Il frammento del prossimo sviluppo del Piano

Bene ComuneÈ opportuno domandare: cos’è il “Piano”? Con questo termine non alludo al Piano evolutivo generale nella sua vastità, né a quello che riguarda il genere umano, che talvolta si indica, in modo improprio, come sviluppo dell’anima. Questi due aspetti del progetto planetario sono dati per scontati, ma sono solo modalità, processi e mezzi rivolti a un fine specifico.

Il frammento del prossimo sviluppo del Piano

a cura di Massimo Mancini

Estratti dagli scritti di Alice A. Bailey e del Maestro D.K.

Contesto storico – Attorno al 1400, la Gerarchia dovette impegnarsi in una situazione difficile. L’opera del Secondo Raggio (connessa all’insegnamento della verità spirituale) era ormai giunta all’esternazione completa. L’attività del primo raggio aveva dal canto suo provocato molta differenziazione e intensa concrezione nei popoli e nei governi. Sono quegli stadi di rigida ortodossia e distinzioni politiche che dopo molte generazioni ancora persistono, oggi, anche in fatto di religione. Ciò è vero sia per l’India che per l’America, per la Cina come per la Germania, per il buddismo dalle molte sette come per le miriadi di gruppi di religione protestante in reciproco dissenso, come per le molteplici scuole filosofiche di entrambi gli emisferi. È una condizione generale e diffusa e la coscienza dell’umanità ne è molto diversificata, ma ora è il culmine del periodo di separatività, e fra non molti secoli questo fitto frazionarsi del pensiero avrà termine.

I Fratelli Maggiori, osservata e sorvegliata la situazione per un secolo, si radunarono in conclave all’inizio del 1500, allo scopo di stabilire come accelerare l’integrazione – che è la base dell’ordine universale – e le misure opportune per giungere a una concordia e sintesi di pensiero tali che consentissero di manifestare il proposito della Vita divina da Cui tutto proviene. Quando il pensiero è unitario il mondo esterno non può che disporsi in un ordine sintetico. Ricordate che i Maestri pensano con ampiezza, e le Loro imprese assecondano cicli evolutivi maggiori. Non sono i cicli minori i flussi e riflussi frequenti dei processi cosmici, ad attrarre la Loro attenzione in prima istanza.

Quel Conclave si propose tre impegni:

1. Leggere il Piano divino nel modo più esteso possibile, rinnovandone la visione nella mente dei partecipanti.

2. Notare gli influssi e le energie disponibili per le Loro grandi imprese.

3. Fare, degli uomini allora novizi, discepoli e iniziati, un gruppo di assistenti cui fare affidamento nei secoli futuri.

Per questi aspiranti il problema era duplice:

1. Incapacità, anche dei migliori fra essi, di preservare la continuità di coscienza, cosa difficile anche oggi persino per gli iniziati.

2. Strana insensibilità delle loro menti e dei loro cervelli al contatto superiore, ostacolo tuttora presente. Oggi come allora i discepoli aspirano, vogliono soccorrere l’umanità, sono devoti e talvolta hanno ottime doti mentali, ma difettano in modo cospicuo di sensibilità telepatica, di rispondenza intuitiva alla vibrazione della Gerarchia, e di quella libertà dallo psichismo inferiore che sono requisiti essenziali per svolgere un’azione intensa e intelligente. Come ho detto, tale situazione permane. La sensibilità telepatica è sicuramente in ascesa, per effetto delle condizioni del mondo e della stessa evoluzione, e questo è un segno molto incoraggiante (per i Maestri), ma l’interesse per i fenomeni psichici e l’incapacità di distinguere fra le diverse vibrazioni degli agenti della Gerarchia sono tuttora ostacoli gravi.

Il Piano. – È opportuno, a questo punto, domandare: cos’è questo “Piano”? Con questo termine non alludo al Piano evolutivo generale nella sua vastità, né a quello che riguarda il genere umano, che talvolta si indica, in modo improprio, come sviluppo dell’anima. Questi due aspetti del progetto planetario sono dati per scontati, ma sono solo modalità, processi e mezzi rivolti a un fine specifico.

