Sulla Trasmutazione metallica /5

Massoneria«Il Serpente muove la coda» – La Via interiore – I pericoli della meditazione – L’Arte della Visualizzazione – Due possibili argomentazioni d’un non-introdotto – [Suono e Colore] – [Il Simbolo] – [La Suggestione]

La completa realizzazione della trasformazione iniziatica è raffigurata in oriente da un Cobra Reale eretto, con altri tre cobra minori su ogni lato. Il Cobra Reale al centro raffigura il completo risveglio del Fuoco serpentino e la sua ascesa al centro maggiore della testa; i 6 cobra minori sono la rappresentazione dei 6 chakras o gangli energetici complementari, interamente ravvivati.

Sulla Trasmutazione metallica /5

di Athos A. Altomonte

Il Viaggio come itinerario interiore verso la trasformazione iniziatica

ed una breve analisi sul significato del Segreto massonico

Sommario: «Il Serpente muove la coda»La Via interioreI pericoli della meditazioneL’Arte della VisualizzazioneDue possibili argomentazioni d’un non-introdotto – [Suono e Colore] – [Il Simbolo] – [La Suggestione]

«Il Serpente muove la coda»

Rientriamo ora nel solco principale della nostra relazione.

La completa realizzazione della trasformazione iniziatica è raffigurata in oriente da un Cobra Reale eretto, con altri tre cobra minori su ogni lato. Il Cobra Reale al centro raffigura il completo risveglio del Fuoco serpentino e la sua ascesa al centro maggiore della testa; i 6 cobra minori sono la rappresentazione dei 6 chakras o gangli energetici complementari, interamente ravvivati. È interessante notare come il Buddha (B. significa semplicemente illuminato) è raffigurato nella posizione di meditazione detta “del Loto” seduto ai piedi di questi 7 Naga (naga significa, serpente, cobra reale) che, con i colli completamente espansi (come fossero un unico grande ombrello), vigilano sopra di lui proteggendolo dalle avversità materiali. È evidente il significato dell’allegoria. Il Fuoco serpentino, una volta erettosi attraverso tutto il sistema energetico e nervoso, veglia attivamente (il potere della coscienza animica) sulla forma inferiore dell’Iniziato anche quand’essa cada al di sotto della soglia di coscienza vigile.

Il significato occulto di questo duplice “incontro” tra l’ energia ascendente della materia (elettrica) e quella discendente dello spirito (l’energia spirituale dei Misteri è, in termini moderni, l’energia atomica), è velato nel simbolo che abbiamo già incontrato, , per ciò l’esagramma viene detto la chiave (interpretativa) della Grande Opera oltre che, dell’Opera personale dell’Iniziato.

Il Fuoco serpentino “reagisce” solo a determinate onde mentali (sollecitazioni elettromagnetiche) emanate dalla volontà dell’Iniziato. Anche queste onde mentali sono suoni silenziosi ed a questi il Serpente risponde, come dicono i Commentari «muovendo la coda».

Con l’espressione: «il Serpente muove la coda» s’intende, nel linguaggio allegorico, che l’attività psichica dell’Iniziato sta risvegliando in lui particolari energie, latenti sin dai primordi nella Forma materiale. Queste hanno sede nel coccige. La Tradizione dei Misteri indica come analoghe, l’energia che ha sede nel coccige e quella del magma al centro del nostro pianeta.

Si conoscono diversi modi di far risvegliare il Serpente, ed ognuno di essi può risultare pericoloso o particolarmente dannoso per colui che vi si approcci senza l’adeguata preparazione, e qui non s’intende certamente quella teorica. Il segreto della sicurezza sta nell’adeguarsi gradualmente ad una tensione psicoenergetica e fisiologica sempre maggiore. Potremmo proporre un’analogia calzante con il tipo di progressione e di cautela di coloro che, in apnea, affrontano le grandi profondità.

La Via interiore

Scorriamo brevemente le più sicure tra queste tecniche e le accortezze necessarie per un loro buon uso.

