Sette Ruote d’Energia

MassoneriaRaggi di relazione – La posizione del Quadro di Loggia – Le sephirot nel Tempio – L’attivazione del sistema – Riconoscere la triplicità in ogni cosa – Lo sviluppo della triplicità nel Tempio

Consideriamo in questa occasione le relazioni energetiche all’interno della Loggia.
Nella geometria della Loggia esistono diversi triangoli costituiti da linee d’energia che determinano dei rapporti, detto in altri termini, dei raggi di relazione.

Sette Ruote d’Energia

di Adriano Nardi

dedicato al lavoro d’istruzione di Athos A. Altomonte

Sommario: Raggi di relazioneLa posizione del Quadro di LoggiaLe sephirot nel TempioL’attivazione del sistemaRiconoscere la triplicità in ogni cosaLo sviluppo della triplicità nel Tempio

Raggi di relazione

Consideriamo in questa occasione le relazioni energetiche all’interno della Loggia.

Nella geometria della Loggia esistono diversi triangoli costituiti da linee d’energia che determinano dei rapporti, detto in altri termini, dei raggi di relazione. Affinché i triangoli siano tali è necessario che vi sia una chiusura degli stessi, che geometricamente chiameremmo la base di ogni triangolo. Poiché stiamo parlando di energie quella base è una vera chiusura che consente a quelle energie di non disperdersi all’infinito, cosa che al contrario risulterebbe antieconomica.

Tutti i raggi fanno capo al Maestro Venerabile.

Dall’immagine risulta evidente che tra i due Copritori non c’è contatto. Il Copr. Int. non parla mai con il Venerabile, ma sempre o con il 1° o con il 2° Sorv.; il Copr. Est. invece non ha bisogno dell’istruzione interna, poiché dovrebbe essere il Fr. più saggio e si dice che generalmente questo ruolo venga ricoperto da un ex Venerabile.

Nel Tempio massonico c’è qualcosa di più di un gruppo di persone.

La posizione del Quadro di Loggia

Se il ragionamento che stiamo sostenendo è giusto, dobbiamo prendere atto di un altro importante elemento a livello di geometria sacra, ovvero che il Quadro di Loggia ha una posizione precisa sul pavimento del Tempio. Esso andrà posto in corrispondenza della sephira Tiphereth, che coincide al centro cardiaco, che tutto riunisce in quanto polo magnetico, riflettore della parte alta (sottile), l’Eggregore. Posizionarlo altrove fa sì che venga meno la sua funzione proprio per la mancanza del triangolo con il centro cardiaco. Non è un fatto banale, poiché sbagliare la posizione del centro cardiaco, quindi dell’Eggregore, comporta un errore nella geometria sacra e nella simmetria dell’asse del centro stesso, impedendo che il tutto funzioni.

Le sephirot nel Tempio

Siamo partiti dall’irraggiamento ovvero le relazioni tra i membri della Loggia; l’irraggiamento viene chiuso, altrimenti si perderebbe, determinando una serie di triangoli; ci sono poi le relazioni collaterali di chiusura unendo le quali emergono le sephirot. Possiamo quindi affermare che abbiamo ventidue sentieri intermedi e dieci elementi principali. Questi possono essere espressi in senso matematico, cabalistico (le lettere del primo alfabeto), con le lame dei Tarot.

Non si pensi che questo argomento valga solo all’interno del Tempio; vi sono infatti, due livelli intermedi da considerare:

1) che quello sopra descritto è un corpo e quindi vale sia per l’Uomo del Tempio, che per l’uomo in sé;

2) che gli stessi ragionamenti li troveremo a livello planetario, il famoso Logos Planetario (correnti energetiche positive-positive, negative-negative).

L’attivazione del sistema

Le relazioni tra i componenti sono in effetti emanazioni energetiche. Cosa comporta l’attivazione reale di questi centri? Noi siamo, ma non sappiamo di essere; in realtà non sappiamo di essere tantissime cose.

Il meccanismo in noi è completo, già funzionante; ciò che manca è la coscienza del sistema. I Maestri dicono che siamo in stato di sonno, di torpore, perché siamo talmente protesi verso l’esterno che non ci rendiamo conto dei meccanismi che funzionano, che ci sono ma che non sono realmente attivati nel piano fisico poiché non ne abbiamo coscienza; per piano fisico qui s’intende il cervello. Il vero problema sostanziale è nel cervello fisico, perché esso non è in grado di trasmettere messaggi dalla coscienza superiore alla coscienza inferiore. Il Ponte (l’Antahkarana in oriente) è il passaggio tra la coscienza superiore e la coscienza inferiore attraverso il cervello fisico.

Questa è l’istruzione, addestrare il cervello a ricevere, non a scoprire cose che non esistono o chissà dove stanno.

A sostegno di quanto qui si afferma, valga un semplice esempio. Quando si parla di sogni lucidi o coscienza lucida nel sonno, significa che noi nel sonno abbiamo una vita reale, solo che il cervello non riesce a trasmettere dalla parte superiore alla parte inferiore e quindi abbiamo una confusione. È come se noi girassimo la manopola di una radio ad onde corte senza riuscire a centrare la banda di frequenza, perché non ne siamo capaci; che cosa esce fuori da questo meccanismo meraviglioso se non una grande confusione. Non dipende però dal meccanismo, ma dalla delicatezza di sintonizzare questo meccanismo. Questo si chiama allineamento.

Non è che noi non abbiamo contatto con l’Anima, ma l’Ego superiore è semplicemente disinteressato al disinteresse della Personalità. La mente superiore, l’astratta, che ragiona in maniera sintetica, precisa, razionale, in un contesto irrazionale, non potrà essere attenta. È come l’attenzione che non si presta ad uno o più bambini che parlano, ma che invece reagisce di scatto, se c’è una persona saggia che ci fornisce delle nozioni che a noi interessano, perché riconosciute la nostra parte razionale. Riconoscendo sarai riconosciuto.

