Le note musicali indicano la diversa altezza dei suoni.
Nel sistema musicale occidentale le note musicali sono sette e sono indicate, nel sistema italiano, con i seguenti nomi: DO – RE – MI – FA – SOL – LA – SI.
Nel sistema Anglo-americano e nel sistema tedesco si usa l’antica denominazione alfabetica, mentre nel sistema francese la nota Do è indicata come UT, secondo l’originaria denominazione data al nome delle note da Guido d’Arezzo
Le note musicali indicano la diversa altezza dei suoni. Nel sistema musicale occidentale le note musicali sono sette e sono indicate, nel sistema italiano, con i seguenti nomi: DO – RE – MI – FA – SOL – LA – SI. Nel sistema Anglo-americano e nel sistema tedesco si usa l’antica denominazione alfabetica, mentre nel sistema francese la nota Do è indicata come UT, secondo l’originaria denominazione data al nome delle note da Guido d’Arezzo (vedi in approfondimenti). Osserviamo la tabella seguente:
La successione delle note segue un andamento ascendente e discendente. Se partiamo dalla nota Do, ad esempio, alla fine di una successione ascendente si avrà un altro Do più alto rispetto al primo: questa distanza fra i due Do si chiama distanza di ottava. Osservando la tastiera di un pianoforte, avremo: Approfondimenti L’origine del nome delle note nel sistema italianoL’attuale nome delle note è opera del monaco benedettino Guido d’Arezzo (995 – 1050), che utilizzò le prime sillabe di ciascun versetto di un famoso Inno (l’Inno a “San Giovanni Battista” di Paolo Diacono, inno che era cantato per invocare il santo a liberare o preservare i cantori dalla raucedine), creando una scala musicale composta dalla successione di sei note (esacordo): Ut queant Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve polluti Labii reatum. Sancte Johannes (Affinché i tuoi servi possano cantare, con dolci note, le tue mirabili gesta, togli la reità che contamina il labbro) Il nome di Ut verrà modificato in Do dal musicista e insegnante di canto Giambattista Doni (1593 – 1647) che utilizzò la prima sillaba del proprio cognome: Do da Doni. Il motivo di questo cambiamento fu di natura esclusivamente di tecnica vocale, in quanto la sillaba Ut, di natura “scura” appesantiva l’emissione sonora. Alle sei note individuate da Guido d’Arezzo, si aggiunse a mano a mano una nuova nota che entrava di diritto nella formazione delle nuove scale che si evolvevano nel corso dei secoli. A questa nuova nota i teorici diedero il nome di SI, prendendo spunto dalle prime lettere del nome del santo a cui era dedicato l’Inno, cioè San Giovanni = Sancte Johannes = SI. L’Inno di San Giovanni non fu scelto a caso da Guido d’Arezzo. Infatti nel Dizionario della casa editrice UTET, alla voce Ut queant si legge: Inno del II modo gregoriano eseguito durante i secondi vespri nella festività di S. Giovanni Battista (24 giugno); il testo di Paolo Diacono, era cantato fino al sec. XIII su una melodia diversa da quella da cui Guido d’Arezzo trasse le note della solmisazione, entrata nell’uso liturgico solo più tardi. Le sillabe dell’esacordo si raggruppano a formare un criptogramma esoterico di 5 elementi costruito attorno alla sillaba SOL (“sol”, in latino = Cristo, “sole di giustizia”), in relazione con il simbolismo solstiziale della festività liturgica di S. Giovanni: RE-SO-LUT-IO (Morte); IO-NAS (Resurrezione), LA-SOL-FA (Alfa-Omega, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, cfr. Apocalisse 22,13) M-I (1000 e 1 in cifre romane, l’ultimo e il primo, da porsi in relazione con il precedente); la gamma musicale viene altresì a coincidere con quella planetaria, attraverso l’omologazione della nota SOL con il sole”. Per approfondire tale argomento si può fare riferimento riferimento a: J. Chailley et J. Viret, Le symbolisme de la gamme, in RM n° 408-409, Paris, Richard-Masse, 1988 Ascolto:
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