Tra i vari metodi, quelli che garantiscono una maggiore soglia di sicurezza all’inesperto, appartengono a quella che viene definita la “Via interiore”. Tra quei metodi, la meditazione è sicuramente il più conosciuto, almeno di nome. A questo metodo è sovente aggiunto il concetto di trascendenza; diventa allora “meditazione trascendentale”, a patto che si sappia poi con esattezza cosa si debba trascendere.

Meditazione trascendentale e trasmutazione dei metalli (termine alchemico-spirituale) sono allora sinonimi, perché mirano ad affrontare e rimuovere nello stesso modo i medesimi obiettivi. Come abbiamo già indicato, quegli obiettivi si possono sommare nei termini di subpersonalità, di ruoli d’identificazione ed in tutto ciò che di distorto, relativo ed illusorio è ad essi collegato. In ambedue i metodi, assolutamente gemelli, gli elementi trainanti sono il riconoscimento, la disidentificazione, l’espansione di coscienza ed il contatto con l’Anima. Da questo contatto scaturisce la definizione di «Sapere per contatto» detto anche Illuminazione o Gnosi. È bene ricordare che l’illuminazione della mente da parte della Triade è riconosciuta come essere d’ordine universale perché l’Anima individuale, è parte integrante dell’Anima Mundi del Logos planetario (la Triade è una porzione individuale di un più vasto Ente planetario detto appunto, Anima Mundi).

L’uso della meditazione nella trasformazione interiore diparte però, come ogni altra psicodinamica, da un elemento inderogabile e quest’elemento è la “perfezione geometrica” del modello con cui si opera.

Questo modello è chiamato normalmente una forma-pensiero, ma se viene espresso in chiave sintetica lo si definisce un simbolo-pensiero. Per ampliare il concetto possiamo riportare un precetto chiarificatore «nella domanda perfetta giace la perfetta risposta». Questo sta ad indicare come, nell’esposizione perfetta (geometricità del pensiero, vedi la matematica sinergetica di B. Fuller) d’una domanda, è già implicita la sua risposta e senza necessità di elementi intermediari. Possiamo forse sottolineare meglio il principio aggiungendo che, nel costruire mentalmente con estrema precisione (massima consapevolezza) l’obiettivo che si vuole raggiungere è riposta la presa di coscienza (per opera dell’inconscio) del “cosa fare e come farlo”. E meglio costruita sarà la forma-pensiero o il simbolo che esprime la sua sintesi, e più apparirà netto cosa bisogna fare e il come farlo.

Appare quindi indispensabile una precisa conoscenza, a priori, di cosa s’intende raggiungere, in qualità e caratteristiche. In altre parole, più si sa e meglio sull’obiettivo che s’intende raggiungere e più sarà breve e con minori inconvenienti il percorso necessario a raggiungerlo.

Ma il Costruttore mantiene sempre presente nelle sue “geometrie” l’incognita dell’imponderabile, generalmente riconoscibile nei pensieri e nelle azioni altrui, pro o contro quanto egli sta edificando.

I pericoli della meditazione

La meditazione quindi è una pratica elementare di chiarimento interiore che, se applicata con il giusto modello/i e nelle giuste proporzioni è priva di vere controindicazioni e scevra da pericoli. Quindi valida ad ogni livello psichico d’apprendistato. Ma prima di passare al suo naturale sviluppo è bene porre l’attenzione sul pericolo delle distorsioni personali, che pur esistono anche in questo metodo.

Sottovalutare la genuinità del modello/i ideale/i, non approfondire coscienziosamente ogni verifica possibile sulla validità della forma-pensiero scelta, prima di introiettarla come simbolo-pensiero su cui operare potrebbe, in caso d’errore, costituire non solo una deviazione dall’obiettivo ma un vero e proprio avvelenamento psicologico. È detto in una allegoria che «il pensiero è il cibo della mente» ma la meditazione che trasforma interiormente «è il cibo dell’Anima».

