greco.
Jean-François Champollion decifra, per la prima volta, i testi delle piramidi. La sua comunicazione al mondo scientifico è del 1822, 17 dicembre.
La campagna napoleonica d’Egitto, con gli entusiasmi che suscitò nell’occidente massonico, ebbe un’importante conseguenza. La Massoneria continentale aveva una sua particolare fisionomia rituale, delle case massoniche, dei templi, l’ambizione di riti efficaci e cerimonie perfette.
La Massoneria anglosassone si riuniva, ancora, nelle taverne e negli alberghi, recitava dei rituali a memoria, aprendoli e chiudendoli con cantici ispirati a quelli delle chiese riformate. Soltanto dopo la chiusura dei lavori rituali (in cui era compresa l’agape) erano svolti dei lavori oratori.
L’influenza del mito egizio sulla massoneria portò la massoneria anglosassone ad un’omogeneizzazione con l’impostazione rituale continentale, compresa la necessità di avere dei templi fissi ed arredati simbolicamente per lo svolgimento delle tornate. Il Fratello Belzoni, inviato in Egitto dal Gran Maestro della Massoneria dei Moderns, fu il primo egittologo ed archeologo moderno. Si chiude così un’epoca propedeutica. La creazione dei Riti Egizi era ormai alle porte.
Gli antesignani
L’influenza dei circoli rosicruciani tedeschi ed olandesi inserì nelle prime manifestazioni della massoneria egizia connotazioni ermetiche. Possiamo indicare nel Principe di Sangro, Raimondo di S. Severo (1710-1771) uno dei più brillanti e indicativi rappresentanti di questa corrente. Raimondo fu Gran Maestro della Massoneria napoletana, che rivendica un’importante filiazione diretta, nella sua trasmissione iniziatica ed esoterica, dai Misteri egizi alessandrini. Sotto la sua Gran Maestranza, il Barone Teodoro Tschoudy creò il Rito Ermetico della “Stella Fiammeggiante”, il cui catechismo dei tre gradi massonici è un’importante testimonianza dei procedimenti della Grande Opera, descritta attraverso la simbologia massonica.
Ma il primo Rito massonico dichiaratamente Egizio è quello di Lachaux, Gran Maestro del Tempio del Sole della Società dei Filosofi Incogniti, a finalizzazione ermetica. Il Rito aveva un sistema di sette gradi. Il suo Corpus interno era il Sistema filosofico degli antichi Maghi egiziani, rivelato dai sacerdoti ebrei sotto l’emblema massonico. Il rito era organizzato in sette gradi:
1a Classe: i tre gradi azzurri.
2a Classe Maestro Perfetto, Perfetto Eletto e Piccolo Architetto.
3a Classe Perfetto Iniziato d’Egitto.
Ma il Maestro incognito di questo sistema fu Charles Geille (1753-…) [14] che era in stretta relazione con lo Tschoudy, e di cui aveva fatto adottare a Lachaux gli statuti della sua “Stella Fiammeggiante”.
Un’altra importante Loggia egizia, “I Filadelfi”, fu quella del Visconte François Anne de Chefdebien d’Armisson, già attivo nell’ambito neotemplare e nell’Ordine degli Eletti Cohen. Poco dopo (1767), fu creato il più interessante ed il più caratteristicamente egizio dei Riti Massonici, quello “degli Architetti Africani” (o Egizi). Il suo creatore fu un ufficiale dell’armata prussiana, Friedrich von Köppen, che scrisse, assieme a von Hymmen, il famoso Crata Repoa. Nel testo (vedi documento), si descrive, in termini naturalmente fantastici, l’iniziazione egizia antica in sette gradi (Pastophoro, Necophoro, Melanophoro, Cristophoro, ecc.). L’edizione francese (1821) del Crata Repoa, su cui si basa la traduzione allegata, si deve a Bailleul e Desétangs. Il Rito fu protetto da Federico II di Prussia, Gerard Galtier [15] riporta che Federico donò a von Köppen un padiglione, adattato ad uso di tempio egiziano, nella Biblioteca di Slesia, che apparteneva allora alla Polonia meridionale.
