Commenti sulla Gerarchia Piramidale

MassoneriaOggetto di questo lavoro è l’analisi di un simbolo qual è la piramide, che costituisce nella sua apparente semplicità la sintesi di un concetto più vasto che è quello legato all’idea di ordine gerarchico. Un’idea, o il simbolo che la rappresenta, generalmente viene “personalizzata” per mezzo delle opinioni e delle interpretazioni, rese da coloro che hanno perso di quell’idea il significato oggettivo.

Commenti sulla Gerarchia Piramidale

di Giammaria Roberta

L’analisi dei simboli, rappresenta il primo passo per ogni fratello massone che voglia sviluppare la capacità all’uso del pensiero, arte che è stata sempre al centro di ogni scuola iniziatica.

Ogni insegnamento porta con sé, contemporaneamente alla sua esteriorizzazione, la peculiarità di venir deformato o deflesso, man mano che lascia il mondo astratto da cui proviene e si materializza nelle menti di chi lo riceve, fino ad essere pervaso dall’emotività di chi, distante dall’origine, comunque ne fruisce spesso senza consapevolezza. Quanto appena detto può essere meglio compreso usando l’immagine di un remo che immerso nell’acqua, per effetto della rifrazione risulta deflesso alla vista dell’osservatore. Se il remo nell’esempio, costituisce per analogia l’insegnamento, l’acqua rappresenta la mente, che ancora colorata dall’emotività, deforma ciò che riceve, inconsapevole di farlo dal suo punto di vista.

Oggetto di questo lavoro è l’analisi di un simbolo qual è la piramide, che costituisce nella sua apparente semplicità la sintesi di un concetto più vasto che è quello legato all’idea di ordine gerarchico. Come detto poc’anzi, un’idea, o il simbolo che la rappresenta, generalmente viene “personalizzata” per mezzo delle opinioni e delle interpretazioni, rese da coloro che hanno perso di quell’idea il significato oggettivo. Nonostante ciò, tracce di quel significato possono essere tramandate inconsapevolmente; nel caso specifico ci sono due espressioni popolari che velano tale significato, proprio della piramide: “mente aguzza” e “testa quadrata”. Se il senso abitualmente attribuito a questi modi di dire risulta immediato, probabilmente non può dirsi lo stesso del senso che essi velano.

Accostando a queste espressioni la figura della piramide, si evidenzia come il suo vertice sia sovrano nell’elemento aria, veicolo dell’intelletto, e che riferito a “mente aguzza”, enfatizza una capacità di penetrare i significati dietro le forme, indipendentemente che esse siano simboli, concetti o persone. Con l’espressione “testa quadrata” si fa invece riferimento ad attributi di concretezza e rigidità, ben rappresentati dalla base della piramide, attraverso la sua unione all’elemento terra, il più lento tra gli elementi come capacità vibratoria e quindi il meno duttile.

Da questa prima scomposizione della piramide, emergono due enti geometrici di primaria importanza, il vertice che è un punto e la base che è un quadrato, ovvero la rivelazione dei due principi fondamentali del mondo: l’Infinito ed il Definito.

Il triangolo nella piramide unisce la sommità alla base ed è il simbolo della manifestazione divina della triplice Entità Creatrice. Dal punto ha origine l’angolo, che esprime i principi maschile e femminile che si sviluppano dall’Unità; ma le sue linee sarebbero improduttive, perché si allontanano sempre più l’una dall’altra, se una terza orizzontale non le intersecasse e tramutasse l’angolo in triangolo. Così dal punto, siamo discesi per il triangolo al quadrato, simbolo del mondo sensibile. La base di questo triangolo, costituente un lato del quadrato, rivela che pur essendo un prodotto neutro dell’angolo, è allo stesso tempo generatrice, poiché il tre del ternario contiene in potenza il quattro del quaternario, e che questo esprime la legge di realizzazione. Perciò il quadrato simbolo dell’opera realizzata, base della piramide è “figlio” del triangolo.

Per meglio proseguire nell’analisi della piramide, bisognerebbe tenere a mente l’antico precetto secondo il quale: «Ogni forma è il simbolo dell’energia che la produce». Relazione che il A. Altomonte, in un suo lavoro, così spiega: «Il simbolo è una forma, un contenitore al pari di un tempio, di una cattedrale o di un libro; tutti femminili e ricettivi. Il simbolo quanto il libro, si qualifica dalla luce che contiene, ma il contenuto è limitato dalla capacità di chi l’osserva. Simbolo e forma vivono una realtà duplice, lunare al mondo esterno, solare al mondo interno. Da questa complementarietà hanno origine i due linguaggi esoterici: l’esterno bidimensionale, l’interno tridimensionale. Ambedue poggiano la loro espressività su Geometricità e Numero, che nella loro veste esteriore rappresentano la Forma e nello sviluppo interiore il Suono. È la Vibrazione (il Numero) che produce la Forma (la Geometria) del Suono (il Moto) ed i tre, nella loro interazione, manifestano “gli Universi” ed “i Mondi” attraverso il Colore

Già Pitagora espresse nella Sacra Tetractys, matrice di ogni gerarchia, le strette correlazioni tra numero e forma. Egli infatti insegnò che:

il punto simbolizza il potere del numero uno,

la linea il potere del numero due,

la superficie il potere del numero tre,

il solido il potere del numero quattro.

