Esseri Sovraumani e Non-Umani

Miti e SimboliNel 1995, Angelo Brelich, insigne esponente della “scuola di Roma”, nel suo “Introduzione alla storia delle religioni” introduceva la distinzione tra due diverse categorie di esseri extraumani, cui si riferiva il pensiero “primitivo”: a) esseri la cui azione si è esaurita nel tempo mitico; b) esseri che continuano ad essere attivi anche nel presente.

Esseri Sovraumani e Non-Umani

di Antonio D’Alonzo

Nel 1995, Angelo Brelich, insigne esponente della “scuola di Roma”, nel suo Introduzione alla storia delle religioni [1] introduceva la distinzione tra due diverse categorie di esseri extraumani, cui si riferiva il pensiero “primitivo”: a) esseri la cui azione si è esaurita nel tempo mitico; b) esseri che continuano ad essere attivi anche nel presente.

Brelich intendeva anzitutto superare la concezione “animistica” di Tylor, secondo cui dall’osservazione di alcuni stati fisiologici come il sonno o la malattia si sarebbe formata la credenza “primitiva” negli spiriti, ma anche le teorie pre-animistiche propense a far risalire la religione ad una forza impersonale presente in tutte le cose, il mana melanesiano, l’orenda irochese, ecc. I “primitivi”, sempre per Brelich, credono comunque in determinate entità extraumane e non si limitano a riconoscere e a venerare la “potenza” impersonale che irrompe in ogni forma naturale. Brelich, legato ad una metodologia storico-comparativistica, non definisce come “archetipi” questi esseri extraumani, ma certamente – al di là delle dispute scolastiche con le correnti strutturalistiche – la differenza non è significativa.

Per “archetipi” la scuola fenomenologica intende, più che le strutture simboliche dell’inconscio collettivo junghiano, dei modelli esemplari, dei paradigmi platonici, significanti metastorici in grado di trascendere l’insignificanza del divenire storico. Gli esseri extraumani di Brelich non sono archetipi, perché lo storico delle religioni di origine ungherese si rifiuta di accettare la dimensione universale insita in queste sovrastrutture simboliche.

Per Brelich non tutti gli archetipi sono universali, dunque perché parlare di strutture archetipiche anziché di entità storicamente determinate e circoscritte? Un popolo cacciatore-raccoglitore non vive come un popolo di agricoltori, ne deriva che non si troverà tra i primi un culto della Terra Madre. In ogni caso, ci sembra che la difficoltà presentata da Brelich possa essere superata sostituendo alla Terra Madre la Signora degli Animali, o un’altra analoga entità femminile presente presso i cacciatori-raccoglitori, fermo restando che le divinità femminili si sono affermate presso i popoli che hanno conosciuto l’agricoltura, in virtù di ricorrenti sistemi simbolici che hanno messo in relazione l’agricoltura, la luna, la fertilità vegetale e quella femminile.

Tra gli esseri sovraumani mitici, Brelich annovera:

a)

il Creatore;

b)

il Trickster;

c)

il Primo Uomo;

d)

l’Eroe Culturale;

e)

l’Antenato Mitico;

f)

il Dema.

Tra gli esseri extraumani attivi:

a)

l’Essere Supremo;

b)

la Signora degli Animali;

c)

la Terra Madre;

d)

gli spiriti;

e)

gli antenati;

f)

i feticci;

g)

le divinità;

h)

il Dio unico.

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Note

1. Cfr. A. Brelich, Introduzione alla storia delle religioni , Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma, 1955.

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