Educazione e crescita

Domande e RisposteSono dell’avviso…che il vero esoterista, cerca da sé e per sé. Il vero iniziato sa bene che nessuna risposta “terrena” può essere “conclusiva”.

…sono io il mio unico maestro e non ne riconosco altri. La massoneria è una strada solitaria, egoistica e personale, libera da dogmi e quindi senza che alcuno abbia alcunché da insegnare a nessuno.

È possibile che il Maestro debba farsi uccidere per non lasciar morire il valore del proprio insegnamento?

Educazione e crescita

di Athos A. Altomonte

D: Sono dell’avviso…che il vero esoterista, cerca da sé e per sé. Il vero iniziato sa bene che nessuna risposta “terrena” può essere “conclusiva”.

R: Caro amico, su questo punto non concordo. L’educazione basata su domande e risposte è un fattore indispensabile. E questo comporta un allievo che faccia domande ed un maestro che gli risponda, così da accelerare il processo di orientamento. Ma non basta, anche ben orientato l’allievo resta tale per molto tempo, e avere una guida sicura dà sicurezza nelle scelte, accelera la progressione e fornisce la contro-prova durante l’evoluzione dei pensieri, evitando che ci si perda in voli pindarici.

Mi sembra che sia un dato di fatto l’uso ultra abbondante di citazioni prese da libri più o meno dotti e più o meno sacri. La necessità di appoggiare le proprie argomentazioni su parole tratte da libri non è un segno di carenza d’idee proprie? Quindi, riportare concetti altrui è una forma sottile di plagio, soprattutto per chi si professa libero, tanto da voler “uccidere il maestro” che intralcia, o da chi ipotizza che non esistono Maestri.

Leggere è una delle forme di educazione. E se ciò che si legge non avvelena la mente, lo studio può contribuire alla propria crescita. Venire educato da “buone fonti” è un indiscutibile vantaggio, per sé stessi e per coloro con i quali s’interagisce. Poiché ciò che si trasmette attraverso parole e scritti contribuisce ad educare e quindi comporta quel senso di responsabilità di chi sa di fornire alimento sano od insalubre.

Dove si pensa che provenga affidabilità e competenza, cioè la maestranza, se non dalle migliori educazioni possibili (e ne servono tante). Negarlo è una contraddizione da infanti.

D: …sono io il mio unico maestro e non ne riconosco altri. La massoneria è una strada solitaria, egoistica e personale, libera da dogmi e quindi senza che alcuno abbia alcunché da insegnare a nessuno.

R: L’enfasi mi mette sempre a disagio. Faccio fatica a comprendere come si possa arrivare a dire con certezza di “bastarsi da solo”. È lecito immaginare che qualcun’altro possa ritenere tale affermazione assai singolare. Se fosse vero ci si dovrebbe felicitare. Soprattutto chi, come me, non fa che rincorrere le migliaia di buchi da riempire delle cose che ancora non sa. Per mia fortuna ho sempre trovato persone migliori di me disposte ad insegnarmi, e che via via poi mi affidavano ad altri più capaci. Nonostante ciò, non ho niente che assomigli a bastioni di certezze.

Dei maestri orientali non parlo, perchè dovrei essere certo di poter partire da un minimo denominatore comune, ovvero, che sia condiviso il fondamento dell’insegnamento orientale, che è la “filosofia senza appoggio”. Un iniziato “non si serve di appoggi mentali per pensare”, ma per discuterne bisognerebbe conoscere il “pensare senza mente”. Ma nulla mi fa credere che questo fondamento sia condiviso. Per cui, mi fermo.

Per quanto riguarda i maestri occidentali, invece, è certo che dall’anno 1200 (Damasco, Casa della saggezza) operano in sintonia con i FFr. orientali. E che, attraverso discepoli e allievi, stanno sviluppando un progetto comune che, senza mancare di discrezione, posso indicare nei termini “Restaurazione ed Esteriorizzazione”.

Certo i maestri non i «guru da operetta» che vendono folklore ai «vacanzieri della spiritualità». E neppure chi riempie le librerie di carta illustrata. I maestri incogniti, sono incogniti davvero e non per finta. Lo dimostra il fatto che sono loro a bussare alla tua spalla quando decidono di volerti, mai il contrario. È corretto interpretare l’espressione “uccidere il maestro”, che spesso ricorre in alcuni scritti, come il dovere di “non innamorarsi” del maestro (non cedere al transfert, diremmo in occidente), anche se sono più che certo che un vero maestro, questo non lo permetterebbe.

Più in generale, parlando di maestri, direi che prima di pensare a “bruciare” il maestro bisognerebbe innanzitutto trovarlo, il maestro. Bisogna possedere qualità molto particolari per suscitare l’interesse di un maestro a “trasmettere” quello ch’è dentro di lui (v. “Il Pane della Conoscenza“). Ma destare l’interesse di un maestro, sinceramente non mi sembra a portata di mano.

D: È possibile che il Maestro debba farsi uccidere per non lasciar morire il valore del proprio insegnamento?

R: Questo è un vero e proprio magistero iniziatico. Non solo quello che ti chiedi è possibile, ma è una regola. Magari potresti partire da questa “equazione filosofica” per spingere la tua sensibilità verso i perchè, cercando le “giuste domande” che ti procurino le “risposte utili ed indispensabili” alla tua crescita interiore. Fatto sta, che quando si parla d’Iniziati e d’Iniziazione (veri, e non simbolici) bisognerebbe conoscerne regole e canoni. Altrimenti, si rischia di spendere tempo ricavandone poco e male.

Se mi consenti un consiglio, evita il «fai da te» e l’improvvisazione. Ma a proposito di tempo, vorrei condividere un insegnamento che, in vita mia, avrò condiviso forse con tre persone.

Dice: «il tempo è il denaro dell’anima». Quando ricevetti questo ammaestramento rabbrividii per l’incuria che capii di avere avuto, e mi assunsi immediatamente l’onore e l’onere di non sciupare mai più “quello che non mi appartiene”.

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