Il problema, sorge dalle dimensioni di quanto intrapreso e dall’energia implicatavi quindi, nella quantità e non nella qualità di quanto viene usato e, generalmente, investe le fasce meno esperte degli adepti.

Golosità, potrebbe essere una parola-simbolo attinente a codificare letteralmente questo problema.

Troppa concentrazione, troppa quantità di pensiero su di un’unica forma, simbolo o concetto, porta chi non sa cos’è il “porsi al di sopra della propria mente fisica” a divenire mono-tòno, cioè sempre uguale, limitato e ripetitivo e, in fin dei conti anche molto noioso oltre che fastidiosamente saccente. Ma il suo eccesso porta all’idea ossessiva, alla perdita delle reali dimensioni dei fattori in causa, allo squilibrio nei rapporti tra realtà interiore e realtà esteriore, tra fine e mezzo, alla perdita della cognizione dei giusti tempi di realizzazione, sino a giungere alla soglia dell’incomunicabilità, della depressione e della malinconia che spesso sfociano nella misoginia.

Queste cose, se avvengono, non avvengono tutte assieme, il declino è graduale e spesso recuperabile in termini ragionevoli. Ma è bene che il ricercatore non perda, perché possa a sua volta trasmetterlo, il senso “drammatico” del problema dove, incomunicabilità e frustrazione sono le due colonne portanti e queste non possono certo rendere l’adepto, tollerante e generoso come è necessario.

L’Arte della Visualizzazione

La meditazione ha la sua naturale prosecuzione nella concentrazione, nell’osservazione impersonale (non emotiva) e nella focalizzazione.

Il saper osservare ed il saper vedere in profondità (l’intelligere), non ha nulla a che vedere con l’attività del guardare del Profano. Questa capacità (qualità tecnica) agevola quella comprensione e quella conoscenza che sono gli agenti di ogni genere di trasmutazione. Nel caso dei mistici o dei devozionali, è giusto ricordare, l’osservazione prende una direzione interiore diversa e diviene così contemplazione, del modello (forma pensiero) che nel loro caso è la divinità, ma nel senso più generico e umanizzato del termine.

Elevando la qualità della propria esperienza esoterica l’adepto può oltrepassare la focalizzazione (la capacità di raggiungere una giusta messa a fuoco mentale d’ogni concetto è già una forma d’illuminazione) e raggiungere l’Arte della Visualizzazione (vedi le tecniche ne “l’Arte della Memoria” di Giordano Bruno) e dal punto di vista della pura tecnica operativa, l’Arte della Visualizzazione è il punto di confine tra le capacità dell’adepto e quelle dell’Iniziato.

Il pensiero nella sua esposizione bidimensionale è un concetto estensibile attraverso una forma sinusoidale che comprende, un punto di partenza (punto di minor tensione ascendente), un apice (punto di maggior tensione) una conclusione (punto di minor tensione discendente) ed un dissolvimento (sia esso risolutivo o meno). Tutto si svolge su quello che viene definito il piano orizzontale della mente. La visualizzazione, opera col metodo dell’ esposizione tridimensionale, attraverso l’uso del simbolo-pensiero detto così perché uno e sintetico.

Alla visione tridimensionale di una forma-pensiero, si giunge sommando tra loro 3 elementi dinamici: la penetrazione (azione) dinamica del pensiero, la contemporaneità nei collegamenti del proprio archivio-memoria e la proiezione sistematica delle conclusioni, in forme sintetiche sempre più complesse (vedi il significato di sintesi). La visualizzazione consente inoltre la percezione dello spazio interno d’ogni forma osservata e questa svela il loro suono interiore. La nota ed il colore predominante presenti in ogni forma, in ogni forma-pensiero e nella mente di ogni uomo, anche se di quel pensiero-nota-colore egli non ha coscienza. A questo punto è necessario fare degli esempi e fra i molti possibili ne considereremo due.

