Morale iniziatica o apostasia: tesi ed antitesi sulla Libera Muratoria / Parte I

La Libera Muratoria è un’Istituzione composta di essenza iniziatica e di sostanza exoterica.
La parte exoterica è formata da quella parte di militanza ordinaria che, istintivamente, ha conservato le caratteristiche più adatte per rapportarsi e comunicare con il mondo profano. Una militanza exoterica anche prestigiosa, che spesso vela anche a se stessa un’altra parte, iniziatica e di natura indiscutibilmente esoterica.

Morale iniziatica o apostasia: tesi ed antitesi sulla Libera Muratoria

Parte I

di Athos A. Altomonte

La visione etica dell’esoterismo – Il risvolto esoterico ed exoterico della morale iniziatica – I significati rituali – La ricerca della verità – Volere la giustizia – Il desiderio di realizzazione – La neutralità emotiva – Sottomissione alla Legge – La Fratellanza iniziatica – La discrezione massonica – Il segreto iniziatico – Piccola guida al senso esoterico della Massoneria – Liberté, Fraternité, Egalité – Commenti su diritti e doveri della via iniziatica – Hiram Abiff, il messia degli Edificatori di Templi

La visione etica dell’esoterismo

Vi sono sempre diverse angolazioni, prospettive e molteplici punti di vista da cui valutare un concetto, osservare un comportamento o interpretare una situazione. Questi, però, raramente costituiscono un giudizio oggettivo ma, piuttosto, assomigliano a criteri esclusivi influenzati da elementi particolari che più dell’intelletto, sembrano prevalere nell’attrarre o respingere un’idea, un comportamento, una persona o una situazione. Così, un codice personale diventa il criterio esclusivo (*) che finisce per sostituire un giudizio imparziale.

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(*) Un sistema chiuso è una tesi costruita a prova di smentita (cit. Karl Popper).

Appartengono a sistemi chiusi le tesi totalmente astratte, le asserzioni ideologiche o, più specificatamente i dogmi religiosi che trovano conferma solo all’interno dei loro costrutti e solo a mezzo dei propri strumenti, per cui, non possono incorrere in smentite. Queste attestazioni e testimonianze sono dette autoimmunizzanti perché sono state fondate su moduli ragionevoli che si sostengono non ponendo in discussione nessuna parte di sé immunizzandosi, così, da ogni possibilità smentita che possa derivare da un contraddittorio dialettico o da un confronto intellettuale.

Sono considerati a sistema chiuso, anche quelle tesi ideologiche, o di credo, che si affermano come proposizioni onnicomprensive, ovvero, tutti quei sistemi speculativi al cui interno si trova la spiegazione di tutto e per tutto.

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Ogni qualvolta tra osservatore ed osservato s’interpone un criterio esclusivo, nei giudizi dell’osservatore finiranno per essere trascinati anche i presupposti che lo hanno generato ed il metro con cui egli misura. Ma un presupposto non è mai dimostrabile chiaramente, tanto più se emerge da una visione soggettiva. Allora, si tratterà più verosimilmente di una supposizione che, a sua volta, sorge da consuetudini, orientamenti o da credo emblematici determinati da forti caratterizzazioni psicologiche. E sono proprio i fattori emotivi a dare il maggiore spessore ideologico alle consuetudini sociali, ai costumi popolari ed alle convinzioni emblematiche, che sono tratti di comportamento di carattere imitativo (v. apprendimento per imitazione), in cui l’eccitabilitàprevale sull’imperturbabilità di una visione realistica ed oggettiva.

L’eccitabilità emotiva è l’antitesi del senno.

L’eccitabilità è, dunque, il sentimento più comunemente usato per rivestire d’apparente credibilità un criterio immaginifico o un evento improbabile, sino ad infondergli l’autorevolezza di principio fondamentale. Questo sentimento tocca la sua massima enfasi congiungendosi con la credulità. E la loro somma è il maggior tramite per ottenere la sottomissione ad un articolo di fede od il consenso plebiscitario per un nesso politico.

Come ogni altra Istituzione, anche la Massoneria non sfugge dal suscitare attrazione o ripulsa. Ma molta avversità nei confronti della Massoneria non è solo di carattere emotivo ma, piuttosto, un sentimento d’ostilità politica che però, considerato il notevole credito attribuito alla Libera Muratoria ed il seguito di cui gode in ogni nazione, si può considerare un fenomeno di rigetto limitato e circoscritto a pochi esempi di dogmatismo dottrinale e politico. Ma in Europa tanta ostilità ha una sua ragione storica.

La Massoneria francese fu il laboratorio dell’Illuminismo che in Europa, destabilizzò la perentorietà di monarchia e chiesa, fissando i principi del diritto costituzionale e repubblicano. In particolare i principi dettati dal Diritto umano risollevarono la dignità sociale dei cittadini, riscattandoli dall’asservimento ideologico e liberandoli dalla tutela dottrinale a cui erano sottoposti, per legge.

Ridare rispetto al cittadino riconoscendo la pari dignità tra i diversi ceti ridusse le rivalità sociali, inducendo le parti alla reciproca tolleranza. Il concetto di pari dignità sconvolse anche il rapporto di sudditanza che distingueva i due sessi, restituendo ad entrambi la libertà di affermarsi come identità individuali, con autodeterminazione e libertà di scelta. Si sancì così, per uomini e donne, la facoltà d’indirizzare la propria vita e segnare, così, il proprio destino in sintonia con le proprie emozioni ed i propri sentimenti. Questo affermò la pari dignità di ogni forma di espressione che si attenesse all’ambito democratico. Filosofie, scienze, postulati politici e religiosi furono i temi in cui i sentimenti e le necessità di ogni individuo poterono spaziare liberamente senza tema d’imposizioni, né si poté più decretare a priori la supremazia ideologica di una dottrina su altre di eguale natura. Il vassallaggio ideologico e dottrinale, almeno ufficialmente, ebbe fine.

Il risvolto esoterico ed exoterico della morale iniziatica

La Libera Muratoria è un’Istituzione composta di essenza iniziatica e di sostanza exoterica.

La parte exoterica è formata da quella parte di militanza ordinaria che, istintivamente, ha conservato le caratteristiche più adatte per rapportarsi e comunicare con il mondo profano. Una militanza exoterica anche prestigiosa, che spesso vela anche a se stessa un’altra parte, iniziatica e di natura indiscutibilmente esoterica.

La militanza exoterica si aggrega attorno ad una gerarchia di valori esteriori in cui al senso di giustizia, di eguaglianza e fratellanza si aggiungono un sentimento di tolleranza, di solidarietà e d’altruismo. Sentimenti che attestano l’integrità morale del Libero Muratore e che sono il naturale corollario di un uomo ideologicamente libero e moralmente attivo. Ma i doveri di cui è investito il massone formano un codice morale le cui regole, però, sono connaturate nell’animo di chi ricerca in sé stesso e nei riflessi del mondo la conoscenza del vero e del giusto.

