Dubbi e Certezze

Domande e Risposte« … le persone sciocche sono piene di certezze, mentre quelle intelligenti sono piene di dubbi ed io mi sono guardato bene dal coltivare certezze affrontando su me stesso un lavoro pieno di dubbi …»

Dubbi e Certezze

di Athos A. Altomonte

D: «…le persone sciocche sono piene di certezze, mentre quelle intelligenti sono piene di dubbi ed io mi sono guardato bene dal coltivare certezze affrontando su me stesso un lavoro pieno di dubbi…».

R: Un concetto così tranciante può sembrare pessimismo. Meglio, forse, dire che il dubbio fa scaturire la curiosità e questa spinge l’intelligenza a cercare nuove (o antiche) soluzioni. E che mentre lo sciocco si accontenta di credere (credulità) l’intelligente vuole capire sviluppando la capacità di valutare (discriminazione).

Quello che, infine, viene davvero capito diventa bagaglio di certezza, relativa, ma pur sempre certezza, che c’illumina e che si può trasmettere provocando negli altri altrettante, preziose, piccole illuminazioni.

D: …dove si parla della cima della montagna iniziatica, cioè, vertice della saggezza interiore, è scritto: «… ognuno cerca di raggiungere “la cima” con i propri mezzi…. Il buon massone non può credere di raggiungere la perfezione, la cima, in quanto, con ogni probabilità la cima non esiste, ma esiste solo una crescita nel tentativo di perfezionarsi …»

R: Statisticamente una vetta dell’intelligenza umana esiste. Magari è soggetta a trasformazioni, perché in moto, ma esiste. Basta conteggiare nella storia dell’uomo (tra oriente ed occidente) gli esempi di massima creatività, scientifica, artistica, filosofica, politica e religiosa; paragonarli a quelli della comune mediocrità, e poi aggiungervi, in fondo, i grandi esempi di negatività e sconsideratezza della creatività, scientifica, artistica, filosofica, politica e religiosa.

Questa osservazione genera una scala in cui ognuno di noi, se armato di senso critico, può riconoscersi, trovando il proprio posto nella graduatoria umana. Ma a questo gioco è difficile non barare.

Credo, piuttosto, che la cima da scalare sia soprattutto la propria. Ascendendo le proprie potenzialità, anche quelle latenti. Giudicando onestamente e con senso di responsabilità, se è vero che si è fatto del tutto per migliorasi sviluppando le proprie doti. Domandandosi, poi, se si è veramente capaci d’intendere e di volere. Nel senso se conosciamo la differenza notevole cha passa tra “libertà di scelta” e “libero arbitrio”. Se si è davvero capaci di discriminare il reale dall’immaginario: distoglie ndo l’attenzione dal mondo d’illusioni in cui dorme l’umanità. Se abbiamo annullato i vezzi ed i vizi d’origine (la trasmutazione metallica), mutando in “oro” il “piombo” (pensieri e sentimenti) del nostro essere profano. Se ci si è ripuliti dai transfert e dagli imprinting profani della famiglia e del gruppo allargato, delle culture nazionali, d ella razza e delle religioni popolari.

La cima, allora, c’è. Ma prima di fissare quella dell’umanità, dovremmo vedere di arrivare prima in cima alla nostra montagna interiore.

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