Letture d'EsoterismoAntologia dell’«Encyclopédie» di Diderot e D’Alembert

Questa parola derivante dal latino reliquiae indica quel che ci resta di un santo, ossa, ceneri, vesti, e che si conserva con devozione per onorarne la memoria.
Ma se si facesse la revisione delle reliquie con un’esattezza appena un po’ rigorosa, sostiene un dotto benedettino, si scoprirebbe che alla pietà e reverenza dei fedeli sono state offerte moltissime false reliquie e che si sono consacrate ossa che, ben lungi dall’appartenere a un beato, forse non appartenevano neppure a un cristiano.

Antologia dell’«Encyclopédie» di Diderot e D’Alembert

curato da Roberta Giammaria

Reliquia

Questa parola derivante dal latino reliquiae indica quel che ci resta di un santo, ossa, ceneri, vesti, e che si conserva con devozione per onorarne la memoria.

Ma se si facesse la revisione delle reliquie con un’esattezza appena un po’ rigorosa, sostiene un dotto benedettino, si scoprirebbe che alla pietà e reverenza dei fedeli sono state offerte moltissime false reliquie e che si sono consacrate ossa che, ben lungi dall’appartenere a un beato, forse non appartenevano neppure a un cristiano.

Nel quarto secolo ci si preoccupò di avere sotto gli altari di tutte le chiese delle reliquie di martiri. E ben presto si ritenne questa una condizione così essenziale che Sant’Ambrogio si rifiutò di consacrare una chiesa, malgrado le insistenze del popolo, perché essa non poteva vantare alcuna reliquia. E questa opinione, benché ridicola, prese tanto piede che il concilio di Costantinopoli in Trullo ordinò che fossero demoliti tutti gli altari sotto i quali non si trovassero reliquie.

L’origine di tale costume sta nell’antica abitudine dei fedeli di radunarsi nei cimiteri presso le spoglie dei martiri. Il giorno anniversario della loro morte vi si teneva il divino officio e vi si celebrava l’eucarestia. L’opinione che i santi intercedessero a vantaggio dei loro devoti e i miracoli attribuiti alle loro reliquie indussero presto a trasportare le loro spoglie nei templi. Infine l’uso invalso di avere sempre delle reliquie sotto gli altari sembrò anche autorizzato da un passo dell’Apocalisse di oscuro senso figurato: «Vidi sotto gli altari le anime degli uomini uccisi per la parola di Dio» (VI,9). Scaligero dimostra tutto ciò nel suo commento alla Cronaca di Eusebio.

Prima di procedere oltre, fermiamoci un momento a considerare quanto sia importante bloccare per tempo pratiche umane relative alla religione anche quando la loro origine sembri del tutto innocente. In effetti, l’origine delle reliquie va cercata in un costume che ridotto entro giusti limiti poteva avere esiti positivi. Si volle onorare la memoria dei martiri; e a questo scopo si conservò per quanto era possibile ciò che restava dei loro corpi; si celebrò il giorno della loro morte, chiamandolo il loro vero giorno natale; e ci si radunò nei luoghi in cui erano sepolti quei sacri resti. Questo fu tutto l’onore reso loro nei primi tre secoli. Allora non si poteva affatto pensare che con il tempo i cristiani dovessero fare delle ceneri e delle ossa dei martiri l’oggetto di un culto religioso, elevando loro dei templi, mettendo queste reliquie sull’altare, separando i resti di uno stesso corpo, trasportandoli da un luogo all’altro, prendendone chi un pezzo chi un altro, mettendoli in mostra in appositi reliquiari, facendone infine un mercato che spinse l’avidità a inondare il mondo di reliquie dall’autenticità più o meno dubbia. Tuttavia, a partire dal quarto secolo l’abuso prese piede così apertamente e ampiamente da produrre ogni sorta di cattivi effetti. […]

Io mi propongo di dare al lettore un elenco degli eccessi cui la superstizione e l’impostura si sono spinte in materia di reliquie nei secoli successivi. Ma non credo di dovergli lasciare ignorare ciò che racconta Gregorio di Tours (Hist.,1.IX,c. v1), e cioè che nel reliquiario di un santo si trovarono radici, denti di talpa, ossa di topo e unghie di volpe.

A proposito di Tours, Hospinien osserva che in questa città si adorava con molta superstizione una croce d’argento ornata da molte pietre preziose fra le quali c’era un’agata incisa. Ebbene, quest’agata fu portata a Orléans ed esaminata da esperti: si scoperse che rappresentava Venere in pianto presso Adone morente. […]

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