Ripley Scrowle – Parte 3.1

Alchimia

L’ermafrodito come privatio boni

Si avrebbe torto nel credere che il Bene ed il Male sono equivalenti: il Bene agisce in effetti con una certa regolarità, in quanto freno moderato e stretto sul Male, vero attrattore dell’inconscio collettivo. La coscienza della diversità viene dalla Morale. Ora la Morale non è fondata in diritto che come una speranza di trascendenza: la si può vedere sotto l’ottica della fede o della gnosi.

Ripley Scrowle – Parte 3.1

a cura di Giuseppe Barbone

Introduzione – 1. Il Démiurgo nel suo mondo – 2. Il fuoco segreto – 3. L’ermafrodito come privatio boni – 4. L’Adech – 5. La Trinità – 6. Versetti di Ripley Scrowle – 7. Il padre ed il figlio 

3 – L’ermafrodito come privatio boni 

Si avrebbe torto nel credere che il Bene ed il Male sono equivalenti: il Bene agisce in effetti con una certa regolarità, in quanto freno moderato e stretto sul Male, vero attrattore dell’inconscio collettivo. La coscienza della diversità viene dalla Morale. Ora la Morale non è fondata in diritto che come una speranza di trascendenza: la si può vedere sotto l’ottica della fede o della gnosi. In alchimia, l’anima ha come precursore il sulphur   e lo spirito, il mercurius . Ma cosa strana! Mentre lo spirito sembra dotato di un’esistenza permanente [l’aqua permanens], l’anima non ha esistenza a priori, ma deve essere per così dire costruita, in ogni sua parte. Come Platone suppone, l’anima è allora dotata di immortalità; ma appena essa è pronta lo spirito viene a mancare per dissipazione. L’anima si trova zavorrata allora ad un corpo  nel quale ritroviamo il Sale alchemico. Nella fase intermedia dove l’anima non è infusa ancora nel corpo per proiezione , questo a motivo che lo spiritus corruptus non ha compiuto ancora la sua rivoluzione nel Mercurius con il trasferimento di , si può stimare che la materia degli Adepti è in questo stato chiamata: ermafrodito o Rebis. 

Si può, in questa forma, configurarla con il geroglifico del Mercurius : infatti, rende molto bene l’idea del perchè la materia è doppia [Taurus], e perchè è liquida o vischiosa . Da qui l’allégoria dei buoi di labour e dell’aratro, il cui vomere [non è altro che la croce]. Essi arano la terra adamitica per preparare la terra alba foliata. In certe operazioni, il nostro Artista, Cadmos, deve sforzarsi di premunirsi dal loro attacco, di addestrare la bestia nera e la bestia bianca, in breve di addomesticare le pulsioni del corpo  e del cuore nel suo stato primitivo di sulphur . Sarebbe sbagliato pensare che il Bene si trova sul lato del Corno leonis. L’attacco di Cadmus [o di Febo, o di Giasone importa poco] è costituito da due bestie di cui una, il corpo, è docile [in questo senso è incombustibile: è la salamandra] mentre l’anima chiede di essere plasmata. L’anima primitiva è Echion [cf. supra] che è di natura ignea e di forma eterea, è generata direttamente dal Caos ed il suo stato è ancora quello del serpente, dove ancora in lei non si trova lo spirito. Perciò questa anima è come fosse pazza e senza controllo, sta all’artista infondergli il logos regolatore, vale a dire: Mercurio o Vicario [vedere capitolo 7 sul matto ed il logos]. È unicamente con questo mezzo [l’artificio di Fulcanelli] che essa giungerà all’armonia nella disposizione del suo hiérogamie. Il segreto dei Saggi consiste qui nel fare da un un   [quadratura circuli, vedere Jung, le Radici della Coscienza] e poi, iscriverci un 

“L’origine di queste idee si trova da qualche parte nell’ombra della preistoria dello spirito ellenico. Il quaternario è, infatti, un archetipo per così dire universale. È la condizione logica di ogni giudizio di totalità… La trinità non è uno schema ordinatore naturale ma artificiale… La totalità ideale è il cerchio, ma la sua divisione minimale è il “quattro”.[Jung, Prove sulla simbologia dello spirito, trad. il dogma della Trinità, p. 206, trad. Albin Michel, 1991] 

Sulle proprietà “psichedeliche” del quadrato e del triangolo, abbiamo già visto il pensiero di Dorneus; l’alunno ed il continuatore del pensiero di Paracelso ci prospettano una visione gnostica. Paracelso impone delle riflessioni che, certamente, ci permetterebbero di dubitare che egli abbia pienamente ragione quando Jung riassume così il suo pensiero: 

“Dà anche una descrizione dettagliata dell’operazione simbolica per la quale il Diavolo creò il “doppio serpente”, il numero due, con le quattro corna, il numero quattro. Sì, il numero due è il Diavolo stesso, il quadricornutus binarius, la coppia quadrupla incornata.” [Psicologia e Religione, il dogma ed i simboli naturali, p. 115-116, op. cit.] 