Il volto visibile della Massoneria è un’area speculativa accessibile a molti dove solo più tardi comincerà la sottile distinzione che tacitamente selezionerà gli iniziati minori, attestandone il raggiungimento di valori di una gerarchia interiore. E in questo caso non saranno più meriti mondani né titoli a determinarne il valore, perché il segno distintivo dell’iniziato è l’inconfondibile amore per la ricerca, la profondità intellettuale e la ricchezza interiore. La profondità e la ricchezza spirituale saranno l’unica linea visibile del suo progresso. Possiamo, dunque, distinguere il processo exoterico del massone, essenzialmente sociale e rispettoso delle peculiarità individuali, dal processo iniziatico, di natura squisitamente esoterica e profondamente trasmutativo d’ogni caratterizzazione profana.

Ma, se pur concepite per operare in piani diversi, sia la via exoterica che quella esoterica concorrono per uno stesso fine. Infatti, seppur diverse nei toni, entrambi mirano alla materializzazione del bene comune.

La via exoterica, che si estroflette per le strade maestre del mondo profano, usa sollecitarvi i migliori principi di equità e di giustizia. Quella esoterica, invece, è la via introflessa che non va verso il mondo profano ma attende ch’egli batta alla sua porta e chieda di entrarvi. Così che, nel proprio silenzio, ogni profano possa iniziare il Viaggio alla ricerca dell’universo interiore.

I significati rituali

La forma exoterica della Massoneria è un contenitore di antichi simboli, linguaggi rituali ed allegorici. Un involucro che, nella sua disposizione moderna, è stato fortemente contrassegnato da un ebraismo biblico che ha finito per trasmettere, anche in quest’area, tutto il senso della sua misoginia.

Ma nonostante la forma apparente, l’essenza della Massoneria resta legata ai dettami misteriosofici degli antichi fondamenti iniziatici che, come affermano i suoi catechismi, da Oriente procedono verso Occidente.

La comunione spirituale che unisce oriente ad occidente caratterizza il velato esoterismo postulato nei suoi misteri. Un esoterismo celato nella forma exoterica dei simboli ch’essa tramanda, nel significato dei gesti e delle parole rituali. Un intendimento ri-velato (velato due volte) di non facile interpretazione, cui solo un vero iniziato può restituire l’afflato vitale. E solo perché egli ha appreso l’arte di costruire immagini con le parole.

Le parole sono il moto della coscienza e la forza dei suoi pensieri.

Il pensiero di una coscienza evoluta possiede una forza che, se ben diretta, ha il potere di raggiungere ed influenzare ogni centro desiderato, modificandone l’organizzazione, esaltando o deprimendo gli elementi della struttura interiore. Una struttura che può essere di natura istintuale, emotiva, intellettuale e persino spirituale. E l’iniziato introdotto all’uso della parola, è subito educato a riconoscere la regola che il simile attrae il suo simile. Anche per l’uso rituale della parola, perché la parola è un’energia in moto, vale la regola che il moto di ogni elemento energetico attrae un elemento minore e di eguale natura.

Come un impulso emotivo potrà attrarre un piano di sensazione emotiva di eguale tono ma di minor misura, anche uno stimolo intellettuale troverà corrispondenza in una sensazione intellettuale di pari intensità, anche se di minor misura, ed una tensione spirituale potrà interagire su un livello di coscienza della stessa qualità, anche se d’inferiore espansione.

Ma se una disparità eccessiva s’interpone tra l’unità emanante e quella di destinazione, questa metterà l’unità minore nella condizione di non poter assimilare né concepire quanto riceve. Si vedrà costretta, allora, a rigettare l’emissione in eccesso che non è in grado di concepire, o finire per interpretarne gli stimoli uniformandoli ai limiti del proprio stato o a condensarli con l’aiuto dell’immaginazione.

Nel caso di un’entità raziocinante, l’eccesso di ricezione procurerà un black out coscienziale. Uno shock psicoemotivo che non ha eguali in via naturale. Solo l’uomo, come unità pensante, può interferire con le proprie strutture interne per modificarle o per danneggiarle in maniera anche irreversibile. E con questo non s’intendano solo danni fisici.

Pertanto, l’iniziato viene educato per gradi all’uso del suono e della luce che, se interiorizzati nella debita forma, sono entrambi elementi di grande potenza sia nelle fasi di levigatura distruttiva che in quelle riparatrici della personalità.

L’affinità elettiva ha un ruolo primario nel determinare la qualità dei toni ed il tipo di rapporto che può intercorrere tra simili. Ma un’unità coscientemente desta, senziente ed evoluta, può arbitrariamente porre in atto le condizioni per indurre su di sé, l’attrazione del proprio simile maggiore.

L’iniziato sa bene che ciò è possibile, ricorrendo a fattori esterni sia con l’ausilio di elementi interni.

Un esempio è quello correlato all’Ars Pontificia con cui l’iniziato crea i presupposti (il ponte coscienziale) perché il proprio sé personale venga adombrato dalla volontà intelligente dell’Ego superiore.

Questo è creduto un atto “di sacrificio e di perdita di sé stessi” solo da chi, obnubilato dal velo dell’incoscienza, non concepisce i vantaggi ottenuti dal simile minore nel porre in atto questa “alleanza” con il proprio simile maggiore.

L’uso della parola e del suono rituale, dunque, sono le colonne portanti del cerimoniale misterico nell’accezione teurgica chiamata evocazione-invocazione.

Ma affinché un’idea circoscritta in un concetto o raffigurata in un simbolo possa essere compresa e riconosciuta occorre che la forma o l’espressione con cui viene manifestata venga compenetrata sino a che, con l’intuizione, l’osservatore riesca a risucchiare in superficie la sintesi interiore. Per ottenerlo, l’aspirante dovrà aumentare le proprie potenzialità esercitandosi nella concentrazione mentale, nella focalizzazione delle idee, nella riflessione del pensiero. Oltre questa soglia s’intraprende la visualizzazione delle idee (simboli, colori e suoni), di situazioni, fatti e persone (immaginazione del passato e proiezione immaginifica del futuro).

Tutti questi esercizi servono ad utilizzare i due lobi del cervello (gli impulsi “mascolini” e “femminini” della mente), sino a posizionarsi al suo centro confermando, così, il mito del terzo occhio.

All’inizio di questo processo viene insegnato a dedicarsi più all’ascolto di quanto ci giunge da fonti esterne che al suono delle proprie parole. (*)

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(*) L’akoustikoi o ascoltatore, nella Scuola pitagorea era colui che serbava l’assoluto silenzio per sviluppare la capacità di penetrare il mistero attraverso l’osservazione interiore. Continuando ad apprendere senza impartire ad alcuno un qualsiasi insegnamento. Compito, quest’ultimo, a cui erano preposti gli epopti che avevano superati i livelli di mathematikoi e di phisikoi.