Il primo d’ordine geometrico mentre nel secondo, esporremo come per sviluppare il campo di esperienze, nella visualizzazione si faccia ampio uso degli scenari virtuali.

I primi esercizi che vengono fatti praticare ad uno specializzando sono l’uso di forme geometriche sul piano bidimensionale. Di queste prenderemo in considerazione due tra le più semplici, il Triangolo ed il Quadrato.

Allo studente viene insegnato come creare nella mente una forma geometrica ed a mantenerla, netta e stabile e per tempi sempre più lunghi, all’osservazione interiore chiamata, l’occhio della mente. Questo primo esercizio potenzia la mente facendovi affluire sempre più energia, rafforza il potere di concentrazione ed espande la capacità di focalizzazione. Queste, per usare un termine tradizionale, accendono l’occhio interiore, l’occhio della mente. Questo non è ancora quello che viene chiamato il terzo occhio; quest’ultimo non è una tecnica, ma il ravvivarsi di un centro eterico legato all’attività magnetica (interazione elettrica) che s’emana dalla ghiandola pineale e dal corpo pituitario. Quello della vista, come ogni altro senso fisico, ritrova il proprio contralto ad ogni livello energetico ed il primo di questi è quello d’ordine eterico, seguito da quello astrale e così via, salendo di qualità energetica e di velocità. Nella vista questo principio trova il suo apice nella visione monadica detta anche, in termini mistici, la visione spirituale. La rappresentazione simbolica di questa visione è riconoscibile in ogni Tempio massonico, nel simbolo dell’occhio inscritto nella perfezione del triangolo equilatero della Monade.

Tornando al nostro studente, egli verrà sollecitato a colorare lo sfondo (mentale) dove opera la propria visualizzazione ed il perimetro della forma richiesta.

Non staremo a sottolineare perché implicito, come al superamento di ogni nuova tensione psichica, corrisponda un aumento esponenziale del proprio potere mentale. Al termine della progressione, tra come era e come sarà diventato l’iniziato, passerà la stessa differenza che c’è tra una lampadina da 15 watt ed una da 200.

Dopo differenti sfondi e diverse colorazioni del perimetro geometrico, si passerà alle rotazioni sull’asse ed ai capovolgimenti anche obliqui dell’oggetto. Prima di passare alla difficoltà successiva, l’immagine dovrà sempre risultare netta e stabile alla vista e sostenibile per il tempo voluto. Di seguito, si passerà da un’immagine bidimensionale ad una tridimensionale, il triangolo ed il quadrato si svilupperanno nella Piramide e nel Cubo. Ponendo in atto le medesime routine precedenti, lo sfondo ed i perimetri, variandone la colorazione, passando di seguito alle rotazioni, anche oblique ed ai capovolgimenti. Qui ha inizio la vera fase tridimensionale, visualizzando le intersezioni che si sviluppano nelle relazioni tra i piani dello spazio interno di queste due forme (come in tutte le forme, anche umane).

Questa è quella scienza chiamata dell’ Armonica che abbiamo già ampiamente discusso nell’articolo delle Immagini Sonore (vedi articolo). Ora possiamo solo indicare come da Pitagora, con la scienza del Monocordo, sino al Kaiser, il principio fondamentale della fisiologia del suono può essere espresso in questi termini: in ogni forma sonora esiste un ingresso sul metafisico. In termini musicali questo principio si esprime così: nella manifestazione concreta d’una nota, potremmo designare ad es. il DO, tra le due ottave esiste un “intervallo” e questo, è l’ingresso all’identità metafisica, multidimensionale ed immodificabile, dello spazio sonoro. Questo, per l’uomo, è il concetto di infinito e d’eterno.

La formula del concetto si presenta in questi termini: Do1, intervallo, Do2 o, ancora più semplicemente, DO:   ottava-intervallo-ottava.