Per quanto sappiamo, il doppio serpente in alchimia non riveste altra forma che quella del segno dei Gemelli, costituendone il geroglifico naturale [vedere zodiaco alchemico]. Jung introduce una lunga nota da dove si può estrarre: 

“…il Diavolo, infatti sapeva, perchè era molto astuto, che Adamo era segnato dal simbolo dell’unità. Per questa ragione non lo attaccò subito… parimenti, non ignorava che Eva era stata separata da suo marito come una dualità naturale dall’unità, dal suo numero ternario. Perciò egli assalì la donna, armato della somiglianza del binario col binario…” [brano di Dorneus, De Tenebris contra Naturam et Vita brevi, Theat.Chem, t. I, P. 527, 1602 cit. in Jung, Psicologia e Religione, op. cit., p. 130] 

L’etimologia ci viene fortunatamente in soccorso per confortarci sul parere che il vecchio Testamento non è al di sopra di ogni sospetto: in ebraico, Adamo significa” il terroso”, ” colui che esce dalla terra”, ed Eva, ” il soffio rinnovato”, da qui non è difficile, allora, comprendere che Eva non è uscita da una costola di Adamo, ma è semplicemente la donna” accanto a lui” o quella” vicina ad Adamo, al suo fianco.” Seguendo questa linea, possiamo precisare: Adamo ed Eva o”: il soffio furiuscito dalla materia.” diventa allora evidente che” il terroso” è assimilabile al     ; e che Eva in quanto soffio fuoriuscito procede raddoppiato dalla passività [in quanto indotta] e dalla deflagrazione che provoca una porzione di   quando entra in contatto con la  : una variazione brutale. Considerata sotto il punto di vista della filosofia naturale, questa deflagrazione ebbe un nome: il tuono ed il suono in relazione con . Eva [di cui il carattere aereo sembra evidente] è dunque come proiettata da Adamo, essa non deve nulla ad Adamo della sua origine. Essa deve le sue origini al primo motore [  – Arch] che ha spinto Adamo fuori dalla terra [vedere lo Splendor Solis dove una magnifica tavola mostra la nascita di Adamo]. La collaborazione dei quattro elementi è necessaria per estrarre il drago babilonese dalla materia dove si nasconde, da dove forse, questa idea fantasmagorica di Dorneus sull’equivalenza tra quadratum e Diavolo. Comunque sia, troviamo, in modo sorprendente, un’indicazione sulla natura diabolica dell’arcano misterioso: difatti, uno dei pilastri che sostiene la prima fontana, quello di sinistra, presenta la seguente iscrizione: 

(13) Ye TININGE VENUME

Questo attesta la doppia natura del Mercurio, come abbiamo detto, al tempo stesso distruttore ed assimilatore, come lo indica R. Guénon. In definitiva, la transizione del Rebis è assicurata dall’accoppiamento tra   e . Perciò è questo nel RS l’ottagono che serve da ricettacolo alla coppia {}. 

“Così, i vecchi filosofi, aggiungevano l’elemento femminile al loro Ternario fisico e creavano quindi il quaternario o quadratura del cerchio di cui il simbolo era il Rebis ermafrodita, il Filius Sapientiae, Figlio della Saggezza,… non si parlava apertamente del principio del male, ma appare nella qualità velenosa della prima materia.” [Jung, Psicologia e Religione, pp. 119-120, op. cit.] 

Il lavoro dell’Artista in Giasone (toro, labour, denti del dragone, dragone, Toison d’oro), f. 86v.Ovidio. 

Questa immagine riassume i primi lavori dell’artista nella captazione della prima materia fino alla semina della terra alba foliata. Questa operazione con la quale si conclude il periodo di scioglimento o dissoluzione, della materia è interamente destinata al Virgo paritura [vedere Pandora, 1588 supra; dove assistiamo alla glorificazione del corpo  sotto l’aspetto dell’Assunzione della Vergine]. È in questa terra vergine che Cadmos introduce l’oro innestato od oro mussif che non è, certo, il metallo volgare. La crescita del Rebis si avvera nell’ottagono del RS, sul piano superiore. Il   e la   occupano il centro di questa scena dove la coppia alchemica sembra, con a sinistra, il secondo Adamo ed a destra, Eva. Che cosa rappresenta il secondo Adamo? 

“Adolfo, seguimi; ti mostrerò le cose che ti sono state preparate affinché possa passare dalle tenebre alla luce.” [Declaratio ed Explicatio Adolphi in Aurelia Occulta, Bibliotheca Chemica Curiosa, t. II, pp. 198- 216 in Jung, Radici della Coscienza] 

Questa citazione che Jung riprende dalla occulta Philosophica [Symbolum Fratris Basilii Valentini, vedere bibliografia] si trova in un trattato che gli alchimisti francesi conoscono sotto il nome di Azoth, esso fa parte degli scritti attribuiti a Basilio Valentino [cf. Dodici Chiavi. Il seguito del trattato è tagliato purtroppo da Senioris Zadith Tractatulo di Chemia, trattato sul quale Jung e M.L von Franz hanno lavorato molto e costituisce uno dei più vecchi scritti sull’arte sacra, dopo quelli di Zosime, nell’instabilità del Turba e di Artephius]. Comunque sia, la trasformazione dell’Adamo primitivo in secondo Adamo, sta nel fatto che il primo ha una forma elementare mentre il secondo è principié; lo vediamo sulla parte inferiore del RS dove il quadratum   mostra un Adamo coronato e splendente [che ricorda il momento dove egli è come spuntato dalla terra portando con sé una deflagrazione, un soffio, dove si può vedere la genesi di Eva]. Rappresenta in questo caso, l’arcano del   il quale inizialmente non è che in potenza: il solo scioglimento, il passaggio nel crogiolo , che lo trasformerà in sulphur   o secondo Adamo. 

