L’Albero della Conoscenza

MassoneriaLa fiamma della conoscenza – L’Albero della Conoscenza – Socrate e il problema etico della non conoscenza

«Coloro che hanno portato “Luce” all’umanità, hanno sempre pagato a caro prezzo il loro idealismo. Il simbolo di questi eroi è Promèteo.»
La fiamma della conoscenza ravviva l’intelligenza ed è fonte di creatività.

L’Albero della Conoscenza

di Athos A. Altomonte

Sommario: La fiamma della conoscenzaL’Albero della ConoscenzaSocrate e il problema etico della non conoscenza

La fiamma della conoscenza

«Coloro che hanno portato “Luce” all’umanità, hanno sempre pagato a caro prezzo il loro idealismo.
Il simbolo di questi eroi è Promèteo

La fiamma della conoscenza ravviva l’intelligenza ed è fonte di creatività.

Ritenuta prerogativa Divina, era da conquistare dando assalto al cielo. Osa e taci, insegna ancora oggi l’ermetista. Che per conoscenza non intende la capacità di ricordare le nozioni apprese, ma la facoltà di comprendere ciò che è velato nel tratto, nel simbolo, nel suono, nel colore, nella parola.

Comprendere un significato anche se l’apparenza può ingannare la ragione è una caratteristica di intuito particolarmente sviluppato. Ch’è l’anticamera del libero arbitrio. Una dote pericolosa, perché non può essere blandita, né addomesticata, che perciò non piace a chi si rafforza con la sottomissione altrui.

L’Albero della Conoscenza

L’Albero è un simbolo antico, patrimonio comune di tutti i popoli. In occidente è usato per rappresentare concetti mistici, misteriosofici, ermetici ed alchemici; senza dimenticare gli alberi araldici e genealogici.

Per un sentire cosciente, il significato dell’albero cambia a secondo di dove ha le radici. Che, in termini allegorici, significa se sugge la propria linfa dall’alto o dal basso. Sappiamo di un tempo in cui c’erano i “giganti”; uomini per cui la cono-scienza e la cono-scienza spirituale avevano una stessa radice e generavano un unico frutto. Poi i “giganti” sparirono, perchè le facoltà della mente ed il sentire del cuore si erano scissi, trasformando quell’unico frutto in frutti della conoscenza materiale.

L’Albero della Conoscenza ha le radici in basso, piantate nella terra, a significare la conoscenza concreta e le sue fronde si ramificano nei diversi aspetti dell’apprendere.

Elencare i benefici della conoscenza ci sembra un esercizio superfluo, visto che ci accompagna dalla nascita fino all’ultimo momento di vita e che dalla qualità della nostra conoscenza dipende la qualità di noi stessi e di tutto ciò che facciamo. Né ci sembra questa la sede più adatta per discutere dei catastrofici effetti del suo abuso. Piuttosto, potrebbe interessare constatare gli effetti della sua mancanza, soprattutto se il pensiero è quello di Socrate.

Socrate e il problema etico della non conoscenza

È ben posta la formula: ignorando si sbaglia e all’errore consegue il dolore. E porta al problema etico della non-conoscenza.

«… il vedere tra ombre e nebbie, non è il vero vedere che guarda nella luce della scienza. Se tu vedessi chiaramente in quella luce quali sarebbero le conseguenze delle tue azioni, se tu ne avessi scienza, non peccheresti mai». Affermava Socrate. Per ignoranza si fa del male e per ignoranza ci si fa del male, « in assenza di “epistemè” (scienza nel senso di virtù che deriva dalla verità) l’uomo finisce per ignorare il legame che unisce il desiderio di ottenere piacere subito, al dolore che ne potrà conseguire».

Quindi per Socrate l’uomo pecca perché non conosce e non conosce perché non ha capacità di giudizio. Senza sviluppare conoscenza e capacità di giudizio, è inverosimile guadagnare il Libero Arbitrio.

Conoscere con la testa e capire col cuore dà la capacità di distinguere il permanente dall’effimero: discriminando il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il necessario dal superfluo.

È pur vero che attraversando le fasi di crescita, sbagliare fa parte dell’apprendere. E che in questi casi l’errore è sintomo accettabile. Purché non si ripeta. Purché non si abusi di questo alibi.

La conoscenza è un frutto della terra che può portare in cielo. Questo insegna l’altro albero: l’Albero della Vita, che ha le ardici rivolte al cielo. Ma la conoscenza, lì, prende un percorso diverso dalla ragione materiale, che va eclissata, per cercare negli strati più profondi della propria coscienza quel cielo interiore che sovrasta la materialità dell’uomo, facendo di lui un anima.

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