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3. Giamblico I Misteri egiziani Rusconi, Milano 1984. ^
4. Plutarco De Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1987. ^
5. Cfr. in Platone il Timeo ed il Crizia. ^
6. Proclo, I Manuali, Rusconi, Milano, 1985. ^
7. (Thot, Ptha, Taut [pensiero] Adris, Enoch). ^
8. Denis Laboure Breve storia dei Riti Massonici egiziani, tratto dalla Rivista L’Esprit des choses, Editions C.I.R.E.M, 1998, Trad.ne d’Alexander. ^
9. Il Crata Repoa è pubblicato in Esonet (vedi documento pubblicato su Esonet). ^
10. Court de Gébelin Le monde primitif, 1733. ^
11. Alexandre Lenoir, La verità originale o l’Antichità della Massoneria, Parigi, 1818. In questo testo Lenoir nel capitolo dedicato al neofito trova (nel Crata Repoa), precisi riferimenti ed addirittura scene e parole del Flauto Magico di Mozart. Nessuna meraviglia: ambedue i testi derivavano direttamente dal Sethos di Terrasson. ^
12. George Smith The Use and Abuse of Free Masonery, London, 1783, pagg.42-42. ^
13. Thomas Paine, L’origine della Massoneria. ^
14. A proposito dei gradi di questo Rito, Geille scrive:
- Il vero Apprendista è colui che conosce e la materia e la sua preparazione volgare.
- Il Compagno è colui che è pervenuto a vedere la luna risplendente [ il separando lunare] o la perfetta fissazione al bianco.
- Il Maestro è colui che è felicemente in possesso della polvere di proiezione e che, meglio ancora, la medicina universale. ^
15. Gerard Galtier Maçonnerie Egytienne, Rose+Croix et neuve chevalerie Ed.ons du Rocher, Paris, 1986,pg.36. ^
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Cagliostro ed il Rito Egiziano
Il Rito Egiziano di Cagliostro è in realtà un’anomalia nei confronti della Massoneria tradizionale. Cagliostro fu ammirato, ma anche avversato dai più notevoli massoni del suo tempo. La sua particolare personalità lo portava a sopravanzare i paradigmi massonici del suo tempo, a considerare la Massoneria con la sufficienza del grande iniziato che si riteneva. Giuseppe Balsamo (1743-1759) alias Conte di Cagliostro, Comte de Phoenix, Marchese Pellegrini ecc. A Malta nel 1766, in compagnia del suo maestro, che indica con il nome d’Althotas, operava alchemicamente con Manuel Pinto de Fonseca, Gran Maestro dell’Ordine di Malta.
Dopo numerosi viaggi, in Europa e nel Nord Africa, torna a Malta dove il nuovo Gran Maestro dell’Ordine, Emmanuel de Rohan, gli concede una dignità cavalleresca. Ebbe la sua iniziazione massonica, probabilmente, nella Loggia “Segreto ed Armonia”, all’Oriente di Malta.
Non essendo questa Loggia riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra, e necessitando Cagliostro di un passaporto massonico valido in tutta Europa, si fece iniziare nuovamente, il 12 aprile 1777, nella Loggia “La Speranza n. 289”, dove ricevette i tre gradi nello stesso giorno. La “Segreto ed Armonia” indicata come la prima ad apparire nel possesso dei famosi Arcana Arcanorum ha, solo per questo, diritto ad una chiosa: Michel Monerau [16] riporta che:
“La Loggia Segreto ed Armonia ricevette una patente dalla Gran Loggia d’Inghilterra il 30 marzo 1789, ma in una lettera indirizzata a questa potenza massonica il 24 febbraio 1789, i principali ufficiali affermarono che la loro associazione massonica esisteva già all’inizio del secolo e che più tardi, nel 1764, si era affiliata alla Loggia di Marsiglia (forse la Loggia Madre del Titolo Filosofico Scozzese). La maggior parte dei membri di questa Loggia maltese erano Cavalieri dell’Ordine di Malta e, secondo i piedilista, di numerose nazionalità (Francesi, Veneziani, Napoletani…) e vi si riporta inoltre l’iniziazione di Giuseppe Balsamo. La Loggia cessa la sua attività quando Napoleone bandisce l’Ordine dall’isola.”
Secondo il consiglio del suo Maestro Altothas, Cagliostro avrebbe poi inserito nei suoi rituali massonici egizi la cosiddetta “Scala di Napoli” o Arcana Arcanorum, trasmessigli dalla Loggia Maltese. Il collegamento simbolico era corretto, in quanto secondo la scuola ermetica alessandrina, che trasmetteva la cosiddetta “via interna”, che avrebbe permesso l’acquisizione dell’immortalità di un Corpo di Gloria. La stessa finalizzazione simbolica era espressa dai Misteri Eleusini ed Orfici, assieme a quelli d’Iside ed Osiride.