Il cervello va addestrato a riconoscere delle pulsioni che possiamo anche definire ispirazioni (spirituale, artistica, concreta), che vengono dall’alto. Il cervello riconosce, se addestrato a farlo, quelle pulsioni interne che altrimenti noi non percepiremmo, perché confuse tra mille altri impulsi. Questo è l’addestramento della mente concreta, il che è diverso dall’affermare che la mente concreta porta all’iniziazione.

Sette sono le ruote energetiche, come sette sono i massoni che compongono una loggia, che se vediamo completa, diventano poi dieci.

Riconoscere la triplicità in ogni cosa

Noi continuiamo ad indicare ogni centro, che è poi un uomo, fratello o sorella che sia, rappresentandolo come unità. Dovremmo, sulla base di considerazioni sviluppate in altri lavori, spazzar via ogni dubbio che l’unicità non esiste, se non nella perfezione; ma la perfezione totale non ci riguarda al nostro livello. Sappiamo che tutto procede da un’emanazione, ma che già un attimo dopo esser stata emanata diventa tre.

In loggia abbiamo non tre manifestazioni, ma tre aspetti. Essi sono, l’aspetto Saggezza, l’aspetto Volontà e l’aspetto Attività.

Per essere sufficienti come presenza nel mondo fisico, dobbiamo sviluppare i tre aspetti. Lo sviluppo di uno degli aspetti che trascuri la crescita degli altri, determina uno squilibrio che è la causa della carenza nei fratelli.

Avremo ad esempio la persona molto attiva, che fa tante cose, ma poi entra in dissonanza, oppure non è generosa, o disponibile; l’aspetto attività se non è condotto dalla saggezza, è senza coordinamento ed equilibrio e rischia di non trovare un fine. La persona che tenta di sviluppare l’aspetto saggezza, ma non riconosce questo aspetto negli altri, perché dissonanti, o perché confusionari, potrebbe reagire con una fuga dal mondo, isolandosi; se ciò da un lato crea un piccolo paradiso privato, dall’altro porta a non essere altruisti; ma poi quello che sai a che serve se non lo dai agli altri? L’aspetto volontà può portare chissà dove, quando privo di elementi di bilanciamento, dalla ricerca di potere, sino ad opprimere gli altri, o a cercare un riscatto politico a dispetto di certi principi morali ed etici.

Quanto sopra è vero sempre sia che si tratti dello sviluppo di un centro d’energia in un uomo a discapito degli altri, sia nello sviluppo insufficiente di un singolo centro: quando la triplicità non sia conseguita, il sistema non funziona. Se non c’è attività, se non c’è conoscenza, se non c’è la forza, il fuoco, un uomo, così come un chakra, non funziona.

Pertanto riconoscere, ritrovare la triplicità, non vale solamente nell’uomo, ma anche nelle parti dell’uomo e al di fuori dell’uomo. È un aspetto importante su cui riflettere.

Per iniziare quest’opera di riconoscimento bisogna partire dal significato che si attribuisce ai termini. Ad esempio, l’uomo spesso si “appropria” in modo disinvolto della parola volontà. L’aspetto volontà è semplicemente un’emanazione dell’Ego superiore, quindi non si trova in una personalità di media evoluzione; media rispetto all’uomo, che dal livello astratto (il piano dell’Ego superiore) significa molto condizionata ancora dalla natura animale, istintuale, impulsiva. Avremo invece dei surrogati come tenacia, caparbietà, ecc.

Dal punto di vista alchemico spirituale lo sviluppo dei tre aspetti si traduce in una cooperazione tra Saper Fare, Voler Fare e Poter Fare; ed il Fare non si attua se manca uno dei tre.

Questo dimostra quanto la mancanza di triplicità nel mondo crea caos.

Questa è una grandissima chiave. L’equilibrio, il distacco, l’armonica, tutte le applicazioni dello scibile umano, mentale e spirituale, non possono avere applicazione se non si riconosce questa triplicità. L’assenza di uno o più aspetti è l’origine del caos. Ed il caos può essere con te stesso, nelle relazioni sociali, nel non saper individuare i propri traguardi.

Lo sviluppo della triplicità nel Tempio

La considerazione dei tre aspetti rappresentati dalle Tre Luci, è quello che serve a chi scelga di lavorare a questo riconoscimento. Va aggiunto un elemento tralasciando il quale prima o poi si potrebbe obiettare sulla veridicità e completezza di tali considerazioni.

Lo sviluppo della triplicità è ciò che i membri di una loggia debbono fare come gruppo, fermo restando che il livello superiore è la sintesi. Quando si raggiunge il livello di sintesi, si consegue il Tre in Uno. Ci si avvicina così a qualcosa di meno umano e sempre più psichico e spirituale. L’Iniziato reale è semplicemente un sintetico. È colui che ha unito la volontà spirituale, l’intelletto superiore e la mente intelligente (Atma, Buddhi e Manas in oriente).

Sviluppare la triplicità, significa trovare l’equilibrio; simbolizzato dal segno della Bilancia.

Le Tre Luci rappresentano questi tre aspetti ma a loro volta dovrebbero essere triplici, se veramente sono fratelli che tendono ad essere operativi.

Esprimere la triplicità vale anche per ogni fratello, allora saremmo molto più vicini alla realtà, perché staremmo riproducendo nel nostro specchio cardiaco i tre raggi che reggono l’attività del nostro sistema planetario: il Raggio Verde, il Blu e il Rosso.

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