La bellezza sonora del mondo

Scienza del SuonoBreve storia dell’Armonistica in Italia

Che cos’è la Harmonik? Non una “dottrina dell’armonia” in senso musicale, bensì una “dottrina del suono del mondo”, che trova la sua origina nelle tradizioni pitagoriche e, con l’ausilio dei mezzi scientifici odierni, le trasforma in un nuovo pensiero, l’”ascolto del mondo” (akròasis).

La bellezza sonora del mondo
Breve storia dell’Armonistica in Italia

di Antonello Colimberti

Certamente oggi attraverso la conoscenza della natura e la meccanica siamo diventati maggiorenni; ma in realtà con questi esperimenti non abbiamo fatto altro che accumulare del materiale da cui forse fra molti secoli potrà sorgere un edificio di verità. Così prevedo che gli uomini rientreranno in sé e riconosceranno il valore di una filosofia più sacra. Allora lo studio della matematica sarà diretto a cogliere l’armonia e la bellezza nella loro essenza; le scienze naturali serviranno ad ammirare il Creatore, che nel mondo percepibile ha espresso l’immagine dell’essenza.  Leibniz

La difficile nascita: Hans Kayser e Jean Gebser.

A gran parte dei lettori sarà familiare Il giuoco delle perle di vetro, l’ultimo romanzo di Hermann Hesse, pubblicato nel 1943. Non molti sapranno, però, che il gioco indicato nel titolo, nel quale vengono messi in relazione i più disparati campi del sapere (per esempio un concerto di Bach e una formula matematica), non è tanto frutto di invenzione letteraria, quanto descrizione veridica di una nuova disciplina, creata (ma per molti aspetti riscoperta) negli stessi anni di concepimento e stesura del romanzo: l’Armonistica [1] di Hans Kayser (1891-1964) [2].

«Che cos’è la Harmonik? Non una “dottrina dell’armonia” in senso musicale, bensì una “dottrina del suono del mondo”, che trova la sua origina nelle tradizioni pitagoriche e, con l’ausilio dei mezzi scientifici odierni, le trasforma in un nuovo pensiero, l’”ascolto del mondo” (akròasis).

La Harmonik si basa su tre fattori fondamentali:

  • Su dati dimostrabili scientificamente, come i teoremi armonici sui rapporti numerici, ossia le realtà psicofisiche di cui possiamo provare l’esistenza nella natura e nella nostra mente. In questo senso la Harmonik è scienza;
  • Su una serie di corrispondenze. Queste corrispondenze non sono limitate entro una serie di vaghe analogie, ma possono essere riferite ai teoremi armonici. Questa forma di pensiero e d’indagine non è solo scientifica, ma sconfina nell’ambito dei rapporti tra forme materiali, spirituali e intellettuali che sembrano non avere nulla in comune tranne il nesso col teorema armonico. In questo senso la Harmonik è una dottrina delle corrispondenze;
  • Su un sistema di valori delle forme che possono essere considerati autonomi ma, convalidati da teoremi e generalizzati nel loro significato dalle corrispondenze, assumono un carattere simbolico. In questo senso la Harmonik diventa simbolismo» [3].

Queste parole di Hans Kayser segnano l’inizio della storia dell’Armonistica in Italia, oggetto del presente saggio, perché costituiscono, a nostra conoscenza, una delle prime occasioni, se non addirittura la prima in assoluto, nella quale il pubblico italiano, anche non specialista, poté fare conoscenza con un autore e un’opera alquanto singolari per il sistema delle discipline, allora come oggi diviso in rigidi compartimenti stagno.