Due possibili argomentazioni d’un non-introdotto

Prima di procedere, vorremmo indicare cosa potrebbe ribattere a questo punto un Profano. Sostanzialmente potremmo indicare in due, le argomentazioni d’un non-introdotto, la prima d’ordine più sofisticato e una seconda d’ordine più grossolano. Con la prima lui dirà, perché pensa all’analogia con la raffigurazione su di una lavagna, che quella prodotta dalla volontà mentale è pur sempre una rappresentazione piana (bidimensionale) d’una realtà tridimensionale.

A costui risponderemmo che è vero, l’osservatore non può penetrare la lavagna, ma il visualizzatore sarà in grado di entrare nello spazio interno dell’immagine, ponendo poi il suo punto d’osservazione in ogni posizione desiderata ottenendo così, la visione d’ogni piano interno dello spazio contenuto dalla forma osservata. Il concetto “universale” ch’è possibile trarre da questa contro-argomentazione sarà che, nonostante le diversità (di forma) esteriori, le caratteristiche dello spazio interno nei rapporti matematici di Numero, riducibile a Suono e questi riducibile a Colore* e viceversa (uno conseguenza dell’altro), sono le medesime in ogni forma, compresa quella umana. I rapporti matematici di Numero-Suono-Colore delle relazioni interne d’ogni forma (la geometricità energetica della materia), dimostrano il significato del “Suono occulto” della materia-energia.