Nei Rituali della Massoneria cagliostrina si pratica l’operatività delle “quarantene spirituali”, [17] che permettevano il rinnovamento simbolico della vita dell’uomo, il suo rigenerarsi ad uno stato ideale, edenico. Cagliostro stesso afferma a questo proposito:
“Ciascuno riceverà il Pentagono [la Stella Fiammeggiante], cioè la foglia vergine sulla quale gli Angeli primitivi hanno impresso le loro cifre e sigilli e, munito di questo, egli si vedrà Maestro ed Intendente degli Edifici. Senza il soccorso d’alcun mortale, il suo spirito sarà riempito di fuoco divino, il suo corpo si tramuterà in quello di un fanciullo innocente. La sua penetrazione [Divitia, Potenzia, Sapienza] sarà senza limite, il suo potere immenso, e non aspirerà ad altro che alla solitudine ed al silenzio per attendere l’immortalità e poter dire lui stesso: Ego sum qui sum…”
Ma l’origine del Rito Egizio di Cagliostro va ricercata nella sua vicinanza ed amicizia con il Cavaliere d’Acquino, fratello del Principe di Caramanico, (Gran Maestro Nazionale della Massoneria del Reame di Napoli nel 1773) e cugino del Principe di Sangro. Gli storici moderni [18] hanno esaminato con estremo approfondimento le radici dell’Or+Os+Eg+ dalla Massoneria del di Sangro ai nostri giorni, ma rimane tuttavia da definire la trasmissione di tale contesto iniziatico dai templi isiaci di Pompei e dal tempio serapideo napoletano.
È comunque indubbio che tale trasmissione è reale e vivente, ed indipendente da qualsiasi ricostruzione della massoneria settecentesca e ottocentesca, anche se si è poi inserita, come spesso succede, in tale contesto. Gli ambiti iniziatici, consci che la tradizione è comunque una, travasano spesso antiche forme esoteriche in forme nuove.
Cagliostro volle collegare al suo nuovo (e nel contempo antichissimo), Rito anche la forma ermetica rosicruciana. Nel 1779 ricevette l’iniziazione all’Ordine del Vero Massone Rosa+Croce (Rito rosicruciano riformato, di cui il primo Capitolo funzionò a Marbourg). Si collegò all’Ordine dei Fratelli Africani e corrispose con Marc Bédarride, il promotore del Rito di Misraim.
Nel 1784, quando credette che il suo sistema fosse ormai maturo, Cagliostro fondò a Parigi, in Rue de la Sourdiére, la sua “Loggia Madre dell’Adattamento dell’Alta Magia Egizia”. Il Gran Cofto, suo spirito tutelare, gli avrebbe ordinato di procedere ad una riorganizzazione delle confraternite, aggiungendovi un nuovo rito. La Loggia possedeva un Tempio d’Iside in cui Cagliostro stesso officiava, nelle vesti di Gran Sacerdote.
Il sistema egiziano di Cagliostro sopravvisse alla morte, a S. Leo, del suo fondatore. Logge del Rito cagliostrino, non casualmente, furono ancora fondate nei primi anni del XIX secolo, a Napoli. I Fratelli Mario Pagano, Domenico Cirillo e poi Pietro Colletta [19] inserirono nei nuovi sistemi massonici una tradizione antichissima di diretta derivazione alessandrina. Fu colui che fuse ed ebbe dei continuatori in Marconis de Négre (Rito di Memphis) ed in Bédarride (Rito di Misraim). La storia successiva dei Riti Massonici Uniti di derivazione egizia, esula dalla nostra analisi della simbologia massonica di quest’ambito.
I testi di riferimento sono indicati nella bibliografia allegata e rappresentano una branca indispensabile della storiografia massonica ed iniziatica in genere. Ma non è possibile esaminare la simbologia in questione senza riferirsi agli Arcana Arcanorum. Gli ultimi quattro gradi del regime del Bédarride potevano esser sostituiti da quelli cabalistici del Regime di Napoli o Arcana Arcanorum. Degli Arcana Arcanorum sono conosciute otto versioni, tutte, per un certo verso, mutile. La versione più moderna consiste in massime ermetiche, ispirate allo Tshoudy, già citato o al Fulton, un ermetista di cui si conoscono ben poche cose.