Le parole furono pronunciate nello storico convegno internazionale sulla proporzione, promosso dalla Triennale di Milano nel 1951. Oltre al celebre architetto Le Corbusier, vi parteciparono, fra gli altri, Matila Ghyka, Rudolf Wittkover, James Ackerman, Sigfried Giedion, Max Bill e gli italiani Lucio Fontana, Pier Luigi Nervi, Bruno Zevi, Vittorio Gregotti, Gillo Dorfles. A quest’ultimo non sfuggì l’importanza della relazione di Kayser, e pertanto si sentì in obbligo di attaccarlo. Vale la pena riportare i termini della polemica: «Nella discussione che segue (la relazione di Dorfles), Kayser chiede la parola per difendere la propria opinione alla luce di quanto appena detto da Dorfles. Kayser afferma che l’Harmonik è una norma, e non un “voler misurare al centimetro, o addirittura al millimetro, per verificare se questi valori sono rispettati in un quadro”. Ecco l’errore di quei critici e di quegli artisti che “pretendono che le norme da loro stabilite siano applicate al millimetro nelle opere d’arte che studiano, mentre noi vogliamo creare delle norme allo scopo di attribuire, per così dire, il loro giusto valore a queste conoscenze di fondo”. Dorfles non è d’accordo che “non si possa discutere la questione della scala musicale”, poiché “si sa oggi che il problema della scala musicale non è assolutamente dimostrabile con delle formule matematiche e quindi non rientra in una possibilità di esattezza scientifica”. Al di là di questa osservazione, si dice d’accordo sull’accezione aperta, e non dogmatica, con cui Kayser ha appena spiegato quel “processo formativo” che sta alla base tanto delle “forme vegetali” quanto di quelle artistiche”» [4].

A distanza di anni Dorfles ricorderà così l’episodio:

«Poi c’era Kayser, che ha parlato dell’Harmonik. Fu per quella ragione che io parlai dell’”incommensurabilità della scala musicale”, perché a quell’epoca la mia idea, non ancora del tutto chiara, era di lottare contro l’armonia (si parlava sempre di numericità armonica, quindi della divina proporzione)» [5].

Va tuttavia segnalato, a merito di Dorfles, che malgrado la sua “lotta contro l’armonia” non ha esitato ad utilizzare i lavori di Julius Schwabe, allievo ed editore di Hans Kayser, apprezzandone “alcune geniali illazioni simbolico-iconologiche” [6].

Banali, e al limite dell’offensivo, ci paiono invece le osservazioni dello storico dell’architettura Daniele Pisani in una recensione agli Atti del convegno: «…interventi a dir poco imbarazzanti, quali quello di Hans Kayser, in cui la “dottrina del suono del mondo” in cui consisterebbe l’Harmonik viene decantata come la panacea ai mali del mondo moderno sulla base di presunti fondamenti scientifici […] nostalgici dell’armonia perduta…» [7].

Il convegno cui partecipò Kayser era del 1951. L’anno successivo uscì nel nostro Paese la traduzione di un’ardita opera di Jean Gebser (1905-1973), geniale filosofo tedesco, studioso delle strutture della coscienza, nella quale un intero capitolo era dedicato ad Hans Kaiser [8]. Così descrive la portata della nuova scienza:

«Kayser ha trasferito questi musicali, armonici numeri proporzionali nei campi più vari. E le sue ricerche furono coronate da successo. Egli riuscì per così dire a far risonare la natura. Una ricchezza ancora non del tutto valutabile ci si offre in virtù di questa “armonica” definita all’inizio scienza marginale, dimenticando completamente che un giorno si tentò di liquidare come tale anche la geografia. Nei suoi libri […] il Kayser, procedendo in modo rigorosamente scientifico e matematico, si spinge con i suoi valori e numeri armonici nella chimica, nella teoria atomica, nella cristallografia, astronomia, architettura, indagine spettrale, botanica, ecc., trovando dovunque la conferma: che è un rapporto fondamentale di determinati numeri d’ordine quello che noi possiamo udire e sperimentare e che pervade la terra e il cosmo» [9].

E così descrive la novità della nuova scienza:

«La legge trovata da Hans Kayser si manifesta nei rapporti tonali, dove il tono è al medesimo tempo numero esterno e valore interno, sicché possiamo giudicare molto bene da noi stessi se qualche cosa “suona” giusto; se ci riesce di rendere udibile quanto abbiamo da giudicare, possediamo in quella legge la chiave per un “vivere” il mondo, che razionalmente giunge a maggior profondità che non il semplice comprendere o una semplice opinione. […] Il fatto decisivo nella formulazione del Kayser è che egli osò definire la manifestazione psichica o spirituale del tono quale “valore tonale”. Tale concetto ci sembra particolarmente felice, perché l’accento non è posto sulla sensazione psicologica, senza dubbio contestabile (in quanto la si potrebbe definire come semplice reazione acustica), bensì sul valutare, per noi ovvio, giacché in noi connaturato. Ma valore ha soltanto ciò che viene sentito profondamente e originariamente, il che significa: “viverlo” [10].

