Esoterismo tra Oriente ed Occidente /2

MassoneriaL’arcaica tradizione iniziatica riconosce ogni Essere vivente del macro come del microcosmo (sistema, pianeta, uomo), come l’apparenza dell’idea vivente che lo “anima”.

Realizzare i significati della simbologia umana significa realizzare la conoscenza di Sé e ciò significa anche varcare la Soglia della prima Iniziazione maggiore.

Esoterismo tra Oriente ed Occidente /2

di Athos A. Altomonte

Esonet Conferenze

“ESOTERISMO TRA ORIENTE ED OCCIDENTE”

Autore e Relatore Athos. A. Altomonte
Roma, 30 Giugno 2001

Sommario: 1. Tre e Quattro: Triangolo e Quadrato – 2. I Quattro Elementi della sostanza vivente – 3. La Pietra cubica – 4. Significato emblematico di V.I.T.R.I.O.L. – 5. La Coppa della Saggezza – 6. Impiego della Curiosità – 7. Significati esoterici del Grembiule massonico – 8. L’illuminazione – 9. Dubbio metodico e analogia: due strumenti per orientarsi nel mondo dei significati – 10. I Libri di Pietra – 11. L’Albero Sephirotico – 12. Una sua analisi interpretativa – 13. Il Sistema Sephirotico – 14. La 11ma sephira invisibile: Da’ath – l’Abisso della Mutazione – 15. Due luminari rituali: la Menorah, la Channukà – 16. Analogia del sette, Menorah, Caduceo Ermetico e Verga iniziatica – 17. Il Viaggio dell’umanità – 18. Solve et Coagula – 19. Destra e Sinistra, per ritrovare il significato d’Iniziazione maschile e femminile – 20. Nozioni sul suono silenzioso – 21. Interiorizzazione – 22. La discesa di V.I.T.R.I.O.L.

Tre e Quattro: Triangolo e Quadrato

Il triangolo è il simbolo usato per esprimere il rapporto tra i diversi elementi della manifestazione fisica ed i tre aspetti fondamentali che reggono l’universo. Simbolicamente, i vertici del triangolo rappresentano una Triade maggiore, il cosiddetto Ternario divino, che anima ogni rappresentazione formale.

Ogni forma fisica è composta, invece, da un quaternario di 4 elementi detti, anch’essi simbolicamente: Terra, Acqua, Aria e Fuoco.

Questi 4 elementi reggono anche la sostanza del corpo fisico dell’essere umano.

Ecco come il numero quattro, il quadrato ed il quaternario siano diventati l’emblema del corpo fisico (il microcosmo umano: l’Adamo di argilla), nella cui materialità viene crocefisso l’Uomo spirituale (il macrocosmo umano: l’Adamo Kadmon).

I Quattro Elementi della sostanza vivente

Il significato del quaternario dei quattro elementi, viene illustrato all’Apprendista Libero Muratore durante i 4 viaggi simbolici della sua prima iniziazione massonica.

I percorsi dei 4 viaggi simbolici, sono una solenne rappresentazione cerimoniale, in cui il neofito è portato a percorrere ognuna delle quattro Ere evolutive del percorso umano. Che l’umanità ha in parte percorso, ma che nella maggior parte deve ancora percorrere (vedi: I 4 Viaggi dell’Iniziazione massonica). Sono la rappresentazione di un lungo viaggio interiore che attraversa una moltitudine di stati di coscienza che, per opportunità, vengono accorpati in quattro modelli principali.

La Terra (i minerali e lo scheletro) rappresenta la condizione di totale fisicità, dunque, di completa cecità interiore, raffigurata dalla benda nera che viene posta sugli occhi del neofito.

L’Acqua (la mente passionale) rappresenta la condizione di una coscienza ancora in balia degli impulsi (onde emotive). E quando l’acqua viene riscaldata dalla pallida luce della ragione, si effondono le “nebbie ed i miasmi” dell’illusione. Questa è ancora una condizione d’ombra che viene definita “lunga notte della coscienza astrale”, perciò, anche durante questo viaggio iniziatico, il neofito ha ancora gli occhi coperti dalla benda.

L’Aria (la mente superiore) rappresenta la condizione per così dire, mercuriale. Quella che nel Caduceo Ermetico è simboleggiata dalle due ali bianche che precedono la sua vetta, cioè, la libertà intellettuale che anticipa quella spirituale.

Dell’Elemento Fuoco (la coscienza spirituale), vorrei sottolineare solo un particolare solitamente trascurato. Il Fuoco non si “raggiunge” ma si “riceve”, fino a diventare noi stessi: un punto di Luce in un mondo di Ombre.

La Pietra cubica

La “Pietra grezza” è l’allegoria della grossolanità di un intelletto privo dell’illuminazione dello spirito. Un’oscurità che offusca la personalità rendendola incosciente e perciò del tutto terrena. La Pietra grezza, dunque, deve essere lavorata, sagomata, modellata ed affinata, affinché raggiunga, una volta del tutto levigata, la perfezione della “Pietra cubica”. Ma l’opera di levigatura è solo superficiale, e perché il cambiamento vada oltre l’aspetto “Bellezza”, bisogna entrare nella profondità della propria “Pietra”.

Significato emblematico di V.I.T.R.I.O.L.

La ricerca di sé stessi, immergersi nella propria realtà interiore, trasmutando la “tonalità” di ogni sentimento nella sua nota superiore, per far risuonare quel frammento di natura divina che ci anima. Questo coinvolgimento interiore della propria coscienza, è figurato dall’acronimo: V.I.T.R.I.O.L. Che significa: visita (visitando) interiora terrae (il subconscio) rectificando (trasmutandolo) invenies (vi troverai) occultum lapidem (la pietra nascosta, la saggezza filosofale). Naturalmente, questa è la via della coscienza interiore che va affrontata con i mezzi di una mente evoluta.