“L’uomo terrestre, carnale (   ) è chiamato Thoth o Adamo. Porta in sé l’uomo spirituale, che si chiama:   – jw (luce). Questo primo uomo Adamo – Thoth è simboleggiato dai quattro elementi. L’uomo spirituale e l’uomo carnale si chiamano Prométeo e Épiméteo.” [Jung, Radici della Coscienza, IV. Il simbolismo della pietra, p. 211, Pochothèque] 

Vediamo la somiglianza tra queste riflessioni ed i RS nel capitolo del quadrato. Si riconosce il mito di Épiméteo: fratello di Prométeo, che riceve in regalo da Zeus: Pandora [Eva] che prende in moglie. Dobbiamo fare qui due osservazioni: inizialmente la relazione con Zeus per via del fulmine [cf. supra]; poi la parabola della scatola di Pandora, dalla quale si spera che Hesperus   – non fugga. Jung prosegue assicurandoci che l’uomo spirituale è legato al corpo da Pandora e: “…si tratta qui di un’anima che funziona come legame (ligamentum) fra il corpo e lo spirito… che rinchiude la coscienza nella rete del mondo. “ [ibid. p. 211] 

Per ragioni esposte altrove in varie riprese, sembra che un errore si sia innestato nell’analisi che ci dà qui lo psicanalista. Questo errore è dovuto forse in parte ad un’ambiguità presente nei testi tedeschi che si ripercuote anche nell’iconografia: la confusione tra l’animus   e l’anima   [vedere Lambsprinck, figura del Musaeum Hermeticum]. Sembra poco probabile che l’anima possa costituire un legame tra il corpo e lo spirito poiché, nel fenomeno del trasferimento [scioglimento, dissoluzione], è uno spiritus corruptus che si alza, mentre nel fenomeno di proiezione [réincrudation, nuova nascita], si assiste ad una separazione dello spirito dall’anima, per sublimazione del Mercurio. C’è un testo più curioso del corpus alchemico in merito, che Jung non ha mancato affatto di commentare nel suo Mysterium conjunctionis, t. I, al capitolo Luna. Ne abbiamo parlato poc’anzi: si tratta dell’Introïtus di Philalèthe: 

“Dirò dunque che lo zolfo esterno, vaporoso, che aderisce tenacemente al nostro Caos, alla tirannide del quale non ha la forza di resistere, così che, puro, sparisce nel fuoco sotto l’apparenza di una polvere secca. Ma se sai irrigare questa terra arida con un’acqua del suo stesso genere, allargherai i pori di questa terra, e questo ladrone esterno sarà cacciato fuori con gli operatori del disordine, l’acqua sarà purgata, con l’addizione di uno zolfo vero, dalle sue immondizie lebbrose e dal suo umore idrofugo e superfluo; così tu possiederai la fontana del conte Trévisano, le cui acque sono dedicate proprio alla vergine Diana.” [capitolo VI, l’aria dei Saggi, § III] 

È uno dei testi più difficili del corpus, il suo significato sembra sottrarsi alla ragione, come il fuggitivo mercurio. L’interpretazione che ne dà Jung è basata esclusivamente su un approccio psicanalitico e non prende assolutamente in esame la possibilità alterna di operazioni di laboratorio. Alle note che il lettore troverà nella sezione [Introïtus, VI], aggiungeremo l’amplificazione che essa assume. Si deve comprendere che questo zolfo comburente non è altro che lo spiritus corruptus; aderisce al Caos perché è incluso nella prima materia: è compito dell’artista liberarlo in modo che possa essere trasformato in sulphur , questa liberazione si opera con la mediazione dell’aqua permanens che, sciogliendo la terra arida, permette così la sua apertura [si tratta di una variazione sul tema dell’umido radicale metallico]. Il ladrone è questo spiritus corruptus che si vede alla figura 8 del Rosarium philosophorum. Sembra che poi, Philalèthe passa alla descrizione della fase successiva, dove sopraggiunge la coagulazione progressiva dell’acqua mercuriale. È quindi il Mercurio che ha la proprietà di ligamentum o piuttosto, come dice Fulcanelli, è il mezzo [terzo agente] per congiungere le due estremità del vascello di natura:   e . In queste condizioni, è l’animus che rinchiude l’anima nella rete del corpo, vale a dire nel cristallo. I cristalli [vedere M. Eliade, il Chamanisme, Payot, 1951] servirebbero da spiriti ausiliari [non perdiamo di vista che si tratta del corpo minerale del lapis o Sale ; che esercita un’azione sinergica all’operato dal Mercurius   sul sulphur ] questo equivale a farne dei centri di proiezione [vedere Aurora consurgens, II]. Questo legame, lo si trova nella mitologia sotto la specie del thériomorphose [esempio: i leoni di Cybèle, Atalante e Hippoménès, cf. Atalanta fugiens]. Un poco più lontano, Jung cita il testo dell’Aurora consurgens [vedere il testo in M.L von Franz, trad. Pierre de la Fontaine, 1982]: 

