La Signora degli Animali – parte 1

Miti e SimboliQuesto archetipo è molto diffuso presso le civiltà dei cacciatori-raccoglitori; spesso è presente anche nella variante maschile.
La Signora (o il Signore) degli Animali esercita la sua potestà sulle prede, concedendo o rifiutando, rivelando o nascondendo, la selvaggina al cacciatore.

La Signora degli Animali – parte 1

di Antonio D’Alonzo

Questo archetipo è molto diffuso presso le civiltà dei cacciatori-raccoglitori; spesso è presente anche nella variante maschile.

La Signora (o il Signore) degli Animali esercita la sua potestà sulle prede, concedendo o rifiutando, rivelando o nascondendo, la selvaggina al cacciatore. Il buon esito della caccia dipende, in maggior misura, più da questa figura, che dal cacciatore: se quest’ultimo non rispetta le norme tribali, le probabilità di un esito felice della caccia diventano esili. Un tabù diffuso è proprio quello che vieta di uccidere un numero di prede maggiore a quello necessario al sostentamento della comunità.

La Signora degli Animali, di solito, si presenta sotto sembianze teriomorfiche* e vive nella foresta. Accanto alla Signora degli Animali compaiono spesso, nelle tradizioni dei cacciatori, esseri morfologicamente analoghi; la questione della presunta anteriorità della prima rispetto ai secondi è tuttora oggetto di discussione tra gli storici delle religioni (Cfr. gli Studi di Pettazzoni e Jensen).

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* Teriomorfo – divinità o figura mitologica che ha forma o aspetto animale.
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È possibile che la Signora degli Animali incarni un unico archetipo per tutte le specie, così che ogni specie possieda una specifica Signora degli Animali: molti popoli di cacciatori attribuiscono l’esito della caccia piuttosto ai vari spiriti del bosco. Altre volte gli spiriti del bosco – abdicando alla loro funzione di numi tutelari – diventano antagonisti degli stessi cacciatori, ostacolandone la caccia e colpendo ferocemente le membra preposte ad impugnare le armi. La ritualità cultuale della Signora degli Animali è fondata sull’offerta primiziale: il cacciatore lascia nel bosco una parte della preda cacciata o del miele sottratto, esortando la Signora a raccogliere il suo tributo.

La Signora degli Animali, come abbiamo detto, è peculiare al sistema mitico dei cacciatori-raccoglitori, così come la Terra Madre concerne gli agricoltori. Entrambi i paradigmi femminili (non si deve dimenticare la diffusione anche di una versione maschile, il Signore degli Animali), rimandano ad un ulteriore archetipo “primordiale”: la Grande Madre.

La nostra ipotesi si fonda sulla plausibilità di adattamenti storico-contingenti applicati alle variabili della geografia umana. L’archetipo femminile “primordiale” è universale: dipende dalle varianti culturali la sua ulteriore assimilazione come Terra Madre o come Signora degli Animali.

Come abbiamo più volte ripetuto, un popolo di cacciatori-raccoglitori non vive e prega come un popolo d’agricoltori. Nel momento però che una civiltà passa dallo stadio “primitivo” (assenza della scrittura, dell’aratro e della cereoagricoltura, struttura sociale indifferenziata, assenza di sviluppo urbano, ecc.), le due variabili possono coesistere. Per esempio, in una civiltà “superiore” come quella ellenica, troviamo contemporaneamente la Signora degli Animali nelle vesti di Artemide e la Terra Madre raffigurata da Cibele o Demetra.

È possibile rintracciare la Signora degli Animali in molte tradizioni.

In Grecia, troviamo non soltanto Artemide con il cervo, ma anche Atena con la civetta e Afrodite con la colomba. Questo archetipo è anteriore non soltanto all’età classica (V e IV secolo a.C.), ma anche all’età omerica (700 a.C.). Sicuramente la Signora degli Animali (da adesso SdA) appartiene al neolitico (9.000 a.C.), ma si trovano tracce del suo culto risalenti addirittura all’era paleolitica (10.000 a.C.).

Nell’Anatolia centrale è stata rinvenuta un’antichissima scultura, presso il sito di Çatal Hϋyϋk (Turchia centrale), risalente, approssimativamente, al 6500 a.C. La statua in terracotta raffigura una SdA seduta su di un trono, nell’atto di partorire, mentre con le mani si appoggia a due leopardi collocati ai lati. Un’altra statua di terracotta di provenienza sumera (2000 a.C.) rappresenta una SdA, nuda e alata – presumibilmente identificabile con Lilith – circondata da due civette, che siede sul dorso di due scimmie. Nel palazzo di Cnosso, della Creta minoica (1700-1450 a.C.), una statuetta ritrae una figura femminile che impugna due serpenti, mentre ne sta partorendo un terzo. Sempre nella Creta minoica, un sigillo riproduce una figura femminile che fuoriesce dalla vetta di una montagna, accompagnata da due leoni e da un fanciullo.

Ad Efeso, nel tempio di Artemide, un’imponente rappresentazione della SdA giganteggiava all’ingresso. La figura presentava dei seni a forma d’uovo ed aveva al collo una collana di segni zodiacali. Le braccia erano poste nel gesto rituale della benedizione, mentre la parte inferiore del busto era ricoperta da teste di animali. Deposte ai suoi piedi si trovavano degli alveari ed era affiancata da una coppia di cervi. La riproduzione della città fungeva da corona. Purtroppo la statua originale è andata perduta, una copia del II secolo si trova nel museo di Efesto.

Nell’Asia Minore, la SdA è conosciuta come Kubaka o Cibele, affiancata da leoni. In Egitto è Iside nella sua manifestazione sotto forma di falco, ma anche Hathor dalle corna di vacca. Astarte è la Sda cananea e – come nella versione minoica – impugna dei serpenti (ma anche dei fiori).

La SdA indiana è Pārvatī o Tārā, rappresentata mentre cavalca un leone o anche Durgā, dea dalle dieci braccia con le quali colpisce i demoni. In Giappone troviamo Amaterasu, dea solare, fondamentale nello shintoismo, mentre presso gli Inuit è presente Sedna, protettrice delle foche, dei trichechi e delle balene.

Per gli indiani americani Hopi, la Sda si presenta sotto le vestigia della Donna Ragno, Kokyanguruti, madre della nascita e della morte. Nokomis è la Sda algonchina, mentre la messicana Chicomecoate rappresenta il Cuore della Terra ed è raffigurata insieme ai soliti serpenti.

Anche in Africa, Mani Wata è ritratta con i serpenti, ma un’altra SdA, Osun, si presenta con i pavoni (un accostamento che si riscontra nella tradizione cristiana, dove Eva è raffigurata con il serpente e Maria con le colombe).

Nel folklore europeo è possibile rintracciare la presenza della SdA sotto immagini teriomorfiche e “caricaturali” come la Mamma Oca, il Coniglietto Pasquale e la Cicogna.

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