La Coppa della Saggezza

La personalità da rettificare è come una Coppa vuota, da riempire di “buon spirito”.

La Coppa è il cuore dell’Adepto. La parte “vuota”, è la più adatta a ricevere una conoscenza aerea, metafisica e perciò superiore al sapere del vivere terreno.

La Coppa ha una parte femminina, ricettiva e percettiva, pronta a capire, perché pronta ad aprirsi a nuove conoscenze, superando inibizioni, preconcetti e pregiudizi della controparte razionale e “mascolina”, ch’è conservatrice e poco propensa ad accettare novità e cambiamenti veloci.

Impiego della Curiosità

“La Porta del Regno dei Cieli è aperta ai bambini”: il senso di questa affermazione è la buona disposizione di una coscienza ad aprirsi al “nuovo”, con attesa, ma senza preclusioni o pregiudizi, che sono i tipici ostacoli della ragione adulta.

La purezza del bambino, è ancora la metafora della buona disposizione al rinnovamento: accettando senza preclusioni il nuovo che avanza. Ma disponibilità vuole dire anche curiosità. E chi non prova curiosità non può nemmeno aver voglia d’imparare, e chi non sente la spinta interiore al rinnovamento è ancora una coscienza “in sonno”.

Significati esoterici del Grembiule massonico

La Massoneria pone i significati dei 4 elementi, del Triangolo e del Quadrato, nel Grembiule del Libero Muratore.

Durante i Lavori Rituali, l’Apprendista Introdotto (ai misteri) porta la bavetta (il triangolo) del suo grembiule alzata, ad indicare la separazione che esiste tra la triade superiore (lo spirito) ed il quaternario della sostanza fisica (la materia).

Il Compagno d’Arte fa scendere la bavetta-triangolo del grembiule nella forma inerte del quadrato: indicando, simbolicamente, che smussando gli angoli della propria “Pietra grezza” è arrivato, attraverso la coscienza attiva, ad un primo contatto tra i due diversi aspetti. Ecco nascere un terzo aspetto, quello dell’intelligenza.

La coscienza ri-svegliata, si apre al processo di precipitazione del fuoco spirituale che “illumina” il quaternario della sostanza fisica. Un processo iniziatico rappresentato nel Pentalfa Fiammeggiante, simbolo dell’uomo emancipatosi dalla servitù dell’aspetto materiale.

Questa emancipazione è simbolizzata dalla bordatura rosso fuoco che si trasmette lungo tutto il perimetro del Grembiulino del Maestro Massone divenuto, così, Costruttore ed Edificatore d’Idee. Ma il Grembiule massonico è solo un simbolo, e come tale è una rappresentazione emblematica del progresso iniziatico. L’illuminazione interiore, però, non sopraggiunge col cingersi un Grembiulino bordato di rosso in vita. Allora, anche se l’atto dell’iniziazione simbolica si conclude con il cingersi i fianchi con Grembiule bordato di rosso, in realtà l’illuminazione è altra cosa.

L’illuminazione

Approntando le giuste condizioni nella propria coscienza fisica, la sostanza spirituale (Fohat) può precipitarvi fino ad illuminarla. E questa precipitazione dipende dalla realizzazione del Ponte Reale, ovvero, il compimento di un collegamento senziente che attraversa diversi aspetti di una stessa coscienza, congiungendo la terra dell’iniziato (la personalità fisica) al suo cielo interiore (l’afflato spirituale). In tal caso, l’intelligenza intuitiva non sarà più un fenomeno occasionale quale l’intuitività, ma lo strumento fondamentale per espandere la coscienza fisica oltre gli stretti margini dell’io individualista ed egocentrico.

Dubbio metodico e analogia: due strumenti per orientarsi nel mondo dei significati

Utilità del dubbio metodico: l’esoterista di talento non accetta alcuna proposizione, senza prima aver accertato l’oggettività della ragione e la veridicità dei significati. Per cui mai nessun concetto, per quanto influente possa apparire, viene accettato a priori senza un’attenta verifica. E questo, naturalmente non per pregiudizio, ma per doverosa prudenza.

Accettare a priori una “verità” è abitudine del credulo, che perciò può essere tratto in inganno. Il ricercatore, da parte sua, non raccoglie ogni cosa gli capiti di vedere e udire. Ma da cauto investigatore, prima di accettare un concetto procede alla sua caratura.

Ecco che attraverso la prudenza s’intravede il dubbio iperbolico.

Nell’antica Grecia era detto: epochè; l’atteggiamento di chi, nell’incertezza o a parità di ragioni, si asteneva dal formulare qualsiasi giudizio, sinché la verità non avesse prevalso.

Ma il dubbio di chi cerca la verità dell’idea non è scetticismo (v. Pirrone di Elide). Ma è la saggia “sospensione” di chi attende che appaia l’elemento risolutivo.

Saper attendere, astenendosi dal formulare conclusioni affrettate, senza abbracciare alcun risultato preconcetto è un atteggiamento saggio e distaccato. Al contrario, chi s’innamora della propria ricerca, tanto da abbracciarne frettolosamente risultati anche dubbi, non s’accorge che in realtà, si è solo innamorato di sé stesso, delle proprie aspettative e delle proprie convinzioni. Mentre, dinnanzi all’incognita di un’idea ci si può attenere al dubbio metodico. Uno strumento d’indagine che apre la strada alla verità, in quanto l’analisi metodica del concetto risale sino alla radice dell’idea, così da mettere in crisi tutte le false opinioni (v. Socrate, Platone, Husserl).

Ma, avvertiva Cartesio, il dubbio metodico doveva essere abbandonato: “non appena si fosse stabilito qualcosa di certo e di costante” nel concetto. Dopodiché la ricerca si apre all’analogia.