La conclusione è inevitabile:

«In seguito alle nozioni procurateci dalla “armonica” non è più possibile (per dare un solo esempio) sorridere sprezzantemente rappresentando che un giorno Keplero riteneva di udire la “musica delle sfere”; ora riusciamo invece a capire ciò che egli, per intuizione, sapeva: a motivo di quella capacità, nel più puro senso magica, egli davvero “viveva”, forse addirittura  “sentiva” il mondo e l’universo» [11].

La lenta crescita: Élemire Zolla e Rudolf Haase

Il testo di Gebser su Kayser fu pubblicato in Italia nel 1952. Malgrado l’importanza sempre maggiore acquisita dall’autore nel corso del tempo [12], la sua risoluta indicazione ad occuparsi dell’Armonistica non venne raccolta nel nostro Paese, ad eccezione di Élemire Zolla che un decennio dopo, inserì nella sua nota introduttiva all’antologia I mistici dell’Occidente uno straordinario ottavo paragrafo, intitolato “Il misticismo come acusticità”, che così scrive in puro stile kayseriano [13]:

«Il mistico si pone oltre la conoscenza meramente discorsiva, ma non nel senso moderno di una diffamazione dell’intelletto a favore di una intuizione che coincida con il senso comune e lo stereotipo sentimentale. L’irrazionalità moderna significa soltanto che si perseguita il principio critico e perciò l’ordine logico del discorso intellettuale. La soprarazionalità mistica ed il suo sacrificio dell’intelletto è invece un invito a non pietrificarsi nelle determinazioni del discorso come se queste esaurissero la realtà, è un porsi dalla parte del mistero senza il quale l’intelletto  non avrebbe vita, e che è la fonte dell’intelletto. Il misticismo è conoscenza completa rispetto all’intelletto discorsivo, che è organizzazione della coscienza secondo un modello meramente ottico […] Da qui la condizione pressoché inaudita di chi voglia parlare oggi di misticismo ma, poiché questa condizione corona un millenario processo, non da oggi il misticismo appare un ritorno dalla visività alla visione, al verbo. Una delle definizioni del misticismo suona pertanto: conoscenza acustica del reale ovvero della natura acustica del reale […] Il pitagorismo agli inizi della civiltà occidentale determina con precisione la natura acustica della realtà ponendo un rapporto esatto fra suono qualitativo (nota nella scala) e sua determinazione quantitativa (lunghezza della corda, ampiezza delle vibrazioni): i rapporti fra le note erano numericamente definibili e nel contempo udibili, la “materia” e lo “spirito” armonizzati dalla corrispondenza; così a ogni suono che risuoni si riproduce in modello minimo la creazione dell’universo e ogni atto di attenta audizione consente di vedere l’armonia cosmica» [14].

Le preziose indicazioni zolliane, scritte nel 1962, resteranno a lungo inevase, ma l’autore non cesserà per questo di ricordare l’importanza fondamentale dell’Armonistica [15]. Anzi si deve allo stesso Zolla l’introduzione nel nostro Paese del pensiero di Rudolf Haase (1920-), allievo e continuatore dell’opera di Kayser, fondatore a Vienna nel 1967 dell’Istituto Hans Kayser per l’Indagine sui fondamenti armonicali [16]. Infatti, nel 1970, nel secondo anno di vita della rivista “Conoscenza religiosa”, fondata e diretta da Zolla, appariva nella nostra lingua l’esauriente saggio Fondamenti dell’armonia. Una nuova scienza, dove Haase innanzitutto rendeva omaggio al proprio maestro:

«Kayser ha potuto introdurre nel campo dell’armonia molte nuove conoscenze scientifiche, cosicché ora, in seguito ai suoi studi, l’antico pitagorismo appare in una veste del tutto nuova; e di fatto ha assunto una dimensione che va assai oltre ciò che se ne poteva sapere nell’antichità. Perciò a partire dall’Armonia Kayseriana possiamo praticamente parlare di una nuova scienza, e d’altra parte passa in secondo piano il fatto che questa si fondi su un’antica tradizione» [17]

Subito dopo, però, venivano delineati i limiti della descrizione dell’Armonistica fin lì condotta:

«Kayser prese le mosse dalla mistica per giungere all’armonia (come filologo si era dovuto occupare di un’edizione di scritti dei mistici) e in quell’occasione gli si rivelò l’opera di Keplero. Dunque per Kayser era naturale pensare in termini di metafisica e ancor più sviluppare la sua teoria armonica col metodo deduttivo. Quanto più seguiva in ciò l’esempio degli antichi tanto meno poteva contare sulla comprensione dell’età moderna, alla quale troppo facilmente le dimostrazioni metafisiche fanno l’effetto di pure speculazioni. Questa è la ragione per la quale tale armonia [18] non ha ancora raggiunto il riconoscimento universale che in verità da troppo tempo le spetta» [19].