Il Piano ora percepito e che impegna i Maestri, può essere così descritto: produrre nell’umanità una sintesi soggettiva e mutui scambi telepatici, tali da annientare il tempo. Ciò metterà a disposizione di chiunque tutte le conoscenze e le acquisizioni del passato, e rivelerà il vero significato della mente e del cervello, in modo che l’uomo sia padrone del proprio strumento, e quindi onnipresente e poi onnisciente. L’uomo comprenderà – in modo intelligente e cooperante – l’intento divino per cui Colui in Cui viviamo, muoviamo e siamo ha stimato saggio incarnarsi.

Non pensate che io possa descrivervi il piano nella sua realtà. Chiunque non sia iniziato del terzo grado, non può coglierne neppure un barlume e tanto meno capirlo. Ma lo sviluppo dell’apparato che consente al discepolo il contatto con Chi è responsabile della sua attuazione, e la capacità di conoscerne (e non solo di percepirne vagamente) il frammento di prossimo sviluppo cui è possibile collaborare sono acquisibili da tutti i discepoli, e dovrebbero essere la meta di tutti gli aspiranti. Tranne i discepoli in prova, non ancora stabili quanto basta, tutti possono dedicarsi con tenacia ad acquisire la continuità di coscienza e riaccendere quella luce interiore che, vista e usata con intelligenza, rivela altri aspetti del Piano, quelli specialmente cui l’illuminato può reagire e collaborare con efficienza.

Questo è stato l’obiettivo di tutto l’insegnamento impartito negli ultimi quattro secoli e ne potete dedurre la perfetta pazienza dei Maestri. Essi mirano alla meta in modo lento ma deliberato, senza fretta, ma – e qui sta l’interesse di quanto espongo – hanno limiti di tempo da rispettare, che dipendono dalla legge dei cicli. I periodi favorevoli, in quanto tali, hanno pure un termine. Sono allora temporaneamente in azione forze, influssi ed energie che i Maestri cercano di utilizzare.

Durante il Conclave di cui ho detto, la Gerarchia riunita, esplorando l’avvenire, rilevò l’approssimarsi dell’Età dell’Acquario, con energie precipue e occasioni mirabili. Decise pertanto di preparare l’umanità a quel periodo – di circa 2500 anni – che se sfruttato a dovere, potrebbe unificare in maniera consapevole e intelligente tutti gli uomini e manifestare una fraternità che chiamerei “scientifica”, per distinguerla dall’accezione sentimentale del termine ora prevalente.

Fu chiaro allora ai Maestri che per trarre pieno vantaggio dalle future virtù dell’Acquario erano indispensabili due preliminari. Prima di tutto l’umanità doveva situare la propria coscienza a livello mentale, espanderla cioè sino a comprendere, oltre le emozioni anche l’intelletto. Occorreva attivare, in modo più intenso e generale le menti umane, e migliorarne l’intelligenza. Fu necessario secondariamente spezzare le barriere della separazione, dell’isolamento e del pregiudizio erette fra uomo e uomo, e che, nelle previsioni dei Maestri si sarebbero moltiplicate. Di ciclo in ciclo gli uomini si erano avvolti sempre più nei loro se, per desiderio di soddisfazione, per esclusività, per orgoglio di razza. Di conseguenza, inevitabilmente le scissioni si facevano sempre più profonde, e più solide le divisioni fra popoli e razze. La volontà di accelerare l’educazione delle menti umane e di costruire una sintesi più perfetta indusse la Gerarchia a favorire il formarsi di collettività, e quindi emersero quei gruppi umani che tanto contribuirono a governare e plasmare il mondo negli ultimi tre o quattro secoli. Quel Conclave, pertanto, inaugurò l’azione collettiva, specifica e secondo direttrici chiare e distinte, ciascun gruppo offrendo una verità peculiare e una diversa conoscenza della realtà.