Uso dell’analogia: l’analogia è utile per cercare relazioni di proporzionalità e di similitudine tra realtà diverse, affinché un significato oscuro possa essere paragonato ad altre realtà indubbie e così accettato o altrimenti scartato. Aristotele affermava che vi è analogia quando “il secondo termine sta al primo nello stesso rapporto del quarto al terzo: quindi, invece del secondo termine si potrà usare il quarto, oppure al posto del quarto si potrà usare il secondo”. In altre parole, si vuole intendere che l’analogia esprime al contempo identità e diversità: una identità, o somiglianza, fra termini diversi o fra proporzioni di termini. Va perciò distinta sia dall’equivocità, od omonimia, che dall’univocità, ovvero, dall’uso di uno stesso termine per indicare significati diversi.

Al ricercatore è consigliata d’usare prudenza prima d’accettare una “verità”. Soprattutto quelle trasmesse sotto forma letterale e simbolica, perché, nel campo della metafisica, concetti astrusi vengono spesso camuffati in formulazioni dall’apparenza sapiente. Allora si ricorre all’analogia per cercare se l’idea, il simbolo o l’asserzione di un principio, sia stata già enunciata e da quanto tempo. Non importa se con linguaggi diversi ed attraverso altre culture. Riscoprire la stessa idea in forme culturali diverse è detto: continuum sapienziale. Ed un concetto che ha resistito allo scorrere del tempo, permanendo e conservando il proprio significato originale, nonostante le corrosioni dei linguaggi, può essere considerato una verità probabile.

Probabile, perché il ricercatore non è mai un sognatore, perciò, tende ad applicare sull’idea la propria capacità di discriminazione. La propria libera competenza, composta di talento naturale, di sapere scientifico ed umanistico. Capacità e competenza che si andranno poi a sommare, con la personale capacità di penetrazione analitica.

La perizia di confrontare senza innamoramenti, tesi che dividono l’umanità, è uno dei fattori che fanno “sopravvivere” la ricerca. L’analogia e la comparazione, dunque, offrono l’opportunità di scoprire come un concetto veritiero possa essere ritrovato, seppure celato sotto forme e significati diversi, anche in opposizione tra loro. E questo insegna che: una verità vive di sé e per sé e che nessuno può reclamarne l’autorità.

I Libri di Pietra

Ogni volta che ci si pone di fronte ad una struttura architettonica come quella di un Tempio o di una Cattedrale, bisognerebbe sapere di stare osservando un Libro di Pietra che, incurante del tempo, perpetua, trasmessi nei frontespizi, pavimenti, ornamenti e negli arredi, i principi di un antico sapere. Sulle facciate delle Cattedrali, ad esempio, nelle forme murarie di quelle pareti è raffigurato l’Albero della Vita.

L’esoterista è a conoscenza di diverse rappresentazioni simboliche a forma di albero. L’Albero del sapere, ad esempio, ha le radici piantate “in terra” e la chioma delle “umane scienze” che svettano verso l’alto. Questa è l’allegoria di un sapere terreno, le cui suddivisioni sono i molteplici rami di un tronco da cui dipartono il ramo della teologia naturale, quello della filosofia naturale e della filosofia umana.

L’Albero di Porfirio illustra le categorie di genere e specie redatte da Aristotele, per cui:

  • la sostanza può essere corporea o incorporea;
  • la sostanza corporea può essere animata o inanimata;
  • il corpo animato può essere sensibile o insensibile;
  • Il corpo sensibile o animale può essere ragionevole o irragionevole;
  • L’animale ragionevole può essere mortale o immortale;
  • L’animale ragionevole e mortale è l’uomo fisico (Socrate e Platone), da cui dipendono forme di vita sottostanti.

Ma l’albero che interessa più da vicino l’esoterista è l’Albero Sephirotico. Rappresentazione allegorica della discesa dello spirito divino sino all’aspetto più immutabile della materia, e la sua risalita sotto forma di coscienza senziente dell’Uomo.

L’Albero Sephirotico

L’Albero Sephirotico è un complesso sistema di vita, composto di 10 livelli (sephirot) visibili ed una sfera (sephira) impercettibile. Questo complesso è a sua volta contenuto in una sfera maggiore detta: Ain Soph Aur (l’Assoluto) sede dell’inconoscibile, chiamato: ‘Ehjeh’Aser ‘Ehje’; che in ebraico significa: «l’Essere è l’Essere» ovvero «Io sono Colui che è».

«L’Albero Sephirotico è un Mandala, un simbolo in cui sono rappresentate le infinite possibilità espressive del micro-macrocosmo.

La sua giusta interpretazione (attraverso la Kabbalah, n.d.r.) svela il significato del mondo dei nomi e delle forme.

Dà la comprensione delle energie grossolane e sottili e la possibilità di captarle.

Esso può essere meditato a livello metafisico, ontologico, teurgico e psicologico. Essendo un Mandala completo, contiene la realtà totale.» Raphael

Il Sistema Sephirotico si sviluppa su Tre Colonne che si rapportano attraverso 22 sentieri che uniscono le 10 sephirot (universi di coscienza) della rappresentazione. Al centro di questa mistica descrizione di volontà creativa, che coincide con i Rosoni delle cattedrali, è posta la sephira denominata Tiphereth (Malachim), che rappresenta il “centro cardiaco e sole interiore” dell’aspetto formale del sistema: il Dio interiore, il Dio percettibile di ogni universo particolare.

Una sua analisi interpretativa

Non è un caso che evito di affrontare un argomento così complesso per quanto chiaro. Ma ciò non toglie che vorrei indicare alcune analogie, affinché l’approccio con questo tema non rimanga troppo sibillino. Consideriamo, allora, alcuni vantaggi che il sistema indica per la progressione interiore dell’uomo. Tralasciando, per il momento, di considerare la volontà e l’intento divino.