Poi si annunciava la scoperta di un elemento mancante:

«Fortunatamente più recenti ricerche scientifico-musicali hanno dato preziosi apporti a ciò che insegna la tradizione armonica […] Heinrich Husmann è riuscito a dimostrare sperimentalmente che esiste davvero una disposizione dell’udito per i cosiddetti rapporti di proporzionalità dell’intervallo, vale a dire per quegli intervalli che dai pitagorici in poi costituiscono i fondamenti della nostra musica. E solo così si è trovato l’ultimo anello di una catena di fatti, che insieme rappresentavano il fondamento del pitagorismo armonico. Per Keplero e per Kayser era naturale che gli intervalli fossero innati nella disposizione uditiva dell’uomo, e proprio questo si sosteneva già nell’antichità; tuttavia ne mancava ancora la prova e ora è stata trovata» [20].

Infine, si annunciava un programma di lavoro all’altezza dei tempi:

«L’antico intento dei pitagorici si può formulare nel modo seguente: esistono delle leggi identiche in tre campi, nella natura, nella percezione uditiva e nella musica; perciò l’uomo attraverso l’udito può percepire delle leggi naturali e attingere l’esperienza di una risonante armonia dell’universo.

«Keplero e Kayser cercarono la prova di questa relazione ed estesero tale argomento a un vasto campo di indagini, ma solo oggi noi siamo in grado di poter apprezzare l’antica tesi pitagorica in tutta la sua estensione. In seguito agli apporti della scienza musicale sistematica, oggi abbiamo la possibilità di ricostruire per induzione il pitagorismo armonico e di insegnarlo sistematicamente […] La prospettiva ottenuta attraverso l’indagine sui fondamenti dell’armonia è di diversa natura dalla rappresentazione del mondo concepita dagli studiosi di scienze naturali. Quest’ultima è ancorata nella razionalità dell’uomo, poiché ha come principi conduttori le leggi matematiche e inoltre si serve del metodo causale, cioè dell’osservazione dei processi partendo dalla causa che fa conseguire un certo effetto. La rappresentazione armonica del mondo si basa al contrario, su fondamenti acustico-musicali presenti in strati inconsapevoli della nostra psiche, e per la comprensione delle leggi della natura si serve del pensiero analogico, vale a dire rivela le strutture morfologiche» [21]

La piena maturità: diffusione e ritorno alle fonti

Gli altri saggi di Haase, pubblicati in Italia sulla stessa rivista [22], o, in seguito, altrove [23], non aggiungono elementi ulteriori a quanto già indicato, ma siamo ormai negli anni Ottanta dello scorso secolo: i tempi sono ormai maturi per una maggiore diffusione dell’Armonistica. Già una nota [24] del biologo e genetista Giuseppe Sermonti attestava per la prima volta l’attenzione per l’Armonistica di un qualificato scienziato del nostro Paese, cui seguiva in sintonia e quasi sincronia quella dello psicologo Riccardo Venturini [25]. Poi Alessandro Carrera introduce la nuova scienza all’interno della riflessione musicologica italiana [26], Massimo Cacciari in quella filosofica [27] e Maria Franca Frola in quello letterario [28]. Ad essi farà seguito negli anni l’attenzione costante e approfondita del paleontologo Roberto Fondi [29] e dello storico delle religioni Nuccio D’Anna [30].

Sempre a partire dagli anni Ottanta l’Armonistica si fa largo in Italia anche nella pratica artistica, in particolare in due ambiti musicali: il paesaggio sonoro (nei due aspetti di soundscape studies, studi sul paesaggio sonoro, e di environmental music, musica ambientale) e il canto armonico. Nel primo caso è d’obbligo riferirsi alla figura del compositore e studioso Albert Mayr (amico di lunga data di Rudolf Haase [31]), il cui lavoro si è costantemente ispirato o comunque confrontato con la tradizione pitagorica, e con l’Armonistica in particolare, sia nei saggi che nelle opere artistiche [32]. Nel secondo caso è d’obbligo riferirsi alla figura del musicista e studioso Roberto Laneri, che a sua volta nella pratica e insegnamento del canto armonico si è costantemente richiamato ai neopitagorici contemporanei, fra i quali gli armonicali [33].