“… l’uomo che, prima, era morto, è stato fatto anima vivente. “ [ibid, p. 212] 

In proposito fa eco a quanto scrive Dorneus: 

“Da pietre morte, trasformatevi in Pietre Filosofali viventi…” [in Clavis totius philosophiæ chemisticæ, ecc., Theatrum chemicum”, t. I, p. 267] 

Cit. in Psicologia e Religione [Storia e psicologia di un simbolo, p. 184]. Dorn ci rimanda ad un processo di animazione, primo segno dell’individuazione. Siamo di fronte ad un processo tipico di introspezione, che mette in gioco ciò che Jung chiama “l’immaginazione attiva” [permettendo la rinascita degli elementi incoscienti della psiche con l’aiuto di stimoli a carattere nominali – all’epoca di un processo dove interviene un fenomeno di tipo estatico, vale a dire:l’organizzazione di un delirio in principio autonomamente controllato (cf. in particolare Radici della Coscienza, chap. VI della Natura del psichismo) Pattern of behaviour ed archetipo]. 

Per ritornare all’ermafrodito, si tratta di una sostanza doppia, il Rebis [chiamato tanto bronzo o laton od ottone puro o non puro a secondo dello stadio di cozione] di cui il carattere principale è di essere sciolto, più o meno fluido, pastoso, in breve che ha dei rapporti con la lava. Siamo allora nell’Aura hora [Aurora dell’opera, gioco di parole sull’Aurora consurgens] dove Lucifero  appare. Questo Rebis è formato dagli zolfi rosso e bianco che costituiscono i corpi delle lumi {} e che contraggono allora una forma principiée. Ma c’è un’altra sostanza doppia nell’opera dei filosofi che è molto più sottile del Rebis: è costituita dal corpo sciolto del Lunaria e da una parte del Mercurio; è Philalèthe che ne ha parlato in un piccolo trattato, completamente surrealistico: Esperienze Sulla Penetrazione Del Mercurio Dei Saggi Con La Pietra, Per Il RÉGULE Di Marte, O Ferro, Tenendo Dell’antimonio, E Stellato, E Per La Luna o L’Argento [tomo IV della Biblioteca dei Filosofi chimici, pp. 138-148]. È questa esattamente quella sostanza binaria? Proponiamo di farne il negativo del Rebis, il suo contrario in qualche modo, nella misura in cui la sua esistenza è virtuale; la figura 8 del Rosario ci sarà ancora utile per farci un’idea del problema: in un sepolcro [il crogiolo che è fatto della stessa sostanza della pietra] giacciono due corpi [il Re e la Regina che sono le lumi eclissate]; dal sepolcro esce una piccola creatura [spiritus corruptus] che va a raggiungere una massa nuvolosa [assimilabile al Caos del primo Mercurio]. Affronteremo ulteriormente questa parte in seguito perché si riferisce direttamente al RS. Per ora, c’occorre dire ancora alcune parole sul secondo Adamo e la sua relazione con l’Adamo primordiale. 

Nascita di Adone, Pag. 142 Ovidius, Metamorphoseon libri XV, Belgio, Fiandre, XV° sec. 

Questa visione della nascita di Adone [che è il   degli alchimisti] parla da sé stessa. Il filius philosophorum esce dell’arbor vitae, come dire dall’   [si tratta dello stesso filius che appare sulla cima dell’albero al primo dipinto del RS]. L’elemento chthonien [radici] si raddoppia evidentemente in un elemento aereo  . Ecco dove nidifica, stricto sensu, la relazione tra i due Adamo. La coppia primordiale cacciata dal Paradiso trova il suo equivalente alchemico, che è quello dell’oro innestato in seno alla terra alba foliata. Adamo sgorga così dall’albero sacro, la cui scorza si è screpolata sotto la spinta del soffio di Eva che esce si dissipa. Nell’Enchiridion di D’Espagnet, troviamo qualcosa che illustra bene il nostro commento: 

“Questo è dovuto al motivo che i metalli, principalmente i semifreddi, rinchiudono in essi i principi della vita, questo fuoco impresso ed insufflato dal Cielo che, essendo diventato come intorpidito e smussato sotto la scorza del metallo, privato di movimento, è nascosto come un tesoro lietissimo, finché, liberato dalla risoluzione filosofica dallo spirito chiaroveggente dell’artigiano, lascia intravedere uno spirito sottile ed un’anima celeste con il movimento vegetativo, impiegandoli infine nella produzione meravigliosa del segreto dell’arte e della natura.” [chap. CLVI] 