I dieci universi sephirotici sono 10 stati di coscienza, attraverso cui l’essere senziente (uomo e donna della sfera fisica) può riappropriarsi della propria identità primigenia (coscienza di sé), facendo ritorno allo stato originario di coscienza spirituale. I 22 sentieri dell’Albero Sephirotico sono le vie (i metodi) usate per ottenere l’espansione coscienziale, cioè, per moltiplicare gli aspetti coscienziali. L’intero sistema serve all’iniziato per rapportarsi all’afflato vitale della “Volontà suprema”, risalendo i 10 universi interiori che compongono la sua costituzione divina.

Perché tutto ciò che ha luogo è contenuto all’interno della costituzione divina.

Le 10 sfere di coscienza non sono un numero assoluto, ma sono solamente le “stazioni principali” di un lungo percorso evolutivo. Nel quale ci si riconosce prima come identità ragionevole, poi intelligente ed infine spirituale.

Le sfere di “specializzazione cosciente”, a cui si fa riferimento, non sono un argomento esclusivo delle mistica ebraica, ma sono riportate in altri metodi. Ad esempio la Aura Catena Homeri. Annulus Platonis. Superius et Inferius Hermetis, illustra l’inanellamento di una processione discendente di 10 sfere che poi risalgono per tornare verso la causa di origine. Una immagine, questa, che presenta forti analogie con la Scala Angelica “sognata” da Giacobbe (Genesi XVIII-10). Insomma si ruota sempre attorno ad uno stesso concetto: quello della “progressioneinvolutiva” dello spirito che ha come effetto la “progressione evolutiva” della Materia (v. sacralizzazione della materia in Uomini che vogliono le “Ali”).

Tanto si potrebbe dire sulla qualità di queste 10 sfere di coscienza, arrivando ad accostarle alle filosofie Yoga (unione). Più facilmente possiamo ritrovare le loro corrispondenze nelle attività esteriori dell’umanità. Sì, perché i gruppi umani si riuniscono in attività, che sono il risultato di affinità mentali. E che cos’è un’affinità psichica se non la versatilità della propria coscienza!

Allora vediamo di osservare queste 10 versatilità esteriori, per poi cercare di ricomporle dentro noi stessi:

  1. Grandi guide che hanno riversato sull’umanità l’energia illuminante di Idee Archetipe.
  2. Grandi comunicatori, intellettuali ed osservatori che esteriorizzando le idee dei piani mentali superiori contribuiscono a combattere l’illusione e l’inganno nei piani istintuali dell’esistenza umana.
  3. Terapeuti che considerano l’essere in chiave olistica, e le malattie come un turbamento che si matura tra psiche e soma.
  4. Educatori che sanno come la cultura possa dividere mentre la saggezza può solo unire.
  5. Organizzatori politici che si battono per i diritti delle genti, per l’acquisizione del benessere e per una coscienza sociale libera dai gioghi ideologici.
  6. Operatori della Religione che con amore intelligente, si battono contro le interpretazioni settarie di una realtà spirituale ch’è comune a tutte le genti. Contrastando le versioni di chi usa il concetto Divino come «manifesto» del proprio assolutismo teologico.
  7. Scienziati che per il bene comune, pongono il proprio ingegno a beneficio dell’umanità, per alleviare i suoi bisogni ed attendere alle sue necessità.
  8. Scienziati e conoscitori che studiano la mente come riflesso dell’anima.
  9. Finanzieri ed economisti in grado di ridistribuire efficacemente il proprio operato.
  10. Inventori e creativi che non perseguono intenti dannosi.

Il Sistema Sephirotico

Nel Sistema sephirotico si trovano anche 3 “ingressi-uscite”, che comunicano con sequenze dimensionali (è evidente l’intenzione d’indicare il Suono come linea guida per interpretare il tema) diverse da quelle che “reggono” la manifestazione come noi la percepiamo.

La “via di connessione” maggiore è Kether (Corona), posta al vertice del sistema. Un’altra, impercettibile ai sensi, l’undicesima sephira, è denominata Da’ath (l’Abisso della mutazione), mentre l’altra, si trova alla base dell’Albero, detta Malkuth (Ischim).

Alcuni esoteristi non mancano di rilevare l’analogia tra l’insondabilità dei buchi neri cosmici e le sephirot, che comunicano con dimensioni che sono poste oltre la manifestazione sephirotica.

La sephira Malkuth si apre sulla più densa materialità fisica e la oltrepassa. Mentre Kether oltrepassa ogni possibile concezione, fuoriuscendo nella sfera dell’assoluto metafisico, inconcepibile perché non si “poggia” su alcun principio. Una vita di non-manifestazione, perciò detta: “Senza veste”, e sede di: “Colui del quale nulla si può dire”.

La 11ma sephira invisibile: Da’ath: l’Abisso della Mutazione

Dell’undicesima sephira, denominata Da’ath, non si discute molto. Eppure è la sfera di confine tra essenza e sostanza, cioè, tra essere ed apparire. In altre parole, è il confine tra il progetto e la realizzazione della Grande Opera, ed è perlomeno singolare che tra gli “esoteristi” non se ne parli diffusamente. Forse perché implica la completa trasmutazione di se stessi, e ciò può suscitare timore tra i più.

Giunge il tempo in cui l’Iniziato, “Pellegrino sulla via del ritorno”, deve gettarsi nell’abisso e perdere se stesso per ritrovare se stesso. Questa parafrasi, assieme a quella che dice: bisogna prima morire da uomini per rinascere iniziati, nei meno perspicaci e tra i più innamorati all’immagine che hanno di sé, suscita un naturale timore. Paura che si dissolverebbe all’istante, se quegli sprovveduti comprendessero quanto poco avranno da rammaricare della propria personalità fisica, nell’unirsi con l’intelligenza dell’anima. Allora, il salto “nell’Abisso della Mutazione” sarebbe considerato come un dono provvidenziale.

Due luminari rituali: la Menorah, la Channukà

All’interno del tempio massonico vengono rispettate le geometricità dell’Albero Sephirotico.

