Vangelo di Tommaso

Studi BibliciRacconti di Tommaso filosofo israelita sull’infanzia del Signore

Vangelo di Tommaso

a cura di Adriano Nardi

Racconti di Tommaso filosofo israelita sull’infanzia del Signore

(Testo greco “A”)

I

1. Io, Tomaso israelita, ho ritenuto necessario far conoscere a tutti i fratelli venuti dal gentilesimo i fatti dell’infanzia e le gesta del Signore nostro Gesù compiute in questa nostra regione ove è nato. Il principio è come segue.

II – Gesù e i passeri.

1. All’età di cinque anni questo ragazzo stava giocando sul greto di un torrente: raccoglieva in fosse le acque che scorrevano e subito le rendeva limpide comandandole con la sola sua parola. Impastando argilla molle, fece dodici passeri. Quando fece questo era un giorno di sabato. C’erano pure tanti ragazzi che giocavano con lui.

2. Un ebreo vedendo quanto faceva Gesù giocando di sabato, andò subito a riferirlo a suo padre Giuseppe: “Guarda che tuo figlio è al ruscello; ha preso dell’argilla e ne ha formato dodici uccellini, profanando il sabato”.

3. Giuseppe, recatosi sul posto, vide e lo sgridò dicendo: “Perché di sabato hai fatto queste cose che non è lecito fare?”. Ma Gesù, battendo le mani, gridò ai passeri dicendo loro: “Andate!”. E i passeri se ne volarono via cinguettando.

4. A questa vista, gli ebrei, presi da stupore, andarono a raccontare ai loro capi quanto avevano visto fare da Gesù.

III – Gesù e il figlio di Anna.

1. Era lì presente con Giuseppe il figlio dello scriba Anna, e preso un ramo di salice, faceva scorrere via le acque raccolte da Gesù.

2. Quando Gesù vide ciò che accadeva, sdegnato gli disse: “Malvagio, empio e insensato! Che fastidio ti davano le fosse e le acque? Ecco, ora anche tu seccherai come un albero e non porterai né foglie, né radici, né frutto”.*

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* Nei Vangeli canonici (Mc.XI 12-14; Mt. XXI 18-19) la maledizione del fico.

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3. Subito quel ragazzo si seccò tutto. Mentre Gesù se ne andò a casa di Giuseppe. I genitori del (ragazzo) disseccato presero su il figlio piangendo la sua tenera età; lo portarono da Giuseppe e lo rimproveravano: “Perché hai un figlio che fa tali cose?”.

IV – Gesù urtato da un ragazzo.

1. Un’altra volta camminava per il villaggio, quando un ragazzo, correndo, andò ad urtare contro la sua spalla. Gesù, irritato, gli disse: “Non proseguirai la tua strada!”. E subito cadde morto. Ma alcuni, vedendo ciò che accadeva, dissero: “Da dove viene questo ragazzo, che ogni sua parola è un fatto compiuto?”.

2. I genitori del morto, andati da Giuseppe, lo biasimavano dicendo: “Tu che hai un simile ragazzo, non puoi abitare nel villaggio con noi; a meno che tu gli insegni a benedire e a non maledire. Egli, infatti, fa morire i nostri ragazzi”.

V

1. Giuseppe, chiamato il ragazzo in disparte, lo ammoniva dicendo: “Perché fai tali cose? Costoro ne soffrono, ci odiano e perseguitano”. Gesù rispose: “Io so che queste tue parole non sono tue. Tuttavia starò zitto per riguardo a te; ma quelli riceveranno la loro punizione”. E subito gli accusatori divennero ciechi.

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* (Gi.XII 39-40) Ma in Giovanni, l’accecamento degli increduli è soltanto metaforico.

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2. Quanti videro questo, si spaventarono molto, restarono perplessi, e dicevano a proposito di lui, che ogni parola che pronunciava, buona o cattiva che fosse, era un fatto compiuto. E divenne una meraviglia. Vedendo che Gesù aveva fatto una tale cosa, Giuseppe si alzò, gli prese l’orecchio e glielo tirò forte.

3. Il ragazzo allora si adirò e gli disse: “È già abbastanza per te cercare e non trovare! Veramente non hai agito in modo sensato. Non sai che non sono tuo figlio? Non farmi del male!”.

VI – Gesù e il primo maestro.