Le più probabili consistono in quattro quaderni teurgici, molto simili a Grimoires seicenteschi, in cui si dovrebbe riportare finalizzazioni, glifi, e metodi operativi. Alcune versioni hanno glifi, diversi dalle altre versioni, senza finalizzazioni o metodi operativi. Altre riportano alcune metodiche e finalizzazioni, ma senza glifi. Vi sono inoltre evocazioni angeliche molto simili, nella sostanza, ma in parte anche nella forma, alle pratiche dell’Ordine martinezista degli Eletti Cohen. Gli Arcana non sono stati diffusi soltanto negli ultimi quattro gradi dei riti egizi, ma anche in altri ambiti iniziatici (Martinisti, neotemplari ecc.)
Bisogna tuttavia riconoscere che negli attuali contesti iniziatici, anche d’impostazione massonica egizia, gli Arcana non sono affatto praticati, sia in relazione alla loro difficoltà interpretativa che alla incompletezza rituale. Vi sono delle descrizioni dei vari aspetti degli Arcana, nella massoneria settecentesca, che ci sono pervenute storicamente. René Le Forestier [20] riporta che nel Capitolo dei Cavalieri dell’Aquila Nera (C.B.C.S) di J.B.Willermoz (1763) così ci si rivolge al recipiendario:
“Il discorso che l’Oratore del Capitolo indirizza al recipiendario gli insegna che i simboli della Massoneria Azzurra hanno una significazione ermetica; per esempio, la pietra bruta rappresenta ‘la materia informe che bisogna preparare’; la pietra cubica a punta piramidale simbolizza ‘la materia sviluppata per la forma triangolare come il sale, lo zolfo, il mercurio’. L’Oratore insiste sull’influenza dei segni dello zodiaco e sulla potenza del nome divino. È, gli dice, in ciascuna delle case (del sole) che voi dovete impegnarvi ad entrare, per abitarvi il periodo necessario, e lavorarvi attirandovi la virtù beneficente di questo astro luminoso, vivificando tutta la materia preparata con questo metodo.”
In questo discorso, apparentemente oscuro, si accenna alle metodiche di preparazione dei sette sigilli o talismani planetari, testi caratteristici di molti Grimoires [21] che hanno sicuramente ispirato gli Arcana. Ad un esame filologico, gli Arcana hanno una notevole somiglianza con testi magico-rituali e teurgici conservati dall’Or+Os+Eg+, come le cosiddette Preghiere di Tommaso, la Preparazione dei Sigilli Planetari o i Salmi Osiridei il che ci riporta, ancora, all’ambito napoletano.
Alcuni Ordini Egizi epigoni hanno un quinto quaderno, in cui si trasmette un’ordinazione sacerdotale d’Apollo (Ra-Hélios), ma l’analisi del testo ci riporta infallibilmente all’ambito settecentesco, simbolico e pittoresco, ma chiaramente moderno.
Ma di là dalla collazione dei testi o la ricerca filologico-storica in questo particolarissimo ambito esoterico-massonico, in che cosa consiste la teoria (e la corrispondente pratica) iniziatica degli Arcana? Nella loro globalità, se fossero completi, non si discosterebbero affatto dagli assiomi fondamentali della pratica ermetico-magica.
L’analogia micro-macrocosmica, per la quale un’influenza spirituale di cui si desidera attrarre la forza, si ottiene mettendo insieme analogicamente tutto ciò che a questa particolare influenza corrisponde simbolicamente, attraverso la conoscenza della Signatura Rerum.
La simpatia e l’antipatia (in senso strettamente energetico) delle forze, per cui si da valenza o si contrasta una particolare influenza per dosarne gli effetti.
Le pratiche di “storno” della reazione energetica negativa, sempre collegata alla eventuale realizzazione della forza evocata.
La necessaria preparazione della “materia” cioè il potenziare la forza individuale (e nel contempo universale) che è presente nell’uomo, attraverso una purgazione (in senso chimico e non mistico) ed una sublimazione [separando il lunare] che doni “presenza” e “visione” dei piani sottili.
Si può terminare questa rapidissima sintesi degli inserimenti simbolico-iniziatici negli Ordini Egizi ricordando che il Fr. Ragon, iniziato ai Nicotiniani [22], inserì nel Rito di Misraim alcune conoscenze tradizionali provenienti, attraverso il Concilio di Firenze, dal mondo orientale greco-romano.