Gli scritti di Jean D’Espagnet sono ammirevoli: qui, in alcune righe, ci fa vedere in modo più chiaro, diversamente da Philalèthe, il concetto della sublimazione filosofica. Ed il rapporto esistente tra l’anima ed il secondo Adamo. Allo stesso tempo, fa intervenire direttamente l’artista che viene preso al tempo stesso a misura del Démiurgo, padrone e schiavo del Mercurius . Riassumiamo dunque: lo spirito sottile rappresenta il fumo bianco di Artephius: è lo Zolfo bianco o ; l’anima celeste è lo Zolfo rosso o tintura di cui la forma sciolta è il sulphur . Adone, Attis ed Osiris, potrebbero dirsi tre simboli sotto lo stesso velo, parodiando Fulcanelli [nel Myst Cath, parla così di Déméter, Isis e Coré – Perséphone]. Il secondo Adamo avrà un destino ambiguo nella misura in cui darà la vita morendo;la leggenda riporta infatti che fu rovesciato da un cinghiale [vedere emblema XLI dell’Atalanta fugiens] questo nel momento in cui Afrodite stava andando in suo soccorso. Degli anemoni nasceranno dal sangue di Adone, primo fiore della Primavera che segnala la rinascita del   [Afrodite, nel soccorrere Adone, si punge con una spina di un roseto, il suo sangue bagnando delle rose bianche – ALBEDO – le trasmuta in rose rosse – RUBEDO] Perséphone poté ricuperare allora l’anima di Adone che scese nel Tartaro, questo indica il réincrudation (la rinascita) dello . Vediamo che la caduta dell’anima [è di questo che si tratta] coincide con l’animazione del lapis ed il processo di individuazione, come l’intende Jung partendo dai testi alchemici. La discesa dell’anima nel corpo sembra imprescindibile dunque [nel contesto alchemico] dalla nascita del Male, ma la conclusione che se ne trae da questo è colpevole: non il corpo, ma l’anima è qui la causa del Male. Nella Grande Opera ed in particolare nella grande coction [la meditazione se si prende alla lettera la Tabula smaragdina], l’artista gioca il suo ruolo démiurgico e va a provocare una schizogénia diminuendo l’energia interna del sistema; in altri termini, va a diminuire la temperatura del suo crogiolo: in queste condizioni, la calamita dei Saggi attirerà il chalybs sotto l’influenza di un’attrazione naturale che qualcuno chiama desiderio. Questo è come si producesse una rottura che finisce – se si prende l’esempio della psicologia – in una disgiunzione tra l’Io [anima] ed il Sé [animus]. Disgiunzione che prende la sua origine dalla sopraggiunta singolarità nell’Io: l’altro [vedere Aurora consurgens II per le spiegazioni sull’Io]. Manifestamente, il desiderio procede da un indebolimento del Sé [animus, i.e. spiritus ] o dissipazione dello spirito Mercurio [simbolo del padre]: si tratta dunque del sopraggiungere di un vero potenziale di irrazionalità consecutiva alla formalizzazione di una materia che, fin qui, era solo virtuale come il sulphur : è il corpo o   che bisogna vedere in questa materia, che i Saggi hanno chiamato la loro Calamita, essi dicono che è nascosta nel Mercurio [unus mundus]. L’ideogramma completo si scrive   [anima consurgens]. Questo desiderio è immanente e procede da una tendenza naturale dell’anima alla proiezione; questa proiezione è in principio contenuto dal Sé. Solo la presenza di un elemento attrattivo può vincere la barriera potenziale del Sé, come quello che accade nella meccanica ondulatoria: è una forma “di effetto galleria” psichica di cui l’analogo alchemico è la proiezione dello   nella rete del mondo : che ha posto alla sera dell’opera, di fronte a Hesperus che è il vero Auro hora. Il Male può così essere definito come la possibilità dell’Ego [identificato dal quadrato] di iniziare ad attaccare il   che permette di vincere l’opposizione del Sé [piombo mercuriale] all’Io   [Sale, Mercurio e Zolfo sono identificati al trivium e l’insieme forma l’ottagono]. Plotino ha stigmatizzato questa ambivalenza del Sé: 

“Ma l’essere che si aggiunge al desiderio, in quanto viene dopo l’intelligenza, avvicinandosi a questa addizione tende a produrre un ordine conforme a ciò che ha visto nell’intelligenza; ne viene come ingrossato, provando i dolori del parto; allora, si sforza di produrre e di creare. L’anima tesa da questo sforzo, che si esercita nel sensibile, associata all’anima universale, che domina con lei tutti gli esseri esterni da lei governati, esercitando con lei la sua provvidenza sull’universo, vogliono governare una porzione isolandosi; venuta in questa porzione nella quale è, non appartiene tuttavia tutto intera al corpo, ma si guarda qualche cosa di esterno a lui. La sua intelligenza non è divisa dal corpo; ma lei stessa, è ora nel corpo, ora fuori dal corpo; partita dal piano più alto si avvicina fino al terzo, mentre l’intelligenza resta allo stesso posto riempiendo tutto di bellezza e di ordine tramite l’anima” (IV, 7, 13, 4). 

Il punto interessante in questo passaggio è che l’intelligenza [lo spiritus in alchimia o ] è divisa da uno stato oscillatorio, ponendo come fondamento il fatto che un effetto può sopraggiungere senza causa. Ritorneremo su questo argomento quando passeremo all’esame della pittura inferiore del RS. Possiamo porre tuttavia, fin d’ora la congettura che l’Io   possiede una tendenza naturale alla caduta [da intendersi come dissoluzione: caduta, ribes nero, vedere in ricerca perché abbiamo molte volte parlato di questo punto]; in questo senso si potrebbe affermare quasi che l’Io ubbidisce alla legge della gravitazione universale, il Sé costituisce il centro [per l’alchimista, il Vicario] intorno al quale è stata organizzata l’orbita dell’Io. La coppia {} è immersa nell’Ego o unus mundus che corrispondono al sensorium Dei di Newton [ricordiamo che l’Ego è definito come tutto ciò che è esterno alla psiche: si tratta della realtà obiettiva – che è l’oggetto della filosofia naturale – e di cui l’esistenza è indipendente dalla psiche, almeno nella filosofia naturale pre-relativistica e soprattutto pre-quantistica]. 