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* Suono e Colore sono alla base d’ogni Mistero iniziatico. Se ne veda la presenza, poco compresa e ancor meno usata, nei significati dei simboli e dei paramenti rituali.
Suono e Colore, come ogni altra energia, possiedono due “volti” (proprietà), uno occulto ed esoterico ed un’altro manifesto ed essoterico. Questi si mostrano con qualità distruttive ed ossessive e all’opposto, aggreganti e terapeutiche. Come sempre però, la chiave interpretativa esoterica ci offre una versione, per così dire, paradossale (essendo la mente fisica speculare a quella metafisica, la realtà, si presenta alla prima sempre come opposta e rovesciata. Vedremo più avanti il significato di «Diamagnetismo mentale»).
Infatti dal punto di vista metafisico, ciò che distrugge libera, e quello che aggrega in realtà imprigiona. Pensiamo ad es. al veicolo fisico, dissolto il quale l’energia della Triade si libera dal “Sepolcro” nel quale è imprigionata o in termini ermetici, discende dalla croce degli elementi (simbolizzati da 4 chiodi) a cui è infissa. Non potendone approfondire oltre certi significati, indicheremo del Colore la caratteristica più significativa.
Nell’antichità erano note le qualità terapeutiche del suono e del colore. Oggi ne ritroviamo l’uso nella terapia medica, nella psichiatria, nella psicoterapeutica ed inoltre, nelle fasi avanzate della zoologia e delle colture in serra. È innegabile quindi che questa “scienza” abbia delle concrete valenze nella vita dell’uomo.
L’unica caratteristica che prenderemo in considerazione in questa nota è che, usare il colore è saper attingere ad un inesauribile “serbatoio” di energia psichica. Se è vero che per induzione, operare con il colore dall’esterno ha effetti terapeutici ed energizzanti, a maggior ragione gli effetti si decuplicheranno se il visualizzatore, opererà sulla saturazione parziale o totale dei propri elementi interiori, soprattutto perché sarà il frutto d’un atto di volontà dinamica e non di una quiescenza passiva come col metodo esterno.
Abbiamo già affermato che ogni colore è la manifestazione di un suono, quindi, ogni colore contiene un suono. Operando coi colori allora, indirettamente si useranno anche i suoni occulti dell’energia.
Nella moderna “Fisiologia del suono”, vengono riproposte in chiave scientifica (meccanicistica), le conoscenze che la Tradizione iniziatica esponeva sin dall’antichità, nei suoi simboli e nelle sue allegorie. Ritorniamo per un momento alla nota DO già usata in precedenza. Questa esprime il colore Blu quindi, il suono d’ottava DO1 sarà l’indaco e quella DO2 sarà l’azzurro. I colori sono 7, Blu, Indaco, Verde, Giallo, Arancio, Rosso e Viola e la loro scomposizione cromatica indica le ottave inferiori mentre le loro composizioni aggiuntive quelle superiori. Qui comincerebbe lo sviluppo dell’argomento “esoterico”, che però non possiamo affrontare in questo breve spazio.
I Sette colori manifestano le 7 note dominanti e, se le consideriamo nell’ottica iniziatica della Massoneria, allora le collegheremo all’ascesa iniziatica, alla progressione su 7 livelli i cui ingressi sono chiamati le 7 Soglie d’Iniziazione (di coscienza) simbolizzate dai 7 gradini che conducono al “Venerabilato” e dalle 7 Arti Liberali al cui vertice, dal Suono (la Musica nei Misteri minori) portano l’Iniziato alla percezione della Volta Stellata (l’Astronomia nella visione iniziatica e non limitata al solo aspetto materiale) dove è svolta la parte più alta della Grande Opera.
Per non confonderci le idee, accenneremo soltanto come nei Misteri Maggiori si parla di 12, livelli, Soglie e Pianeti. Il Dodecaedro Platonico. Ma restando alla scala numerale “percettibile” e non metafisica, continuiamo nella nostra analisi del 7. I Sette Pianeti sacri percettibili, trovano il loro riscontro nei 7 Centri energetici della fisiologia occulta (energetica) dell’Uomo. Sette quanti sono i “nodi” del Caduceo Ermetico che al suo vertice, pone due ali, simbolo della libertà dell’Uomo (dall’oscurità della materia) che ha realizzato la sua Opera personale, nella completa vivificazione di Sé stesso, il completo Iniziato, l’Uomo Rigenerato (la Rinascita iniziatica o seconda nascita).
Alle Sette Soglie della progressione iniziatica si ha accesso solo “enunciando” le 7 Parole di Passo. Abbandonando per un momento l’interpretazione formale (essoterica e semplificata) del Catechismo simbolico, possiamo giungere facilmente a collegare, per analogia, i 7 Suoni dei 7 Centri della fisiologia dell’Iniziato alle Sette Soglie dell’Iniziazione e queste, all’Atto di Volontà di Colui ch’è capace ad esprimerli. In altre parole, alla vivificazione interiore dell’Uomo, corrisponde una evoluzione ed una crescita simbolicamente detta Illuminazione e Rinascita. Questa evoluzione non può che essere di matrice energetica, quindi, i suoni che si manifestano in quella evoluzione interiore ed energetica, dominati e controllati dalla volontà dell’Iniziato, sono quelli che simbolicamente (leggendariamente) vengono ricordati ai giovani adepti come le Parole di Passo e che solo l’Iniziazione consente di giungerne a conoscenza.
Anche questa parte dell’esposizione è, per ragioni di spazio, incompleta quindi per ora va presa solo per quello che è, una semplice indicazione o, se vogliamo, un indirizzo di ricerca e di studio.
Per concludere, torniamo in un ambito più “pedestre” ed immediato dell’uso del Colore.
Abbiamo riconosciuto come il Colore sia (anche) un immenso serbatoio d’energia emotiva qualificata; la tradizione popolare mantiene il ricordo di questa verità trasmessa loro (che non vedono i colori) dall’Insegnamento essoterico dell’Ordinamento iniziatico.
Vedo nero è – malinconia, pessimismo, impotenza, rinuncia – secco; vedo rosso è – rabbia manifesta, aggressività estroflessa, ansia di distruggere, violenza esplosa – caldo; sono verde è (associato alla bile) – rabbia repressa, aggressività introflessa, ansia impotente, violenza implosa – umido; sono pallido è (associato al pallore cadaverico) – paura, inazione emotiva, immobilità, incertezza – freddo. Questi sono solo alcuni esempi di colore associato al polo negativo dell’emotività. Ma nel caso di un iniziato all’Arte della Visualizzazione, questi può far uso di questi “serbatoi” qualificati e perfetti, per creare ad “Arte” un innesto energetico dall’utilizzo multiforme e variegato quanto lo permettono le sue capacità. Egli è così in grado di procurarsi degli innesti (i Ponti degli ermetici) tra i propri elementi emotivi, relativi e spesso caotici ed i Colori dominanti, ch’egli utilizzerà per costituire ad hoc una perfezione geometrica interiore, enfatizzando, riducendo o correggendo con quel “materiale” energetico, tutti i moduli che riterrà più opportuni, necessari e desiderabili. In maniera provvisoria (la necessità contingente di dover affrontare una situazione passeggera) o definitiva (la volontà di migliorare o dissolvere, permanentemente, una propria qualità agendo consapevolmente su di essa sino a modificarla raggiungendo la forma e la qualità desiderata). Questi sono solo alcuni dei vantaggi di cui potrà fruire l’iniziato, che voglia apprendere l’uso esoterico del Colore (del Suono e dei Numeri ad essi collegati).
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La seconda argomentazione che viene opposta all’uso di queste tecniche si può sintetizzare in questi termini: è tutta una suggestione. Bene, a quest’altro argomento si controbatterà in termini di psicoanalisi.