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16. Michel Monerau Le segrets hermétiques de La Franc-Maçonnerie e les Rites de Misraim e Memphis, Ed.ons Axis Mundi, Paris, 1989. ^
17. Cfr. Manoscritto 345 della Biblioteca Nazionale di Roma. Esiste un’altra copia conservata ad Avignone. ^
18. Cfr. Adriano Cosi Storia della Fr+Erm+Mag+ di Myriam (opera inedita). ^
19. Cfr., (vedi documento pubblicato in Esonet) il verbale di fondazione di una Loggia di Rito Egizio a Napoli, di cui il primo Venerabile fu Pietro Colletta. ^
20. René Le Forestier La Franc Maçonnerie templière et occultiste au XVII° et XIX° siècles. Ed.ns La Table d’Emeraude, Paris. ^
21. Cri il Grimoire detto del Duca di Rohan, conosciuto anche da Cagliostro e che è conservato alla Biblioteca dell’Arsenale a Parigi. ^
22. Cfr. negli allegati il testo del Ragon sui Nicotiniani. ^
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Appunti d’analogie simboliche della massoneria egizia
Geroglifico AKH, (a Comatibus Comata), divino nell’umano, corpo di gloria, di fiamma, da raggiungere da vivi. Questo è lo scopo dei Misteri. La resurrezione del Dio è virtualmente conseguita: la sua essenza, lo scarabeo rinnovato, analogo in senso lato alla forma sottile taoista, può prescindere ormai dall’involucro mortale, che viene abbandonato. Il Dio è pervenuto ormai al compimento del Mistero della 2a nascita, mentre viene ancora una volta sottolineata l’identificazione con RA, con OSIRIDE (cioè dell’iniziato del Dio Sole) nel rapporto:
“Kepri è con te; ti vivi egli vive”
Ed è Osiride stesso che è uscito dalle “spesse tenebre” mentre “gli dei sono in lui” Ed è egli stesso che ha la possibilità di vivificare gli dei che sono in lui.
AKH = introversione. KHA = estroversione, Y, doppio
La scrittura degli ideogrammi ermetici dei simboli massonici deve molto ai geroglifici egiziani (segni e lettere che celavano segreti, formule, ecc. ai profani). Da qui la definizione data da Eraclito ai geroglifici egiziani in: Parlante, Significante, Nascondente.
Questo metodo fu ripreso dagli ermetisti e da altre scuole. I primi furono gli elementi = figure geometriche:
N fuoco ∏ acqua O terra M aria
zolfo ; sale mercurio
Sole
I lavori massonici s’iniziano a mezzogiorno (almeno nei primi tre gradi) quando il sole è allo zenit ed irradia verticalmente gli appartamenti del tempio. I suoi raggi illuminano le luci (Venerabile, 1° e 2° Sorvegliante) formando un triangolo equilatero, al quale se ne sovrappone un’altro, sempre equilatero (rovescio) che unisce i due luminari, (Sole-Luna) ed il centro delle Colonne = Esagramma (o Sigillo di Salomone), che è il simbolo dell’unione dei tre fuochi o delle tre acque filosofiche. Tre segni positivi e tre negativi = ciò che è in alto è come ciò che in basso. L’opposizione del “maschio” e della “femmina” e la loro opera sul piano terrestre hanno una loro corrispondenza su altri piani psichici e sottili.
Hè
Dorico
Yod
Corinzio
Kneph = Serpente = Ourobouros = Rito Filosofico Italiano
Cavaliere del Serpente di Bronzo – 25° grado del R.S.A.A.
Scarabeo = disco solare = simbolo dell’ultimo grado del M.M.
Alveare = Api miele = laboriosità, immortalità.
Occhio = Horus = occhio nel triangolo
Cuore = (pesatura del cuore, Maath, dea della verità e la sua piuma che nella bilancia universa deve far aggio sul cuore dell’uomo). Il cuore contiene un seme vitale che rimanda alla fons vitae. Nella cabbala Thipheret, il passaggio obbligato fra Yesod (energia sessuale) e Kether (energia intellettuale)
Pietra = monolite, obelisco, colonna, raggio di sole congelato, ierofania litica e granitica.
Metalli = corrispondenze astronomiche con i sette metalli classici, corrispondenze d’anatomia sottile.
Piombo | = | Saturno | = | milza |
Stagno | = | Giove | = | fegato |
Ferro | = | Marte | = | bile |
Oro | = | Sole | = | cuore |
Rame | = | Venere | = | reni |
Mercurio | = | Mercurio | = | polmoni |
Argento | = | Luna | = | genitali |
Abbandono dei metalli: abbandono della corporeità = morte simbolica
O metallàn = ricercare, indagare = abbandono della ricerca esterna, introversione.