Van Lennep ha scritto: 

“L’albero che è quello della vita e della filosofia ermetica, è circondato da dieci larghe foglie designate come essere di nuovo spiritus ed anima… è dominato dal sole e dalla luna che indicano la natura dei suoi frutti, l’oro e l’argento. Vengono rappresentati con le piume, spiritus ed anima.” [Alchimia, op. cit., p. 430] 

Inizialmente queste piume, onnipresenti nel RS, hanno attirato la nostra attenzione. Il re pennuto divora le sue piume come il cigno che “muore per le sue proprie piume” o del pellicano che si ferisce per nutrire i suoi piccoli.

Barthélemy l’Anglais, De proprietatibus rerum (traduction Jean Corbichon), pélican se perçant le flanc pour nourrir ses petits, f. 23v. France, Le Mans, XVe siècle 

Queste piume sono un’immagine delle ali del   come dice Jung [Psicologia ed Alchimia, trad. fr., p. 529, § 497] Queste piume: 

“… della fenice e di altri uccelli hanno in generale un grande ruolo nell’alchimia, e più particolarmente negli scritti di Ripley.” [idem, n. 183. Jung rinvia ai Versi belonging] 

Sulla voliera dell’alchimia, vedere la poesia della fenice. La piuma è da annettere all’albero; come l’albero simboleggia la spinta ascensionale e la crescita vegetale, formando un tipo di trasmettitore tra   e , considerato dal punto di vista umano, mentre l’angelo lo è sotto quello del divino [il simbolismo è lo stesso: esprime l’accordo tra animus ed anima, il cui incontro, se si può dire è il     o veleno]. Gli indiani, per esempio, dispongono delle piume intorno ad un  per preservarsi degli incubi [spiritus abscondus: dreamcatcher che bisogna paragonare all’aureola dei santi, immagine solare che si ritrova inoltre nell’aspetto dei sacerdoti di Isis, simbolo chthonien maggiore]. Questo potere radioso che allontana ogni oscurità, fa parte degli archetipi junghiani, ricollegati al mandala e certamente al . Infine, la piuma rinvia a Thémis di cui sappiamo tutta l’importanza che ricopre in alchimia. Da questo assioma è facile spostarsi sull’ombra della bocca del Collricke da dove esce il serpente piumato: Mélusine. Misto dove dominano i tratti della viscosità [necessario al colloquio con ] che, solo, garantisce la progressione del sulphur   verso lo stato dell’anima   dove la coscienza si cristallizza nell’individualità [réincrudation]. Il desiderio è il vettore di questa fase di transizione dove l’Io si libera dalla tirannide del Sé. Sotto il nome di Draco, questo serpente riunisce le acque di-sopra e quelle di-sotto; che non è l’acqua volgare: si tratta di acqua stellata, metallica, scintillante di vivacità argentea che ha al tempo stesso delle luci   [  + ] et   [  + ]. Forza, protezione, mezzo di locomozione dello spirito [mobilis in mobile], tali sono le qualità che si riconoscono alla piuma alchemica: si potrebbe parlare quasi del Verbo di Dio. Sono anche la peluria o letto delicato delle colombe di Diana [vedere Philalèthe, Introïtus]. C’è ancora l’aspetto adottato al tempo stesso da certi minerali fragili “pietra e non pietra” come l’allume di piuma [vedere chimica ed alchimia]. Se si va lontano nel tempo, in Egitto, troviamo nella donna con la piuma, Maât nella quale si può vedere l’equivalente  o la sposa del Re o : tutti due, nel tempio cosmico o athanor, dispongono del loro tempio dorato: quello che gli egiziani chiamano Maât, è l’interazione delle forze che assicurano l’ordine universale, dei loro elementi costitutivi essenziali [movimento celeste, stagioni, giorno, aurora]. Gli alchimisti chiamano cohobation questo movimento incessante. Si comprende che il punto di collegamento tra questi vecchi archetipi e l’alchimia si trova nei piatti della bilancia, momento della pesata dell’anima e della nascita di Adone. 

Nel RS, il secondo Adamo   viene posto sulla cima dell’albero, nell’ottagono, la sua tendenza innata all’espansione è manifestata dal carattere splendente della bolla dove è stato disposto, ricordandoci la mandorla dove lo abbiamo già visto mentre si riposa – pittura inferiore del RS – nel quadratum . Appare poi l’altro incarnato con l’Io   serpente, Io dove si vedono i tratti di Lucifero. 

“Nel Ripley Scrowle il serpente del Paradiso risiede sulla cima dell’albero sotto forma di un mélusine… un uomo, verosimilmente l’adepto. Egli inizia ad arrampicarsi sull’albero ed incontra, il mélusine o Lilith che scende dalla cima… Nel campo cristiano del Medioevo, l’anima degli sciamani si trasforma in un Lilith che, seguendo la tradizione, sarebbe il serpente del Paradiso e la prima donna di Adamo con la quale avrebbe generato i demoni.” [Jung, Radici della coscienza, IX, Aspetti diversi dell’albero, p. 469, Pochothèque] 

Rivediamo la leggenda di Mélusine: una fata di una bellezza meravigliosa promette a Raimondin di fare di lui un Re se accetta di sposarlo e di non vederla mai di sabato [giorno di ]. 