1. Un rabbino di nome Zaccheo, trovandosi da quelle parti, udì Gesù che diceva queste parole a suo padre e si meravigliò grandemente che, bambino com’era parlasse in tal modo.

2. E, pochi giorni dopo, si avvicinò a Giuseppe e gli disse: “Tu hai un ragazzo saggio, dotato di intelligenza. Su, affidalo a me, affinché impari le lettere. Con le lettere, gli insegnerò ogni scienza, e ad onorare i vecchi e a rispettarli come avi e padri, e ad amare i suoi coetanei”.

3. Gli spiegò con grande cura e chiarezza tutte le lettere, dall’alfa fino all’omega. Ma Gesù, fissando lo sguardo sul rabbino Zaccheo, gli disse: “Tu che non sai la natura dell’alfa, come puoi insegnare agli altri la beta? Ipocrita! Se la sai, insegna prima l’alfa, poi ti crederemo quanto alla beta”. Incominciò poi a interrogare il maestro sulla prima lettera, ma non gli seppe rispondere.

4. Alla presenza di molti, il ragazzo disse allora a Zaccheo: “Ascolta, maestro, la costituzione della prima lettera: osserva come essa ha due linee, unite da un trattino, che tu puoi vedee insieme divergenti e convergenti, che ascendono e che corrono in basso, unite al vertice, tre segni della stessa specie, proporzionati, uniti insieme, di uguale misura: tali sono le linee che ha l’alfa”.

VII

1. Quando il maestro udì il ragazzo esporre tante e tali allegorie sulla prima lettera, restò sconcertato davanti alla profondità della risposta e dell’insegnamento di lui, e disse ai presenti: “Povero me! Sono stato messo in imbarazzo, io sventurato, procurandomi da me stesso siffatta vergogna, coll’invitare questo bambino.

2. Riprenditelo, dunque, te ne prego, fratello Giuseppe. Non posso sopportare l’austerità del suo sguardo, non so proprio spiegarmi il suo parlare. Questo ragazzo non è nato su questa terra: egli può dominare persino il fuoco! Forse è nato prima della creazione del mondo. Quale ventre l’ha portato e quale seno l’ha nutrito? Io non lo so. Povero me, amico mio. Mi fa andare fuori senno. Non posso più tenere dietro alla sua intelligenza. Mi sono ingannato, io tre volte infelice! Cercavo di avere un discepolo e ho scoperto che avevo un maestro!

3. Penso alla mia vergogna, amici miei, poiché vecchio come sono, fui superato da un ragazzo. Non mi resta proprio altro che disperarmi e morire, a causa di questo ragazzo, perché in questo momento non posso guardarlo in faccia. E quando tutti diranno che sono stato superato da un ragazzino, che cosa potrò replicare? E che cosa potrò dire in merito a quanto mi ha detto sulle linee della prima lettera? Non so, amici, perché, di lui, non comprendo né‚ l’inizio né‚ la fine.

4. Ti supplico, dunque, fratello Giuseppe, di ricondurlo a casa tua. Costui, infatti, è qualcosa di Grande: o un dio o un angelo o non so come chiamarlo”.

VIII

1. Mentre i Giudei consolavano Zaccheo, il ragazzo rise forte, e disse: “Ora portino frutto le cose accadute a te e aprano gli occhi quelli che sono cechi di cuore. Io sono venuto dall’alto per maledirli, e a chiamarli alle cose dell’alto, come mi ha ordinato colui che mi ha mandato per cagione vostra”.

2. Quando il ragazzo cessò di parlare, tutti coloro che erano caduti sotto la sua maledizione furono subito risanati. Da allora, più nessuno osava provocarlo, per non essere da lui maledetto e rimanere cieco.

IX – Gesù gioca sulla terrazza.

1. Alcuni giorni dopo, mentre Gesù giocava sulla terrazza di un tetto, uno dei bambini che giocavano con lui cadde dalla terrazza e morì. Vedendo ciò tutti gli altri bambini fuggirono e Gesù rimase solo.

2. Venuti i genitori del morto, l’accusavano di averlo gettato giù… Gesù disse – Io proprio non l’ho buttato giù. Ma quelli lo maltrattavano.

3. Gesù allora discese in fretta giù dal tetto, si fermò vicino al cadavere del ragazzo e disse a gran voce: “Zenone, (questo era il suo nome) alzati e dimmi: sono io che ti ho gettato giù?”. E subito, alzatosi, rispose: “No Signore, tu non mi hai gettato giù, ma mi hai risuscitato”.