I metalli velano la realtà e nel contempo la rivelano.
Acacia = simbolo dell’immortalità in grado di Maestro (all’inizio chiamata Cassia o tamarisco spinoso, la pianta che crebbe attorno al corpo d’Osiride)
Acacia = secondo M.P.Hall, Trees in Freemasonery, (Masonic Square, giugno 1977)
Resurrezione del dio solare
Innocenza (dal greco: Akakia, ritirarsi, la pianta si ritira in se stessa)
Immortalità e rigenerazione (sempreverde)
Emblema del mistero: loto, mirto, acacia.
Cedro del Libano = Edificazione del tempio di Salomone a Gerusalemme
Nei Rituali anglo americani e nel 22° grado del R.S.A.A = Principe del Libano = Cavaliere dell’Ascia Reale.
Sarcofago d’Osiride = verticalità = materia prima suscettibile d’infinite variazioni.
Melagrana = fertilità, fecondità, seminalità = Templi decorati con melagrane, compreso il Tempio salomonico = Rituale Emulation.
Gallo = vigilanza, risveglio. = animale sacro anche nello zoroastrismo
Aquila, Falco = Horus = rappresenta la volatizzazione di ciò che (etericamente) è solido (solve et coagula. = R.S.A.A., Noachita, ecc.
Leone = forza, potere = rigenerazione del sole = resurrezione = Lion grippe = la griffe du lion = la presa del Maestro, segno di riconoscimento del 3° grado = simbolismo del cerchio celeste (Noachita)
Toro, bue = API = effusione di seme taurino, che simboleggia il vitalismo universale, che feconda la materia terrestre = morte di Hiram che diffonde vita e luce nel tempio universale.
Agnello = acacia, innocenza.
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Bibliografia
Trattato, XVI, 2.
Giamblico I Misteri egiziani Rusconi, Milano 1984.
Plutarco De Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1987.
Platone il Timeo ed il Crizia
Proclo, I Manuali, Rusconi, Milano, 1985
Denis Laboure Breve storia dei Riti Massonici egiziani, tratto dalla Rivista L’Esprit des choses, Editions C.I.R.E.M, 1998, Trad.ne d’Alexander.
Il Crata Repoa (vedi documento pubblicato in Esonet)
Court de Gébelin Le monde primitif, 1733.
Alexandre Lenoir, La verità originale o l’Antichità della Massoneria, Parigi, 1818.
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George Smith The Use and Abuse of Free Masonery, London, 1783, pagg.42-42
Thomas Paine, L’origine della Massoneria.
Gerard Galtier Maçonnerie Egytienne, Rose+Croix et neuve chevalerie Ed.ons du Rocher, Paris, 1986, pg.36.
Michel Monerau Le segrets hermétiques de La Franc-Maçonnerie e les Rites de Misraim e Memphis, Ed.ons Axis Mundi, Paris, 1989.
Manoscritto 345 della Biblioteca Nazionale di Roma.
Adriano Cosi Storia della Fr+Erm+Mag+ di Myriam (opera inedita).
René Le Forestier La Franc Maçonnerie templière et occultiste au XVII et XIX siècles. Ed.ns La Table d’Emeraude, Paris.
Il Grimoire detto del Duca di Rohan, conosciuto anche da Cagliostro e che è conservato alla Biblioteca dell’Arsenale a Parigi.
Marc Bédarride L’Ordre Maçonnique de Misraim Ed.on d’Aujourd’hui, Plan de la Tour (Var), (senza data).
Francesco Brunelli (a cura di), Rituali dei gradi simbolici della Massoneria di Memphis e Misraim, Ed.Altair- Bastogi, Foggia, 1981
Gastone Ventura I Riti Massonici di Misraim e Memphis, Ed.Atanòr, Roma, 1975.
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Pubblicati su Esonet:
Lettere di Salzmann a Willermoz (vedi articolo)
Pietro Colletta e la Massoneria Egiziana (vedi articolo)
Crata Repoa o Iniziazione agli antichi misteri dei sacerdoti d’Egitto (vedi articolo)
Storia segreta dell’Ordine Pitagorico (vedi articolo)
(Un particolare ringraziamento a Knoubis membro del Cap+Op+ “Rosa Alchemica” dell’Or+Os+Eg+ che mi ha fraternamente aperto la sua biblioteca ed i suoi archivi.)