Mélusine, in Pandora : Voici le présent le plus précieux de Dieu 

[Alchimistiches Manuscript, Donum Dei, 1550, Ms. L IV 1, UB, Basel] 

[questa immagine è ripresa da: Emma Jung e M.L. von Franz, Leggenda del Graal, trad. Albin Michel, p. 62 ed in Jung, Synchronicité e Paracelsica, trad. p. 99, Albin Michel] 

Raimondin non resiste nel guardare attraverso un buco nel muro Mélusine, che nel giorno di sabato si è ritirata nella sua camera. Il seguito è facile da intuire: Mélusine tradita vola via proclamando per sempre la sua pena. Questa leggenda ricorda il mito di Eros e di Psiche. Jung vede la figura di Lilith, nata direttamente dalla terra, come abbiamo visto sopra. Può essere l’androginia primordiale che ci rinvia all’ermafrodito degli alchimisti. Il Mélusine è un tema ricorrente dell’alchimia e si ritrova negli scritti di Paracelso [Di pygmaeis, Sudhoff XIV], essa viene assimilata alla sirena, ma in senso mitologico, che non ha niente a che vedere con l’accezione ermetica che gli si riconosce: la sirena annuncia la coagulazione dell’acqua mercuriale [assimilabile alla remora o al lupo]. 

Jung ci dice che: 

“Il Mélusine paracelsiano appare come una variante del serpente mercuriale, serpens mercurialis, che è stato rappresentato fra l’altro sotto le sembianze di una ragazza a forma di serpente, per esprimere con questa mostruosità la natura doppia del Mercurio. Il rilascio di questo essere era rappresentato dai motivi dell’assunzione e dall’incoronazione di Maria.” [Sincronicità e Paracelsica, op. cit., § 222, p. 189] 

L’Adamo primordiale, non è quindi maschio ma androgino, esso diventa Adamo ed Eva. È possibile trovare in Lilith una similitudine con Giunone, poiché diventa la nemica di Eva, il suo domicilio è fissato nelle profondità del mare e rappresenta l’odio della coppia e dei bambini [vedere il confronto con Giunone che ordina a Tifone di inseguire Latone]. Questo è, tutto sommato, la singolarità che abbiamo rievocato parlando del Sé e della necessità di un elemento di attrazione che permette all’Io di andare oltre il Sé, questo finisce logicamente nel processo di individuazione: Essere stato uno degli scopi della vita ed uno dei mezzi per lo Gnostico consiste nel passare dalla trascendenza assoluta che non sarà mai raggiunta ma che è certamente legata al Bene. Notiamo che questa androginia primordiale è presente nel quadratum inferiore del RS, dove abbiamo segnalato l’assenza di un elemento femminile, salvo a vedere nella figura alata alla destra della colonna l’Eva primordiale. 

“Seguendo gli ebrei, Adamo è stato creato partendo dalla “terra dell’albero della vita”, arboris vitae gleba, chiamata “terra rossa di Damasco”… Questa divisione dell’anima e dell’albero in una figura maschile ed una figura femminile corrispondono al Mercurio alchemico in quanto principio di vita dell’albero, perché, come ermafrodito, è doppio.” [ibid., XIII, Il numen femminile dell’albero, p. 490-491] 

Rivedendo la nascita di Adone, possiamo essere solamente d’accordo sul senso femminile che si può accordare all’arbor vitae. Si potrà gettare ancora uno sguardo sull’acquerello di Pandora. L’albero, nel quale gli alchimisti vedono una quercia, è assimilato al Mercurio filosofico, che assicura la transizione tra il Leone verde ed il Leone rosso. Transizione che trova la   sulla sua strada [crogiolo, figura del Cristo] della quale parleremo più avanti quando tratteremo del mistero della Trinità. 

Ritorniamo al RS: poniamo lo sguardo sul drago ed il rospo; in un testo su quattro colonne, e poi i nostri due leoni [vedere infra]. 