I presenti rimasero attoniti, mentre i genitori del ragazzo glorificarono Dio per il segno avvenuto, e adorarono Gesù.

X – Gesù e il giovane ferito.

1. Pochi giorni dopo, un giovane stava spaccando legna nelle vicinanze, quando gli cadde la scure e gli tagliò la pianta del piede; perdeva molto sangue ed era sul punto di morire.

2. Essendo sorto un subbuglio e un accorrere di gente, corse là anche il ragazzo Gesù. Si aprì di forza un passaggio attraverso la folla, afferrò il piede del giovane colpito e subito fu risanato; e disse al giovane: “Ora alzati, spacca la legna e ricordati di me”.

Alla vista dell’accaduto, la folla adorò il ragazzo e disse: “In questo ragazzo dimora veramente lo Spirito di Dio”.

XI – Gesù porta l’acqua nel mantello.

1. Quando aveva sei anni, sua madre gli diede un’anfora e lo mandò ad attingere acqua e portarla a casa. Ma urtò tra la folla e ruppe l’anfora.

2. Gesù allora spiegò il mantello che aveva addosso, lo riempì d’acqua e lo portò a sua madre.

3. Alla vista del segno che era avvenuto, la madre lo baciò e conservava dentro di sé‚ i misteri che gli vedeva compiere.

XII – Gesù semina.

1. Un’altra volta, al tempo delle semine, il ragazzo uscì con suo padre a seminare il grano nella terra. Mentre suo padre seminava, anche il ragazzo Gesù seminò un chicco di grano.

2. Quando andarono a mietere e battere sull’aia, quel chicco fece cento cori; chiamò allora sull’aia tutti i poveri del villaggio e regalò loro del grano. Il resto del grano fu portato via da Giuseppe. Quando fece questo gesto aveva otto anni.

XIII – Gesù aiuta il padre.

1. Suo padre era falegname, e, in quel tempo, faceva aratri e gioghi. Una persona ricca gli ordinò di fare un letto. Ma una delle assi, quella detta trasversale, era troppo corta e Giuseppe non sapeva che fare.

Il ragazzo Gesù disse allora a suo padre Giuseppe: “Metti per terra le due assi e pareggiale da una delle parti”.

2. Giuseppe fece come gli aveva detto il ragazzo: Gesù si pose dall’altra parte, afferrò l’asse più corta e la tirò a sé‚ rendendola uguale all’altra. A tale vista, suo padre Giuseppe rimase stupito: abbracciò il ragazzo e lo baciò esclamando: “Me felice, perché Dio mi ha dato questo ragazzo!”.

XIV – Gesù e il secondo maestro.

1. Ora, Giuseppe vedendo che il senno e l’età del ragazzo maturavano, decise nuovamente che non dovesse restare ignorante delle lettere e, condottolo da un altro maestro, glielo affidò.

2. Il maestro disse a Giuseppe: “Gli insegnerò prima le lettere greche e poi quelle ebraiche”. Il maestro, infatti, conosceva la bravura del ragazzo e aveva paura di lui. Ciononostante scrisse l’alfabeto e si occupò a lungo di lui con cura; ma Gesù non diede mai risposta.

3. Gesù gli disse: “Se veramente sei un maestro e sai bene le lettere, dimmi il valore dell’alfa e io ti dirò quello della beta”. Ma il maestro si sdegnò e lo picchiò sulla testa: il ragazzo sentì dolore e lo maledisse. Subito quello svenne e cadde bocconi a terra.

4. E il ragazzo se ne tornò a casa da Giuseppe. Ma Giuseppe ne fu rattristato e ordinò a sua madre: “Non lasciarlo uscire fuori della porta, perché tutti quelli che lo irritano, muoiono”.

XV – Gesù e il terzo maestro.

1. Di lì a qualche tempo, un altro precettore che era amico intimo di Giuseppe, gli disse: “Conduci il ragazzo alla mia scuola; forse con molta delicatezza mi riuscirà di insegnargli le lettere”. Giuseppe gli rispose: “Se non hai alcuna paura, fratello, prendilo con te”. E lo prese con timore grande e preoccupazione, ma il ragazzo lo seguì volentieri.

2. Entrò deciso nella scuola, trovò un libro posto sul leggio: lo prese e non lesse le lettere che c’erano, ma aprì la bocca e parlava ispirato dallo Spirito Santo insegnando la Legge a quelli che gli stavano attorno e l’ascoltavano.