Essi si ramificarono in quattro classi principali: cultura, politica, religione, scienza. In tempi più recenti, a queste se ne aggiunsero altre tre: filosofia, psicologia, economia. Di filosofi, naturalmente, ce ne sono sempre stati ma per lo più isolati, a capo di scuole caratterizzate soprattutto da attitudini partigiane e settarie. Oggi non eccellono figure isolate come in passato ma gruppi che sostengono certe concezioni. È di grande importanza riconoscere l’opera svolta da questi sette raggruppamenti come previsto dal programma Gerarchico, che intende stabilire una certa situazione, una condizione preliminare, e promuovere decisamente l’evoluzione per quanto concerne il regno umano.

Per influsso ciclico dei sette raggi, cioè per il loro sorgere e tramontare, piccoli gruppi di uomini si formarono, compirono concordemente l’opera loro e scomparvero sovente inconsapevoli della loro sintesi e persino della loro collaborazione intrinseca. Da qualsiasi resoconto storico ragionato appare netto il loro contributo allo svariato progresso del genere umano. Non ho tempo per esporre nei particolari questo susseguirsi di gruppi, ciascuno con la sua offerta specifica, ne di illustrare l’opera loro, o degli impulsi soggettivi che li mossero all’azione. Devo qui limitarmi a segnalare la loro tendenza generica, e lasciare che qualche storico illuminato rintracci il filo aureo delle loro imprese spirituali, che elevarono il tenore mentale dell’umanità e posero questa in contatto con il mondo in cui vive, aprendole gli occhi non solo sulla natura della materia e della forma, ma anche sulle profondità recondite dell’essere. Grazie a loro oggi l’umanità, anche se non ancora unitaria e solidale è tuttavia connessa da fitti rapporti, e caratterizzata da una triplice situazione:

1. Mirabile sistema di reciproci scambi cui servono di supporto i mezzi moderni di trasporto, la stampa, il telegrafo, la radio, il telefono. (scritto attorno al 1934, n.d.t.)

2. Diffusa attività filantropica, crescente senso di responsabilità nei confronti altrui, cose del tutto ignote nel 1500. Istituti come la Croce Rossa e altri organi educativi e ospedalieri, nonché le opere di assistenza economica oggi presenti in qualsiasi paese, ne sono l’apparenza exoterica.

3. Suddivisione, conscia o no, dell’intera società umana in due parti fondamentali: la conservatrice, separativa, aderente al vecchio ordine. Rappresenta il nazionalismo separativo, fautrice della servitù, delle distinzioni, dell’obbedienza servile, settaria in fatto di religione e passiva all’autorità dogmatica, avversa a ogni innovazione. E quella che persegue, invece, un mondo unitario ove amare Dio significhi amare il prossimo e qualsiasi attività religiosa, politica ed educativa sia mossa dalla coscienza collettiva e miri al bene del tutto, e non della parte.

L’unità mondiale cui aspirano gli uomini di ampie vedute comporta di non trascurare alcuna singola parte, ma al contrario la cura e promozione di ciascuna di esse, che contribuisca al benessere dell’intero. Implica, fra l’altro, il giusto governo e lo sviluppo consono di ogni popolo, sì che possa esplicare i propri compiti internazionali, quale membro della fraternità delle nazioni.

Questo concetto non presuppone necessariamente un governo mondiale, ma piuttosto di una opinione pubblica generale consapevole dell’unità dell’intero e determinata a far valere il motto: “uno per tutti, tutti per uno”, unica maniera per conseguire una sintesi internazionale, senza egoismo politico e nazionale. E neppure implica di necessità una sola religione mondiale. Basterà riconoscere che tutte le formulazioni della verità e delle fedi sono parziali, nel tempo e nello spazio, e adatte in via transitoria, al temperamento e alle condizioni dell’epoca e della razza.