Gli epopti erano coloro “i cui occhi sono aperti”. Platone affermava che: concentrandosi a percepire interiormente il plesso solare, si giungeva alla consapevolezza dell’universo. Una affermazione, questa, su cui riflettere.

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Il silenzio mentale diverrà la tavolozza dove disegnare ed il quaderno dove scrivere i significati di quanto ci circonda. Dal più piccolo al più grande, tutti i significati ai quali pochi operano per avervi accesso.

Considerare il silenzio dei gesti, delle forme e dei colori non è solo saper vivere lo spirito di ogni significato. È anche ritrovare in se stessi, nel silenzio della propria coscienza, gli stessi significati secretati nelle rappresentazioni usate per preservarli da sguardi importuni.

L’etica del tacere

La regola del silenzio ricorda che: “coloro che non riconoscono non possono conoscere”

A che pro parlare di qualcosa a chi non può né intenderla e né vederla? Ciò ch’è ri-velato (velato due volte) deve apparire senza impedimenti agli occhi dell’osservatore, altrimenti è ingiusto schiudere prematuramente il senso di significati a cui naturalmente non si ha accesso. Se una ragione c’è, meglio che ciò ch’è velato sotto forma indistinta per il cieco resti solo una curiosità.

L’adepto apprende a valutare quello che si dice, come lo si dice ed a chi lo si dice. Ed è questa la gerarchia di valori ch’egli deve riconoscere ai propri interlocutori. E non deve bastare un titolo, un orpello o un segno esteriore a deviare la capacità di discriminare il vero dall’apparenza.

Quello che si dice: mostrare un concetto sino a farne apparire l’essenza per trasmetterne la maestria è un opera d’amore, saggezza e bellezza. Ma la Pietra angolare di quest’azione sarà sempre la prudenza.

Come lo si dice: il senso di un concetto è sempre velato dall’espressione usata per trasmetterlo. Perché questa si sovrappone al significato che, così, rimane velato al suo interno.

In ambito iniziatico, per raggiungere la radice di un’idea si usa un metodo di analisi e di approfondimento detto esoterismo (dal gr. esoterikòs: vedere dentro). Dunque, l’espressione o la forma che rappresenta o racchiude l’idea trasmessa, deve essere tradotta e riportata in un linguaggio attuale, consono all’uditore. Chi trasmette un’idea deve sempre farlo a piccole dosi. Senza pensare che l’uditore possa capire il suo linguaggio, ma rammentando che l’uditore è in grado di comprendere soprattutto il proprio linguaggio.

Perciò, venne adottato un metodo giunto sino a noi nei termini di: bocca-orecchio.

Questo è l’allegoria di una comunicazione unisona di due linguaggi, posti sul medesimo piano intellettuale. La prudente accortezza dell’istruttore riuscirà sempre a far interpretare all’uditore ogni genere di significati che altrimenti gli resterebbero estranei.

A chi lo si dice: “Io non so leggere né compitare, ma tu dimmi la prima parola ed io ti dirò la seconda”.

In questa frase rituale viene posto in rilievo il metodo d’approccio con un nuovo interlocutore, chiedendogli di dimostrare per primo la sua capacità d’affrontare e d’approfondire l’argomento.

Dopo una prima risposta si avrà l’opportunità di giudicare se affrontare e approfondire con lui il tema, l’idea o l’argomento in discussione. Applicare questo metodo eviterà all’iniziato di aprirsi inopportunamente con persone impreparate, incapaci, forse inaffidabili o solo vanamente curiose. Quindi, anche questa volta la Pietra angolare dell’azioni sarà sempre la prudenza.

Alla cautela, però, verrà sempre affiancata la giusta quantità di generosità che servirà a rendersi disponibile verso tutti, uomini e donne, che sono vicini ad un modo di sentire, pensare e vivere pregno di rispondenza morale ma ancora privi di sensibilità interiore.

Costoro sono quanti non hanno ancora preso coscienza di sé come essenza interiore ed è verso questi che andranno indirizzate le migliori energie dell’altruismo. È impossibile non riconoscerli, perché, anche se le loro labbra restano mute senza esprimere domanda, i loro occhi, però, parlano per loro. Ma al di la di queste circostanze, è saggio mantenere il silenzio sui temi profondi della via interiore.

La ricerca della verità

La ricerca di quello che è veramente, presuppone che gli strumenti di lavoro adottati siano quelli giusti. In tal caso, la scelta dipende dalla presenza di un presupposto che si chiama ordine interiore.

Solo con tale presupposto si è in grado di procedere, partendo da un equilibrio interiore, al riconoscimento di una verità esteriore.

Come si potrebbe dare credito ad una ricerca fatta nel disordine di strumenti psichici poco perspicaci? Osservare una realtà attraverso la visione di una mente distorta od offuscata, porta ad un’immagine confusa che si concluderà in un’idea falsa o quantomeno tendenziosa. Così che, alla realtà si sostituirà l’opinione di un criterio esclusivo, soggettiva o di parte.

Da questo possono insorgere solo faziosità e ingiustizie. Mentre il senso di ogni verità è già in noi, e per concepirlo dobbiamo solo togliergli di dosso il velo delle nostre inadeguatezze, degli egoismi ma, soprattutto, il pantano della nostre arroganze.

La ricerca della verità è recepita dall’iniziato come un dovere ma anche come un diritto inalienabile che, dall’interno dell’essere, suona come una necessità a percorrerne la via. Per questo la via iniziatica è un percorso alla ricerca di sé stessi che, pur partendo dall’esterno, riconduce sempre al centro di sé stessi.

Un cammino che ognuno dovrà percorrere da solo, anche se si troverà a condividerne dei tratti con altri.

I viandanti non sono tutti alla ricerca della verità. Potranno anche essere briganti o perdigiorno. Ma se porrà attenzione, acuendo il proprio senso interiore, capiterà di riconoscere anche degli straordinari viandanti sulla via che porta ad “Oriente”.

La via iniziatica è la vita stessa, e sono in molti ad illudersi di sfuggirle ignorandola. Ma la vita, con le sue prove iniziatiche, è sempre più forte di ogni egoismo e di ogni viltà. Chi non sfugge la vita percorre il proprio sentiero, accettando quanto trova sul suo cammino con intelligenza e senza dolersi troppo se qualche spina gli si conficca nei piedi. Basta fermarsi, toglierla con delicatezza e la ferità si rimarginerà presto.

La via iniziatica è un percorso da fare con piede leggero e passo veloce, intrapresa da quanti l’avvertono come un’esigenza naturale e spontanea. Ma la verità si può ritrovare solo rispecchiata sulla superficie della propria coscienza, perché, è solo nel cuore segreto del proprio Tabernacolo interiore che il nobile Viaggiatore potrà riconoscere il Santo Graal.