L’Ara sorge sulla sephira Da’ath, mentre il Quadro di Loggia è poggiato in corrispondenza della sephira Tiphereth.

La Colonna Centrale, che va da Kether sino a Malkuth, avrà all’apice il Maestro Venerabile, alla base il Copritore Interno ed il C. Esterno. Non a caso, sommando i 22 sentieri alle 11 sephirot risulta il Numero 33, tanti quanti sono i gradi della Piramide scozzese della Massoneria. E non è nemmeno sbagliato considerare l’interpretazione profonda del simbolismo degli Arcani Maggiori dei Tarot come una illustrazione ermetica delle 22 Vie sephirotiche.

Nel tempio massonico, i rapporti energetici si moltiplicano per 12 volte ancora, sino a completare quell’intreccio di esseri senzienti, che riflette sullo specchio del Pavimento gli astri della Volta stellata, che li sovrasta specularmene. Il Tempio fisico, però, non risplende degli astri della “Volta stellata”, ma solo per mezzo dei “Luminari” che li rappresentano.

La Menorah è la rappresentazione del nostro sistema solare e dei suoi pianeti. Un Luminare a 7 braccia, attorno cui ruotano i cicli di lavoro del Tempio planetario. Si conosce anche un altro Luminare, chiamato Channukà, ch’è l’interpretazione esoterica del sistema con dieci stadi di manifestazione visibile. E ciò, verosimilmente, ci riporta al senso esoterico dell’Albero Sephirotico.

La Menorah ricorda come – prendiamolo come postulato – nel sistema solare si muovano sette energie differenti ma complementari. Che hanno quale unica fonte il sole, che le riflette attraverso altrettanti pianeti. In tempi antichi, nell’Era dell’Ariete, l’energia centrale del sistema era riflessa da Saturno, il pianeta delle Prove. Quindi, ponendo al centro di questo luminare il dominio di Saturno, ed attorno le luci degli altri pianeti sacri, ci si ricorda delle prove a cui è stato sottomesso il popolo di Israele. Prove poste sotto l’ègida di Jahwé, la Divinità che raffigura il Destino di quel popolo (Dio del popolo e Karma della nazione sono un identico principio). Un destino determinato dalla volontà di un solo uomo chiamato Mosè.

In epoca successiva, i greci ritennero che fosse Giove a qualificare l’intero sistema. E non presero a simbolo un candelabro, ma una vetta montana. Ponendo sul Monte Olimpo la sede di Dio-Giove e degli altri pianeti: come Nettuno, Mercurio, Marte, Vulcano, Mercurio ecc.

Se ne potrebbe concludere che i miti exoterici consentissero di trasmettere a menti poco evolute l’idea di spazio, di astri e delle loro interazioni con la natura e la vita umana. Il mito, allora, è solo il contenitore elementare dove sono state risposte verità, da usare e non d’adorare.

La spinta ad alzare gli occhi al cielo è ricorrente, e la si sente osservando la Volta Stellata. Ma nemmeno quella è solo mito. Cela una simmetria precisissima: che è l’Astronomia pura degli antichi Jerophanti.

Analogia del sette, Menorah, Caduceo Ermetico e Verga iniziatica

Per capire il simbolismo, bisogna coglierne i segni e le corrispondenze nella metafora utilizzata. Un presepe, ad esempio, trasmette un’idea da ricordare che, però, va oltre la rappresentazione stessa. Infatti, solo un povero di spirito può cercare di comprendere il mistero della Natività guardando un presepe. Dunque, la simbologia e la metafora sono usati per riflettere un principio velato, distante dalla forma usata per rappresentarlo.

I simboli sopra citati, la Menorah, il Caduceo ermetico e la Verga iniziatica si riferiscono all’essenza dell’uomo. Salvo distinguere le corrispondenze tra l’uomo microcosmico* (l’Adamo di argilla) e l’uomo macrocosmico (l’Adamo Kadmon Figlio di Dio). Ma la loro chiave d’interpretazione non è tanto il simbolo quanto il significato del numero che li accomuna: il Sette.

Infatti, Sette sono i pianeti sacri indicati nella Menorah, Sette sono i nodi (chakras) della Verga iniziatica, che simboleggia la spina dorsale. Mentre, nel Caduceo Ermetico, i gangli vitali si intrecciano Sette volte per aprire le “Ali della Libertà”. Per quanti conoscono il Rito Scozzese Antico ed Accettato, Sette sono i Maestri Segreti che vanno alla ricerca di Hiram, loro Maestro.

I 7 pianeti sacri della Menorah, i 7 gangli del Caduceo Ermetico, i 7 Chakras della Verga iniziatica, i 7 Maestri alla ricerca del loro Primo iniziatore (il loro Hierophante) sono tutte rappresentazioni di uno stesso elemento: l’energia vitale divisa in due aspetti. Il mascolino ed il femminino. Che exotericamente, sono spesso confusi per il sesso del corpo animale, ovvero, con i suoi attributi genitali: maschili e femminili. Ma è un errore. Sarebbe invece corretto parlare di polarità energetica positiva e negativa, perciò, mascolino e femminino, sono la rappresentazione di energia + (più) e di – (meno) .

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* Uomo – Con il termine: «uomo» s’intenda uomo e donna, perché nel mondo del pensiero non esistono differenze sessuali, ma solo diversità mentali.

È il pensiero che forma la mente, ma la mente non è il cervello, dunque, anche la mente è solo energia. E l’energia non conosce differenze fisiche, solo gli impulsi e le emozioni gli corrispondono. Allora ciò che conta è il pensiero. Dominare il pensiero significa dominare ogni attributo inferiore del proprio corpo, incluso l’avvento della sua morte.

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Anche per indicare la polarità cosmica, anticamente sono stati utilizzati termini come Padre e Madre. Ma erano rappresentazioni antropomorfiche dell’aspetto centrifugo (dinamico) e centripeto (magnetico) dell’energia dell’universo.

