Strumenti del Raja Yogi

Domande e RisposteCaro Athos, nel tuo scritto ” Arjuna, Icona umana della Via dell’Azione che introduce ai 12 Yoga dell’Illuminazione interiore”, giungi a parlare del Raja Yoga… Puoi istruirci in modo più dettagliato (o darci dei riferimenti) in merito a quello che intendi per “respirazione” (la sua tecnica, suppongo) e “concentrazione del prana”?

Strumenti del Raja Yogi

di Athos A. Altomonte

D: Caro Athos, nel tuo scritto “Arjuna, Icona umana della Via dell’Azione che introduce ai 12 Yoga dell’Illuminazione interiore“, giungi a parlare del Raja Yoga… Puoi istruirci in modo più dettagliato (o darci dei riferimenti) in merito a quello che intendi per “respirazione” (la sua tecnica, suppongo) e “concentrazione del prana”?

R: Caro Amico, in linea di massima non uso mai esporre interpretazioni personali (opinioni) ma mi attengo nella maniera più prossima ai canoni dell’Insegnamento della cosiddetta: Dottrina segreta. Cosiddetta, perché questa è una definizione exoterica, cioè un modo di dire di chi l’osserva dal di fuori (exotericamente, appunto). Infatti, nessun iniziato, seppur piccolo, la definirebbe mai “segreta”, magari “avanzata”, ma segreta mai.

Poi, non vorrei che si credesse che io voglia istruire qualcuno. Magari, sarebbe più vero dire che “solletico” l’attenzione dei più prossimi al “risveglio”, affinché finiscano per guardare in una “certa direzione”…

Almeno così vorrei che fosse. Se poi c’è di più, meglio così. E se qualcuno protesta o delira cerco, come insegnano i Maestri: di ricoprirlo con la mia coltre più bella.

Certo, in mezzo a tanta confusione regna la “perenne incertezza” e scoprire la retta via è faccenda ardua, e ci vuole molta volontà e coraggio per concentrare la propria attenzione verso un punto determinato. Me ne rendo conto. Ma bisogna insistere, e qualcuno finisce sempre per capire qual è la “direzione giusta e necessaria” per raggiungere lo scopo. Nessuno scopo personale “vale una battaglia”, ma quello per riunirsi al proprio Ego, però, le vale tutte. Questo sì, è un trionfo. E poi, quest’alleanza salva “la vita” della personalità impermanente, che riunita all’Ego raggiungerebbe l’eternità. Ecco perché in un “certo cerimoniale” (iniziazione al 3°grado) viene detto: «ed ora l’immortalità m’è nota».

Ogni strada conduce al centro. E volendo calcare quella dello Yoga (unione), per cominciare, un buon Caposaldo è quello di comprendere il Raja Yoga (l’equivalente occidentale è: l’Ars Regia), che cos’è e a che cosa serve. E dopo essersi chiarite queste considerazioni (e non è poco), si potrebbe tentare l’approccio con l’Agni Yoga. Non una cosa alla volta, ma come fossero due elementi separati, ma susseguenti e complementari.

Come dire: illuminare cuore e testa.

È funzionale il fatto che molti tratti dell’antica “scienza iniziatica” permangono tuttora. Espressi attraverso linguaggi diversi, hanno ancora con lo stesso scopo: conoscere ed evolvere la coscienza planetaria e, di riflesso, anche tutti i frammenti delle coscienze individuali.

Mi rendo conto che la correlazione tra coscienza (unica) planetaria, e sviluppo (di riflesso) di tutte le coscienze individuali (le personalità) che ne sono parte integrante (v. Anima Mundi), potrebbe essere difficile da cogliere. Quindi, riduco i termini della questione, limitandomi a considerare i tre stadi di sviluppo della coscienza individuale: il subconscio (paragonato agli inferi), il conscio (la realtà impermanente) ed il superconscio (l’Ego o Sé superiore) anticamera dell’anima (il cielo interiore).

Accettando questo paradigma esoterico, non rimarrebbe altro che vedere dove trovare quello che bisogna cercare. E scopriremmo all’istante che tutto quello che serve scoprire è dentro di noi.

La chiave è la mente.

Non il cervello, ch’è solo l’organo di amplificazione del pensiero. E nemmeno il pensiero, perché non genera ma è a sua volta generato. Ma la mente (Manas) ch’è l’aspetto che genera il pensiero. Pensiero che poi forma il cervello di cui si serve per esprimersi.

Ecco l’assunto che: non è l’organo a produrre la funzione ma è la funzione a creare l’organo. In altre parole, è la vista che ha fatto l’occhio e non l’occhio che ha prodotto la vista.

Ma che centra tutto questo con la tua domanda, ti chiederai. Te lo spiego subito: è la direzione dove guardare.

La direzione dove guardare è la mente, non la ragione che la serve, ma la mente.

Capire il Raja Yoga significa: imparare ad usare la mente. Non solo imparando a pensare, in maniera fuori dal comune, altrimenti resteremmo ciò che siamo, cioè, semiciechi, ma a “vedere” ciò che pensiamo, che sentiamo, che vediamo, che gustiamo, che tocchiamo. Tanto per cominciare.

Ecco che in questi termini, respirare non è più solo “prendere aria” ma diventa vedere il prana (energia eterica o magnetismo naturale) entrare in noi attraverso il pensiero, e dirigerlo dove desideriamo che vada, magari proprio nel cervello, per energizzarlo di più di quanto avviene “meccanicamente”. Ma questo avviene con ogni parte del corpo, sia fatta d’energia fisica che sottile.

L’aspetto “vedere” è collegato all’aspetto “luce”. L’aspetto luce è collegato a quello di “intelligenza” e di “sapere”. Adesso puoi capire quanto sia importante la capacità di “vedere”. Allora, ti sembra che la visualizzazione sia una cognizione indefinita, o un preciso strumento (e non puoi immaginare quanto sia preciso) creativo? Pensare e vedere: tanto per cominciare.

Fraternamente

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