Ogni pensiero, ogni necessità ed ogni desiderio dell’uomo sorge da una suggestione.

Per la mente il volersi difendere dalle avversità climatiche è una suggestione perché chi soffre, in realtà è il corpo e non la mente (se non per induzione). Qualora la mente per aiutare il corpo, creerà il progetto di un rifugio, anche questo inizialmente sarà solo una suggestione. Ma quando quella mente, per le sue capacità, dalla realtà virtuale e speculativa d’un progetto (il progetto è il Simbolo* della realizzazione), sarà poi in grado di porre in atto (estroflessione dell’atto di volontà) la sua realizzazione, questa apparirà come un edificio, solido e concreto, che soddisferà le necessità sorte sul piano fisico (possiamo cogliere anche qui, i medesimi principi che differenziano la fase speculativa da quella realizzativa nella trasmutazione dei metalli). Se questo vale per una necessità è altrettanto valido per un desiderio, anch’esso una suggestione.

Se ad un innamoramento segue una congiunzione fisica e concreta con l’oggetto del desiderio, questa unione sul piano fisico della forma sarà la concreta realizzazione d’una suggestione.

Possiamo giustamente ritenere che una suggestione** è veramente tale solo nel caso che a quella prima fase (detta dagli Iniziati pensiero-seme) e a quella progettuale (di simbolo-speculativo), non ne consegua poi una terza, quella realizzativa. Solo in mancanza della terza fase, la suggestione può essere identificata col sogno, con l’irrealizzazione.

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* Il Simbolo – Secondo la Psicosintesi il simbolo è un’immagine, una rappresentazione ed un segno di realtà psichiche: il rapporto con la realtà rappresentata è basato principalmente sull’analogia. La sua funzione è quella di accumulatore, trasformatore e conduttore d’energie. L’uomo che lo prende letteralmente, che non va alla realtà posta oltre il simbolo, ma a questo si ferma, non raggiunge la verità.

** La Suggestione è il procedimento mediante il quale un fatto psichico si imprime nell’inconscio, con o senza la consapevolezza della coscienza, e per mezzo dell’inconscio si realizza. La legge su cui si basa è la seguente: ogni idea o immagine tende a produrre lo stato fisico, lo stato emotivo e l’atto, ad essa corrispondente. Efficace a scopo terapeutico, educativo, autoeducativo e psicagogico, può essere usata come eterosuggestione ed autosuggestione, quale armonica collaborazione con l’inconscio: si tratta di suscitare delle energie, di creare un campo magnetico. La psicagogia è stata presentata al modo scientifico come prassi interna, azione vasta e complessa, arte che comprende metodi per l’indagine, il dominio, l’uso e soprattutto per l’armonica integrazione di tutti gli elementi, in una coerente ed organica psicosintesi della personalità che riprendesse l’antico nome dato da Platone. Nome che da un lato indica il carattere pratico ed attivo della disciplina e dall’altro, mostra come si tratti della cultura integrale di tutta la psiche. In questo era già essenzialmente presente la concezione della psicosintesi.
Il neuropsichiatra Franco Granone, nella sua importante opera sull’ipnosi clinica e sperimentale, citando le leggi di È. Couè, che in parte riportiamo, non manca di sottolineare l’importante connubio tra suggestione ed immaginazione nell’evoluzione del pensiero umano.