Accorse una grande moltitudine e lo circondava ascoltandolo meravigliata dalla grazia del suo insegnamento, e dalla prontezza delle sue parole, per il fatto che, ragazzo com’era, parlasse in tal modo.

3. Saputolo, Giuseppe ebbe paura e corse alla scuola temendo che anche quel precettore fosse inetto. Ma il precettore disse a Giuseppe: “Sappi, fratello, che io ho ricevuto questo ragazzo come uno scolaro, ma egli è pieno di grazia e di sapienza. Ed ora ti prego, fratello, riprendilo a casa tua”.

4. All’udire questo, il ragazzo sorrise e gli disse: “Siccome hai parlato rettamente e hai reso una giusta testimonianza, per amore tuo, anche quello che è stato colpito, sarà risanato”. E subito l’altro precettore fu risanato. E Giuseppe prese il ragazzo e tornò a casa sua.

XVI – Gesù e Giacomo.

1. Giuseppe inviò poi suo figlio Giacomo a raccogliere legna e portarla a casa; e lo seguì il ragazzo Gesù.

Ora mentre Giacomo raccoglieva legna, una vipera gli morse la mano; dolorante, era in procinto di morire, quando gli si accostò Gesù: soffiò sulla morsicatura, e il dolore subito cessò. La vipera crepò, e Giacomo fu guarito istantaneamente.

XVII – Gesù risuscita un bambino.

1. Dopo queste cose, nelle vicinanze di Giuseppe, un bambino cadde ammalato e morì: sua madre piangeva disperata.

Sentito che c’era gran pianto e confusione, Gesù corse presto: trovò il bambino morto, gli posò una mano sul petto e disse: “Dico a te, bambino, non morire, ma vivi e resta con tua madre”. Subito alzò lo sguardo e sorrise. Disse poi alla donna: “Prendilo, dagli il latte, e ricordati di me”.

2. A tale vista, la folla circostante rimase stupita, e disse: “Davvero! Questo ragazzo è un Dio o un angelo di Dio, poiché ogni sua parola è un fatto compiuto”.

Gesù poi uscì di lì e si mise a giocare con gli altri ragazzi.

XVIII – Gesù risuscita un operaio.

1. Dopo un certo tempo, si stava costruendo una casa, quando nacque un tumulto; e Gesù, alzatosi, andò là. Vide un uomo che giaceva morto, gli prese la mano e disse: “Dico a te, uomo, alzati e fai il tuo lavoro”. E immediatamente s’alzò e l’adorò.

2. A questa vista, la folla si stupì e disse: “Questo ragazzo è del cielo! Poiché ha salvato molte anime dalla morte, e può salvarne per tutta la vita”.

XIX – Gesù nel tempio.

1. Quando ebbe dodici anni, i suoi genitori andavano, secondo l’usanza, a Gerusalemme per la festa di Pasqua con la loro carovana e dopo la Pasqua se ne tornavano a casa.

Ma quando loro ritornarono, il ragazzo Gesù tornò indietro a Gerusalemme, mentre i suoi genitori pensavano che egli fosse nella carovana.

2. Dopo avere percorso la strada di un giorno, lo ricercarono tra i loro parenti e, non avendolo trovato, ne furono afflitti e tornarono di nuovo in città in cerca di lui. Dopo tre giorni, lo ritrovarono nel tempio seduto in mezzo ai dottori mentre li ascoltava e li interrogava. Tutti ascoltavano e si stupivano che, ragazzo com’era, chiudesse la bocca agli anziani e ai dottori del popolo, esponendo i punti principali della legge e le parabole dei profeti.

3. Sua madre Maria gli si accostò e gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco che noi, addolorati, ti cercavamo”. Gesù rispose loro: “Perché mi cercate? Non sapete che devo essere nella casa di mio Padre?”.

4. Allora gli scribi e i farisei le domandarono: “Tu sei la madre di questo ragazzo?”. “Lo sono”, lei rispose. Le dissero allora: “Beata tu tra le donne, poiché Dio ha benedetto il frutto del tuo seno. Noi, infatti, non abbiamo mai visto né‚ udito una tale gloria, virtù e sapienza”.

5. E Gesù, levatosi, seguì sua madre ed era sottomesso ai suoi genitori. E sua madre custodiva il ricordo di tutti questi avvenimenti. Intanto Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia.

A lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

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