Si tè ground there is ha hill Also ha serpente in ha well His tayle is costeggia within wings wide All rady to flye by every syde Repayr tè well fast about That tè serpente gett not out For tasso that ehi aperto there ha gone Thou losest tè vertue of tè stone What is tè Stone thou must know cerbiatto And allsoe tè well that is stupido cleare And what is tè drago with his tayle Ora else thy worke shall little avayle Tè well must run in water clear Take good heede for this thy fyer Tè fyre with water bright shall be burnt And water with fire washed shall be Thine earth si fire shall be potè And water with tè eyre shall be knit Thus you shall go to putrifaction And bring tè serpente to riscatto First ehi shall be black asso crow And down in his dene shall lye full low Swolne asso ha toade that lyeth si tè ground Blast with bladers sitting soe round And shall be burst and lye full playne And this with craft tè serpente slayne Ehi shall cambia collers many ha one And turne asso whit asso whall be bone With tè water hee was in Wash him cleane from his sinn And lett him drinke ha lite and ha lite And that shall make him fayre and white Tè which whitness is abydinge Loe cerbiatto is tè very full finishing Of tè white stone and tè red Cerbiatto truly is tè very deede. Sul suolo c’è una collina, Così come un serpente in una sorgente, La sua coda è lunga e le sue ali spiegate, Pronto a volare dai lati, Riparate prontamente il pozzo, Affinché il serpente non scappi, Perché se partisse, Perdereste la virtù della pietra, Dove si trova il sole che qui dovete conoscere, La sorgente che è così chiara È il drago con la coda, O diversamente il lavoro sarà di poca utilità, Dalla sorgente deve sgorgare dell’acqua chiara, State molto attenti a questo vostro fuoco, Il fuoco con l’acqua brillante deve essere bruciato, E l’acqua col fuoco deve essere lavata, La terra deve essere messa sul fuoco, L’acqua deve essere unita con l’aria, In questo modo farete la putrefazione, E porterete il serpente al Riscatto, Prima deve essere nero come un corvo, Ed in fondo alla sua tana deve essere steso, Gonfiato come un rospo steso sul suolo, Con le vescichette che lo coprono da tutte le parti, Devono esplodere e devono stendersi pienamente, Ed è per questo artificio che il serpente è messo a morte, Deve brillare di parecchi colori, E diventare bianco tanto quanto un osso, Con l’acqua che c’era, Lavatelo perfettamente dal suo peccato, E lasciatelo bere leggermente, Questo dovrebbe renderlo bello e bianco, Tale biancore deve rimanere, È questa la fase finale, Della pietra bianca e della pietra rossa, È questo il modo di operare. 

La prima parte del testo mette in guardia contro il pericolo di lasciar perdere il drago: il Mercurio, che viene paragonato ad un serpente. Notiamo che la parola well deve essere tradotta non per pozzo ma per sorgente; altrimenti, il verso “And also the welle that is so clear” non è comprensibile. Il testo si basa poi sulla purificazione del drago e dell’albedo. 

(8) HERE IS YE LAST OF YE RED & YE BEGINING TO PVT 

AWAYE YE DEAD YE ELIXIR VITAE 

La citazione è singolare: non sembra rispettare la logica dell’opera. Infatti, la scomparsa del nigredo prepara l’albedo ed il rubedo. La rappresentazione dei due leoni è molto conosciuta: si tratta di Atalante e Hippoménès che rivediamo sul carro di Cybèle, dea primitiva che tiene nella sua mano questa pietra nera   che contiene il fuoco   del cielo . Ritorniamo ancora sui rapporti tra il primo Adamo ed il secondo Adamo. 

Adam kadmon, Pag. 29 Sant’Agostino, Citato da Dio (traduzione Raoul di Presles) 

Francia, Parigi, XV° [BNF Richelieu Manoscritto occidentale francese 21] 

Fulcanelli assicura che il Mercurius può essere inteso come sulphur  o mercurio, secondo la forma che adotta, forma attribuita alla temperatura della materia in un determinato stadio dell’opera, nella quale dobbiamo considerare la dissipazione del solvente. 

“Il mercurio è fatto di materia terrestre ricca di viscosità umida, bisogna distinguere in lui il mercurio ordinario ed il mercurio filosofico.” [Jung, Simbolica dello spirito, p. 41] 

Jung parla del Mercurio preso come compost: una terra grassa [olio rosso] irrigata dall’acqua di Zeus [rugiada celeste] ed egli la divide in due modalità: precisiamo che il mercurio ordinario è il Mercurio detto della via comune [primo Mercurio di cui parla lo pseudo Lulle nella Clavicola], inteso come drago igneo che costituisce lo zoccolo stesso del quadratum   nel RS. Possiamo vedere il vecchio Adamo o Mercurius senex rievocato da Jung nella sua Psicologia ed Alchimia. Si confonde col rospo del RS, animale vischioso e composto, a detta degli Antichi, di una terra grassa. Si trova ancora questo passaggio nell’Aurelia occulta [testo corrispondente all’Azoth, chap. Materia prima]: 

“Sono un Drago maleodorante, presente dovunque ed a poco prezzo, la cosa sulla quale riposo, riposa su me e si troverà in me che ricercherò bene e diligentemente la mia acqua e il mio fuoco distruttore e composeur. Estrarrai dal mio corpo il leone verde e quello rosso che se non mi conosci esattamente prendi i cinque cens dal mio fuoco, estrae un veleno delle mie narici muro che ha portato danno a parecchi troppo presto, dunque separerai con artificio il sottile dallo spesso…” [Aureliæ Occultæ Philosophorum parta duz. M. Giorgio Beato Interpretato, in Theat. Chem, IV, pp. 462-497] 

Possiamo notare che l’ultima frase si avvicina molto ad una delle proposte della Tabula Smaragdina. La domanda è di sapere in che cosa consiste l’associazione Adamo – veleno è lecito. Allo vista di tutto ciò che abbiamo già scritto nelle nostre sezioni, sembra chiaro che questa associazione passa necessariamente per l’anima   di cui il primo stato è   [animus]. Consiste nell’animazione della materia [là dove gli alchimisti vedono il loro ]. Trova la sua origine alchemica nella conoscenza che Adamo [come   elementare] ha avuto da Eva [o   primordiale], narrata in sostanza nella Seconda Parabola dell’Aurora consurgens [testo pseudo aquinate], intitolata: del Diluvio delle acque e della Morte che la Donna ha introdotto e cacciato. 

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