1) La suggestione non agisce sulla volontà ma sull’immaginazione che è l’elemento dominante del subcosciente, il quale, a sua volta, influisce su tutte le funzioni del nostro organismo. Suggestionando e agendo sull’immaginazione, che spesso è in contrasto con la volontà, si riesce ad ottenere gli effetti ipnotici conosciuti. La volontà in questi non c’entra, essa rimane nell’ombra, a meno che non si ponga al servizio dell’immaginazione.

a) Quando la volontà e l’immaginazione sono in conflitto vince sempre l’immaginazione, senza alcuna eccezione;

b) nel contrasto tra volontà ed immaginazione, la forza di questa è in ragione diretta del quadrato della volontà;

c) quando la volontà e l’immaginazione si trovano d’accordo, l’una non si aggiunge all’altra ma vi si moltiplica;

d) l’immaginazione può essere educata.

Per Couè l’inconscio corrisponde all’immaginazione.

2) L’ipnotismo deve definirsi “influenza dell’immaginazione sull’essere morale e sull’essere fisico dell’uomo”. L’ipnosi non si fonda tanto sulla volontà dell’ipnotizzatore, quanto sul rilasciamento dell’ipnotizzato e sul modo con cui egli elabora le suggestioni ricevute. La suggestione agisce solo in quanto può produrre autosuggestione, la quale, per essere veramente operante, deve agire allo stato cosciente. Termine questo che Couè associa costantemente al primo. Per Couè e discepoli (Baudouin ed altri) il soggetto ha coscienza di comandare al suo inconscio. Praticamente la suggestione indotta dall’operatore al soggetto deve venire continuata per proprio conto da questi; sempre, s’intende, che sia in grado di farlo.

Di fatto si devono scartare due categorie di persone: i deficienti, incapaci di capire, e quelli che non vogliono capire (gli scettici ed i positivisti che s’impediscono una visione globale preferendone una settoriale dove ogni elemento o parte di esso, venga considerato come un principio separato ed a sé stante, metodo questo più consono alla limitata capacità della mente inferiore in cui loro sono focalizzati, n.d.a.).

3) Agendo sull’immaginazione si possono guarire organi ammalati, mediante un’autosuggestione ripetuta, fondata su idee di benessere. L’applicazione del metodo poggia su due postulati fondamentali:

  • a) “non si può pensare a due cose contemporaneamente”;
  • b) “ogni pensiero che occupi esclusivamente la nostra mente diventa vero per noi e tende a trasformarsi in atto”.

La disposizione essenziale della mente di un malato deve essere, perciò, per Couè, quella e solo quella di pensare che la sofferenza sparisce ed essa sparirà. In ogni suggestione, asserisce Baudouin, una volta che si è pensato al fine che si deve ottenere, il subcosciente provvede a trovare da sé i mezzi per conseguirlo.

Il paziente che dica: «ogni giorno, sotto tutti gli aspetti, io vado di bene in meglio». Sotto l’influsso di questa autosuggestione generica, recitando le stesse parole con profonda convinzione al mattino ed alla sera, per venti volte (orazione di tipo religioso [Mantram]), l’inconscio, secondo Couè, riceve il comando e lo distribuisce là dove occorre, senza che la coscienza avverta nulla.

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