Nel cammino iniziatico s’apprende, così, a discernere la coscienza dell’uomo dal suo corpo.

Ecco che, considerando uomini e donne solo per la loro mente, non ci si lascerà più influenzare dalle caratteristiche esteriori che non saranno più l’elemento primario di ogni forma di giudizio e la fonte d’ogni tipo di attrazione o repulsione, cosicché, seguendo la realtà, si lascia l’ingannevole sfera dell’apparire per entrare in quella dell’essere in cui, pur operando sempre con realtà relative, ci s’incammina per il tratto diritto della propria via.

Volere la giustizia

Volere la giustizia vuol dire averla già in parte ottenuta”.

Questo assioma si dimostra nel momento in cui il volere sia veramente tale. Come atto di una realtà interiore che incarna sé stessa e che si proietta verso la realtà esteriore. Naturalmente ciò presuppone l’aver già riconosciuto nella propria coscienza ciò che è giusto e ciò che è bello. Perché il giusto ed il bello sono due componenti inalienabili della stessa sostanza, la verità.

La comprensione di quella che viene definita l’essenza di giustizia, porta ad accettare il presupposto di un ordine interiore e universale che genera e stabilisce l’equilibrio naturale. E se il desiderio di giustizia sottintende il riconoscimento di un ordine naturale che stabilisce ogni cosa, riconoscere l’ordine significa volere l’ordine e riconoscere la giustizia significa volere la giustizia.

Desiderare la giustizia vuol dire seguire canoni che si oppongono all’ingiusto, cioè, resistere, opponendovisi, al disordine che regna sovrano nel caos della materialità. Ricordando che equità e bellezza sono due colonne della Giusta Opera.

Il desiderio di realizzazione

Cessando d’illudersi su sé stesso e sulle cose del mondo, l’iniziato smette di alimentarsi di quella falsa realtà che è solo l’immagine distorta della vera consistenza interiore. La naturale aspirazione al vero ed al bello spingerà l’iniziato a smettere d’apparire per diventare quello che egli è realmente nell’intimo del suo cuore. Uscire dal mondo delle “ombre”, vanificandone l’essenza stessa, vuol dire ripudiare l’immagine di sé stessi concepita da una coscienza che, prima distorta, sia pronta ad aprirsi ad un ordine nuovo e diverso, rispettoso dell’evoluzione interiore della famiglia umana.

Il passato quindi, accettato prima come necessario, andrà modificato, rigettando ogni intrusione alla realizzazione i cui parametri non saranno più in armonia con quelli della nuova realtà iniziatica.

La neutralità emotiva

Raggiungere l’allineamento tra tutte le spinte passionali della personalità fisica (l’io inferiore) e l’impersonalità quasi separativa dell’Ego superiore dapprincipio sembra impossibile e incontra sempre gravi ostacoli. La personalità vive costantemente nel turbinio dei fenomeni emotivi che raggiungono la mente fisica. I desideri e le passioni, che si credono propri, fanno vacillare il filo di coscienza che collega la personalità alla parte superiore di sé supercosciente. E per ottenere una riduzione dei sussulti nella coscienza fisica, occorre imporle una maggiore stabilità emotiva. Perciò, si comincia ad impegnare la mente esercitando l’attenzione sulle attività del proprio pensiero. Se ne concentrano le energie, focalizzandole, per vegliare sulle immagini e sulle sue sensazioni che, emergendo scompostamente nelle mente, sono la causa principale del suo generico andirivieni.

Guidando l’indole fisica verso uno stato di vigile neutralità, si potranno mettere in atto altri meccanismi psichici d’ordine superiore, che prima non trovavano presa nell’instabilità emotiva della mente fisica. Ma prima di raggiungere un sufficiente stato di stabilità interiore è necessario ridurre le oscillazioni prodotte dall’emotività, che d’altronde sono del tutto naturali, riportandola nei limiti di modi e di tempi che si considereranno desiderabili ed opportuni. Ed è altresì importante sottolineare la gravità d’incorrere nell’errore di un’eccessiva censura nei confronti di un’emotività che va, invece, solo educata come si farebbe con un bimbo, creando un giusto equilibrio, una corretta “ratio” che, avvalendosi del controllo delle sue sensazioni, potrà ovviare ai gravi “problemi del pendolo”.

Controllare il “filo a piombo che unisce quanto è in basso con quanto risiede in alto” significa dar corpo al collegamento tra i diversi piani di coscienza, costruendo il necessario numero di ponti coscienziali che uniranno prima il conscio al subconscio, poi l’identità fisica al suo superconscio, così da rendere la coscienza un’unica e completa identità.

Sottomissione alla Legge

Il cittadino giura si sottomettersi alle leggi dello stato. Anche il Libero Muratore giura di rispettare le leggi dello stato in cui risiede, ma promette anche di obbedire agli ideali universali del proprio Ordine.

Esteriormente non vi è differenza tra il cittadino ed il cittadino massone, infatti, ambedue hanno promesso di non infrangere i codici sociali che segnano la comune convivenza.

I codici, però, sono solo una convenzione umana, il frutto di una morale da rispettare per il bene sociale con cui s’intende non offendere i principi della coesistenza, difendendone i contenuti attraverso gli strumenti dell’educazione. Ma se il filo del bene sociale e della non-offesa accomunano il cittadino al cittadino massone, con l’iniziato il tema si approfondisce.

Questo non vuole dire certo che l’iniziato si senta al di sopra delle regole, dei tabù e delle convenzioni sociali. Ma solo che la sua attenzione è anche indirizzata altrove.

L’iniziato per riconoscere l’Ordine esteriore procede dalla conoscenza del proprio ordine interiore. Infatti, se la natura è l’uomo, l’uomo è la natura. Ma, se l’universo è l’uomo, anche l’uomo sarà l’universo. E se il divino è l’uomo anche l’uomo sarà il divino.

Verificato in sé questo postulato, per l’iniziato diviene un assioma tangibile con cui comincia a riflettersi un sistema binario di coscienza. Il primo stadio, relativo e individuale, è quello della coscienza personale che si riflette, però, in una sintesi maggiore che include l’individuo come anche ogni altro suo simile. Ma ambedue i sistemi di coscienza, quello singolo e quello allargato, riflettono in parte la coscienza di altre sfere, di natura sistemica e universali. Così, nel prendervi coscienza: l’uomo inizia a vivere la terra e il cielo.

Questa allegoria esprime il riconoscimento di un realtà binaria fatta di sostanza e di essenza, che sarebbe ingannevole considerare separatamente, valutando le due parti della stessa unità come fossero separate o distinte. Si cadrebbe, altrimenti, nella soggettività relativa separando, o peggio, ignorando una metà dell’esistenza

I cicli, le cadenze ed i ritmi della natura ch’è tanto fisica quanto metafisica, vivono in simbiosi e reciproca comunicazione (osmosi). Questo concerto di sostanza percettibile ai sensi fisici e di essenza apparentemente impercettibile, sono le fondamenta del mondo così come viene descritto nelle leggi del Gran Libro di Natura che tutto contiene e che da ognuno è contenuto.