La fine del Novecento e l’alba del nuovo secolo aprono una nuova stagione dell’Armonistica in Italia con un rigoroso ritorno alle fonti, ossia ad Hans Kayser. Tra il 1998 e il 2001 esce in cinque volumi il monumentale Manuale di Armonica, l’opus magnum della Harmonik, pubblicato originariamente nel 1950 a Zurigo in ottocento esemplari [34]. La cura e la prefazione dell’opera sono esemplarmente realizzate, con quello che un tempo si sarebbe detto “intelletto d’amore, dalla studiosa di letteratura tedesca, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Maria Franca Frola, che si attesta una volta di più come la più qualificata e indispensabile interprete di Kayser nel nostro Paese [35].

Nello stesso anno del completamento della traduzione del Manuale di Armonica, a cinquant’anni esatti dalla partecipazione di Kayser alla Triennale di Milano usciva la traduzione in lingua italiana, approntata su suggerimento di chi scrive,del volume intitolato Akròasis, eccellente sintesi della Harmonik, pubblicata originariamente nel 1946 a Basilea [36].

Lo stesso coraggioso editore, Sahlan Momo, direttore delle edizioni Semar, pubblica in lingua italiana dopo qualche anno un altro testo di Kayser, quel Paestum [37] che nelle intenzioni dell’autore costituiva una mera digressione, concernente l’Armonistica dei templi greci di stile dorico, di una trilogia dal titolo complessivo Orphikon, di cui fu completata solo la prima parte. Paestum, pubblicato originariamente nel 1958 ad Heidelberg, fu l’ultima opera che l’autore poté vedere conclusa prima della sua morte, avvenuta il 14 aprile 1964. A quasi mezzo secolo dalla scomparsa l’edizione italiana del testo è anche, per ora, l’ultimo atto della storia dell’Armonistica in Italia [38].

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Note

1. Armonistica è la traduzione in lingua italiana del sostantivo tedesco Harmonik. Adottiamo il termine Armonistica e non Armonica, per non confonderlo con l’omonimo strumento musicale, ma lasciamo il termine Armonica se presente nei testi citati. (^)

2. Sulle relazioni di Hermann Hesse con l’Armonistica di Hans Kayser si veda l’accurato studio di Maria Franca Frola, Hermann Hesse fra Armonica e Teosofia. Ricerca sulle fonti, Editrice Tipografia Moderna, Nizza Monferrato (Asti) 1990. Oggi disponibile su Esonet (vedi link). (^)

3. Hans Kayser, Harmonik, la dottrina del suono del mondo, in La Divina Proporzione (Atti del Convegno, Milano, 27-29 settembre 1951, a cura di Anna Chiara Cimoli e Fulvio Irace), Mondadori Electa, Milano 2007, pp. 60-61. (^)

4. Ibidem, pag. 64. (^)

5. Ibidem, pag. 142. (^)

6. Cfr. Premesse antropologiche a un’estetica dell’asimmetrico, in Gillo Dorfles, Senso e insensatezza nell’arte d’oggi, Ellegi, Roma 1971, p. 157 e segg.. (^)

7. Cfr. Daniele Pisani, L’armonia di una civiltà macchinista: un binario morto. Il convegno De divina Proportione alla IX Triennale di Milano del 1951, in Engramma n. 70, febbraio-marzo 2009, consultabile alla pagina web http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=286 (^)

8. Cfr Jean Gebser, Trasformazione dell’Occidente (traduzione di Guido Gentili), Casini, Roma 1952. Il capitolo in questione è il quattordicesimo, dal titolo Kayser (La Armonica), pp.129-143. (^)

9. Ibidem, pag. 134. (^)

10. Ibidem, pag. 135-136. (^)

11. Ibidem, pag. 137. (^)

12. Esiste anche una Società a lui dedicata, cfr. pagina web: http://www.gebser.org (^)

13. Non si dimentichi peraltro che Kayser iniziò la sua carriera di scrittore e studioso intorno al 1920-25 curando per le edizioni Insel di Lipsia i volumi su Böhme e su Paracelso della collana di scritti di mistici tedeschi Der Dom. (^)