Chi aderisce a una linea di pensiero particolare dovrà rendersi conto che altre vie, altre modalità, altre terminologie, altre definizioni del divino sono altrettanto corrette e connotano, nell’insieme, una verità maggiore, che supera la portata delle facoltà conoscitive ed espressive dell’uomo odierno. Persino i Grandi percepiscono la realtà in modo vago, e, seppure più consci dell’esistenza di propositi profondi,  i Loro discepoli, non scorgono la meta finale. Anch’Essi sono costretti a ricorrere, nell’insegnarla, a termini privi di senso come Realtà Assoluta, Ultimo Fine, e simili.

Negli ultimi tre secoli, dunque, sorsero e operarono vari gruppi, e oggi si gode dei frutti delle loro azioni. Nel campo della cultura, ad esempio, emersero i poeti elisabettiani e i musicisti tedeschi dell’opera vittoriana. Gruppi di artisti operarono in scuole famose, che sono gloria dell’Europa. Altri due gruppi di grande importanza, culturale l’uno, politico l’altro, produssero il Rinascimento e la Rivoluzione Francese. Gli effetti dell’opera loro sono ancora sensibili, poiché l’umanesimo moderno, che riconosce l’importanza del passato che si completa nel presente, e ricerca le radici delle qualità attuali dell’uomo in tendenze precedenti, si rifà al Rinascimento. L’atteggiamento di rivolta, e la decisione di combattere per i divini diritti dell’uomo furono inaugurati dalla Rivoluzione Francese. La ribellione, le formazioni politiche, la lotta di classe oggi così virulenta, il dividersi di ogni paese in fazioni contrastanti, se prima erano fenomeni sporadici, negli ultimi due secoli si sono diffusi e oggi sono generali per effetto di attività collettive avviate dai Maestri. Molti uomini ne hanno tratto vantaggio, sono progrediti e hanno imparato a pensare, e se è vero che possono sbagliare e iniziare esperimenti disastrosi, il bene finale è però inevitabile. Disagi e depressioni temporanee, guerre, spargimento di sangue, carestie e vizio possono gettare chi non è capace di pensare in un pessimismo profondo. Ma chi sa e sente la guida interiore della Gerarchia, è conscio che il cuore dell’umanità è sano e che dal caos odierno, e forse anche grazie ad esso, emergeranno gli uomini competenti a trattare la situazione e commensurati al compito di unificare e sintetizzare. Quest’epoca, in occultismo, è detta di “restaurazione di ciò che si è spezzato nella caduta”. È giunta l’ora di ricomporre la parti separate e ripristinare l’intero nella sua perfezione originale.

Anche i gruppi religiosi sono stati numerosi, tanto da non potersi contare. Mistici cattolici, gloria dell’occidente, e poi luterani, calvinisti, metodisti, i Padri Pellegrini – uomini onesti e tristi – gli Ugonotti, i martiri della Moravia, e le moltissime sette di ogni tendenza. Tutti hanno servito il loro scopo e guidato l’uomo a rivoltarsi contro ogni autorità, liberandosi dallo stato passivo. Con l’esempio, lo hanno indotto a pensare da sé. Hanno combattuto per la libertà e per il diritto personale di sapere.

Questi ultimi gruppi agirono soprattutto sotto influsso del secondo e sesto raggio. Gli altri quelli culturali, obbedirono al quarto, e quelli politici compirono le loro grandi riforme per impulso del primo. Governati dal terzo e quinto raggio, sorsero anche gruppi di scienziati, operanti con le forze e le energie della Vita Divina, manto esteriore della divinità, da fuori a dentro, per dimostrare che l’uomo è connesso a tutto il creato, in rapporto intrinseco e vivente con tutte le forme esistenti. I membri di ogni gruppo sono molto numerosi, e poco importa conoscerne i nomi: quel che conta è il gruppo, e l’opera interdipendente che svolge. È degno di nota che gli scienziati lavorano molto uniti interiormente, in quanto singolarmente privi si settarismo e di egoismo competitivo. Non si può dire altrettanto dei politici e dei religiosi.