Tale criterio era esposto nel motto: Conosci Te Stesso. Riunire la coscienza della propria terra (la fisicità con tutti i suoi elementi) a quella del proprio cielo interiore (mente e spirito), rende trasparente l’ostacolo della materialità che vela la Divinità che ognuno reca in sé.

Partendo dal proprio equilibrio interiore si riconosceranno le leggi dell’universalità che muovono il sistema binario di fisico e metafisico. Un equilibrio interiore che si esprimerà carisma ed armonia che si trasfonderà in ogni attività esteriore dell’iniziato.

L’iniziato, allora, conduce la propria attività apparente nel rispetto dei dettami sociali ispirati al bene comune ma, condurrà la propria esistenza seguendo l’equilibrio dell’ordine interiore ch’egli abbina all’ordine che ritma, influenzandola, l’attività di ogni entità vivente. E riconoscendo i principi universali dei propri dettami interiori si riconosceranno i principi dell’evoluzione che cadenza la vita. Questa sarà, per l’iniziato, l’unica legge condivisibile con tutti gli iniziati di ogni epoca e di ogni popolo.

La Fratellanza iniziatica

La meraviglia è propria della natura del filosofo; e la filosofia non si origina che dallo stupore. – Platone (Teeteto)

Philo-sophia è il senso d’amore verso la conoscenza, e questa conoscenza non può dirimersi che dalla comprensione oggettiva (v. «sistema chiuso») di ogni apparenza. E bisogna sapere distinguere il vero filosofo dal saccente, dal dialettico o dall’enciclopedico, perché, come affermava Seneca: Facet docet philosophia, non dicere (Lettere a Lucilio xx.2); il seguace della filosofia agisce, e non solo discetta. Anche Bernardo da Chiaravalle, fondatore della Regola templare, avversava la sterilità del flatus vocis, cioè, della vana dialettica discorsiva. Ma la dialettica e il nozionismo, stanno alla base di criteri esclusivi nei quali sono riconoscibili i tratti di una filosofia, che non è quella che fuoriesce dalla visione oggettiva della cosa in sé (Kant: ding an sich), ma la filosofia relativa ad applicazioni pratiche. Ecco, allora, oltre alla filosofia esclusiva, la Filosofia del Diritto, F. del Linguaggio, F. della Morale, F. della Scienza, F. della Storia ecc.

L’iniziato-massone è inizialmente uno speculativo logico e razionalista che, nella sua evoluzione, può raggiungere anche tutte le qualità del filosofo illuminato. Dunque, il massone può essere un realista del materialismo, un logico dell’astrazione ed un filosofo della metafisica. Presente, dunque, in tutte le direzioni dell’umanesimo. Allora, per il massone-Iniziato la filosofia è lo strumento di chi aspira a conoscere «l’in sé» di tutte le cose ed il mezzo di tutti coloro che trovano nella conoscenza la salvezza dall’incertezza e dalla confusione.

Un fondamento d’universalità è quello che afferma che: “Fratelli sono tutti coloro che si riconoscono coscientemente nella luce che illumina l’amore verso la comprensione”. E come avviene questo riconoscimento fraterno, è racchiuso nel motto: “riconoscendo (il Fratello illuminato) sarai (da lui) riconosciuto”.

Solo i componenti la Catena degli amanti della Luce della verità, si riconoscono e sono riconosciuti dalla Fratellanza iniziatica. Costoro distinguono, separandone i significati, la luce fisica dalla Luce interiore. E chiamano la luce della materialità Luce nera, in antitesi alla vera Luce che è solo quella spirituale.

Il soccorso fraterno avviene comprendendo ed aiutando la personalità degli aspiranti, tenendo ben presente che si è tutti fratelli nell’anima. Tutti ombre riflesse da un Figlio divino e per questo tutti legati da un vincolo di amore davvero universale. Come non amare le ombre dei fratelli che ci affiancano, sapendo che il vero legame è quello dell’io spirituale, ancora imperfetto nella forma ma nell’essenza è giusto e perfetto?

Questi presupposti aprono ogni cuore ad un amore fraterno che esula da vincoli di egoismi “troppo umani” e che supera i labili aspetti della coscienza materiale che stringe, soffoca e nasconde il vero fratello interiore.

La discrezione massonica

“Se la parola è d’argento il silenzio è d’oro”. Questo adagio popolare calza perfettamente anche con il concetto massonico di discrezione. Osservare molto e parlare poco deve guidare l’iniziato in ogni situazione. A che pro riversare un mare di dialettica o tanta prolissità enciclopedica per trasmettere un concetto, quando un segno, un gesto o una parola bastano ad esprimere un’idea? L’esercizio farraginoso della retorica è il segno di una confusione interiore che elude il nucleo fondamentale delle idee, disperdendone le energie al posto di concentrarle. Sappiamo come idea-suono-parola producono effetti concreti in chi li riceve. Da qui appare immediatamente come solo una perfetta conoscenza di tali azioni, possa evitare le infinità di errate immissioni che trasportiamo nella coscienza. Perché allora non ridurre il margine d’errore usando tante parole quante bastano all’idea?

Il segreto iniziatico

Narra la tradizione che ogni Costruttore lasciasse il suo Sigillo in ogni sua opera come segno del suo grado iniziatico, affinché ogni Maestro che l’avesse visto, vi avrebbe riconosciuto i simboli della fratellanza che li accomunava in una Società iniziatica. Il segno perfettamente riconoscibile sono i significati della cosmogonia posta nel Labirinto al centro del pavimento dei Templi o delle Cattedrali. A Leonardo da Vinci fu chiesto perché avesse lasciato il centro del suo Labirinto completamente in bianco. Egli rispose che: se calcherà questo passaggio un Maestro, vedendo l’Opera, lui la riconoscerà. Ma se lui non sarà un Maestro, a che fine lasciare messaggi che egli non potrà comprendere ?

Piccola guida al senso esoterico della Massoneria

Prima d’introdurre il lettore al resto del compendio, sarà utile enunciare alcuni capisaldi utili per comprendere il senso della morale iniziatica insita nella Massoneria.

1) La Massoneria iniziatica è l’alveo di una ricerca spirituale.

2) La vita del massone, come veniva conosciuta dagli antichi iniziati, deve essere improntata alla ricerca della verità.

3) La verità è simboleggiata dal colore bianco, bianco è il colore dell’iniziazione.

4) L’immutabilità dei doveri iniziatici non viene a cadere quando alcuni frammenti di verità spirituale vengono estesi alla sostanza exoterica della Massoneria.

5) I gradi della Piramide iniziatica contengono l’allegoria degli stadi evolutivi della coscienza umana ( né maschio né femmina) alla ricerca della propria compiutezza immateriale.