14. Elémire Zolla, nota introduttiva a I mistici dell’Occidente, Rizzoli, Milano, 1985 (sesta edizione), pp. 59 e segg.. Nel seguito dei passi citati Zolla espone nel dettaglio alcune corrispondenze matematiche e sonore dell’Armonistica, citando direttamente l’opera di Hans Kayser. (^)

15. Vale ricordare la stesura della voce Simbologia per l’Enciclopedia del Novecento Treccani (1982, vol.VI), dove il sesto paragrafo, intitolato La riscoperta del pitagorismo è interamente dedicato all’Armonistica. La voce è oggi consultabile alla pagina web: http://www.treccani.it/enciclopedia/simbologia_(Enciclopedia-del-Novecento)/ (^)

16. Haase va considerato un vero e proprio apostolo dell’Armonistica. Nel 1984 stesso nominava (dal 1965) 166 pubblicazioni armonicali in 10 paesi e 8 lingue (tra cui 14 libri), nonché 185 conferenze in 12 paesi! (^)

17. Rudolf Haase, Fondamenti dell’armonia. Una nuova scienza (manca il nome del traduttore, presumibilmente Zolla stesso), in “Conoscenza religiosa”, n.1, 1970, pp. 32. (^)

18. Qui e negli altri passi del medesimo pezzo il termine “armonia” va inteso come Armonistica. (^)

19. Ibidem (^)

20. Ibidem, pp. 32-33. (^)

21. Ibidem, p. 33, 42, 43. (^)

22. Cfr. Rudolf Haase, La cultura armonicale (manca il nome del traduttore, presumibilmente Zolla stesso), in “Conoscenza religiosa” n. 3, 1978, e Idem, Lambdoma, I King, Codice genetico (traduzione di Élemire Zolla), in “Conoscenza religiosa” n.1, 1980 (con una nota di Giuseppe Sermonti). (^)

23. Cfr. Rudolf Haase, L’armonia pitagorica, ieri oggi e domani (traduzione di Fernando Vidotti), in Pitagora 2000 (Atti del Convegno, Roma, 22-23 settembre 1984), Edizioni Borsa Grafica, Roma 1985, pp. 71-82, e Idem, Ritmi armonicali nella natura (traduzione di Albert Mayr), in L’ascolto del tempo. Musiche inudibili e ambiente ritmico (a cura di Albert Mayr, Antonello Colimberti, Gabriele Montagano), mx2, Firenze, 1995, pp. 31-38. Nel primo caso si tratta di una relazione tenuta nel convegno massonico intitolato Pitagora 2000, dove Haase elenca più compiutamente l’applicazione dei principi armonicali ai diversi campi del sapere: scienze naturali (astronomia, cristallografia, fisica, chimica, botanica, zoologia, biologia…), filologia e filosofia, armonistica applicata (architettura, letteratura, musica…. Nel secondo caso si tratta di un saggio (commissionato un decennio prima, ma la pubblicazione uscì solo nel 1995) su un argomento più specifico, ossia gli aspetti temporali della natura interpretati secondo una prospettiva armonicale. (^)

24. Vedi 23. (^)

25. Cfr. Antonella Anello e Riccardo Venturini, Musica: terapia e autorealizzazione, Bulzoni, Roma 1981, pagg. 104 e segg.. (^)

26. Cfr. Alessandro Carrera, La musica e la psiche. Saggio di cosmologia, Riza Scienze n. 6, 1984, p. 12 e segg.. (^)

27. Cfr. Massimo Cacciari, Icone della Legge, Adelphi, Milano 1985, pag.319 (nota 34) e Idem, L’angelo necessario, Adelphi, Milano 1986, pag. 24 (nota 23). In verità, i riferimenti ad Hans Kayser e l’Armonistica di Cacciari di quegli anni sono quasi sempre occasione per denunciarne con sicumera i presunti limiti, come in una conversazione di quegli anni con Luigi Nono, raccolta da Michele Bertaggia: «Kayser e le varie tendenza “neopitagoriche” si sono quasi sempre limitati a considerare gli elementi “geometrici” del pitagorismo, secondo quel “Sempre il Dio geometrizza!” che è forse solo una cattiva traduzione di Platone! Viceversa, è proprio con la rivalutazione del rythmos matematico e con lo sforzo di immaginazione puramente matematica che si dà – anche storicamente nel corso dell’800 – la rottura dell’unicità della geometria euclidea». Segue il plauso di Luigi Nono, la cui biblioteca conteneva vari volumi di Hans Kayser, come risulta consultando la pagina web: http://www.luiginono.it/en/cataloghi/risultati?keyword=kayser&catalogue=all&type-of-work=all
(L’intera conversazione è contenuta in Nono (a cura di Luigi Restagno), Edt, Torino 1987). (^)