I cinesi hanno creato una rappresentazione più esatta dell’energia vitale: lo “Yin e Yang”.

L’Yin e Yang raffigura, senza tema di cadere nell’equivoco sessuale, la polarità positivo-negativo dell’intera manifestazione. Dove il bianco non è mai completamente bianco ed il nero non è mai completamente nero, perché ognuno contiene un po’ del proprio complementare.

Qui subentra l’aspetto filosofico, perché, per portare “armonia” tra elementi apparentemente opposti ed antitetici non bisogna acuirne la conflittualità, ma renderli entrambi protagonisti e rispondenti ad uno stesso fine, cioè complementari e perciò armonici.

Questa armonia non è solo quella che si vorrebbe tra il genere maschile e quello femminile dell’umanità. Ma, prima di tutto, tra la componente mascolina e quella femminina di cui ognuno di noi è portatore, individualmente e indipendentemente dal sesso che distingue la forma esteriore.

Il Viaggio dell’umanità

Il “viaggio dell’umanità” è rappresentato nei 4 viaggi fatti fare al neofito durante la prima iniziazione massonica, al grado di Apprendista. Rappresentano i 4 grandi stati di coscienza che si dovranno attraversare durante lo svolgersi della Grande Opera terrena. Che ha inizio nella materialità più tetra, rappresentata nell’uomo minerale, per passare all’uomo animale, per poi tendere all’uomo psichico ed infine all’uomo spirituale.

Questi passaggi definiscono stati di coscienza, a cui sono fatti corrispondere elementi naturali che ne simboleggiano le peculiarità emotive: ecco la fissità della terra, la mobilità dell’acqua, la leggerezza dell’aria e l’ardore del fuoco.

Evidentemente non basta conoscere queste classificazioni per realizzare quegli stati di coscienza. Però, la tradizione iniziatica ha tracciato un percorso ch’è possibile percorrere individualmente, accelerando i tempi di un processo che, altrimenti, per linea naturale, sarebbe immensamente lungo. Non si dovrà attendere, cioè, che l’umanità intera venga a trovarsi in stadi che non le sono ancora prossimi.

In termini psicanalitici, l’umanità sta elaborando la fase sadico-orale. Dove ci si accentra su se stessi per assimilare ogni genere di esperienza. Traendo verso di se tutto quello che colpisce l’attenzione. L’egocentrismo infantile corrispondente alla fase orale, nella quale per conoscere si deve prendere in bocca l’oggetto desiderato piuttosto che toccarlo con mano.

Dunque, in un momento così, non meravigli che sia raro incontrare chi sia disposto ad aspettare che il prossimo appaghi i propri desideri, prima di preoccuparsi dei propri bisogni. L’atteggiamento comune, allora, è in una fase centripeta. Dove si accentrano le proprie energie indirizzandole verso se stessi.

Ma questo fa parte del grande gioco dell’evoluzione e arriverà anche il tempo delle fasi successive. Nel frattempo, anche se in forma narcisistica, bisognerebbe esercitarsi alla tolleranza e all’altruismo. Essere cosmopoliti. In grado di comprendere le diversità culturali, senza prevaricarle ma nemmeno diventandone succubi. Arricchendosi del buono che s’incontra, accettando il bello ma forti nel rigettare il brutto. Senza diventare l’interprete di costumi ordinari, ma vivendoli con il senso di gioioso distacco. Perché quello che oggi ci appartiene domani può essere perduto. Quindi bisogna imparare ad accettare sia il cambiamento che il distacco, anche da sé stessi.

“Solve et Coagula”

Il più grande simbolo su cui focalizzare facilmente la nostra attenzione, siamo noi.

L’Essere umano è il più grande simbolo vivente che possiamo conoscere. La rappresentazione più prossima che abbiamo di un frammento del cosmo, nella cui coscienza si rispecchia quell’Archetipo chiamato Dio.

Allora: Conosci Te Stesso, racchiude una verità tutta da comprendere.

La formula “Solve et Coagula”, appartiene al linguaggio alchemico. E l’“Alchimia Spirituale” (vedi Alchimia Spirituale), nel pieno rispetto della tradizione iniziatica, dimostra di essere un’antica forma d’analisi della coscienza profonda.

Lo psichiatra Roberto Assagioli, con la sua Psicosintesi, ha redatto il modo più attuale d’interpretare le potenzialità anche inattive dell’uomo. Esplorando la multidimensionalità della sua coscienza. Concependo la distinzione di sfera conscia ed inconscia, ma giungendo ad includervi l’incontro con il superconscio. Così da formulare l’idea di un Sé superiore e transpersonale con cui rapportarsi scientificamente.

Miscelare i pensieri sublimandone la qualità e la sostanzialità dei sentimenti si avvicina straordinariamente alla formula “Solve Et Coagula” che, in termini più aggiornati, significa disintegrare per poi reintegrare. Disintegrare la propria sub-stanzia istintiva e passionale non significa calpestarla, tanto meno distruggerla. Ma solo liberarsi di quelle integrazioni (abitudini) che “trattengono” la personalità pesantemente ancorata alla terra (l’io animale).

Perciò, la morte iniziatica non significa affatto uccidere la personalità. Tutt’altro. Significa, invece, profondersi nella sua educazione, sino a dotarla di quegli aspetti che corrispondono alla propria identità superiore.

La morte iniziatica è la liberazione della ragione. Spezzando l’incanto della forma animale. Dunque, la morte iniziatica è l’apologia della mente. Mentre la sua persecuzione, mortificazione e morte sono termini barbari, carichi di passionalità devozionale. Una passione che, come ogn’altra, va elevata ad un tono superiore, che in questo caso è l’amore per la verità. Incarnata dal colore bianco.

Il “Solve et Coagula” condivide molti significati con il V.I.T.R.I.O.L. ermetico.