6) I 4 viaggi iniziatici sono l’allegoria del cammino umano attraverso i 5 Regni di Natura (il Pentalfa Fiammeggiante di luce spirituale) che compongono la sostanza e l’essenza dell’identità fisica e metafisica dell’umanità. Il viaggio evolutivo si snoda attraverso la terra (la costituzione dei diversi stadi di sostanza fisica-animale dell’umanità), l’acqua (desideri e passioni), l’aria (i gradi del pensiero) ed il fuoco (il pensiero intuitivo o ispirato spiritualmente).

I 5 passi iniziatici sono l’allegoria di altrettanti livelli di capacità nel riconoscersi oltre l’apparenza di una forma di coscienza che va da quella dell’uomo-minerale a quella dell’uomo-animale che si sappia in seguito ritrovare nel pensiero dell’uomo-psichico nei suoi diversi gradi, che sfoci, infine, nella coscienza dell’uomo-spirituale. Questo, in sintesi, è tutto il percorso iniziatico.

7) La Massoneria esprime tre stadi di coscienza che formano i suoi 3 gradi esoterici

1° grado: la Massoneria operativa.

2° grado: la Massoneria speculativa.

3° grado: la Massoneria spirituale.

Ai 3 gradi esoterici vengono fatte corrispondere Tre Arti.

  1. l’Ars Muratoria (stadio teoretico dell’individuo).
  2. l’Ars Regia (stadio intellettuale-intuitivo dell’individuo).
  3. l’Ars Pontificia (stadio intuitivo-spirituale dell’individuo).

Alle Tre Arti vengono fatti corrispondere Tre costruzioni sacre che sono il segno del progresso interiore dell’iniziato.

  1. Il Tempio di Salomone è il corpo fisico. Rappresentato dal quadrato è l’allegoria della ragione che è posta all’apice della fisicità.
  2. Il Tabernacolo è il Santo Graal. L’azione dello spirito che deve riempire della propria sostanza la Coppa dell’umanità. Rappresentato dal triangolo è l’allegoria dell’intelligenza ispirata dal sapere dell’anima.
  3. Il Tempio di Ezechiele è il mondo racchiuso nella rappresentazione della circonferenza di una sfera. Quest’ultimo Tempio è l’allegoria dell’intelligenza illuminata dalla spiritualità.

8) Autocontrollo, onestà d’intenti, senso di giustizia, pietà, impersonalità nell’azione, integrità, empatia e senso di fratellanza sono elementi che inducono la crescita spirituale.

9) L’obbiettivo dell’iniziato è quello di aumentare la comprensione dei valori spirituali raggiungendo così, la padronanza della propria vita che perfezionerà nel susseguirsi delle iniziazioni.

10) Svelare il senso della vita e quello dell’esistenza sino a distinguere il denominatore che accomuna nascita, crescita, malattia e guarigione, decadimento e morte. E percepire il senso d’immortalità trasmesso alla coscienza fisica dalla controparte metafisica.

11) Nello stadio più evoluto non ci saranno più semplici spettatori seduti tra le Colonne del Tempio massonico ma operatori spirituali.

12) Fattori notevoli insiti nella Massoneria:

  1. a) la grande antichità degli insegnamenti velati dai simboli;
  2. b) l’universalità dei principi iniziatici velati nei gesti e nelle parole rituali;
  3. c) i principi iniziatici sono immutabili perché sono fatti a misura della natura umana, ma mutano allorquando viene trasmutata la natura dell’iniziato che, evolvendosi, si troverà a dover fronteggiare nuovi orizzonti di coscienza più ampi e profondi;
  4. d) necessità di sviluppare tecniche adeguate all’avanzamento mentale e tecnico della civiltà.

13) Mutamenti utili e ragionevoli del linguaggio simbolico non intaccheranno l’afflato iniziatico della Massoneria.

14) Non serve cambiare rituali, cerimonie o arredi ma serve comprenderne il profondo significato iniziatico che vi è conservato.

15) La Massoneria non ha bisogno di segretezza. Chi non ha occhi per vedere non potrà mai percepire il senso occulto dei simboli ch’essa conserva.

16) L’Ordine dei Costruttori fu costituito nell’antichità per incidere nella materia la divinità dell’Opera universale.

17) L’Arte di costruire Templi ha origini divine. Creata per istruire un Gruppo di membri della famiglia umana, in grado di divulgare con la loro arte i principi dell’evoluzione umana segnati nella Grande Opera.

18) Il Piano divino è la Via, la conoscenza della Grande Opera è la Verità, l’armonia con il Piano è la Vita: questi sono i fondamenti della Massoneria primitiva.

19) Se la Libera Muratoria vorrà sopravvivere, in futuro dovrà dimostrare la propria utilità a tutti gli uomini e ovunque nel mondo.

20) Richiedere con onestà, cercare diligentemente, imparare con zelo ed infondere fiducia nei propri intenti sono i postulati della vita di un adepto.

21) Un maestro massone è essenzialmente un maestro di se stesso.

22)  Nella Massoneria è stata spesso proclamata la ricerca spirituale. Ma finché non verrà compresa in maniera appropriata, per molti adepti la Massoneria resterà solo un involucro antico ma muto.

23) I principi degli antichi doveri iniziatici sono sopravvissuti nei secoli perché preservati e trasmessi da una Società di menti illuminate capaci di riconoscere il destino che muove l’umanità.

24) Il vertice della Massoneria dovrà stimolare i massoni a vivere una vita iniziatica e non solo a interpretarla, cominciando da se stesso.

25) Il massone, raggiunta l’iniziazione reale, giungerà ad essere riconosciuto per la qualità che saprà infondere al senso della propria vita e per il grado di utilità nella Comunità dove vive la sua vita ordinaria.

26) L’aspirazione dei più alti stadi della Massoneria è quello di creare operai che servano alla Grande Opera umana. Ma questo destino non può essere raggiunto solo facendo di ogni uomo o donna possibile, un massone. Bisogna, invece, che ogni massone possibile diventi, poi, un massone illuminato, facendo sì che ogni iniziato simbolico divenga, poi, anche un iniziato reale.

27) La Massoneria non ha bisogno di nuovi adepti ma di adepti migliori.

Non necessita di Logge affollate, ma di una partecipazione rituale che si avvalga di una comprensione iniziatica.

28) Il Rituale non è solo un mezzo per partecipare ad un mistero irrisolto, ma deve essere compreso profondamente per esteriorizzare il senso teurgico del mistero, perché, il cerimoniale, è il maggior veicolo di comprensione spirituale e di crescita iniziatica di cui è stato dotato l’antico Ordine sin dalla sua fondazione arcaica.

29) Per raggiungere una effettiva operatività, in ogni genere di cerimoniale, i postulanti dovranno compiere la difficile opera di sublimazione dei propri metalli, tacitando ogni personalismo ed ogni atteggiamento individualistico, sino a ridare la giusta universalità che spetta al destino della Massoneria.