Ma, paragonati al gran numero di popoli e di uomini, questi diversi gruppi plasmatori sono pochi. Non è difficile individuarne gli appartenenti, il loro contributo al progresso umano, la parte che svolgono nel complesso. Quel che più importa è che sono tutti mossi da incentivi soggettivi; nati per impulso divino, hanno un compito specifico; all’inizio ciascuno di questi gruppi fu composto da discepoli e iniziati minori, guidati soggettivamente, a passo a passo, dall’anima, cooperatrice consapevole con la Gerarchia dei piccoli Conoscitori, anche quando il singolo fu individualmente del tutto inconscio sia di appartenere al gruppo che della missione divina a questo affidata. Va rilevato, inoltre, che mai si ebbe a verificare un insuccesso, anche se sovente i vari membri neppure si accorsero dell’esito raggiunto. Ciò che distingue questi uomini è che lavorano per il futuro. È purtroppo vero che i loro seguaci commisero gravi errori, e che molti aderenti non rimasero fedeli all’ideale, ma il gruppo iniziale riuscì sempre nel suo intento. Ciò giustifica l’ottimismo e comprova l’immenso potere dell’azione soggettiva.

Tre gruppi, già citati, richiedono un breve commento. Lavorano in modo stranamente diverso dagli altri, e sono composti di uomini appartenenti a tutti i raggi, per quanto il terzo di essi (della finanza) sia in prevalenza formato di persone di settimo raggio, che presiede all’organizzazione e al rituale. Per ordine di comparsa, questi tre gruppi sono: filosofi, psicologi e imprenditori.

I filosofi più moderni già modellano con vigore il pensiero, e le scuole antiche asiatiche cominciano a influire sulle concezioni occidentali. L’analisi, la correlazione e la sintesi sviluppano le capacità intellettuali dell’uomo, e uniscono la mente astratta alla concreta. L’opera di questi pensatori, pertanto, pone in stato di coordinazione intelligente quella notevole sensibilità umana che è composta di istinto, intelletto e intuizione. Il primo connette l’uomo al mondo animale il secondo al suo simile, la terza alla vita divina. La filosofia indaga tutte e tre queste componenti, poiché studia la realtà e i mezzi di conoscenza.

I due gruppi di più recente comparsa sono gli psicologi, che osservano il detto delfico: “Uomo, conosci te stesso”, gli economisti e gli imprenditori, custodi dei mezzi necessari all’uomo per vivere nel mondo fisico. Nonostante divergenze e diversità apparenti, questi due gruppi sono certamente più sintetici, nei loro fondamenti, di qualsiasi altro. Il primo studia l’umanità nelle sue varie specie, l’apparato, gli appetiti, le caratteristiche dell’uomo, e lo scopo – evidente o celato – del suo essere. Il secondo controlla e dispone i mezzi di sostentamento, in modo che tutto sia convertito in energia, e monopolizza gli scambi e il commercio. Governa la molteplicità delle forme e degli oggetti che l’uomo moderno ritiene essenziali per vivere. Come ho già detto altrove, il denaro non è che energia o vitalità cristallizzata, quello che in oriente si chiama prana. È  concrezione di forza eterica. Pertanto è energia vitale esternata, ed è controllata dal gruppo degli economisti. Quest’ultimo, il più recente fra tutti, agisce (ricordatelo) secondo piani predisposti dalla Gerarchia, e già determina effetti vasti e molto potenti.