28. Vedi nota 2. (^)

29. Cfr. Roberto Fondi, Armonistica. Il ponte di collegamento tra la natura e la psiche, sponde complementari della realtà, articolo consultabile e scaricabile dalla pagina web: http://www.estovest.net/ecosofia/armonistica.html, e Idem, Un nuovo paradigma per le scienze della vita, pagina web:
http://www.nilalienum.it/Sezioni/Aggiornamenti/Scienze%20naturali/Evoluzionismo/RFondiPaleo.html (^)

30. Cfr., ad esempio, Nuccio D’Anna, Da Orfeo a Pitagora. Dalle estasi arcaiche all’armonia cosmica, Simmetria, Roma 2010, pag. 224 e segg. (^)

31. Mayr fu promotore del volume citato alla nota 24 e traduttore del saggio di Haase. (^)

32. Nei numerosi saggi Mayr ha costantemente raccordato l’ambito dei soundscape studies (studi sul paesaggio sonoro) a quelli dell’Armonistica, mentre nelle opere artistiche (cfr. in particolare il lavoro grafico Calendario Armonico e i due lavori sonori Hora Harmonica e Dies Harmonica) vi ha raccordato quello dell’environmental music (musica ambientale). (^)

33. Cfr. in particolare l’opus magnum di Roberto Laneri, La voce dell’arcobaleno. Origini, tecniche e applicazioni del canto armonico, Il Punto d’Incontro, Vicenza 2002. Va segnalato che il testo di Laneri sul canto armonico era stato preceduto in Italia dalla traduzione, presso la stessa casa editrice, di un saggio di minore spessore culturale complessivo, ma con ampi riferimenti anch’esso all’Armonistica: Jonathan Goldman. Il potere di guarigione dei suoni. Come utilizzare le armoniche vocali per creare equilibrio, armonia e salute, Il Punto d’Incontro, Vicenza 1998. (^)

34. Cfr. Hans Kayser, Manuale di Armonica (cura e prefazione di Maria Franca Frola, traduzione di Isabella Valtolina), voll. 1-5, Fonte, Milano 1998-2001. L’opera, da anni fuori catalogo, è fortunatamente consultabile e scaricabile dalle pagine web:

Manuale di Armonica – I Quaderno

Manuale di Armonica – II Quaderno

Manuale di Armonica – III Quaderno

Manuale di Armonica – IV Quaderno

Manuale di Armonica – V Quaderno (^)

35. L’ampia parte dedicata a Kayser nel volume citato alla nota 1 ne costituiva già una sufficiente avvisaglia. (^)

36. Cfr. Hans Kayser, Akròasis. La teoria dell’armonia del mondo (traduzione di Alberico von Hüberstätten, revisione di Sahlan Momo), Semar, Roma 2011. Sul web è possibile consultare e scaricare  una diversa e successiva edizione del testo: https://www.esonet.it/?p=2147 (^)

37. Cfr. Hans Kayser, Paestum. I suoni nascosti nei tre templi greci di Paestum (cura e introduzione di Maria Franca Frola, traduzione di allievi del Master in traduzione saggistico-letteraria tenutosi all’Università Cattolica di Milano nell’anno accademico 2004-2005), Semar, Roma-L’Aja 2008. Inutile dire che per questa edizione italiana valgono le stessa considerazioni già fatte per il Manuale di Armonica (eccezionalità della cura ecc, con l’aggiunta di una veste grafica ed iconografica di grande eleganza). (^)

38. In verità, una appendice è costituita da una puntata del ciclo L’armonia del mondo (rubrica “Passioni”), andata in onda su Radiotre il 31 luglio 2011 a cura di chi scrive, interamente dedicata ad Hans Kayser e l’Armonistica, ospite della trasmissione Maria Franca Frola. La puntata e l’intero ciclo possono essere ascoltati in podcast alla seguente pagina web:
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/archivio/ContentSet-930c74f5-1a63-432e-9cd8-e525e881b781.html (^)

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