30) È necessario operare perché il massone ordinario accetti l’idea di non essere una parte a se stante, ma un solo frammento di un Ordine composto di operatori creativi dedicati al bene ed al progresso dell’umanità. Starà alla sua coscienza, porsi in modo armonico con questo concetto o rinunciare alla via iniziatica restando, così, solo un’ombra dell’Ordine.

Liberté, Fraternité, Egalité

Anche l’interpretazione più exoterica della Libera Muratoria resta fedele alle prospettive morali di queste tre affermazioni. Ma l’iniziato è fedele anche ad altri antichi doveri, come l’amore per la verità, la tolleranza verso il dissimile e l’altruismo. Per il Libero Muratore, dunque, il primo fondamento morale è quello di essere un uomo libero dall’egoismo e dall’ignoranza e cittadino di buoni costumi.

Ma l’affermazione io penso quindi divento quello che decido, suscita ancora il diniego di un’autorità morale che vorrebbe imporre il placet su ogni risoluzione in materia di etica sociale e religiosa. La stessa autorità morale che considera l’individuo imputato e peccatore a priori, che evidentemente considera privo di legittimazione intellettuale, senza discernimento morale ed a cui nega ogni delega spirituale. A questi viene solo riconosciuta la possibilità di una sua mediazione per interposta persona, che lo sollevi dalla sua insipienza e dallo stato di colpa di cui è reo, anche se inconsapevole.

Sottacendo la contraddizione di una proposizione dogmatica posta ad incondizionata garanzia di verità indimostrate, per cogliere il senso in tutto ciò bisogna giungere alla conclusione che non tutti sentono la necessità di pensare, anzi, molti hanno timore “per il vuoto e per lo spazio” che accompagna la libertà di pensiero. Per questo, l’agorafobia psichica e l’ottusità mentalesono le caratteristiche più evidenti in chi aderisce ad ogni sorta di fondamentalismo. Questi non concepiscono la libertà e l’uguaglianza come bene comune, anzi, arrivano a giudicarle un pericolo ed un elemento destabilizzante per i propri criteri e sentimenti. Ma il massone, poiché nato uomo libero e di buoni costumi, non può curarsi di un dissenso a lui estraneo, e nessuna critica potrà mai impedirgli d’affermare le proprie prerogative iniziatiche. Mentre sarà altresì corretto ch’egli preservi gli appannaggi morali della propria etica e dei propri ideali, opponendosi ad ogni azione villana che possa offuscarne i significati. Anche se non sarà mai necessario custodire contenuti iniziatici che non possono apparire chiari ad una mente che non li abbia già ben impressi nella propria coscienza.

In tema di parità e di dignità individuale, i postulati dalla Massoneria non furono una novità assoluta, perché la Libera Muratoria è solo un moderno tentativo di reinterpretare antiche libertà ed antichi doveri (*) che, come nel passato, ancora suscitano l’intransigenza di poteri assolutisti i cui principi elitari vengono posti a difesa di gerarchie che si ritengono indiscusse ed indiscutibili. Ma con l’avvento del libero pensiero, anche le sovranità monarchiche e teocratiche si dovettero confrontare con un consenso che, da formalmente plebiscitario, diventava sempre più incerto e concentrato nelle settrici meno consapevoli della popolazione.

La concezione realista (v. realismo filosofico e realismo idealistico. Platone) mutò sostanzialmente la coscienza sociale dei cittadini dell’antico quanto del nuovo mondo. In Europa ed in America la parola libertà generò l’impulso per un nuovo concetto di patria. Non più espressione di sovranità elitarie, ma un’idea scaturita dalla coscienza del popolo. Anche in Italia i moti carbonari, d’ispirazione massonica, esaltarono il concetto di libertà trasmesso dall’Illuminismo, propagandolo sino a fomentarvi il Risorgimento repubblicano.

Ma per intendere tutto ciò, basterebbe un’analisi libera da quei pregiudizi che hanno modellato tante prospettive storiche. Ed è proprio falsando una di queste prospettive che si cercò di demonizzare l’ideale della Libera Muratoria sovrapponendovi il tabù di una ipotetica apostasia. Un’accusa fatta da una podestà dottrinale, che di certo non è mai stata un esempio di coerenza con i principi professati dalla propria religione.

Ma ogni discettazione storica contiene sempre dei vizi di forma, il maggiore dei quali è la faziosità di chi è scelto per commentare i fatti di cui il potere è protagonista.

Non fa meraviglia, allora, ritrovare anche la Massoneria italiana avvolta in sentimenti avversi alla sua vera identità iniziatica. Anche se bisogna ammettere che la partigianeria antistorica di quel paese, non fonda le proprie argomentazioni solo sulle evidenti contraffazioni, ma con intelligenza ed arte, usa strali profferti dall’insulsaggine di appartenenti alla parte avversa.

Per organizzare la sua disinformazione sui moti massonici, la Chiesa di Roma si è avvalsa della mediocrità iniziatica di pochi e maldestri massoni che, per raggiungere il potere profano, hanno curato i propri interessi in collusione con una nutrita schiera di “servitori dello Stato e della Chiesa”.

Ma pochi esempi di malaffare perpetrati da un esiguo numero di aderenti non possono degradare la realtà iniziatica sottintesa dalla Massoneria che, nell’esoterismo del suo catechismo, aveva già previsto la perversione morale in cui potevano cadere alcuni tra gli anelli più deboli della Catena iniziatica.

La morale della maestranza massonica si fonda sul comportamento immorale di “Cattivi Compagni” che, per proprio profitto, uccisero il Maestro Hiram (**), il progenitore e messia spirituale di tutti gli Edificatori del Tempio sacro.

Ma per intendere i segni della moralità massonica non è necessario seguire le critiche provenienti da un sistema chiuso. Basterebbe, invece, riportarsi in una visione posta tutta all’interno della Massoneria e confluendo verso un punto d’osservazione che per un iniziato è quello del suo esoterismo.

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(*) Commenti su diritti e doveri della via iniziatica

La regola dice che l’iniziato deve restituire sotto forma di servizio al bene comune, tutto la conoscenza e le capacità che gli sono state elargite dalla Catena iniziatica che lo ha formato, permettendogli di progredire nel proprio cammino evolutivo. Mancare a questa regola comporta un carico negativo difficilmente valutabile ad occhi superficiali.

Originariamente l’iniziazione era una, ed era rivolta ai membri più attivi e consapevoli della famiglia umana.

Nel tempo i contenuti dell’iniziazione furono frammentati in numerosi e particolari dettagli. Questo rispondeva all’esigenza di semplificare un senso che una mente comune non poteva trattenere, se non trasformando la propria struttura ordinaria in quella di una personalità straordinaria.