Dalla somma di questi primi quattro numeri risulta il numero dieci, la Tetractys, raffigurata come un triangolo equilatero che ha quattro unità per lato. Questo simbolo esprime i primi quattro mondi d’esistenza, ovvero il generatore, il generante, il generato e la materia (forma fisica).

Questi quattro mondi furono ripresi da Dante per esprimere come quattro siano i livelli nella reale capacità del potere della mente dell’uomo

Al primo livello, proprio della mente inferiore, l’uomo legge la storia negli avvenimenti e non riuscendo ad interpretare correttamente ciò che vede, cade nell’errore del mondo delle ipotesi, alimentando il Mondo di Chaos, il piano della sofferenza. A questo livello corrispondono le leggende, i miti e le favole.

Al secondo livello, piano della mente concreta, l’uomo elabora , e riesce ad interpretare ciò che apprende, percependo le cause che producono gli effetti e, nel tentativo d’ordinarli, apprende l’arte della Geometria nel costruire gli eventi della propria vita. È questo il piano dell’apprendimento ed esprime l’Ars Muratoria.

Al terzo livello, piano della mente astratta, l’uomo intuisce le cause che generano gli eventi, quindi può operarvi trasformando l’ignoranza e le sue forme di manifestazione grazie all’uso dell’intelletto. È questo il piano della conoscenza, l’Ars Regia.

Al quarto livello, piano della Triade, ha sede quel punto invisibile che riunisce il massimo del minimo al minimo del massimo e dove l’uomo opera a costituire le cause, attraverso i canoni, perché riconosce gli archetipi. Qui, nel piano della saggezza, l’uomo sa e permette, con il sacrificio del sé inferiore, al Progetto Spirituale di manifestarsi attraverso i propri attributi, in pensieri, atti e parole: l’Ars Pontificia.

Le correlazioni che discendono dal simbolo della piramide sono perciò, assai ampie, e possono portare a numerosi percorsi d’indagine intellettuale. Avendo affermato in precedenza che la Tetractys rappresenta la matrice di ogni gerarchia, sarà opportuno approfondire questo aspetto, così intimamente legato al simbolo della piramide.

Il termine «gerarchia» indica una serie di livelli, disposti secondo un ordine di priorità e successione.

Un ordine gerarchico è riscontrabile nella struttura sociale, religiosa, massonica, iniziatica, etc.

La società, che da sempre è suddivisa in caste, sia che questo venga esplicitamente riconosciuto come nel caso dell’India, o che implicitamente sia espresso da ordini e gerarchie che costituiscono il “corpo” della società stessa, basa sul potere economico la sua struttura. Tale potere che può essere ereditato o conquistato, grazie a capacità dimostrate nel proprio ambito lavorativo, costituisce il miraggio per alcuni, e l’ossessione per altri. In entrambe i casi è la principale motivazione per una grande fascia d’umanità, che impegna la sua vita in tale conseguimento, ignorando il proprio mondo interiore, dove è possibile cominciare a dissipare l’illusione.

D’altro canto, va anche detto che per molti, dare senso alla propria vita, significa tendere verso vette intellettuali. Non a caso la tradizione ha spesso mostrato, con un linguaggio pittorico, la montagna come simbolo di una gerarchia di valori spirituali da conseguire, indicando nel raggiungimento del suo vertice, la realizzazione, l’illuminazione.

La differenza che va colta nel confronto tra le varie gerarchie, sta nel livello di interpretazione tramite il quale vengono vissute. Mi riferisco in particolare a quelle gerarchie (scientifica, religiosa, massonica), dove l’intelletto dovrebbe rappresentare l’unico elemento discriminante; risulta evidente, qualora non vengano analizzate con una certa attenzione, che esse esprimono il primo livello, dove la verità è deflessa e trasmessa attraverso il mito, la leggenda, se non addirittura la favola; più raramente testimoniano il secondo, dove la cultura e la mente ragionevole prevalgono, per mezzo, però, di sporadici casi, trascurabili in un’analisi generalizzata. Tali gerarchie contengono solo il ricordo (qualora ci sia), di ciò che spinse altri uomini a costituirle. In questo caso sarà la piramide a “fare” gli uomini, ed i paramenti con i loro colori non basteranno ad illuminare delle ombre.

Nel caso dell’iniziato, che al contrario contiene in se i quattro livelli interpretativi, i gradi, i gioielli ed i paramenti, saranno vivificati dall’interno, perché egli «è» ciò che rappresenta, tanto che potrebbe tranquillamente evitare d’indossarli, dal momento che li esprime con i suoi pensieri, con i suoi atti e con le sue parole. Sono questi uomini, gli iniziati, che “fanno” la piramide, coloro che senza deformazioni sono testimonianze viventi dei diversi gradi e livelli dei quali una piramide iniziatica naturalmente è costituita.

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