È frequente la rappresentazione psicodrammatica dell’eroe o guerriero (aspetto volontà) che, affrontando prove, scende negl’inferi (l’Ade) alla ricerca di una risposta occulta.

Ma che significato possiamo dare alla discesa nella terra dei morti? È singolare come accanto al racconto di ogni discesa infernale (anche quella di Dante) o ingresso in un labirinto appaia sempre un nome di donna. È noto che il filo di Arianna rappresentasse il ponte tra la personalità volitiva del guerriero (inteso come aspetto volontà) e la sua anima. Anche Dante andava alla ricerca di Beatrice. Ma molti hanno saputo riconoscere in quel nome di donna la ricerca dell’anima. I Fedeli D’amore, d’altronde, usavano nomi femminili per indicare l’anima. Perché, senza quel camuffamento da menestrelli, avrebbero mostrato esplicitamente che ciò che cercavano contrastava coi dettami di una Chiesa profana, che perseguiva duramente la libera ricerca.

Destra e Sinistra, per ritrovare il significato d’Iniziazione maschile e femminile

Ecco un valore per ridare significato ad una Iniziazione maschile e femminile.

Volitività – lobo sinistro – l’uomo volitivo che va a cercare la risoluzione di se stesso

Percettività – lobo destro – la parabola che percepisce, la sensibilità ricettiva della donna dei miti

L’uomo deve apprendere a sviluppare l’intelligenza intuitiva potenziando il lobo cerebrale destro; mentre la donna deve sviluppare la propria volitività potenziando il lobo sinistro.

Quello che si cerca di ottenere, allora, è un completamento, che si potrebbe definire “sferico”, delle capacità psichiche. Ma, attenzione, entrambi gli stimoli appaiono conflittuali perché entrambi cercano il proprio protagonismo a discapito dell’altro aspetto. Quindi, per prima cosa questo protagonismo deve avere termine. Così, l’uomo imparerà a rendere più ricettiva ed acuta la propria determinazione, mentre la donna renderà più ferma e determinata la propria sensibilità. Ciò facendo, le due forze del cervello finiscono per armonizzarsi, rendendolo più pronto a rispondere ad uno sviluppo mentale.*

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* Mente e cervello – Molto spesso si confonde la mente con il cervello, che non sono la stessa cosa. Per chiarire la differenza, una volta adoperai una similitudine, che ripropongo: “la mente sta al cervello, come la fame sta allo stomaco”. Bisogna, perciò, distinguere tra organo fisico e sensazione astratta.

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Nell’affresco di Michelangelo fatto nella cappella Sistina, sono raffigurati il “Padre celeste” ed il “Figlio terreno” che si sfiorano un dito. Se si segnasse l’area esterna del dipinto ne verrebbe fuori il profilo di un cervello umano. Cosa voleva dire l’artista? Forse, che la coscienza spirituale non si realizza con la devozione, ma attraverso la consapevolezza!

La coscienza spirituale è intangibile, metafisica, ma la sua presenza è sentita da una mente dalla sensibilità superiore. Ragione, logica, sommate alla percettività e all’intelligenza intuitiva, realizzano una mente complessa, ma non completa. Allora, rafforzare solo la ragione fisica non è certo un lavoro equilibrato. E a dimostrarlo ci sono folle di persone ragionevoli che combinano disastri, commettono crimini ed operano genocidi. Dunque, rafforzare la ragione fisica, non è sufficiente a garantire una crescita coerente delle facoltà psichiche. Allora serve di più per edificare una mente più sensibile e articolata, a cominciare dall’autocontrollo, dall’intuito e dalla percettività.

Questa è una progressione davvero interessante. Perché, sviluppare l’intelligenza intuitiva ha come risultato l’insorgere dell’intelligenza empatica, che è un avanzato fenomeno di sensibilità psichica. L’allegoria del terzo occhio illustra il completamento della realizzazione mentale. Quando le facoltà dell’aspetto mascolino e femminino si congiungono, permettendo alla sensibilità delle coscienza, di “focalizzarsi” non più sull’uno o sull’altro aspetto, ma di porsi “al centro tra i due”, elaborando un terzo polo sensibile (il terzo occhio, appunto), emerge una nuova visione. Più ampia e profonda, in grado di comprendere contemporaneamente la forma esteriore e il significato interiore di ogni realtà, assimilando sia la concezione di forma che di essenza. Così, la coscienza sviluppa una nuova facoltà: la visione tridimensionale. Percependo attraverso l’intelligenza intuitiva, anche ciò che gli occhi fisici non sono in grado di vedere.

Nozioni sul suono silenzioso

Tutti i segni dei luoghi sacri sono invisibili, perché sono fatti di rapporti tra spazi. E gli spazi sono forme “vuote” che producono suoni. Sì, perché lo spazio risuona dei toni delle singole forme. Anche la coscienza umana, ch’è uno spazio sensibile, nel proprio silenzio interiore risuona di una nota silenziosa che è detta la voce dell’anima.

Molte persone, entrando in contatto con luoghi naturali particolari o con spazi sacri, sentono risuonare in sé una vibrazione che produce commozione, ansia o inspiegabile felicità. Questo significa che per similitudine lo spazio interiore della loro coscienza è entrato in risonanza con la vibrazione del luogo che ha provocato loro una sensazione. Ma questa sintonia procede dall’armonia che mette in relazione sensazioni tra loro anche distanti. Come le assonanze prodotte dalle forme, dai colori, dai suoni e da movimenti, come ad esempio quelli dei danzatori.

Tra le forme, i manufatti di pietra dell’architettura gotica, con le sue guglie vuote, sono quelle che meglio riescono ad accentuare la molteplicità delle sonorità silenziose, descritte in molti lavori di fisica del suono.

Come ogni altro luogo sacro, anche le cattedrali sono state erette su punti geofisici precisi. Preconizzando quanto avrebbe poi confermato la fisica nucleare, nell’identificare una griglia magnetica che s’incrocia estendendosi su tutta la superficie terrestre.