La frammentazione contribuì a volgarizzarne il senso dell’iniziazione, rendendone irriconoscibili i contenuti facendo scomparire la sua unicità. Ma osservando a ritroso è ancora possibile riconoscere la singolarità iniziatica, ricomponendo tre frammenti ormai trasformatisi.

Un segmento ideale univa la condizione sacerdotale a quella scientifico-misterica ed a quella guerriera, componendo un unico flusso di potere scienza e coscienza. L’iniziazione guerriera fu la prima a separarsi da quella misterica-sacerdotale. E la possanza che scaturiva dalla sacralità e dalla saggezza fu spezzata dall’interesse di una casta che volle creare una propria supremazia sovrana basata sulla forza più che sulla volontà e l’intelligenza. Che da allora, in quell’ambito apparirono solo marginalmente.

Non è necessario dilungarsi sulla proliferazione di sottoprodotti estrapolati da quanto rimase. Il frammento misterico della scienza iniziatica degenerò nel magico e poi questo si perpetuò nella superstizione e nel magismo popolare. Il frammento sacerdotale, invece, degenerò nei culti antropomorfi dalle religioni popolari, fatti con deità ad immagine ed a misura d’uomo e delle sue passioni. La conclusione da questo primo balzo all’ingiù è che l’iniziazione, prima unita in un vertice di animismo illuminato, finì per coagularsi in un pendice d’immaginifico sempre in bilico tra mito e leggenda popolare.

Ma nonostante le proliferazioni dei mulinelli ideologici, il viatico iniziatico continuò a trasmettersi sostanzialmente integro. Ed anche se per assecondare il mutare dei linguaggi furono adottati termini diversi, la sua specificità rimase uguale nel tempo.

Composta da tre compartimenti, questi sono l’uno l’evoluzione dell’altro, ma solo l’ultimo, però, conduce all’iniziazione.

Le condizioni che dovrà affrontare l’adepto sono quelle dell’aspirantato e della probazione che si esalteranno in un apice di consapevolezza interiore chiamato iniziazione.

Dapprima l’adepto (novizio, apprendista o postulante che sia) deve essere “mondato” dai modelli che costituiscono le sue abitudini, protetto da se stesso e dalla sua educazione. E solo un’aspirazione tenace gli fa sopportare le tensioni di un fase distruttiva che modificherà il punti di vista della sua vita. In un secondo tempo, l’adepto dovrà dare prova della chiarezza dei propri intenti e questo è il periodo di probazione, finito il quale, se gli verranno riconosciuti i meriti necessari, egli avrà titolo per incamminarsi sul percorso dell’investitura iniziatica che gli verrà riconosciuta dai suoi interlocutori di maggior grado.

Fin qui, ogni adepto ha il diritto ad essere guidato e deve obbedire solo al dovere verso se stesso e verso la propria crescita intellettuale e morale. Ma giunto all’investitura iniziatica egli s’immedesima anche in doveri verso l’esterno e del genere che meglio si armonizzano con i principi del proprio Ordine o Istituzione.

Raggiunta la “maggiore età esoterica” egli ha il dovere di sottomettere quanto gli è stato trasmesso all’interesse comune. Senza ritenere proprie, anche se meritate per tanto lavoro personale, nessuna delle facoltà raggiunte con l’espandersi della propria coscienza. Per lui, dunque, dopo tanto ricevere inizia il tempo del fare per dare. Ma non a caso.

L’iniziato, infatti, inserisce le proprie capacità al servizio di un piano maggiore, invisibile a quanti vivono solo del proprio presente. Un piano restato eguale nei tempi ma le cui strategie vengono trasformate senza sosta, a seconda dei momenti storici e delle necessità sociali. Un progetto di chi riconosce il fluire silenzioso dell’onda invisibile su cui galleggiano i destini dei popoli e delle nazioni

(**) Hiram Abiff, il messia degli Edificatori di Templi.

A seconda del cammino scelto, gli antichi misteri prevedevano per il postulante prove di diversa natura. Ogni cammino iniziatico svelava un Mistero ed ogni mistero esprimeva una scuola ed il suo Tempio elettivo.

Come nell’antichità, anche la cerimonia d’iniziazione a maestro Libero Muratore (3° grado della Piramide Massonica composta di 33 gradini) rappresenta la rinascita spirituale che, nell’adepto, avviene all’atto della sua elevazione a maestro. Ma la sua rinascita iniziatica è correlata allaresurrezione in lui dello spirito del Maestro. Una resurrezione spirituale rappresentata, simbolicamente, con uno psicodramma rituale.

Ma per risalire alle fonti del mito, bisogna considerare che ogni Scuola iniziatica e religiosa (le due entità originariamente erano inscindibili), ben oltre i tempi dei Costruttori delle Piramidi, usavano manifestare la sacralità della propria origine in quello di un avvento portentoso di natura antropomorfa che era la raffigurazione exoterica del passaggio ad un nuovo stadio del progresso umano.

L’avvento comunemente usato è quello di un dio o semidio fattosi uomo portatore d’ideali innovativi. Nato da donna ma senza padre perché, in un sistema arcaico e patriarcale, la mancanza di una figura maschile evidenziava, nell’immaginario comune, com’egli fosse privo dell’influenza terrena di un padre esemplificandone l’origine divina delle sue facoltà. Questo facendo di lui una guida in possesso di qualità straordinarie venuta per educare, mondare ed iniziare l’umanità. Un esempio spirituale che, però, veniva tradito dalle passioni dei suoi beneficiati. Mortificato, sacrificato ed ucciso per timore del benefizio immateriale di cui era portatore, che si opponeva al malefizio delle passioni terrene.

Ma il bene che alimenta il Progresso umano risorge sempre nel cuore di chiunque varchi la soglia della spiritualità. L’ingresso ad una via iniziatica velata nella configurazione sacra di un Tempio. Una costruzione che, in realtà, è la rappresentazione interiore del mondo terreno.

Ogni tradizione, nei ciclici e ricorsi della storia, attesta il passaggio di un nuovo messia. Restauratore e divulgatore di un modello spirituale unico, accomunante e perenne.

Il Maestro Hiram, allora, orfano di padre, rappresenta anch’esso idealmente un uomo partecipe alla spiritualità dell’Opera dell’universo. Dispensatore di saggezza e Maestro d’Arte, il Maestro Hiram promulga ad “Operai, Compagni e Maestri” del mondo i segreti della costruzione cosmica ed universale. Con una abilità che potranno infondere nell’architettare i manufatti delle sacre rappresentazioni. Hiram, allora, è il maestro spirituale dei Costruttori che incidono nella pietra l’immagine del sacro. Anch’egli tradito ed ucciso dall’insipienza di cattivi discepoli, diventa il messia di una realtà interiore racchiusa nelle forme di un Tempio creato ad immagine di una Gerusalemme celeste che è il modello materiale per edificare, in terra, virtù celesti dimenticate.