Dal Conclave del XVI secolo sono trascorsi alcuni secoli, e questi gruppi esteriori hanno svolto la loro missione e reso un prezioso servizio. Ormai hanno superato i limiti nazionali, e la loro influenza è di natura mondiale. La Gerarchia deve ora fronteggiare una situazione diversa, che richiede cautela. Si tratta di riunire e saldare assieme i vari fili di energia e le varie tendenze di pensiero prodotti da questi gruppi fin dal 1500. Occorre inoltre rimediare a certe propensioni per distinzioni ancora più nette, inevitabili, del resto, quando la forza tocca il mondo materiale. Gli impulsi iniziali hanno in potenza sia il bene che il male. Finché la forma resta secondaria e relativamente trascurabile, diciamo che sono buoni: in tal caso è l’idea che governa, e non la sua forma. Ma col trascorrere del tempo l’energia del pensiero entra in contatto con la materia, menti minori l’afferrano, o ne sono conquistate, e il male compare. Esso si manifesta come egoismo, separazione, orgoglio e insomma come quei difetti che tanto danno arrecano al mondo.

Circa diciassette anni or sono (scritto attorno al 1934, n.d.t.) i Maestri, riuniti, presero una grave decisione. Come nel conclave precedente si era stabilito di scegliere dalle moltitudini gruppi di uomini capaci di collaborare in varie direzioni per affidare loro il compito di elevare l’umanità e di espanderne la coscienza umana, in quest’ultimo si reputò saggio scegliere da quelli un nuovo gruppo di uomini di ogni popolo, genere, tendenza (al modo stesso della Gerarchia), e di commettergli una missione specifica. Ecco alcune caratteristiche che lo distinguono:

È soprattutto un tentativo per esteriorizzare la Gerarchia sul piano fisico, come una replica, in scala minore, di quel grande organismo soggettivo. I componenti sono tutti incarnati, ma la loro opera è interamente soggettiva, e quindi ricorrono all’apparato sensitivo interiore e all’intuito. È composto da uomini e donne di ogni età e di tutte le nazioni, ciascuno però orientato verso lo spirito e consapevole di servire, inclusivo, vigile e polarizzato nella mente.

Uno dei requisiti essenziali è che ciascuno sia disposto a lavorare senza ricompensa, in maniera soggettiva, «dietro le quinte», così come la stessa Gerarchia. Occorre pertanto non cedere all’ambizione né all’orgoglio di nessun genere, senza pensiero di meriti personali. Inoltre, bisogna che ciascun membro sia sensibile al prossimo, ai pensieri e alle circostanze ambientali.

Tale gruppo non ha organizzazione esteriore, non ha uffici direttivi, non cerca proseliti, non ha neppure un nome.

È semplicemente una congregazione di uomini capaci di obbedire e servire il Verbo, secondo i comandi dell’anima e le esigenze della collettività. Quindi chiunque sia vero servitore vi appartiene, ovunque sia, e qualunque ne sia il campo d’azione: cultura, politica, scienza, religione, filosofia, psicologia, economia; e ciò anche se non ne è consapevole. Nei contatti soliti e causali della vita, questi uomini si riconoscono fra loro.

Alla parola «spirituale» essi annettono un vasto significato: tutto ciò che tende a migliorare ed elevare l’umanità, e a perfezionarne le capacità di comprendere; quel termine, per loro, include la tolleranza, la comunione sintetica internazionale, le comprensioni religiose e tutto l’insieme del pensiero che riguarda lo sviluppo esoterico dell’uomo. Questo gruppo, dunque, non ha una sua Bibbia, né una terminologia sua propria; non ha credo, né dogma. Ciò che lo muove è l’amore di Dio, espresso come amore del prossimo. Quel gruppo conosce il vero senso della fraternità, che non tollera distinzioni di razza. I suoi componenti vivono consacrati a servire in modo del tutto impersonale e senza riserve.

Si tratta quindi di un gruppo che non possiede una terminologia o una Bibbia propria; non ha un credo o una formulazione dogmatica della verità. L’impulso motivante di ciascuno e di tutti è l’amore di Dio che si esprime come amore del prossimo. Essi conoscono il vero significato di fratellanza, senza distinzioni di razza. La loro vita è consacrata al servizio, reso con assoluto altruismo e senza alcuna riserva.

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