Questo campo elettromagnetico è l’aura del pianeta. E ad ogni incrocio, questa griglia attiva poli energetici positivo-negativo, che producono vortici energetici che risuonano della propria energia. Per questo, le punte a guglia degli antichi templi e delle costruzioni sacre erano concepite per ampliare ed emanare nello spazio circostante, il tono che attraversa orizzontalmente le fondamenta. L’arte architettonica sacra, dunque, era concepita per enfatizzare verticalmente un suono energetico sinusoidale che altrimenti, si sarebbe trasmesso solo nell’orizzontalità della griglia planetaria.

Interiorizzazione

Quello dell’interiorizzazione è un tema molto amato e discusso dai mistici, ma è anche apprezzato dagli esoteristi avanzati. Purtroppo, però, l’interiorizzazione è spesso ridotta ad una via di fuga. Una fuga dalle responsabilità della vita, che non è legittimo evitare.

Se non è per fuga, intraprendere la via interiore non è solo giusto ma auspicabile. Sempre che tutto avvenga nei modi e nei tempi fondamentali.

Nel dare inizio alla costruzione del “proprio Tempio interiore”, bisogna pensare a costruire delle solide fondamenta, altrimenti il crollo del progetto è certo. Quindi, prima di erigere “verso l’alto” bisogna scendere in basso, per rettificare ogni scarto che giace abbandonato a sé stesso. Ecco, allora, riapparire la formula “Solve et Coagula”.

La discesa di V.I.T.R.I.O.L.

In fondo a noi stessi, giacciono abbandonate parti di noi. Sono le nostre controfigure, gli attori che hanno recitato i nostri ruoli. Parti di noi, della nostra personalità, che sono la memoria di cosa abbiamo fatto e di cosa siamo stati, giacciono dimenticate in un oscuro antro chiamato subconscio. Quelle controfigure sono le caratteristiche di cui noi ci siamo rivestiti, per raffigurare i modelli che abbiamo interpretato e poi abbandonato (figlio-figlia, studente, sportivo, amante, soldato, impiego-lavoro-professione, marito-moglie, madre-padre, giovane-anziano ecc) man mano che ci mutavamo in altri ruoli, modificando gli atteggiamenti e le situazioni.

Anche se ce ne siamo dimenticati, questi attori sono ancora svegli e vivono in noi, influenzandoci ancora con la loro presenza occulta. E non solo vivono in noi ma si nutrono della nostra energia vitale, che così depauperiamo senza scopo preciso.

Dovremmo, allora, prenderne coscienza. Entrare nel nostro Gabinetto di Riflessione interiore e decidere come operare il loro futuro.

Sarebbe bello, giusto ed utile cominciare la nostra opera di restaurazione, liberando quelle parti di noi che noi stessi abbiamo imprigionate e poi dimenticate nel buio del nostro inferno interiore. Abbandonandole in quella “Interiore Terrae” chiamato subconscio.

Allora dobbiamo scendere in quella terra sconosciuta, per portarvi la luce della ragione. Scendere ad incontrare (e non è una metafora) quei personaggi, che sono i simboli viventi delle nostre scelte della nostra vita. Nel nostro sotterraneo, s’incontrano vere e proprie immagini umane che rispecchiano le parti più nascoste e dimenticate di noi stessi.

Sono queste le prime parti che si debbono “trasformare” e “liberare”. Sono le fondamenta da riedificare prima di elevare nuove mura al nostro Tempio interiore.

La discesa negli inferi è la prima azione da compiere per chi si pone alla ricerca della propria identità superiore. È un processo chiamato “interiorizzazione” a cui segue la “disintegrazione” (disidentificazione dai modelli profani) ch’è la fase liberatoria del processo, a cui segue la “reintegrazione”, cioè, l’identificazione di sé stessi con idee di elevata fattura, come quelle che caratterizzano l’Ego superiore. Ma tutto questo potrebbe sembrare un sogno, un illusione. Eppure è usato dalla scienza moderna, sin da quando S. Freud la catalogò come: Indagine fantasmatica (1942). Ecco che gli antichi significati del Raja Yoga, della scienza dell’anima del misticismo orientale, il “Conosci te stesso” dell’antica Grecia ed il processo alchemico, coincidono con i significati attuali. La metamorfosi interiore, dunque, è una realtà operativa e realizzabile.

La scienza medica ha sperimentato l’induzione di stati di trance attraverso l’ipnosi e l’ipnosi regressiva. Ma ricordare attraverso l’ipnosi, aveva il difetto di provocare dipendenza, come transfert ed imprinting indesiderati. Allora fu adottato il metodo dell’ipnosi vigile. Con il vantaggio non trascurabile, che il soggetto poteva autodeterminare la durata e la profondità della propria esperienza. Requisito per effettuare questa esperienza e rendere davvero efficace il viaggio interiore, è lo sviluppo di una elevata capacità psichica: la “visione interiore”.

Perché la visualizzazione permette d’incontrare, ma soprattutto di comunicare con i propri “fantasmi interiori”. Tanto da guidarli e ricondurli alla superficie della coscienza, così da liberarne la sostanza e permettere di riappropriarci di quelle porzioni di energia che altrimenti sarebbero rimaste inutilizzate per sempre.

Questo arricchimento energetico non è solo un atto di giustizia interiore (liberare i fantasmi che noi stessi abbiamo creato), ma significa liberarsi per sempre dalle loro influenze occulte: le cosiddette “tentazioni”. Inoltre, rigenerare tutte quelle forze sopite significa mettere di nuovo in circolo molta energia psichica. E non basta considerare il ringiovanimento della personalità fisica, ma con tanta energia nuovamente a disposizione, significa ridare “forza e vigore” ai propri propositi, alle proprie azioni, al proprio futuro.